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Intervento in Consiglio regionale sul Piano Paesaggistico

Cagliari, giovedì 7 settembre 2006, Consiglio regionale
"Grazie mille signor Presidente.
Signori consiglieri, mi è stato chiesto di riferire con urgenza, mi è stata sottolineata l'urgenza di riferire al Consiglio sulla definitiva approvazione in Giunta del Piano Paesaggistico regionale. Lo faccio doverosamente, ma lo faccio molto volentieri. Ho l'opportunità di poter discutere ancora e di poter chiarire alcuni aspetti importanti del procedimento compiuto e delle regole di cui la Regione Sardegna si è dotata. Mi scuso se non sono potuto intervenire in quest'aula prima, ma sono stato trattenuto a Roma da appuntamenti che ritengo importanti per la Regione.

Si è compiuto con l'approvazione definitiva della Giunta dell'altro giorno, un processo lungo che di fatto è nato in campagna elettorale. In campagna elettorale questa maggioranza di centro sinistra aveva detto delle cose chiare e precise circa la necessità di tutelare l'ambiente e di salvaguardare le nostre coste e di pensare a un progetto di sviluppo diverso per la nostra Regione e di sviluppo anche del turismo diverso per la nostra Regione.

Opportunamente nelle prime settimane, nei primissimi mesi di questa amministrazione regionale, si è avviato un percorso che rispondeva alle promesse mantenute, promesse non marginali del nostro programma di governo, ma uno dei temi fondamentali della campagna elettorale e del programma di governo.
Si è mantenuto quindi fede, come ci si aspetta, agli impegni presi con il nostro elettorato, coi cittadini, dapprima con un provvedimento temporale della Giunta e poi con un disegno di legge che è stato portato all'attenzione del Consiglio regionale.
Si trattava di un provvedimento importante che cambia in maniera sostanziale molti atteggiamenti, fino ad allora prevalenti nella nostra regione.
Tocca convinzioni profonde, tocca visioni del futuro, tocca idee dello sviluppo della nostra Regione, tocca anche interessi importanti, e quindi era facile immaginare che avrebbe comportato delle discussioni forti.
Per questo quella legge fu approvata, ricorderete, dopo molte discussioni, dopo un forte disappunto, una forte contrarietà da parte dell'opposizione in Consiglio regionale e un altrettanto forte convincimento della maggioranza, che ancora ringrazio, che ha portato all'approvazione della legge.

Un'approvazione che prevedeva un disegno preciso, prevedeva innanzitutto una presentazione in Consiglio regionale delle linee guida, cosa che è stata fatta dopo pochi mesi, prevedeva delle date rigorose per l'attività di predisposizione di una proposta, prevedeva degli impegni precisi di concertazione, di discussione, di chiarimenti, di approfondimenti con i comuni, con le province, con le parti sociali, cosa che è stata fatta e prevedeva l'approvazione da parte della giunta regionale.

L'adozione da parte della giunta regionale e l'invio al Consiglio regionale, in particolare alla commissione competente, per richiedere la predisposizione di un parere, di cui la giunta regionale doveva poi naturalmente tener conto nella sua approvazione conclusiva. Quindi non si tratta di una novità quello che è accaduto l'altro giorno, ma di un percorso largamente annunciato, discusso e approvato in questo consiglio regionale.

E' stato rispettato il percorso, sono stati rispettati i tempi, cosa che raramente accade, è stata fatta la concertazione, è stata ascoltata tanta gente, si è arrivati fino alla discussione in commissione e alla predisposizione di un parere che ci è stato trasferito la prima settimana di agosto. Successivamente si è ancora discusso e a tratti anche animatamente. E' segno evidente che appunto si tratta di argomenti importanti, su cui le decisioni non vengono prese a cuor leggero, ma che sono il frutto di un approfondimento e di meditazione. E ogni discussione non è stata fatta invano, ogni discussione è stata utile: il parere della commissione del consiglio regionale è stato utilissimo per la predisposizione delle norme di attuazione che sono state definitivamente approvate.

A questo punto abbiamo un Piano Paesaggistico regionale approvato e pienamente operante nella nostra regione. E' evidente che ha continuato a suscitare polemiche e potrà continuarne a suscitare nel futuro, perché come dicevo, ha alle sue spalle dei convincimenti profondi sulla tutela dell'ambiente, sulla tutela del paesaggio, sul valore pubblico fondamentale dell'ambiente e del paesaggio, sui modelli di sviluppo della nostra regione. E ancora una volta, perché nascondercelo, tocca interessi anche economici importanti e quindi la discussione si è protratta fino alla conclusione, fino direi agli ultimi momenti. Però io sono felice e sono orgoglioso del lavoro che questa maggioranza ha portato a termine, perché mantiene una promessa fatta in campagna elettorale, perché mantiene una promessa fatta con la predisposizione delle linee guida e perché risponde a quello che volevamo ottenere.

In questi giorni ci sono state delle critiche che sono state nuovamente mosse, devo dire anche contraddittorie, almeno incongruenti. Non si capisce se l'accusa è che sia troppo severo perché non si potrà far niente o se l'accusa è che lascia troppi spazi ancora per poter far delle cose e in particolare lascerebbe questi spazi in capo al Presidente per far delle cose per cui la Sardegna sarà comunque invasa ancora da altri lavori in corso solo che questi lavori in corso saranno gestiti dal presidente della Regione. Allora al di là delle considerazioni sul Piano paesaggistico, che abbiamo fatto tante volte, magari ne discuteremo ancora però è evidente che abbiamo un parere diverso che nasce da una cultura e da un atteggiamento politico diverso, io credo.

Mi vorrei concentrare su quest'ultima critica possibile. E' evidente che questo piano non è stato fatto pensando a questo presidente della Regione, che ha un mandato a tempo e che sarà sostituito da un altro presidente della Regione. E' un Piano Paesaggistico che quindi nell'interesse di tutti deve funzionare nella stessa maniera a prescindere da chi guida la giunta della Regione. E' un Piano certamente con parecchi dettagli, apparentemente complicato. A mio parere non è molto complicato, è molto chiaro e devo dire che questi ultimi giorni sono riusciti a chiarirlo anche nella stampa. Mette in atto quello che abbiamo detto esattamente dal primo giorno: 'Vogliamo mantenere una parte importante dell'ambiente della nostra regione intonso, intoccato'. Vogliamo mantenere la percezione della natura, la percezione del creato in maniera importante in Sardegna e non consumare ogni ulteriore parte di territorio. Avevamo detto che tutto quello che non era costruito sulla fascia costiera, si sarebbe dovuto mantenere tale e che casomai le ulteriori case si sarebbero potute fare nelle città, nei paesi, negli insediamenti urbani, o nelle attività di riqualificazione, di riuso degli insediamenti già esistenti. Il Piano dice esattamente questo. Non fa una scelta su quale parte di territorio intonso costruire, su quale provincia sì, su quale comune no, in quale area sì e in quale area no, fa una scelta radicale, convinta, coraggiosa certamente, ma credo che di cui tutti e soprattutto le future generazioni conosceranno il valore.

Individua una fascia costiera mediamente distante poco più di due chilometri dal litorale e dice: la fascia costiera è un bene paesaggistico unitario, di valore fondamentale, un bene pubblico fondamentale che vogliamo restituire alla collettività. Nella fascia costiera non si può più costruire laddove non è costruito, si costruisce e si incentiva anche il turismo negli insediamenti urbani. Si ricostruisce, si riqualifica, si riusa, laddove è già costruito negli insediamenti esistenti. Non c'è nessuno in questa regione, né oggi, né domani che potrà decidere di costruire, di toccare, una fascia intonsa di territorio. Nessuno, nemmeno con l'accordo di chicchessia, nessuno nemmeno con l'accordo di Regione, Provincia e Regione, nessuno, nemmeno d'intesa, può decidere di toccare le parti intonse di territorio.

Poi dice altre cose importanti questo Piano paesaggistico e per questo gli riconosco valore: si costruisce nelle città, nei paesi, anche nella fascia costiera, ma si costruisce finalmente all'interno di regole, si costruisce previa approvazione di un Puc, per evitare come è successo, che paesi, paesoni, si siano trasformati in città, abbiano moltiplicato per un multiplo la loro popolazione, magari anche con 18 piani di risanamento urbano, ma mai col Puc approvato. Cioè si toglie arbitrarietà nella costruzione della città, nello sviluppo degli insediamenti, anche dentro i centri urbani.

Per andare un po' più nel dettaglio, dice anche un'altra cosa: nei centri storici, nelle zone A dei centri urbani, che vogliamo qualificare, di cui tutti sentiamo il peso della distruzione che molte volte è stata fatta, o dei danni gravi che molto spesso sono stati fatti e degli investimenti che stiamo facendo per recuperarli, nei centri storici occorre innanzitutto approvare un Piano particolareggiato, perché non ha senso che da una parte continuiamo a spendere per risanare i centri storici e dall'altra continuiamo a saccheggiare com'è stato fatto finora. Il Piano dice un'altra cosa: si ricostruisce, si riqualifica, previa presentazione dei progetti di riqualificazione, che assicurino un vantaggio paesaggistico, architettonico e ambientale e anche socio economico, attraverso la trasformazione di seconde case sotto utilizzate, in attività alberghiere, maggiormente utilizzate e capaci di produrre reddito e occupazione.

Si ricostruisce, previa presentazione appunto dei progetti di riqualificazione, che saranno approvati, non da una sola parte, ma d'intesa tra tutte le parti interessate e portatrici di un certo interesse: il Comune, la Provincia e la Regione. Perché l'intesa? Perché siamo portatori di interessi diversi, responsabili di funzioni e di competenze diverse.

Il Comune, l'amministrazione comunale responsabile del governo del territorio per quanto attiene all'urbanistica, naturalmente all'interno delle regole di un Puc approvato e non fuori dalle regole. All'interno di una legge urbanistica, la 45, che abbiamo, e magari una legge urbanistica nuova che auspico che questo Consiglio regionale approverà.

L'intesa del Comune, quindi dell'amministrazione comunale che ha il ruolo del governo del territorio per la parte urbanistica, dentro le regole, e dell'amministrazione regionale che ha la competenza per la tutela del valore paesaggistico-ambientale. Una competenza addirittura dello Stato che viene delegata alla Regione, a cui la Regione non può sottrarsi e non può trasferire a nessun altro. Perché sono interessi diversi. La tutela dei valori ambientali, paesaggistici, fondamentali appartiene allo Stato, con delega alla Regione perché i beni paesaggistici ambientali fondamentali appartengono a tutti e non solamente alla comunità del comune che ci abita.

Quindi questo Piano è senza sorprese: è quello che questa maggioranza aveva promesso, è quello che questo Consiglio regionale, approvando la legge 8, aveva previsto.
E' un piano severo, certo, e credo che sia un valore di cui io sono fortemente orgoglioso. E' un piano che non lascia discrezionalità a nessuno, non lascia arbitrio a nessuno, non lascia arbitrio ai comuni di far crescere città fuori dalle regole, senza un Puc per decenni. Lascia la discrezionalità all'amministrazione comunale di decidere quale sarà il disegno del suo Puc, dove crescere, se a destra o a sinistra, da una parte dell'abitato o dall'altra.
Lascia discrezionalità all'interno del Puc a un'amministrazione comunale, ma le toglie l'arbitrio. Non lascia alcun arbitrio all'amministrazione regionale di decidere dove si farà e dove non si farà.

Non lascia nemmeno discrezionalità all'amministrazione regionale di decidere autonomamente dove si può fare qualche cosa. Questo è stato già deciso, solamente attraverso i progetti di riqualificazione laddove è stato già costruito, dove non è costruito non potrà decidere nessuno. Quindi non c'è arbitrio, non c'è prevaricazione. C'è il coinvolgimento di tutte le parti con la stessa dignità: i comuni, le province, le regioni, ognuno per le funzioni che gli sono delegate.

Un'ultima cosa. Qualcuno dice: 'Questo sarà un danno grave per la nostra regione. Ucciderà l'economia, danneggerà le piccole imprese'. L'andamento della stagione turistica ha dimostrato che forse è un valore per la nostra regione. Non ucciderà l'economia, ma credo che la farà crescere e che la farà crescere in maniera più solida a beneficio di tutti. E' possibile che con questo Piano regionale qualche singolo perda qualche opportunità di guadagno. Ma sono certo che tutta la comunità regionale, tutti noi, tutti noi oggi e le generazioni future, saremo più ricchi, perché i valori paesaggistici regionali e l'ambiente non appartengono più a nessuno, ma appartengono all'intera comunità regionale".