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Intervento al VI° Congresso regionale ANCI Sardegna

Cagliari, martedì 3 ottobre 2006, Hotel Mediterraneo
"Buongiorno a tutti. Ringrazio per l'invito a partecipare a questi lavori e anche per la possibilità di poter esprimere un parere, fare un ragionamento, non solo portare i saluti tradizionali. Partecipo molto volentieri a questi lavori perché sono poche le occasioni di dibattito politico nella nostra regione. Non sono tante, alla fine, le occasioni in cui parliamo di cose belle, cerchiamo di approfondire dei temi sostanziali e non ci perdiamo semplicemente sulle polemiche, sui sensazionalismi, sulla volontà di trovare un titolo sui giornali, sulla divisione di schieramento.
Quindi, parlare ad un'assemblea qualificatissima come questa e avere l'opportunità di provare a chiarire qualche pensiero è sicuramente un'occasione preziosissima. Così come quando incontro un sindaco, tutte le volte che ho la possibilità di approfondire un argomento con uno dei tanti sindaci della Sardegna o con gruppi di loro, come più spesso mi capita di fare.

Gli spunti di riflessione sono stati tanti, anche stamattina, quindi necessariamente occorre sceglierne qualcuno. A partire dalla fine, concordo totalmente con quanto ha detto il Presidente dell'Anci, sulla opportunità di sostituire trasferimenti con destinazione specifica, passando ad un sistema di federalismo fiscale interno, in cui ci sia una quantità di trasferimenti, una compartecipazione ai trasferimenti della Regione da parte dei comuni. Poi il Comune decide come spendere i suoi soldi, a seconda delle sue peculiarità, a seconda anche delle sue volontà, a secondo anche dell'idea che comunque quell'amministrazione regionale, comunale, che per un certo periodo ha la responsabilità di governo del paese, sia.

E' una rivendicazione che facciamo sempre per la nostra Regione, dove credo che sia utile, preferibile, partecipare a un sistema di federalismo fiscale, dove la Regione abbia i suoi proventi unicamente in un sistema di compartecipazioni, lasciando poi alla Regione decidere della diversa modalità di utilizzo di questi proventi.

E' anche la discussione di questi giorni col Governo, è la proposta, è l'articolo previsto nel disegno di legge finanziaria, che sarà in discussione alle Camere nei prossimi giorni, va in questa direzione, quindi condivido totalmente che questa direzione possa essere ulteriormente sviluppata nei rapporti tra Regione e comuni.

Poi magari di legge finanziaria: ne parleremo un pochino più in là, però riprenderei dall'inizio invece.
'Questa Regione è una Regione centralista. Una Regione che si vuole mettere in una condizione gerarchica, dura, forte, e vuole non tenere conto delle amministrazioni comunali e nemmeno collaborare con le amministrazioni comunali'. Lo trovo sbagliato, trovo assolutamente ingiusta questa affermazione e chi mi ha preceduto, il Presidente della Provincia, il Presidente del Consiglio, hanno anche spiegato, iniziato a spiegare perché questa informazione non è giusta.

Comunque questa maggioranza, questa legislatura ha approvato una legge sul Consiglio delle autonomie e una parte importante della produzione normativa, delle leggi, prima di essere promulgata dal Presidente, definitivamente, passa per il parere del Consiglio delle autonomie. Così come, sarà stata pure discussa nella legislatura precedente, questa Giunta ha approvato un disegno di legge, questa maggioranza ha approvato un legge di trasferimento di competenze dai comuni alle province, quindi mi pare che andiamo esattamente nel senso opposto.

E pur non avendo ancora completato il processo di riordino dell'organizzazione dell'amministrazione regionale, la legge 1, la legge 31, devo dire che già oggi gli assessorati, molti degli assessorati attuali sono una cosa totalmente diversa dagli assessorati che abbiamo incontrato all'inizio della legislatura. L'assessorato ai Beni Culturali ha demandato grandissima parte della sua capacità di spesa ai livelli successivi dell'amministrazione regionale, lo stesso ha fatto l'assessorato al Turismo e allo Spettacolo, e lo stesso è accaduto in altre occasioni.

Quindi non c'è nessuna volontà centralistica, anzi, c'è proprio la volontà di liberarsi di tante incombenze, che in molti casi hanno fatto piacere e hanno fatto anche molte fortune politiche.
Quindi andiamo in un senso totalmente diverso da quello che qualcuno sognava. Così come il demanio della Regione è diverso da quello che abbiamo trovato, nel senso che non siamo interessati a gestire neanche un pezzo del nostro demanio, e tutto il demanio disponibile, lo stiamo consegnando ai comuni: piccolo, grande, importante che sia. Solamente in alcuni casi, per demani di grandissimo valore e comunque che hanno una rilevanza regionale, come per Cagliari e La Maddalena, pensiamo che sia utile che ci sia anche una visione della Regione, all'interno dei processi di miglior utilizzo delle proprietà che verranno liberate e utilizzate per la vita civile, ma per il resto c'è lo sforzo costante di trasferimento, di liberazione di risorse bloccate, e condividiamo che il modo migliore per farlo è mettendole il più vicino possibile a chi poi le dovrà utilizzare.

C'è una cosa però. Autonomia vuol dire indipendenza? Autonomia vuol dire stare soli? Io non lo so se la Regione Sardegna ha bisogno di indipendenza e di stare sola. Io credo che la Regione Sardegna abbia bisogno di stare insieme a uno Stato forte, ordinato, insieme a un Paese ben governato, a un Paese che svolga adeguatamente le proprie funzioni. E le amministrazioni locali hanno bisogno di stare assieme ad una Regione forte, ordinata, ben governata e che svolga adeguatamente le proprie funzioni.

Io utilizzo spesso un'affermazione, che è stata di un Presidente della Regione che mi ha preceduto: io credo che lo Stato, in Sardegna, sia la Regione sarda, e credo che la Regione, nei paesi, siano i comuni. Detto questo, io credo che la Regione sia lo Stato, in Sardegna, partecipando alle regole dello Stato, e cercando di stimolare anche uno Stato che funzioni meglio, non uno Stato che semplicemente deleghi, abbandoni competenze, le lasci in mano alla Sardegna. Allo stesso modo, credo che sia interesse della nostra comunità, che i comuni possano rappresentare nel migliore dei modi possibili la Regione, senza essere lasciati soli, fuori da regole e dalla possibilità anche di organizzare appunto quella rete di cui si è parlato, di cui ha parlato anche il Presidente Linetta Serri poco fa.

Questo è il punto. Cosa vuol dire autonomia oggi? Cosa voglia dire per la nostra regione e cosa voglia dire autonomia per i comuni: non lo risolveremo oggi questo dibattito. E' un dibattito importante, interessantissimo, che sta veramente al centro del discorso del regionalismo, delle regioni a Statuto speciale, della stessa organizzazione del Paese e quindi dell'organizzazione della nostra Regione. Io che pure penso di avere qualche simpatia autonomista - che voglio rivendicare un maggior ruolo, sovranità, necessità di partecipare alle decisioni, della Regione e del Paese, della nostra Regione - tuttavia sarei felice di essere in un sistema in cui i migliori software per la sanità fossero già stati prodotti dal Governo centrale, messi a disposizione delle regioni e che tutti li potessero utilizzare tutti assieme, con un grande risparmio di risorse finanziarie, di risorse intellettuali, di energie e con la grande capacità in più di collaborazione tra diversi sistemi sanitari. Io non mi sento più autonomo e felice perché la nostra Regione può decidere con un bando separato quale sia il miglior sistema di contabilità e di controllo interno per la nostra Regione. Sarei stato felice che il Governo l'avesse già fatto 10 anni fa e ci fosse un unico sistema di controllo di contabilità e di gestione, di comunicazione dei rapporti, tra lo Stato e la Regione.

Non penso che sia sbagliato che ci sia un sistema nazionale della scuola, che ci sia un sistema nazionale della sanità, che ci sia un Governo nazionale dell'ambiente, che ci siano delle regole, all'interno delle quali noi possiamo stare. E sarei felice che tutte le volte che uno sforzo congiunto di 21 regioni ed uno Stato, ci dessero la possibilità di lavorare meno, per certe cose, di ritrovarci maggiormente su lavori già fatti, e su sistemi forti e funzionanti, avendo la possibilità di dedicarci ad altre cose. Sarei stato felice se fosse esistito un sistema nazionale, che so, di salvaguardia e tutela dei beni culturali, migliore di quello che abbiamo. Se le sovrintendenze avessero funzionato meglio di come funzionano. Se i nostri beni culturali fossero più tutelati e più valorizzati, più conosciuti, più comunicati.

Se qualunque sindaco dei nostri paesi sapesse totalmente quanto c'è di valore nel loro territorio, quanti studi sono stati fatti, quante foto, quante documentazioni son state fatte. E magari ne avesse copia. E se tutti condividessimo di quella ricchezza: ma non è vero, non esiste. Quindi, non so se ci sia bisogno di maggior autonomia, come di maggior isolamento, maggior numero di città-Stato, quanto invece di una miglior organizzazione, di una migliore capacità di stare assieme.

E allora, anche nella nostra Regione io credo di essere contrario alle città-Stato. Se vogliamo sostituire la Regione con la città-Stato, grande o piccola che sia, o magari con poche città-Stato, magari quelle che si sentono sufficientemente grandi possono andare per conto loro: 'Non disturbateci, lasciateci fare'. O quelle che si sentono sufficientemente ricche, perché magari hanno una risorsa ambientale di particolare pregio, per cui magari, comunque, per il modo in cui si sono sviluppate le cose negli ultimi decenni, possono dire: 'Lasciateci fare, noi ce la facciamo'.

Questa Regione è fatta di 850.000 abitanti, lo diceva Linetta Serri poco fa, che abitano nei comuni capoluogo e nei comuni con più di 10.000 abitanti. Ma è fatta anche di altri 800.000 abitanti, più o meno, che abitano nei comuni forse inferiori ai 2.500 abitanti, che abitano nelle zone interne, che abitano le debolezze, che abitano i comuni delle multiclassi, che abitano in comuni senza servizi, che abitano in comuni senza posta, senza banca, senza niente. E allora forse, non è attraverso le città-Stato che risolviamo il problema, attraverso una visione ordinata della nostra Regione. E credo che questi comuni non abbiano bisogno di maggiore autonomia: hanno bisogno invece di stare maggiormente assieme; hanno bisogno di maggior collaborazione; hanno bisogno di maggior qualità della collaborazione. Hanno bisogno di fare sempre meno cose da soli e fare sempre di più cose insieme. E credo che ce l'abbia tutta la Regione, necessità di fare sempre meno cose da soli e sempre di più cose insieme. Perché il mondo è cambiato. Non parliamo della globalizzazione, diciamo che è semplicemente cambiato come facciamo la spesa.

E citerei un esempio per tutti: sembra facile gestire i rifiuti solidi urbani, bastava fare un buco in campagna, oppure approfittare di un ridosso di una collina, e ogni paese si gestiva la sua discarica, ed eravamo felici. Poi però, quanto andiamo a fare la spesa, prima c'erano gli spaghetti sfusi, adesso non c'è cosa che compri, e che non sia confezionata almeno tre volte. Confezionata, poi c'è la confezione della confezione, poi c'è la confezione della confezione per la terza volta. Per cui alla fine siamo sommersi di rifiuti: è una cosa banale, banalissima, è diventato un problema regionale, un problema regionale forte. Lo risolverà ogni Comune per conto suo, come lo risolveva nel passato? O forse lo risolviamo solamente se siamo capaci di stare maggiormente assieme? E magari fare anche per i rifiuti un passo che, comunque, con molte difficoltà si è iniziato a fare con Abbanoa? Le difficoltà saranno risolte, ma quella è la direzione e quella direzione non l'abbiamo ancora intrapresa per i rifiuti solidi urbani, e allora non è con le autonomie, o con le autonomie che vogliono dire o che c'erano nella testa di qualcuno, indipendenza, e stare soli, ma è con lo stare sempre più necessariamente insieme che risolviamo il problema.

Servizi essenziali come lo smaltimento dei rifiuti, come la distribuzione del gas, come la scuola, come l'assistenza agli anziani, come la sanità, i piccoli comuni se li risolveranno da soli? E anche quelli che si ritengono più grandi se li risolveranno da soli o se li risolveranno stando maggiormente assieme?
Io credo che se li risolveranno stando maggiormente assieme. Tutti, compresi quelli che si sentono sufficientemente grandi, perché alla fine siamo un milione e seicentomila abitanti, con una complessità maggiore, delle distanze, delle difficoltà di comunicazione e così via.

E invece abbiamo questa tendenza a dividere, a frazionare: dividiamo consorzi industriali, dividiamo comunità montane, dividiamo province, dividiamo qualsiasi cosa, laddove invece dovremmo unire più che dividere. Se potessi decidere io farei solo un Asl.

Quindi, unire più che dividere. Mettere assieme più che separare. Sforzarci di stare assieme anche laddove non fa parte, tutto sommato, della nostra educazione. Ma non è uno di quei valori identitari migliori o che ci aiutano maggiormente a crescere, forse sono quelli che invece, maggiormente, ci frenano in molte occasioni. Quindi unire, piuttosto che continuare a dividere.

Mi chiedo, lo chiedo a ciascuno di voi, perché altrimenti rischia di essere un confronto: togliamo poteri e funzioni alla Regione e trasferiamoli ai comuni, festa finita, siamo felici, va tutto bene. Ma siamo sicuri che le amministrazioni comunali siano migliori delle amministrazioni regionali? Siamo sicuri che l'amministrazione regionale sia migliore dell'amministrazione comunale o delle amministrazioni delle province? Siamo sicuri che ci sia il problema di una amministrazione, piuttosto che di un'altra o ci sia un problema nell'amministrazione, nella pubblica amministrazione in Sardegna? Dalla Regione fino ai comuni, fino a tutti i suoi organismi, alle sue organizzazioni, io credo che ci sia un problema della pubblica amministrazione in generale. Della rappresentanza, della qualità della rappresentanza, della modalità della rappresentanza e anche di troppa pubblica amministrazione. C'è uno sforzo che stiamo cercando di fare per semplificarla questa pubblica amministrazione.

Abbiamo citato tutti Napolitano. Lo cito anch'io, quando a Bari ricordava il costo della politica, la necessità di semplificare l'amministrazione per i costi e anche per la confusione che genera nei cittadini e per le complessità che genera, invece dell'aiuto a risolvere i problemi. Quindi, credo che ci sia un problema generale della pubblica amministrazione e credo che bene stia facendo questa legislatura, come ricordava il Presidente del Consiglio, ad affrontare, come sta affrontando, la volontà di riorganizzare la pubblica amministrazione e di produrre quindi il cambiamento che si sta producendo in Sardegna, e su questi processi dobbiamo andare avanti, senza protervie, senza prevaricazioni, senza protagonismi e senza volontà di isolarsi.

Dobbiamo continuare ad andare avanti e io credo che lo stare assieme possa essere di molto aiuto nell'utilizzo anche migliore delle risorse.

Parliamo anche di risorse. A tutti noi forse, da giovani, ci hanno insegnato che prima di chiedere nuove risorse sia il caso di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo, anche perché è più facile: quelle ci sono già. La Regione sta facendo uno sforzo importante, per cercare di utilizzare al meglio le proprie risorse, eppure gestendo anche dei malumori, gestendo anche difficoltà, diverse opinioni, gestendo anche lo scontento di alcune categorie. Credo che abbia seguito una strada giusta, di miglioramento della qualità della spesa e di eliminazione di molti sprechi, che ha portato nel primo anno a ridurre il bilancio della Regione di 650 milioni di euro. Non di ridurre le entrate. Di ridurre la velocità con cui ci si continuava a indebitare, nel trasferimento di povertà alle generazioni future. E grazie anche a questa politica severa forse abbiamo avuto ascolto dallo Stato, e forse possiamo immaginare dei periodi diversi, tutti assieme, e programmare una Regione diversa, tutti assieme, per il futuro.

E allora, eliminare gli sprechi, utilizzare bene le risorse che abbiamo. E io mi pongo sempre il problema di utilizzare al meglio le risorse bloccate. La Regione è piena di risorse bloccate. Cioè, di quante cose che già esistono e non utilizziamo a sufficienza o non utilizziamo per niente. O anzi, non utilizziamo ma ci generano dei costi. Le manifatture tabacchi, di cui tutti abbiamo parlato e di cui tutti abbiamo merito e nessuno ne ha merito. Era una cosa che comunque generava non 250.000 euro, ma quasi 1.000.000 di euro di costi di sorveglianza all'anno e naturalmente non portava nulla. Ecco una risorsa bloccata che forse si riesce, tutti assieme, a sbloccare.

La Regione ne ha tante di risorse bloccate. I demani erano una risorsa bloccata che stiamo cercando di trasferire. Patrimoni dell'Ersat, patrimoni dell'Igea, patrimoni che stiamo cercando di mettere in moto, di mettere al servizio delle possibilità di sviluppo, e non c'è pezzo della Sardegna dove questo non esista. Ma andando in giro, francamente, vedo anche nei comuni un sacco di risorse bloccate. Non citerò nessun Comune, però credo che sia difficile trovare un solo Comune dove non ci sia un'opera pubblica mai finita, o finita e mai aperta; o finita, arredata, corredata di tutto e comunque mai aperta e già parzialmente distrutta.

E qualche giorno fa - consiglio a tutti di prenderlo in considerazione - un caso da manuale. Nel raggio di 1 Km c'è un ippodromo, che non funziona, una specie di centro tennistico con otto campi da tennis, che non funziona; una piscina olimpionica, che non funziona, un centro di riabilitazione, che non funziona, un centro di informazioni turistiche, che non funziona. C'era una quantità selvaggia di opere pubbliche: non ce n'era una che fosse aperta.

E' colpa della Regione? E' colpa dei comuni? Io credo che sia colpa di tutti noi, non vale veramente la pena di dire: ma di chi è colpa, chi è meglio? Siamo noi e siamo assieme, e non sarà con una mal considerata idea di autonomia che li risolveremo questi problemi, ma con la volontà di parlarci di più e di lavorare assieme e di stare assieme.

Quindi, per rispondere. Qual è il ruolo del Comune nella Sardegna che cambia? Secondo me il ruolo dei comuni è di rappresentare la Regione nel loro paese. All'inteno delle regole della Regione, all'interno delle regole che valgono per quel paese ma che sono state scritte per tutti, perché devono valere per tutti e perché sono nell'interesse di tutti, altrimenti ritorniamo nella città-Stato.

Prima sentivo parlare dell'acqua. Di chi è l'acqua? Del piccolo comune di Tiana, perché ho visto il sindaco di Tiana. Non è del Comune di Tiana, appartiene anche al Comune di Cagliari. Ma questo allora vale anche per la fascia costiera, vale anche per quella parte dove la Regione respira e anche la fascia costiera, che ha magari una maggior possibilità di promuovere lo sviluppo duraturo. Lo deve fare per tutti, lo deve fare anche per il piccolo Comune dell'interno. E se è per tutti il parco del Gennargentu, o un parco nelle zone interne, forse deve essere per tutti anche un parco costiero. O i parchi valgono soltanto nelle zone interne? A me piacerebbe un parco a Muravera, mi piacerebbe moltissimo il parco di Arzachena, mi piacerebbe moltissimo il parco di Alghero, che credo che sia altrettanto importante per le nuove generazioni che il parco dell'interno.

Termino col Piano paesaggistico, anzi, con la legge finanziaria. Il Piano paesaggistico, ogni giorno che passa, lo ritengo sempre più un lavoro che qualificherà questa legislatura, a cui stiamo arrivando tutti - sempre di più credo - con un supplemento di discussione. Credo che sia proprio all'interno di quella volontà di stare insieme e di mettere tutto in comune, anche delle cose che pensavamo appartenessero alla nostra piccola città-Stato, magari costiera.

Non è sottrazione di autonomia se ricordiamo che prima del Piano urbanistico comunale c'è comunque il Piano di assetto idrogeologico, a cui ci dobbiamo riferire, a meno che non vogliamo le alluvioni nei paesi, a meno che non vogliamo i pasticci, a cui dobbiamo poi sopperire tutti quanti con le risorse regionali. Non credo che sia una sottrazione di autonomia, se pensiamo che quindi, prima di costruire, bisogna ricordarsi che c'è un Piano di assetto idrogeologico e bene ha fatto l'amministrazione ad approvarlo. E ricordarci che ci sono altri valori, altrettanto importanti, come quello dell'ambiente, e quindi le regole dell'ambiente, come quelli del paesaggio e quindi le regole del paesaggio, che la nostra Costituzione delega, assegna allo Stato, neanche alla Regione. Ed è per delega dello Stato che la Regione ha regolato, e abbiamo assieme normato. E non credo che sia sottrazione di economia, ricordare che tutti dobbiamo stare all'interno delle regole, anche i comuni devono stare all'interno delle regole, e non si può pretendere di governare il proprio territorio, la parte urbanistica, non quella dell'ambiente, non quella del paesaggio, fuori da un Puc.

E dopo venti anni i Puc si approvano, e se uno non approva un Puc non si può lamentare con la Regione, a meno che non pensiamo che non sia il governo della Regione, ma l'arbitrio del territorio e che l'autonomia vuol dire arbitrio della città-Stato. Si approvino i Puc. La Regione si è data le regole e aiuterà i comuni a darsi le regole. Regole per il Puc, regole per il centro storico, a meno che non vogliamo continuare a consumare le lacrime del coccodrillo, che diciamo: 'Che peccato, non abbiamo più i nostri centri storici: investiamo nei centri storici, spendiamo soldi nei centri storici'. Ma nel frattempo continuiamo a demolirli, fuori da ogni Puc e fuori da ogni piano del centro storico. E allora, non mi pare che sia sottrazione di autonomia ricordare a tutti che ci sono delle regole.

Un'altra cosa. Sento come un'urgenza enorme per la nostra Regione, quella veramente della pulizia, dell'ordine. Noi stiamo facendo delle figure terribili verso i nostri figli, che abitano con noi. Che educazione gli stiamo dando tutti i giorni, a vedere le schifezze che vedono all'ingresso dei nostri comuni, anche i nostri Comuni più importanti? Io ricevo email di turisti, anche di sardi emigrati che dicono: 'Ma smettetela con questa storia della Sardegna bellissima, dalla natura incontaminata. Ma ve lo siete visto che cosa c'è vicino alle spiagge? Che cosa c'è lungo le strade, cosa c'è nelle campagne? L'avete visto o avete perso la vista?'.

Io credo che non dobbiamo perdere la vista e questo danno lo dobbiamo risolvere. Abbiamo cercato di risolverlo anche col programma 'Sardegna fatti bella', devo dire la verità: bandiera bianca, non ci stiamo riuscendo. Non so se sia un fallimento, i soldi ai Comuni li abbiamo mandati per far questo, li abbiamo mandati. Forse non bastava mandare i soldi ai comuni per farlo, forse si doveva fare qualcosa di diverso. Forse anche qui, è uno di quei casi dove non deve essere affrontato singolarmente ma deve essere affrontato tutti assieme.

Chiedo scusa, capisco che sia spiacevole, però è così, abbiamo la Sardegna invasa dall'immondezza. Allora, se lo vediamo forse riusciremo a risolverlo tutti assieme e credo che sia un vantaggio per tutti, se lo vediamo riusciremo a risolverlo, se non lo vediamo sarà come le tante cose che non vediamo.

Un'ultima cosa: la legge finanziaria. Io vi ringrazio ancora, ringrazio l'Anci per il contributo che ha dato e ringrazio tutti i singoli, tutti i sindaci singolarmente, i Presidenti delle Province e così via. Ringrazio quella capacità che abbiamo avuto, soprattutto grazie a voi, per una volta di stare assieme e di fare una rivendicazione forte, assieme. Quella rivendicazione ha fatto un passo avanti credo, importante, con questa legge finanziaria, nell'articolo 102 della legge finanziaria. Ieri l'abbiamo distribuito in Consiglio regionale, è scaricabile nel sito del Governo, magari scaricabile anche nel sito della nostra amministrazione regionale. Dice delle cose importanti. Poi questi giorni sicuramente serviranno per gli approfondimenti. Io credo che però, prima iniziamo a dividerci, a cercare di fare polemiche o a cercare di fare tatticismi politici e prima sarà utile, e più sarà utile per tutti.

L'articolo 102 dice delle cose abbastanza semplici. Dice innanzitutto che lo Stato ci restituisce, dilazionati - però va bene lo stesso, è lo stesso modo con cui aveva restituito alla Sicilia l'anno scorso, e poi, anche se te lo danno dilazionato basta andare in banca e si scontano le cambiali, come qualcuno le chiamava ieri - ha restituito 500 milioni di euro di Iva per l'anno 2006, che noi avevamo previsto nel nostro bilancio. Ha restituito altri 240 milioni di Iva di cassa per il 2004 e il 2005 e ha posto una regola nuova, che entrerà in vigore totalmente nel 2010. Però, da qui al 2010, nel 2007, nel 2008 e nel 2009, comunque ci consegna un miliardo e duecento milioni di euro di cassa. Quindi, tra i soldi per il 2006 e quelli per il 2007, 2008, 2009, fa due miliardi di euro esatti. Credo che sia una risposta interessante, di cui tutti noi possiamo essere contenti, che ci permetterà magari non solo di parlare di politica, ma anche finanziare le politiche delle regioni, delle province e dei comuni.

Nel 2010 parte un regime nuovo, in cui la nostra compartecipazione aumenta in maniera considerevole. Aumenta per l'Iva, aumenta per l'Irpef, aumenta per tutti i redditi prodotti in Sardegna e comunque le cui casse vengono versate fuori dalla Sardegna. E aumenta riportando a compartecipazione tutti i tributi che vengono comunque riscossi nella nostra Regione, qualunque nome abbiano e chiunque se li inventi nel futuro. Quindi una clausola residuale che ora ci mancava. Questa cosa vale due miliardi e mezzo di euro. Forse un po' di più piuttosto che un po' di meno. Vale due miliardi e mezzo di euro, quindi la nostra Regione avrà oltre due miliardi e mezzo di euro, non una tantum, ma ogni anno: nel 2010, 11, 12, 13 e sempre. A fronte di due miliardi e mezzo di introiti in più rinunciamo a un trasferimento di risorse per la Sanità, che già oggi non è il totale della Sanità e non è nemmeno il 70% della Sanità, è il 39% della Sanità. Per una parte incasseremo in più due miliardi e mezzo, dall'altra spendiamo in più, 950 milioni di euro, che è il trasferimento che lo Stato oggi ci fa specificatamente per la Sanità.

Ma proprio come avete detto voi, penso che sia auspicabile una parte più importante: due miliardi e mezzo, e la responsabilità poi di dividere. Poi naturalmente non cambia nulla per la Sanità: non cambiano le regole del fondo Sanità nazionale, non cambiano nulla sui livelli di assistenza, non cambia nulla della responsabilità nazionale dello Stato, cambia semplicemente la modalità con cui finanzia quei 950 milioni di euro. Anziché darceli separatamente ce li dà con una partecipazione dei nove decimi su tutta l'Iva che i consumatori sardi pagano nei supermercati, non sull'Iva che versano le poche aziende della nostra Regione.

Quindi, tutto questo vale un saldo netto di oltre un miliardo e mezzo. A questo fa seguito il fatto che ci vengono trasferite delle competenze che io credo siano ampiamente volute dalla nostra Regione. Quelle sul trasporto pubblico locale, che non vuol dire sulle Ferrovie dello Stato, vuol dire Fms, sui 250 pullman delle Ferrovie meridionali sarde, che possono essere gestiti insieme all'Arst e sulle Ferrovie di Sardegna, che gestisce un po' di pullman e gestisce un po' di 'ferrovie complementari', come una volta le chiamavamo, quelle che tendono a ridursi - ed è il problema del trenino verde, dei problemi del trenino verso Isili e verso Sorgono e verso Arbatax. Così come quelle invece ampiamente utilizzate, che si cerca di rilanciare: che vanno da Sorso a Sassari e ad Alghero, che abbiamo finanziato in un ulteriore pezzo, perché arrivino anche all'aeroporto di Alghero.

E allora, quella roba lì, queste competenze, hanno un costo storico preciso, ben individuato, e hanno l'opportunità di miglioramento dei servizi e la riduzione dei costi, una volta che saranno gestite unitariamente. Queste competenze valgono meno di 100 milioni e per questo, come vi ho detto prima, il saldo netto per la nostra Regione è un miliardo e mezzo.

Che cosa ne faremo? Un miliardo e mezzo finanziano un sacco di cose in un anno. Un miliardo e mezzo, l'ho già detto, valgono 7-8 Brotzu in un anno, che vuol dire che l'anno dopo possiamo fare altre cose. Un miliardo e mezzo vale un autostrada tra Cagliari e Sassari: con un miliardo e mezzo la possiamo finanziare in un anno. Un miliardo e mezzo sono trenta campus universitari da mille posti letto, come quello che si sta facendo a Cagliari o che è in progettazione appunto a Cagliari. Valgono, ho detto, 15.000 alloggi di case popolari, valgono una Sardegna diversa, che occorrerà costruire tutti assieme.

Mi hanno insegnato una cosa: che più si hanno soldi e più è facile anche sprecarli, e che anche quando se ne hanno, ci vuole verso i soldi, verso le risorse, lo stesso atteggiamento di quando se ne hanno pochi, altrimenti anche i tanti non serviranno a niente. Allora, con lo stesso atteggiamento, tutti assieme, Regione e amministrazioni locali, abbiamo effettivamente l'opportunità di costruire una Regione diversa: che superi di un balzo i ritardi infrastrutturali, che abbia d'un balzo l'opportunità di una scuola migliore, quindi costruire un futuro diverso, che sappia anche dare un segno di maggiore attenzione alle fasce più deboli e a chi viene escluso dal processo produttivo, temporaneamente, o nel processo produttivo non c'è ancora entrato.

Assieme abbiamo conquistato, se tutto andrà bene in Parlamento, queste risorse. Assieme le vogliamo spendere, e credo che sia volontà e necessità di tutti, non parlarci di meno, ma parlarci di più. Non essere più autonomi, nel senso di più separati, ma autonomi nel senso di stare molto, ma molto, maggiormente assieme nel futuro. Grazie".