Regione Autonoma della Sardegna [SITO ARCHIVIO]
Vai alla nuova versione
Vai al contenuto della pagina

Logo Regione Sardegna


Dibattito sulle aree militari dismesse a Cagliari, insieme con l'architetto Mendes da Rocha

Cagliari, lunedì 27 novembre 2006, T-Hotel
Presidente Soru:
"Ho il dovere di dire che l'architetto è uno dei grandi maestri mondiali dell'architettura, un professore brasiliano, ha insegnato a lungo nell'Università di San Paolo del Brasile, ha conosciuto Oscar Niemeyer, è stato uno dei suoi allievi, ha fatto delle cose importanti, uno dei grandi maestri. E per questo motivo, quest'anno, gli è stato riconosciuto il premio Pritzker per l'architettura, che è considerato il premio Nobel dell'architettura, insieme ad altri grandi maestri, come la stessa Zaha Hadid - che è stata qui la settimana scorsa -, come il nostro Renzo Piano qualche anno fa, insomma, i grandi, le grandi star dell'architettura mondiale. E' venuto qui a Cagliari perché è stato invitato dall'Ersu, l'Ente regionale per il diritto allo studio e dall'imprenditore interessato, per provare a riconsiderare un progetto diverso per il nuovo campus, che dovrebbe nascere intorno al porto, nell'area dove una volta c'era l'ex semoleria Sem.

Noi gli abbiamo chiesto di farci un edificio, e forse abbiamo fatto male a chiedergli di farci un edificio, perché a un grande architetto gli viene sempre in mente che deve disegnare almeno un quartiere, possibilmente allargarsi un pochino. In effetti lui si è allargato un po', si è allargato anche tanto, e allora, non è un progetto per la Cagliari di oggi, quello che si vuole fare. Non è la proposta della Regione oggi, per Cagliari, o la proposta dell'Ersu, però è uno stimolo bellissimo a discutere di Cagliari, e credo ci dia l'idea di quello che dovremmo fare veramente per Cagliari: discutere, osare, avere una visione, guardare al di là di come siamo abituati, e invitare ad aiutarci, a riflettere insieme a noi, persone di grande valore internazionale, perché poi è anche sorprendente, a volte se li chiami vengono, e una volta che vengono ci stanno anche volentieri. Parla in portoghese, però si capisce abbastanza".

Paulo Mendes da Rocha (architetto):
"I miei complimenti a tutti, in modo particolare alla gentilezza e ospitalità del signor Presidente, in questo posto meraviglioso. In due parole io voglio dire che sono nato in Brasile, in un porto di mare. Nulla che si possa paragonare alla bellezza di Cagliari, ma questa aria: io sono educato dentro di me a questa atmosfera. Bene, io sono stato chiamato per fare all'interno di un territorio confinato, fino a una ferrovia, mille abitazioni per studenti. Questo si farà, ma è stato impossibile riflettere un poco, in questo senso: sulla questione dello spazio, del territorio, la questione della costruzione della città, e principalmente quali saranno gli argomenti.

Scusate per il mio linguaggio. Ma principalmente perché, a prescindere da questo luogo, o purtroppo, è una questione mondiale, sia in America, sia in paesi antichi, europei, è la città contemporanea, perché tutte le cose si sono modificate così rapidamente, col ricorso tecnologico, con l'approssimazione, la conoscenza, che fa che questo problema della città contemporanea sia assolutamente universale, con particolarità specifiche dei luoghi, ma particolarità capaci di introdurre la dimensione lirica e poetica dell'abitare, strutturalmente siamo di fronte allo stesso problema. In Europa, in modo particolare, è quasi si può dire drammatica, la presenza dei monumenti storici, delle cose edificate, questo è inesorabile. Allora, le trasformazioni sono una cosa difficile, vuol dire che la convinzione deve venire da un argomento inesorabile e un desiderio popolare, generale, non di volontà che può rappresentare forza, ma la realizzazione di un desiderio che sta nel futuro.
Quello che si dice tra noi architetti è che la città esiste anche se non si costruisce, è un desiderio della mente.

Allora, in questa città, la meraviglia suprema è questa presenza del mare, perché tutta la nostra storia, inclusa l'America, sta collegata a questa, questa è la matrice della navigazione, il Mediterraneo. Si pensava che questa differenza nitida, assoluta, tra le costruzioni industriali, le costruzioni funzionali, meccaniche, della mobilizzazione del porto e le palazzine d'abitazione, eccetera, in questo momento della vita non è molto sentita, perché la tecnologia disponibile per queste costruzioni, per le navi ad esempio, è a disposizione per le abitazioni, per tutto.

E' sul fronte del mare quello che si deve trasformare, per eccellenza e necessità, come la mia città. L'argomento che può essere fortissimo, sta nel desiderio di considerare l'Università a Cagliari, in Sardegna, come una questione fondamentale, perché penso che non sia la popolazione locale ad essere capace, una Università non può essere dimensionata per la popolazione locale, si deve pensare ad una Università di eccellenza, per l'Europa, per l'America.

Il signor presidente, mi permetta di menzionare, mi ha raccontato la storia della Madonna di Bonaria, e io credo che l'Università di Buenos Aires deve essere collegata con l'Università, perché io penso, perché sono brasiliano, sono colonizzato si dice, lo so, in questo momento si deve celebrare il trionfo di questa meravigliosa avventura, che non ha colonizzatori e colonizzati, ma ha la comunione dell'universo, della meccanica celeste e tutto questo. Ho portato un grande argomento in questo confronto, di evidenza tecnica: navi, macchine infernali, e noi altri uomini e la vita domestica, io penso che l'Università debba manifestare la coscienza delle virtù del mare, un istituto delle scienze marine che già esiste: biologia marina, fisica, meccanica dei fluidi, è chiaro che già esiste, ma concentrare nell'idea di un istituto della scienza del mare e fare che tutto serva come strumento di trasformazione della città.

Questo edificio orizzontale, che sta sopraelevato sulla Darsena, perché tutto il servizio è capace di essere in comunione col turismo. Io direi, questo famigerato turismo, perché una città non può, io penso, dipendere dal turismo. Deve fare di più per attrarre il turismo, con la sua vita propria, in questo caso la coscienza del mare, del vento, della scienza, della navigazione, dell'importanza di questa isola straordinariamente storica, per forza della geografia, nel Mediterraneo, deve essere vista come un centro mondiale di conoscenza.

Parlando con della gente, con dei colleghi, mi occorre complementare un po', perché il nostro territorio sta là, molto a nord nella fotografia, e la proposta è di fare gli edifici abitativi di questa dimensione, ciò che vorremmo sono mille abitazioni, con cinque o sei edifici lineari, in questa maniera, lontani dal terreno della zona industriale.
Al centro, un'aula magna di questo Istituto delle scienze marittime, con due vetrate sul mare della città, con tutte le installazioni che si possano immaginare: di scienza, microscopi elettronici, centrifughe, e convivendo con le oceanografiche, per raccogliere materiali biologici, eccetera, tutta la scienza di domani. Infine questo rettangolo, in scala appropriata, è un centro di incontri internazionali, per la scienza, per il mercato, per il commercio, e scusate se lo dico, ma le scienze del mare perché sono discipline universitarie, la storia del declino economico, commercio e gli interessi della conoscenza. E' molto interessante mostrare la vita degli studenti.

Questi che appaiono come dei cerchi, per gli appartamenti, questi cerchi non sono fantasia, è un prototipo già sviluppato tra noi architetti, per un parcheggio, perché la tragedia sono i parcheggi, le grandi aree di parcheggio, eccetera, inclusa la difficoltà territoriale della struttura del suolo, la presenza dell'acqua nel sottosuolo, perché l'acqua nel sottosuolo è sempre problematica, perché il traffico interno, nei parcheggi, è come la questione di navigazione, la questione navale. E' una soluzione intelligente, una rampa continua per la circolazione e il parcheggio, di traverso su due lati, fatta con un raggio di 60 metri, una rampa, praticamente orizzontale. Ci sono trenta metri di vuoto all'interno, come se fosse il maggior successo di un acrobata è che la copertura piana si può fare, è come una grande sala da ballo, di feste, commemorazioni, formazione di studenti, con una vista bellissima sul mare e con i parcheggi realizzati.
Se si considera la proiezione, immaginando la via Roma, sessanta metri di diametro non è nulla, e a un'altezza di 25 metri si possono portare 1.200 automobili. E con una serranda di metallo, perforata per la ventilazione, sembra un edificio fantasma diciamo. Questo piccolo edificio è recente, io è da poco tempo che sto qui, conversando con il Presidente, che dice che è un teatro, nella Darsena. E' un progetto molto interessante, anche schematico apparentemente, ma è fatto, perché sono due righe che si aprono sull'acqua, fuori dalla Darsena. Le barche possono entrarci dentro e la parte della Darsena che copre è occupata, chiusa, da un teatro, propriamente detto, con una piattaforma bassa, scavata come dentro i navigli sotto il livello del mare, è più una soluzione da maestro navale che da architetto diciamo. La Darsena è molto corta, ed esistente, per avere un canale, per avere un ponte, come se si potesse adottare la dimensione lirica del progetto, un lirismo veneziano, una piccola Venezia, un teatro, è molto interessante.

L'ultima cosa di questa riflessione è che, tanto noi quanto gli altri, da qualsiasi parte del mondo, gli architetti in questo momento sono chiamati per rivitalizzare le aree centrali: questo è impossibile. Quello a cui si deve provvedere è che queste aree non siano morte, siano antiche, non vecchie, e l'unica maniera è sostenerle sempre, col contrappunto dell'ultima cosa che si deve fare perché la città viva. Immaginando gli edifici previsti nel progetto, trenta per trenta metri, sopraelevati come la galleria di via Roma, la trasparenza esiste, fino al venti per cento per gli accessi agli ascensori, e non esiste una nuova impresa, compagnia di armatori, e la stessa città in convivenza, come la via Roma, assume un carattere un po' da 'avenida', normale è sempre il fronte del mare visibile, con questa idea di uno scenario sempre in movimento di navi e costruzioni. Questo è col pretesto di fare delle abitazioni per questi gentili studenti universitari. L'idea è che tutto il mondo si disputi un posto in questa Università sarda, Università del mondo diciamo, questa è l'idea. E naturalmente tutta la baia, deve essere studiata per accontentare gli interessi, in quanto a spettacolo, della conoscenza umana, l'idea è questa.

Presidente Soru:
"Mah, non so quanto si sia capito, però è affascinante quello che dice. Mi sembra che abbia detto essenzialmente questo: che idea abbiamo di città? Vogliamo fare una città per i turisti? O vogliamo fare una città innanzitutto per noi stessi? Con un carattere fortissimo, che poi sia anche capace di attrarre i turisti, ma che abbia un carattere al di là dei turisti. Vogliamo fare una città il cui carattere sia quello di essere la città dei turisti, o vogliamo fare una città che è la città dei cagliaritani, la città della Sardegna, e poi arrivino anche i turisti. E per immaginare un carattere della città credo che abbia suggerito di affrontare il carattere, se volete più difficile e anche più impegnativo: quello di darsi un carattere legato all'investimento sui giovani, legato alla conoscenza, legato alla ricerca, un carattere di sfida, anche, verso altre città e verso altre regioni, verso altri paesi. Dire: 'Beh, siamo in un'isola, guardiamo il mare, ebbene, qui vogliamo farci la più bella Università di Scienze del mare'. Certo che è difficile, forse è anche impossibile, forse non saremo mai capaci di farla. Però, sfida per sfida, piuttosto che avere la sfida di fare un'altra Nizza, io tutto sommato avere la sfida della città che ha l'Università del mare più bella del mondo, e che la gente ci conosca non per avere un'altra promenade, dove si faccia un altro festival del cinema, ma la gente ci conosca perché magari, a Cagliari, si studiano le scienze del mare come in nessun'altra parte del mondo.

Questa era, più o meno, la provocazione che ci ha dato. Poi l'altra provocazione, che naturalmente ha bisogno di ben altro coraggio rispetto al mio, al nostro, per portarlo avanti, è quella di dire: 'State attenti, ogni tanto gli architetti vengono chiamati per rivitalizzare i centri storici. E' una battaglia già persa, è impossibile rivitalizzare quello che è già morto e quindi bisogna stare attenti, come negli esseri umani, di curarli prima che muoiano, e forse per curarli occorre intervenire anche con coraggio'. E dire: 'Beh, non tutto quello che arriva dal passato deve essere necessariamente vecchio, può contribuire a una decisione diversa di modernità e di contemporaneità, e quindi anche vicino alle decisioni del passato ci possono essere decisioni nuove'.

Lui ha messo tre edifici, davanti alla via Roma, che certo, ci consegnano una via Roma totalmente diversa rispetto a quella che ci siamo immaginati, però è un'occasione per riflettere e credo che Cagliari meriti tutte le vostre, le nostre riflessioni, le più ampie possibili insomma, e non semplicemente giocare di rimessa, ma giocare veramente all'attacco io direi, e di immaginazione.

Faccio brevissimamente il mio intervento, innanzitutto anch'io per complimentarmi per questa iniziativa. Qualche giorno fa c'è stata un'iniziativa simile, un convegno nazionale, organizzato dai Ds. E' intervenuto Fassino, sono intervenuti i contributi migliori sul tema della portualità, ed è stato un momento bello insomma, come tutti i momenti in cui si parla non di polemiche, non dell'atto più fastidioso della politica, ma si parla veramente delle cose, e quindi si ha quell'esperienza che ogni tanto ti rincuora e ti fa rifar la pace con la politica. Si è parlato la settimana scorsa e parlare oggi di cose, parlare oggi di Cagliari, è ugualmente un momento importante, che ci dovrebbe ricordare della necessità di incontrarci più spesso e parlare di cose, di parlare di politica. In questo caso le cose di Cagliari, che sono le cose dell'area vasta, che sono anche le cose della Regione.

Gli organizzatori l'hanno fatta credo, anche in risposta a fenomeni di pazzia che ogni tanto ci coinvolgono tutti, per cui, anche davanti alle cose più positive, più positive per tutti, non positive per poche persone in particolare, ma più positive per tutti, troviamo subito il modo per fare polemica e per affliggerci, piuttosto che per avere almeno un istante di gioia comune. E' certo che la decisione del Ministro della Difesa, di rispondere a una promessa che era stata fatta anche in campagna elettorale, e quindi anche di iniziare a dare risposte importanti sulla sdemanializzazione della nostra Regione e sul riequilibrio delle servitù e delle attività militari nella nostra Regione, a partire da Cagliari, dal momento in cui questa risposta veniva, sicuramente poteva essere occasione per far festa. E allora, non l'abbiamo fatta subito, iniziamo a farla adesso. Ma la festa migliore non è quella semplicemente di congratularci a vicenda, la festa migliore che possiamo fare è celebrare questa restituzione come il momento che ci costringe a dire 'No, questo a te, questo a me', ma a ripensare tutta la città, a ripensare tutto quello che sta accadendo, perché questo è il modo migliore, veramente, per valorizzare quella che è stata una richiesta di tanto tempo, quella che è stata una rivendicazione di tanti che ci hanno preceduto e di tante fatiche che son state fatte, e che finalmente accade.

Ripensare la città. Chi può contribuire a ripensare la città? Innanzitutto chiunque, anche io come abitante di questa città, seppur residente a Sanluri ancora, e poi credo che sia un dovere anche della Regione. E allora, in occasione della restituzione dei beni militari noi abbiamo detto prima una cosa: 'Calma, litighiamo subito per decidere a chi appartengono'. Poi un'altra cosa altrettanto stupida, vorrei dire: 'Bene, calma, mettiamo subito in chiaro, chi è che può parlare per la città?'. Io credo che possa parlare anche un signore che viene da San Paolo del Brasile per la città, e credo che possiamo parlare tutti, e ognuno viene preso per quello che ha da dire e vale per quello che dice, e basta, senza troppi problemi. Poi, certo, è anche un dovere dell'amministrazione regionale occuparsi dei paesi che si spopolano, occuparsi anche delle città che crescono, anzi, è stato firmato un documento, tra tutti i presidenti delle regioni meridionali, insieme alla presidenza del Consiglio, insieme ai segretari delle tre confederazioni sindacali, insieme alla Confindustria e tutti quanti, che impegna le amministrazioni delle regioni meridionali a tre cose: infrastruttura, conoscenza e le politiche urbane, per le aree urbane.

Non solo, ma il nuovo quadro comunitario di sostegno, quello che parte dal 2007, fino al 2013, impegna le regioni a far sì che un 10% quasi, di quelle cifre, siano impegnate in politiche per le aree urbane, perché si sa che comunque, difficilmente anche i processi di sviluppo più importanti possono nascere in mezzo al deserto. E' molto probabile che anche i processi di sviluppo regionali nascano anche attorno alle aree urbane. Non solo, si stanno facendo i conti comunque dei fondi europei e dei fondi per le aree sottoutilizzate, dei fondi nazionali, nei prossimi 7 anni, mettendoli tutti assieme, valgono circa 8 miliardi e mezzo, 9 miliardi di euro, (18.000 miliardi di vecchie lire), e il quadro comunitario di sostegno ci chiede che, più o meno il 10%, siano impegnati per le politiche delle aree urbane. E allora, è doveroso dire qualcosa? E' necessario dire qualcosa? Penso di sì, e in questo contesto quindi la Regione dice qualcosa, dice che son necessarie delle politiche. Propone delle cose, poi hanno bisogno di tutta l'elaborazione, di tutto l'approfondimento, di tutto l'apporto, di tutto il contributo delle amministrazioni comunali, di qualunque colore esse siano, e soprattutto, in particolar modo, di tutti i cittadini, di tutte le forze politiche, affinché queste possano essere veramente riempite di contenuto.

E non solo, attorno a pochi progetti importanti, che hanno valore regionale, debbono nascere, debbono innescarsi, debbono coordinarsi tutta una moltitudine di progetti invece, che nascono per una funzione strettamente comunale o cittadina, meno regionale, strettamente cittadina, ma che comunque potranno avvantaggiarsi del fatto che sono all'interno, comunque, di progetti anche più vasti, e di un pensiero anche più vasto per la città.

Per non togliere spazio ai vostri interventi. La Regione ha dei progetti intorno alla cultura, Betile è sicuramente uno di questi. E' un progetto per la città di Cagliari? Bah, a Cagliari non c'è neanche un nuraghe. E' il museo per i nuraghi, serve soprattutto per Villanovaforru, per Barumini, per Orroli, per Teti, per Seruci, per tutti gli 8.000 nuraghi della Sardegna, ancora sconosciuti o poco conosciuti, che speriamo che un oggetto forte, una presenza forte, possa contribuire a far conoscere in giro per l'Europa. E' a Cagliari, ma è un bene di tutta la Sardegna, di tutta la Regione. Penso che possa far bene anche alla città di Cagliari e attorno anche a questo e alla conoscenza di questo, la città di Cagliari può innescare altri progetti.
Cagliari è la città universitaria della nostra Regione. Mi pare che abbiamo una popolazione universitaria di 40mila studenti e 20mila a Sassari. Son tantissimi. La prima difficoltà, è stata ricordata, è trovare un alloggio. Non solo, noi diciamo, il centro-sinistra regionale dice: 'Dobbiamo promuovere una società della conoscenza'. Lo dice l'Europa, lo diciamo anche noi, più modestamente. Dobbiamo promuovere una società della conoscenza, lo diceva anche Fassino, lo ricordava l'altro giorno: in età da lavoro, in Germania o in Inghilterra o in Francia, ci sono, ogni 100 occupati, 35 laureati. In Italia 12, in Sardegna 9.

Dobbiamo promuovere la società della conoscenza. Come la promuovi la società della conoscenza se non dai nemmeno un posto per dormire agli studenti? Come fai in modo che anche le famiglie monoreddito dell'interno possano mandare uno studente a Cagliari, e vivere, e questo qui possa studiare con un minimo di serenità? E' chiaro che una politica del diritto allo studio più forte, che garantisca veramente la possibilità di studiare a chiunque ne abbia voglia, fino, come dice la Costituzione, fino a soddisfare la sua volontà di studio. Una politica di questo genere la dobbiamo fare, e nel fare questo c'è innanzitutto costruire almeno duemila posti letto a Cagliari. Ci siamo detti: 'Vorremmo, in questa legislatura, costruire duemila posti letto a Cagliari'. C'era una discussione: se andava da una parte, se dovevano andare dall'altra, c'erano almeno 3 o 4 cause che interessavano Regione ed Ersu, eccetera. Stiamo cercando di uscirne e abbiamo individuato un'area, per la quale abbiamo poi chiamato il professor Mendes da Rocha, dove costruire mille posti letto, altri mille posti letto li vorremmo costruire da qualche parte, per dare un sollievo, e anche questa è una intromissione nelle politiche della città? No, è una politica della Regione per gli studenti, che chi è di Cagliari un posto dove dormire, studiando a Cagliari, ce l'ha già. E' soprattutto per chi non è di Cagliari. Le politiche per l'Università sono politiche per la Regione, e questa Regione vorrebbe aiutare la città di Cagliari a crescere, a diventar migliore, a dar risposte migliori ai suoi allievi.

Stiamo attenti, che noi abbiamo pochi studenti, e non sempre purtroppo sono i migliori del mondo, così come anche una recente ricerca ci ha detto che i nostri studenti di scuola superiore non sempre sono i migliori del mondo, anzi, sono a volte un pochino in ritardo. La vogliamo aiutare questa Università di Cagliari? Di questa conversazione, con chi mi ha preceduto, io mi porterei a casa soprattutto questo, mi porterei a casa anche questo, quantomeno: ha senso allontanare l'Università dalla città? Ha avuto senso portarla in periferia? Ha avuto senso perdere la ricchezza di vedere i nostri giovani, di vederli frequentare, di entrarci ogni tanto, anche per sbaglio negli androni dell'Università, anche da grandi, di potere averli come luogo di educazione continua anche per i più grandi. Forse no, e se alcune cose possiamo fare per trattenerla l'Università, e non continuare a farla scappare, forse ha senso. Se qualcosa possiamo fare per farla crescere nuovamente l'Università, dentro Cagliari, dall'ospedale militare vecchio, che viene dismesso, ad altre zone, forse una riflessione può essere fatta.

La Regione ha la responsabilità di fare politiche per la casa. Abbiamo detto che ci dobbiamo occupare dei bisogni di chi ha maggiori disagi. Può essere uno slogan, oppure si può iniziare a fare qualcosa. Nei disagi c'è sicuramente la mancanza di una casa, o un alloggio a volte non adatto alle necessità di una famiglia, o anche alla dignità di una famiglia. Il centro-sinistra, in Regione, ha approvato la riforma degli Iacp ha costituito un nuovo ente regionale, un'unica agenzia regionale per la casa, e rilancia le politiche per la casa. Per la prima volta stiamo reinvestendo nelle politiche per la casa, abbiamo investito distribuendo risorse ai comuni per finanziare una parte dell'affitto per chi non può pagarlo, abbiamo finanziato, l'anno scorso, ed è andata benissimo, recupero di case nel centro storico, per fare case da dare poi in edilizia convenzionata dentro il centro storico e non in altri casermoni fuori, recuperando patrimonio edilizio laddove i paesi si erano svuotati e risparmiando anche il territorio, quando si consuma per nuovi edifici, spesso separati.

Nelle politiche per la casa c'è la volontà di contribuire, insieme all'amministrazione di Cagliari, a dare un segnale forte a Sant'Elia, a migliorare questo quartiere dove abitano 10.000 persone, che qualcuno aveva deciso, forse - non so se è una leggenda, se sia vera - dicendo: 'Facciamo la casa per chi ha bisogno nel posto più bello di Cagliari'. Io non lo so se sia nata così, sicuramente oggi quello è ancora il posto più bello di Cagliari, o sicuramente un posto bellissimo per Cagliari, ma le condizioni dell'abitare non sono accettabili, e molto è stato fatto male, e molto deve essere rifatto.

Il Consiglio regionale ha approvato un piano di opere per le politiche per la casa, mettendo da parte 30 milioni di euro da investire a Sant'Elia, per la riqualificazione, un grande progetto di riqualificazione, e anche per questo la Giunta regionale ha interessato l'Università di Cagliari, la nuova Facoltà di architettura, e ha interessato un altro grande architetto internazionale, che peraltro si è comprato casa a La Maddalena. Si chiama Rem Koolhaas e sta lavorando a questa cosa. C'è un progetto quindi della Regione, ma che dà il via, è l'abbrivio, ma poi deve essere un progetto della città, deve essere un progetto del quartiere, un progetto dei cittadini, un progetto delle associazioni, altrimenti assolutamente non vivrà. Peraltro Sant'Elia vive veramente un momento importante, io credo. Oggi è un luogo di disagio, però, a poche centinaia di metri è interessato da uno degli investimenti in cultura più importanti che la Regione abbia fatto, e già si vede come da lì è vicino al resto della città. A poche centinaia di metri ci sarà uno dei luoghi che caratterizzerà Cagliari, a poche centinaia di metri a sinistra si è liberato il mondo. Dalla salita verso il fortino Sant'Ignazio si scende, passando per il faro, anch'esso in parte sdemanializzato, fino a Calamosca, dove viene tutto liberato e forse sarà uno dei punti più importanti della città, almeno che connoterà la città nel turismo, e da Calamosca ancora si sale e si fa tutta la Sella del Diavolo e si scende fino a Marina piccola, in un unicum.

E questa Sant'Elia è veramente lì, in mezzo a tutto questo. Si può sperare per tutto questo? Io penso di sì, bisogna iniziarglielo a dire. Dobbiamo dirglielo alla fine della prossima campagna elettorale o bisogna parlarne adesso? C'è il tanto perché tutti possano contribuire a un progetto? Io penso di sì. La Regione si deve occupare di creare lavoro, di contribuire, mettere i presupposti per nuove opportunità di lavoro. Il centro-sinistra l'ha detto in tutte le maniere: noi pensiamo che ci possa essere nuovo lavoro attorno all'economia della conoscenza, tra le altre cose. Che vuol dire: l'impresa che nasce dalla ricerca e la tecnologia, l'impresa che può nascere anche dai beni culturali, dall'arte, dalla creatività, sono due filoni diversi di una stessa area, l'intelligenza, la conoscenza tecnologica o, diciamo umanistica, creativa.

Circa 15 anni fa credo, ormai, a questo punto, forse di più anzi, venne fatto il parco tecnologico scientifico di Pula. Venne individuato il Crs4, si fecero i primi passi per il parco tecnologico di Pula. Che cos'era quella? Un'intuizione felice di mettere assieme ricercatori, ricerca scientifica e affianco l'occupazione di impresa, fare in modo che ci fosse trasferimento tecnologico e nascesse nuova impresa. E in effetti nuova impresa è nata attorno a quel progetto, e altra ne sta nascendo, e oggi la stiamo cercando di rivitalizzare specializzandola nella ricerca, ancora nell'informatica e le telecomunicazioni, nelle energie rinnovabili. C'è stato Rubbia, per tre anni, che ha portato avanti i progetti per il solare termodinamico e nel campo delle biotecnologie, e sta andando avanti bene. Ora possiamo pensare, per la Sardegna, di ripetere un esperimento analogo, dove mettiamo, non dei ricercatori, ma prendiamo artisti, creativi di tutti i tipi, li mettiamo assieme e vediamo se vicino, affianco, possano nascere imprese legate alla creatività, legate al design, legate alla musica, legate alla promozione di eventi culturali.

Ecco, l'abbiamo chiamato, per ora, fabbrica della creatività. C'era l'occasione di un edificio che veniva restituito al demanio, abbiamo pensato che potesse essere utile. Per questo la Manifattura tabacchi, che è stata una fabbrica di sigarette, può diventare una fabbrica di creatività, che mette assieme tutti i talenti artistici, creativi, della Sardegna, e assieme le piccole imprese che già esistono o che possono esistere e possono crescere, legate a queste cose. Un mondo di discussioni che possono essere fatte e che investono la città, in mezzo alla città, perché la città vive di questo, vive del lavoro, vive dell'arte, della creatività. O li mandiamo al Casic? Io credo che sia bene metterli in mezzo alla città, in uno dei posti più belli della città, e fare in modo che essere in un posto bello della città sia capace di attrarre anche talenti che vengono da fuori e che ci aiutino.
L'ospedale. Finalmente il Consiglio regionale ha approvato, dopo oltre 20 anni, il piano sanitario regionale. Il piano sanitario regionale è stato descritto con molta fatica. L'ha approvato in commissione, da qui a Natale dovrebbe essere approvato in aula, domani inizia l'aula, no? Speriamo. E in tutte le complicazioni di questo piano sanitario forse vengono fuori poco chiaramente alcune cose facili da capire, e cioè, che si vuol dare un servizio migliore ai cittadini anche con degli ospedali migliori, e magari nel 2007, essendo finita la guerra da 60 anni, vorremmo uscire dal vecchio ospedale militare di Is Mirrionis. Vorremmo uscire dal vecchio ospedale militare di Is Mirrionis e vorremmo uscire dagli ospedali rabberciati e sparsi un pochino intorno alla città e costruire un nuovo grande ospedale per l'area vasta di Cagliari.

Poi non ditemi dove, se deve essere vicino alla 554, io non lo so, lo deciderà l'area vasta di Cagliari dove è più giusto, però credo che sia giusto uscire da un pozzo senza fondo di Is Mirrionis, riqualificare per il turismo il vecchio albergo marino, che è sul mare. Risistemare tutto quello che c'è di offerta sanitaria e fare un ospedale nuovo, degno di questo nome, che per di più ci fa risparmiare, ci comporta dei costi di gestione inferiori e dà un servizio nettamente migliore ai cittadini, e per di più aiuta la città. Come l'aiuta? Beh, se questa città deve avere anche qualche offerta turistica credo che il Poetto debba essere coinvolto, e se abbiamo un vecchio albergo lì, forse vale la pena di riconsiderarlo.
Come aiuta la città? Oggi Cagliari, l'avete detto voi, sta diventando, non la città dei cagliaritani, sta diventando la città dei ricchi cagliaritani, per chi può rimane a Cagliari ma chi non può esce fuori, ormai è arrivato a Sinnai e arriva chissà dove, perché i prezzi dei metri cubi sono esplosivi, perché non ci sono aree e laddove ci sono, sono sempre di iniziativa privata, mai di iniziativa pubblica.

E se si liberasse un'area immensa come quella dell'ospedale di Is Mirrionis? Cosa si può ripensare per quel quartiere? Quanti cittadini possono tornare a vivere a Cagliari o rimanere a Cagliari? Quante nuove coppie? E quel quartiere che a volte ha vissuto dei disagi o è stato anche simbolo di disagi, come può essere ripensato? Ecco, la Regione innesca una discussione, c'è da fare un ospedale nuovo queste aree si libereranno. Io credo che tutti dobbiamo iniziare a ripensare un progetto per quelle aree lì. Lo deve fare l'amministrazione comunale, ma lo deve fare anche la politica, lo deve fare il centro-sinistra. Che cosa vorremmo noi per quel quartiere? C'è qualcuno che può iniziare a disegnare, a farsi venire qualche idea?

Ancora, per la città. La Regione ha già detto che è stufa di avere gli assessorati sparsi in mille posti e che dialogano con difficoltà, che si portano dietro mille complicazioni. Vorrebbe fare un centro direzionale là dove è già presente. Vicino all'assessorato agli Enti locali, ai Beni culturali, c'è una grande area che vorremmo riutilizzare e dismettere tutto quello che c'è da dismettere. Dove c'è l'Ersat, dove c'è la Programmazione, qui in piazza Giovanni XXIII dove c'è il Lavoro, in viale Poetto, dove c'è l'assessorato all'Agricoltura, un sacco di posti dove siamo sparsi. Anche questa è un'occasione di ripensamento della città, noi segnaliamo l'esigenza di dismettere, ed è un vantaggio per la città, perché c'è nuova cubatura che può essere utilizzata, non per massimizzare il ritorno, massimizzare il profitto, ma massimizzare magari anche gli effetti sulla società di Cagliari, immaginando edilizia convenzionata e cose di questo genere.

I beni militari sono un'occasione, non per spartirci tre cose, ma per ripensare la città. A Calamosca, lì il problema non è: a chi va quella caserma, a chi va quell'edificio. Credo che il problema che ci dovremmo porre è: cosa vogliamo fare? Vogliamo fare del turismo? E' la porta di un grande parco naturalistico, che va dal colle di Sant'Elia fino a Marina Piccola e poi entra a Molentargius, e poi sale nuovamente sul Monte Urpinu, con quei grandi insediamenti militari che si liberano? Cosa vogliamo fare? E questa cosa, chi è che ci darà la massima garanzia perché rimanga sempre così nel futuro? Può essere utile immaginare una Conservatoria delle coste che lo sigilli? Che ne faccia una proprietà definitiva, che è indisponibile per qualsiasi generazione? Probabilmente è una discussione che deve essere fatta insomma.

Non ci possiamo accontentare di ragionamenti particolari quando accadono cose di questo genere, perché le cose che stanno accadendo sono tante e tutte contemporaneamente, appunto. Calamosca, il parco di Molentargius: probabilmente mercoledì viene il direttore del demanio, dopo una battaglia che abbiamo fatto in questo ultimo anno, che ha fatto sì che, comunque, le manifatture tabacchi siano state restituite e magari ci dice che tutto il perimetro del sale, come si chiamava, tutti quei beni di Molentargius che non sono stati ancora restituiti, e che hanno, di fatto, bloccato le attività attorno al parco di Molentargius, vengono restituite alla Regione. Che fare quindi di Molentargius, della città del sale e di tutta quella fascia che sale sul colle di Monte Urpinu? Ancora una volta la Regione ha innescato un ragionamento: ora bisogna portarlo avanti e bisogna portarlo a termine.

Abbiamo parlato del campus vicino alle ferrovie. Era di questi giorni l'ennesima riunione, ma credo che arriveremo alla fine di una decisione con le ferrovie di cosa fare di quelle aree, di tutti questi capannoni dismessi, che sono in pieno centro, e per questo vale la pena di ragionare in scala un pochino più grossa. Lì c'è tutto un mondo che si sta aprendo, che è lì che aspetta delle proposte serie, concrete. Ancora, cosa facciamo? Ci mettiamo case? E che tipo di case? Insomma, io credo che non dobbiamo preoccuparci di chi interviene nel dibattito, dobbiamo preoccuparci di chi non interviene in questo dibattito. E dobbiamo dibattere assolutamente di più, e dobbiamo dibattere con un dibattito di grande qualità, che chiami anche le persone migliori ad aiutarci, o di maggiore esperienza ad aiutarci, e poi dobbiamo portarlo anche un po' a termine questo dibattito, e poi passare all'azione, fare le cose, perché abbiamo veramente una grandissima opportunità, di rimmaginarla questa Cagliari, e riimmaginare Cagliari significa dare anche maggior certezza al futuro della nostra Regione.

Noi, l'amministrazione regionale, vuol dare un suo contributo e lo fa nella maniera più leale, più serena e più costruttiva possibile con l'attuale amministrazione regionale, ma lo vuol fare anche col centro-sinistra, e credo che il centro-sinistra faccia meglio l'opposizione se svolga un ruolo proprio di proposta, di studio, di analisi, di proposte meravigliose a cui non si possa rinunciare, e credo che lo possa fare, che abbiamo le carte in mano per fare questo, e avere anche la soddisfazione dall'opposizione di portare progetti, che siano progetti per la città e accettati dalla città. Poi io concordo totalmente con quello che dice il presidente della Provincia: in tutto questo noi ci dobbiamo fare un regalo. Il regalo si chiama Tuvixeddu, e nel momento in cui cerchiamo di ripensare una città, di pensare in grande, di immaginare i grandi punti di forza di questa città, possiamo accettare passivamente, semplicemente perché è un treno già partito, che si copra o che non si faccia abbastanza per valorizzare e tutelare un valore che è assolutamente unico nel Mediterraneo, la più grande necropoli, la più grande presenza Fenicia nel Mediterraneo. E non ce l'abbiamo nel deserto, ce l'abbiamo a una passeggiata da via Roma. E' un treno già partito o lo dobbiamo riconsiderare? E se costa qualcosa fermarlo, ce lo possiamo permettere o nessuno si prende la responsabilità di dire che forse ce lo possiamo permettere?

Noi abbiamo prima approcciato in una certa maniera, adesso lo stiamo approcciando in un'altra maniera, con un altro provvedimento, che è stato fatto, e stiamo anche chiedendo, per dire la verità, al Ministro dei Beni Culturali, di metterci un vincolo, grande come tutto Tuvixeddu, a Tuvixeddu. E glielo stiamo chiedendo, perché quell'area lì è importante, è un pezzo della storia della Sardegna e può essere una leva importante di Cagliari, e poi forse, se siamo ragionevoli, ci possiamo stare tutti. Ci può stare di costruire qualche casa laddove è già tutto cancellato dalla calce idrata verso Tuvumannu, mi pare che si chiami. Ci può essere di riempire i vuoti davanti all'Università e di contribuire alla crescita dell'Università. Forse non impazziamo se ci costruiscono qualche casa davanti a via Is Maglias, ma almeno il bacino laddove si affacciano le tombe, tutta la necropoli, almeno lì possiamo dire che non siamo tutti vittima di un metro cubo in più? Possiamo, tutti assieme, una Regione intera, permetterci il lusso di rinunciare a tre metri cubi? Io penso di sì, abbiamo il dovere di farlo e penso che anche l'imprenditore abbia il dovere di sentire questa voce, e di considerarla una qualche attenzione a questa città.

Allora, per terminare, io credo che Sant'Elia viva un bel momento, tra progetti di riqualificazione, nel trovarsi a metà tra un grande parco e un grande valore della cultura della Sardegna, che sarà questo museo. Ma credo che tutta la città viva un grande momento insomma, e ha bisogno di tutta la nostra responsabilità, di tutta la nostra fantasia e di tutto il coraggio possibile, e mi piacerebbe veramente che la giocassimo all'attacco, che sperassimo tanto per Cagliari, che non ci accontentassimo di accettare quattro barche di turisti, ma sì, vanno bene anche quelle, è interessante, ma non è quello il futuro della città. Il futuro della città è una Università piena di giovani, il futuro della città è una Università piena di ricercatori, sono imprese che nascono, è il lavoro dell'intelligenza, quello è il futuro della città, e poi arriveranno le barche in via Roma e noi le accoglieremo, ma saranno un'altra cosa, la città saremo noi, non saranno loro.
Grazie".