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Incontro con la Provincia di Nuoro, i sindaci e i sindacati del Nuorese

Nuoro, mercoledì 6 dicembre 2006, Palazzo della Provincia
"Siamo più o meno al centro di alcune cose che comunque stanno accadendo, insomma, nelle prossime settimane, i prossimi giorni, speriamo venga approvata la legge finanziaria nazionale, dove ci sono alcune cose che riguardano le entrate della nostra Regione. C'è la legge finanziaria della Regione, che verrà approvata nelle settimane successive e in questi giorni c'è la presentazione e la discussione del documento strategico regionale e l'avvio e la presentazione della programmazione per il prossimo settennio: la programmazione che riguarda i fondi Por e anche la programmazione di fondi nazionali.

Il ciclo unico di programmazione che per la prima volta si fa in Italia, comprendendo non solo i fondi europei, ma i fondi per le aree sotto utilizzate, quelli che annualmente venivano decisi dal Cipe e che invece, per la prima volta con la legge finanziaria di quest'anno, si decide di assegnare per l'intero periodo, in maniera che le regioni possano avere certezza di questi fondi Cipe e poterli programmare assieme alle risorse europee. Quindi è un momento certamente importante ed è assolutamente utile che in questi giorni ci si cali anche sulle province della nostra Regione, per capire cosa poi dobbiamo farne di queste risorse; per capire concretamente che cosa dobbiamo fare nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

Ci sono un po' di cose che vale la pena ricordare. Siamo tutti interessati a combattere lo spopolamento e a combattere la mancanza di lavoro e non si sa cosa sia all'origine, quale delle due cose sia all'origine dell'altra o se viaggiano di pari passo: spopolamento delle zone dell'interno e mancanza di lavoro, o mancanza di lavoro che genera spopolamento.
Noi abbiamo assolutamente il dovere, lo sentiamo tutti, la politica regionale, la Giunta regionale, tutti sentiamo il dovere, la necessità, di combattere lo spopolamento e la possibilità che si continui a vivere nei piccoli centri dell'interno. E io credo che non solo abbiamo la necessità, ma credo che ci sia la possibilità, in questa Regione più che in altre, di combattere lo spopolamento e garantire la possibilità di vita, non solo nei due, tre, grandi centri urbani. E io ci credo a quell'idea, che si possa vivere bene, con servizi migliori, non peggiori. Con una qualità ambientale, con una qualità della vita buona, altrettanto buona, se non migliore nei piccoli paesi, e poi spostarsi anche, per lavoro, oppure continuare a lavorare anche vicino al proprio territorio.

Però vale la pena ricordare che lo spopolamento è intanto un problema di altre zone, anche ricche dell'Italia. E' un problema del Piemonte, di certe parti dell'Emilia Romagna, è un problema di certe parti delle Marche, ci sono delle zone degli Appennini che si spopolano e anche quei territori, sensibilmente più ricchi dei nostri, vivono lo stesso problema dell'inurbamento. Ci sono territori che si mettono assieme, appunto, come state facendo voi: sindaci, unioni di comuni, unioni di comuni anche vastissimi, di 60-70 comuni che lavorano su questo argomento; e si mettono assieme per garantire, assieme a piccoli paesi, la possibilità di vivere meglio, se pure a 60-70 km dalla città.

Poi, in Sardegna dobbiamo ricordarci che non sono i piccoli paesi che si stanno spopolando, ma è tutta la Sardegna che si sta spopolando, perché non è che la Sardegna cresce e i piccoli comuni si spopolano. La Sardegna si sta spopolando in maniera drammatica e noi, che abbiamo responsabilità politica, ce ne stiamo occupando fin troppo poco di questo. Se andiamo nel sito dell'Istat a scaricare le statistiche demografiche, la previsione più probabile per la Sardegna è che nel 2050, da 1.670.000 abitanti che siamo oggi, passiamo a qualcosa come meno di 1.300.000, e nella previsione più pessimistica scendiamo sotto il milione e due. E allora, i piccoli paesi si spopolano anche perché l'intera Sardegna si sta spopolando, e quindi dobbiamo fare delle politiche importanti, per la famiglia, la casa, le giovani coppie, i servizi per i bambini, altrimenti continuiamo con questo tasso di natalità che è il più basso di tutta l'Italia.

Così come credo che tutto quello che possiamo fare sia offrire maggiori servizi, migliori condizioni, incoraggiando i giovani a sposarsi, a far figli insomma, a non ritardare il momento in cui si allontanano dalla famiglia, ma credo che sia anche ricordare che i nostri genitori si sono sposati e hanno fatto figli anche in condizioni precarie, non è che hanno aspettato la certezza di tutto, la certezza che poi nella vita non si avrà mai. Si sposavano e affrontavano la vita anche con qualche incertezza, come dovrebbe essere normale. E se non facciamo questo, noi non avremo il problema dello spopolamento nei piccoli paesi, ma l'avremo nei piccoli paesi e in tutta la Regione. Quindi, questo è un punto.

Il secondo punto è il lavoro. A volte facciamo delle polemiche: le statistiche stanno andando bene, stanno andando male, c'è la disoccupazione, sta aumentando, sta diminuendo. Poi in realtà facciamo polemiche per capire se è un punto in più o un punto in meno, e a volte esageriamo anche nelle polemiche insomma. Ci sono i dati che ha pubblicato l'Agenzia del lavoro, pubblicati dall'Istat, che dicono che comunque dal 1991 a oggi, ferme restando le modalità, utilizzando le stesse modalità di rilevazione, le cose non stanno andando peggio, anzi, stanno andando meglio. Il fatto che stiano andando meglio non ci permette di dire che va bene, perché non va bene, lo vediamo naturalmente tutti i giorni che non va bene, c'è un sacco di gente che cerca lavoro e non lo trova, e oggi viviamo questa mancanza di lavoro anche con un po' di disperazione in più qualche volta, rispetto al passato, perché siamo in un contesto in cui, comunque, il costo della vita è aumentato parecchio, e laddove una famiglia monoreddito prima in qualche maniera ce la faceva, oggi ce la fa di meno.

E laddove le famiglie potevano aspettare un po' di più che i figli, che i giovani, avessero un posto di lavoro, perché magari riuscivano a sopperire loro, oggi non ce la fanno proprio, e quindi, pur non essendo aumentata la disoccupazione, anzi, essendo diminuita, il disagio della mancanza di lavoro è più forte che nel passato.

Però c'è una cosa che volevo dire, ed è importante, credo. Io credo che questi fenomeni non li dobbiamo valutare in un mese, in un anno, e nemmeno in due anni, ma li dobbiamo guardare in una prospettiva un pochino più lunga. Allora, ho detto prima che adesso iniziamo il nuovo periodo: 2007-2013, in cui, come vedremo, abbiamo anche risorse piuttosto importanti da programmare. Iniziamo un nuovo periodo, probabilmente l'ultimo, perché non ci sarà un altro periodo di risorse di interventi straordinari di coesione dell'Unione europea, questo è l'ultimo. Iniziamo questo periodo dopo che se ne sono conclusi due importanti, durante i quali sono state investite nella nostra Regione cifre importantissime, con il primo quadro comunitario di sostegno e con l'ultimo Por, senza che il ritardo di sviluppo della nostra Regione, rispetto agli altri paesi, sia migliorato di un solo punto o si sia mosso di un millimetro.

Mentre ci sono altre regioni europee che, come noi, partivano da lontano e hanno utilizzato bene i fondi europei e hanno superato d'un balzo un ritardo di sviluppo e sono passati, che so, dal 70% del reddito medio europeo al 130%, o al 120%, o comunque si sono portati nella media europea, noi siamo oggi dove eravamo due quadri comunitari di sostegno fa, e quindi abbiamo sbagliato tutto evidentemente. Abbiamo sbagliato tutto, risorse importanti sono state spese, continuiamo a lamentarci dei deficit strutturali, continuiamo a lamentarci e continuiamo soprattutto a verificare un ritardo di sviluppo e una mancanza di lavoro grave e non migliorata, rispetto al passato.

Allora, di chi è colpa? Della Giunta regionale? Non credo, o non solo. Della politica regionale? Della politica nelle province? Nei comuni? Sicuramente c'è un difetto nel sistema della pubblica amministrazione. Qui c'è tanta gente che ha avuto responsabilità di pubblica amministrazione, responsabilità di governo nella pubblica amministrazione. Siamo sempre bravi a utilizzare bene il milione di euro che abbiamo da spendere? Che differenza c'è tra il milione di euro che spendiamo privatamente o i centomila euro che ci è capitato di spendere privatamente e i centomila euro che ci capita di spendere per conto della pubblica amministrazione? Qual è il livello di efficacia, il livello di efficienza sulla spesa che riusciamo a raggiungere? E il tempo, i ritardi? E allora, oltre che un problema di risorse, o più che un problema di risorse, è sicuramente un problema della capacità della rete, del sistema della pubblica amministrazione, di utilizzarle bene queste risorse, di spenderle bene, di non sciuparle. Di spenderle, laddove qualche volta non riusciamo neanche a spenderle. Quindi è un problema complessivo del sistema della pubblica amministrazione. Ma poi è un problema del sistema delle imprese, della capacità di impresa e della volontà anche di impresa, che qualche volta non c'è. Anche della volontà di impresa. Qualche volta è più conveniente, è più facile, è più rassicurante non fare impresa, che continuare a fare impresa, e accontentarsi di quello che si ha, magari mancando la responsabilità di continuare a fare impresa, perché non serve solamente per se stessi, ma serve anche per gli altri. A volte non c'è la cultura dell'impresa, qualche volta non c'è ed è mancata, ci manca anche, la cultura del lavoro. Quanta impresa potrebbe anche andar meglio, qualche volta, con una maggior cultura del lavoro anche.

Quindi, insomma, siamo in tanti a dover fare i conti con noi stessi nel fatto che, pur uscendo da due periodi di interventi straordinari, di programmazione di risorse straordinarie europee, la Sardegna - è tristissimo dirlo - non si è spostata di un millimetro. E allora forse, nel futuro, dovremo fare diversamente, o magari cercare di fare il contrario di quello che abbiamo fatto fino ad adesso. Magari, io suggerirei, anziché individuare centomila cose o cento interventi, tante misure, eccetera, eccetera, che poi non siamo in grado di gestire, anche, appunto, per le difficoltà della pubblica amministrazione. Individuare poche cose, che siano dei presupposti importanti, e su quelle investire tutti gli sforzi e portarle a compimento in fretta, e sapere che comunque si tratterà di cose che rimangono, diversamente da tante altre cose che non si capisce, non ci ricordiamo più nemmeno per quale motivo le avevamo pensate, quando son terminate a volte si fa fatica anche a comprenderne i presupposti. Quindi, questa è una cosa.

Per quanto riguarda le risorse: noi possiamo affrontare il futuro con un certo ottimismo, con speranza insomma, perché abbiamo fatto una politica severa di contenimento dei costi. Possiamo continuarla a fare perché abbiamo ancora un sacco di sprechi da eliminare, e tutti questi sprechi che riusciamo a eliminare sono risorse in più che possiamo investire invece, nel sopperire, nel rispondere alle necessità. Abbiamo fatto una politica severa e continueremo a farla, sull'utilizzo dei fondi regionali a disposizione, ma abbiamo fatto anche una politica, credo importante, sulle entrate, e se la legge finanziaria sarà approvata, così come è ancora in discussione al Senato, noi già nel 2007 abbiamo delle risorse importanti in più, rispetto a quelle che avevamo nel 2004, a quelle che avevamo nel 2005. Risorse che ci permettono di fare il bilancio senza finanziare nuovi debiti, anche perché non c'erano più le banche che ci avrebbero prestati i soldi, avevamo raggiunto appunto, il nostro limite di indebitamento. Anche le pubbliche amministrazioni hanno un limite di indebitamento e noi ormai l'avevamo raggiunto. Quindi anche la spesa a cui ci eravamo abituati non era più sostenibile, non l'avremmo più potuta finanziare se non avessimo avuto un regime di entrate diverso. Però, ripeto, queste entrate in più permettono di continuare a finanziare quella spesa senza alimentare altri debiti, che comunque non avremmo potuto più ottenere, e ci permettono anche di poter finanziare nuove opportunità di spesa.

Quando diciamo 'finanziare nuove spese', non mi viene in mente di spendere più soldi finanziando le Pro loco, o finanziando le bande musicali, per quanto siano importanti, ma spendere più soldi nelle infrastrutture della nostra Regione, nelle cose forti che ci servono e che, comunque vada, alla fine le lasceremo e saranno importanti. Quindi, alcune cose le possiamo fare.
Quel lavoro che abbiamo fatto assieme: sindacati, sindaci, tutti quanti, ha portato credo, a una conquista forte insomma, e quindi iniziamo a trarne qualche vantaggio già dal bilancio 2007. Ancora due o tre giorni fa è arrivata una lettera del ministero dell'Economia in cui, tra le altre cose, ci segnalavano che anche una vertenza che avevamo fatto, sulla tassa sugli affari, che per una modifica normativa dal 2001 avevamo perso, ce l'hanno riconosciuta e sono altri 192 milioni di euro che comunque, graziosamente, ci hanno comunicato che ci stanno mandando questi giorni. Così come abbiamo utilizzato la capacità impositiva della nostra Regione, per la prima volta, io credo in maniera opportuna, e serve tutta per riequilibrare, per il riequilibrio territoriale, per trasferire un po' di ricchezza dalle coste alle zone dell'interno.

Quindi, il nostro bilancio è sufficientemente in ordine e ancora di più dobbiamo fare per continuarlo a migliorare e liberare risorse che possono essere utilizzate in attività concrete, quelle che voi avete scritto. Poi è andata bene anche la negoziazione, che è appena terminata, con lo Stato per i fondi europei. Come sapete usciamo dall'Obiettivo 1. Usciamo dall'Obiettivo 1 per lo zero virgola qualcosa per cento. Usciamo dall'Obiettivo 1, anche se siamo rimasti dove eravamo, come dicevamo prima. E a un certo momento abbiamo anche avuto paura di perdere una quantità ingente di risorse, di perdere i due terzi delle risorse, anche perché la cosa era partita molto male, con una promessa del luglio del 2002 non mantenuta nel dicembre del 2002, quando poi il Governo italiano ha presentato il memorandum, quindi, la proposta italiana al negoziato europeo.

Quindi è iniziata in maniera storta, eliminando del tutto la rivendicazione o la previsione, che anche in molte dichiarazioni, persino nella nuova proposta di statuto europeo, della protezione delle regioni insulari. Quindi abbiamo iniziato in forte salita, è stato fatto l'accordo sugli strumenti finanziari da parte del Consiglio europeo e in questi mesi si è portata avanti una negoziazione con lo Stato, cercando di fare in modo che, alle minori risorse europee facesse fronte un maggior cofinanziamento dello Stato. Il risultato è che mentre prima per ogni euro europeo c'era un altro euro di risorse pubbliche (dello Stato e della Regione), per cui, ogni euro dell'Europa lo Stato finanziava due euro di investimenti. Oggi, per ogni euro dell'Europa c'è un euro e mezzo dello Stato, quindi, da due euro siamo passati a due euro e mezzo. E mentre quell'euro di risorse nazionali veniva finanziato, per due terzi dallo Stato e per un terzo dalla Regione, e quindi una parte la mettevamo noi, la parte che mettiamo noi è ridotta, e quindi liberando altre risorse che possiamo spendere diversamente.

Insomma, per farla breve, delle risorse del Por, non passiamo da 100 a 30, o 35, come abbiamo avuto paura, ma passiamo da 100 a circa 75, e quindi perdiamo un 25%, che non è un dramma, è andato bene.

Per di più ci sono i fondi Fas, i fondi per le aree sotto utilizzate. La paura era che, uscendo dall'Obiettivo 1, potessimo essere considerati fuori dall'Obiettivo 1 anche nella ripartizione delle risorse nazionali per le aree sotto utilizzate, invece noi prima partecipavamo alle risorse nazionali col 12% e adesso, avendo dimostrato alcune cose sull'accessibilità, eccetera, e tenuta in maggior conto l'insularità, passiamo al 12,61%, quindi, pur uscendo dall'Obiettivo 1, non solo rimaniamo, ma cresciamo di diverse decine di milioni di euro. Per cui, quel po' di risorse che perdiamo, di risorse europee, le riguadagniamo sui fondi Fas, e se facciamo la somma, tra risorse europee e risorse nazionali, non perdiamo un euro, e anzi, otteniamo qualcosina in più. Per di più il Governo, opportunamente, per la prima volta, ha detto che dei fondi Fas, quelli che poi vengono spesi con le delibere del Cipe, di cui si decide di volta in volta, di finanziaria in finanziaria, viene data certezza per l'intero periodo di programmazione europea. Per cui, mentre prima aspettavamo di anno in anno per sapere che cosa c'era e che cosa potevamo programmare, oggi possiamo fare un quadro complessivo, come si chiama, ciclo complessivo integrato di programmazione, delle risorse europee, delle risorse nazionali, per gli stessi sette anni, e delle risorse regionali.

Allora, tutto considerato, le risorse europee, quelle Fas e anche una partecipazione equilibrata della nostra Regione ai fondi Fas, che però vengono spesi direttamente dallo Stato e vengono dati alla nostra responsabilità. C'è un altro aspetto positivo: prima i fondi Fas, per il 40% venivano dati nella disponibilità della Regione, per il 60% rimanevano nella disponibilità del Governo, che poi li ripartiva e non sempre li ripartiva in maniera equilibrata, perché a noi in passato sulle opere infrastrutturali ci ha dato briciole. Adesso questo si è invertito e passiamo noi quasi al 60% e loro al 40%, quindi abbiamo più risorse da spendere e da programmare noi direttamente.

Tutto questo fa sì che le risorse certe che noi possiamo programmare per il prossimo periodo sono: otto miliardi e cinquecento milioni di euro. Molto di più rispetto al precedente periodo di programmazione. Non solo, ma il Governo si è tenuto un 30% di riserve dei fondi Fas per finanziare progetti di eccellenza, così li chiamano, nelle regioni meridionali. Fare in modo che ogni Regione meridionale abbia, per esempio, un centro sanitario di eccellenza, o abbia un centro di ricerca di eccellenza. E quindi, molto dipenderà anche dalla nostra qualità di progettazione, la capacità di attrarre un po' di quelle risorse; se saremo capaci di attrarle in maniera equilibrata rispetto alle altre regioni. Il totale di risorse che possono essere spese in Sardegna, nei prossimi sette anni, sono dieci miliardi di euro. Quindi, agli otto miliardi e mezzo, che sono già nella nostra disponibilità, si aggiunge un ulteriore miliardo e mezzo nella disponibilità dei Pon nazionali e dei Fas nazionali.

Allora, il quadro finanziario non è cattivo, solo che quello che cercavo di dire prima è: i soldi, di per sé, vogliono dire poco. Come sapete i soldi cambiano molto, il valore dei soldi cambia molto a seconda di chi li ha in mano e di come li spende. A volte gli stessi soldi in una famiglia non bastano e nella famiglia affianco bastano, perché c'è una brava massaia, e noi dobbiamo essere bravi padroni di casa, la sfida del sistema regionale è questa, di essere bravi padroni di casa e di far fruttare meglio quei soldi che abbiamo a disposizione, nettamente meglio rispetto al passato, perché il passato a dir la verità non ci incoraggia.

Due periodi di programmazione non hanno spostato la situazione della nostra Regione, allora pensiamoci bene a dove abbiamo sbagliato e cerchiamo di non sbagliare più . E allora, tutto l'incremento di valore proprio è dentro la capacità della pubblica amministrazione di essere più veloce, di migliorarsi, di essere più snella, di essere più semplice, più trasparente verso i cittadini, ed è tutta nel sistema sociale della nostra Regione insomma: i sindacati, le imprese. Però, la cosa buona è che mi pare che forse, anche più che nel passato, c'è questa consapevolezza, c'è la volontà di fare. L'Oristanese vuol fare, il Sulcis vuol fare, il Nuorese vuole fare, e dobbiamo farlo con la consapevolezza che non ci saranno troppi altri treni che passeranno, questo è un treno importante e va colto, non possiamo sbagliare.
E allora, tutto questo lavoro che voi avete fatto, quindi, è prezioso. Vediamolo, analizziamolo: magari molto è condivisibile, forse su qualcosa si può discutere, e troviamo il modo come fare, come inserirlo nelle risorse che già abbiamo, come inserirlo nella programmazione invece delle nuove risorse, che parte dal primo gennaio del 2007. E' ora.

Comunque, vi ringrazio per il clima di questa riunione, insomma, che è veramente un clima dove ognuno di noi sta cercando di mettere tutta la positività e la costruttività possibile. Quindi stiamo facendo uno sforzo per costruire, non per dividere, e non è sempre scontato, è naturalmente importante, prezioso, e vale la pena di sottolinearlo. Io non so se noi siamo per la sussidiarietà orizzontale o per la programmazione dall'alto, certo, non penso che il governo nazionale potrebbe essere in grado di programmare meglio, di conoscere meglio la Sardegna di quanto non lo facciamo noi della Giunta regionale. Nondimeno penso il governo nazionale troppo presente, ma lo penso semmai troppo assente, e credo che sono un sacco di occasioni in cui invece avrebbe potuto essere più presente, fare un lavoro maggiore di coordinamento, di sostegno, evitarci anche del lavoro. Per esempio: non penso che sia strettamente necessario che la Sardegna si inventi un governo del sistema sanitario nuovo. Se ce ne fosse uno nazionale, un sistema informativo già bello e pronto e collaudato, io l'avrei preso, invece siamo costretti a fare delle progettazioni, forse per la ventunesima volta in Italia, e sopportarne i tempi, le difficoltà e i costi. Quindi, sono convinto che conosciamo meglio noi la Sardegna di quanto non la conosca il governo nazionale, però mi lamento non che sia troppo presente, ma qualche volta che sia troppo assente.

E allora, ugualmente al nostro interno, io penso che voi conosciate la provincia di Nuoro estremamente meglio di come la conosciamo noi da Cagliari, però credo che non dobbiate aver timore, come non avete, della volontà anche, della Regione, di partecipare alle vostre discussioni, alla vostra programmazione, ma vederla invece come una voce in più, un aiuto in più, una ricchezza, una possibilità in più. Quindi, credo che il vostro piano strategico sia un punto di partenza fondamentale, basilare. Contiene tutta la vostra analisi, la vostra visione e la vostra volontà per il futuro. Quindi c'è tutto questo e questo è prezioso per la Regione. La Regione cosa ci può aggiungere? Dirvi qual è eventualmente l'analisi, la visione e la volontà per la Regione, e fare in modo che nessuno dei nostri sforzi vada sprecato, ma possa essere d'aiuto, possa fare leva per i vostri sforzi territoriali. E allora, ci deve essere ora, necessariamente, un momento in cui anche noi abbiamo l'opportunità di dire qualcosa sul vostro piano, e dire: 'Questo lo ritengo importantissimo, forse stiamo lavorando anche noi su questo e quindi potete affrontare questo percorso con maggior coraggio, perché ci siamo anche noi. Questo lo stiamo già facendo noi, forse non vale la pena che voi facciate sforzi che forse non sono necessari'.

Quindi, all'interno di questo ragionamento, alla fine, individueremo quelle poche, tante cose importanti, dove dobbiamo lavorare assieme. L'individuazione e l'impegno su queste cose da fare assieme possono, è auspicabile io credo, essere parte di un documento che firmiamo, e io effettivamente mi trovo molto bene nell'intesa istituzionale, laddove non la lasciamo a un incontro con un ministro o con il rappresentante di turno del Governo, ma lo mettiamo all'interno di un patto col Governo, che alla fine mette ordine alle cose che dobbiamo fare. A me piacerebbe, questo percorso, portarlo anche nei territori della Sardegna, mettere ordine. Non so quale sia il suo valore formale, quale sia lo strumento istituzionale, se quella è l'intesa di programma, però è sicuramente una strada da esplorare e percorrere, per quanto è possibile percorrerla. Dargli tutta la solennità e la forza, proprio dell'impegno reciproco su un percorso che abbiamo individuato e sul quale si può lavorare assieme. Quindi, questo può essere il percorso, fin da subito, questo il vostro piano ed è la vostra visione.

Di questo piano che cosa condividiamo? Che riteniamo urgente e sul quale siamo disposti a impegnarci, nei diversi modi possibili? Detto questo possiamo anche fare un passo successivo oggi. Alcune cose, più o meno, le avevamo anche individuate dentro. Abbiamo parlato delle infrastrutture ad esempio, e della mobilità, le vedo scritte lì. Noi siamo disposti a impegnarci sul treno: stiamo investendo sulla Cagliari-Sassari e vogliamo investire sulla Macomer-Nuoro. Abbiamo investito nel centro intermoralità, vogliamo investire sul treno. Vivere in un piccolo paese deve essere un'opportunità, non deve essere una separazione, quindi individuiamo quelle opere che effettivamente servono, che con spese non eccessive migliorino effettivamente i tempi di percorrenza, magari che non abbiano un impatto ambientale mostruoso, che non ci facciano rivoltare la Sardegna. Individuiamole e facciamole, e impegniamoci, saranno soldi spesi bene, non saranno quelle opere vuote, almeno quelle ci rimarranno.

Sulla mobilità, così come sul trasporto pubblico locale. La nostra popolazione invecchia, a volte non è necessario spostare troppi pullman, o pullman che viaggiano vuoti. Noi stiamo cercando di rimettere ordine nell'Arst, Fms e Ferrovie della Sardegna, ed è una grande opportunità, un'opportunità anche per la vostra provincia. Provate a programmare, aiutarci a programmare. Si tratta di investimenti piccoli che però possono impattare in maniera importante nella qualità della vita nei paesi. Altre regioni l'hanno fatto, e credo che è una cosa che debba essere fatta anche in questo territorio. Utilizziamo anche quel mondo dell'artigianato, di chi queste cose già le fa. Però, non lasciati a quel rapporto da privato a privato, ma all'interno del sistema del trasporto pubblico, che vogliamo aiutare.

Abbiamo parlato di servizi, innanzitutto, di quei servizi fondamentali perché si possa continuare a vivere nelle zone interne e vivere bene. Abbiamo detto che per vivere, innanzitutto, bisogna esistere, ci stiamo spopolando. Tutti questi servizi che possono convincere veramente i giovani a sposarsi, a metter su famiglia, a mandare i bambini all'asilo, indichiamoli. Noi siamo assolutamente disposti a investire e investiamo in questo, nella riqualificazione dei centri storici, ma riqualificare un centro storico non significa fare una piazzetta fine a se stessa o un ciottolato più bello. Riqualificare un centro storico è riqualificare le case e riempirle di giovani, di gente che ci vive, altrimenti stiamo facendo musei a cielo aperto e siamo poco interessanti.

Tutti gli sforzi perché ci sia l'asilo facciamoli, non dobbiamo quasi badare a spese perché ci sia l'asilo. Poi, un dovere di queste scuole, di questi paesi, e voi ce la potete fare. Ho incontrato il vice ministro della Pubblica istruzione l'altro giorno e verrà il ministro nei prossimi giorni. Intanto gli ho chiesto, e stanno facendo veramente uno sforzo, con questa legge finanziaria, per eliminare tutto il precariato che c'è ancora nel mondo della scuola della Sardegna. Nel passato c'era qualcuno che pensava di chiudere le scuole e di metterci il computer, o di metterci la teleconferenza della maestra. Quando chiude la scuola di un paese ha chiuso il paese insomma. E allora, noi dobbiamo fare uno sforzo totale, enorme, per mantenere la scuola nei paesi e soprattutto per migliorare la qualità della scuola.

E allora, quello che diceva: 'Laddove c'è una comunità che si fa carico della scuola, la scuola è migliore' - cioè, se le maestre, i professori, sono lasciati a un mondo separato della scuola, fanno quello che possono, nessuno li controlla. Se sono una parte importante della responsabilità del sindaco, della responsabilità della comunità, del presidente della provincia, la scuola in quel paese è migliore. E allora, questi piccoli centri possono avere una scuola, non migliore, la migliore che possono avere, perché ce l'hanno proprio a portata di mano. Devono riuscire a selezionare gli insegnanti migliori, responsabilizzarli, fare la lotta contro la dispersione scolastica nel modo più opportuno. Allora, tutto questo secondo me si potrebbe fare e dovreste farlo. Porvi l'obiettivo di avere, non una 'scuolettina', ma la scuola migliore. Dove si insegna bene la matematica, dove si insegnano bene le scienze, dove si insegnano bene le lingue. Non è impossibile, cioè, il fatto che siamo in paesi piccoli, o in comunità dell'interno, non lo rende più difficile. Dipende semplicemente dalla qualità dell'insegnante, dalla qualità del rapporto che le comunità hanno con gli insegnanti e da come sappiamo motivare i giovani.

E allora, in tutte queste cose noi siamo con voi. Nella formazione, avete detto che comunque la formazione nasce veramente all'asilo, ormai è sperimentato, lo dicono tutti. Se uno è un cattivo studente alle scuole elementari difficilmente sarà un bravo studente al liceo, e quindi, nelle nostre piccole comunità possiamo far tanto per questo. Nei punti che avevamo indicato si parlava dell'Università a Nuoro. Allora, a Nuoro ormai c'è una tradizione, comunque c'è un'Università privata insomma, che fa del turismo e lo fa bene, e poi si è detto da tempo che c'è un'esperienza da tempo, sulle scienze ambientali. Allora, io sono in maniera totale contro la dispersione dell'Università, contro la negazione dell'Università, che poi diventa un piccolo liceo o un liceo un po' evoluto. Però insomma, con Nuoro quest'esperienza ormai è evidente, è chiara, e noi intendiamo rafforzarla e siamo pronti a prenderci impegni in questa intesa, che abbiamo detto che dobbiamo scrivere, sull'Università. Solo che dobbiamo fare in modo che sia buona davvero. Se ci occupiamo di turismo ce ne dobbiamo occupare, non per i nuoresi, ma per tutta la Sardegna, e non per tutta la Sardegna, ma magari per qualcuno da qualche altra parte, cioè, si cerca di fare le cose migliori, e lo stesso vale per le scienze ambientali.

Io non so cosa sia successo, però a un recente concorso, alla fine nessuno ha superato l'esame. Non li hanno assunti e sono rimasti posti liberi in queste materie: scienze ambientali insomma, rischio di dire qualche imprecisione. Però, o il concorso era troppo severo o forse la qualità dell'insegnamento non era forte, quindi dobbiamo assolutamente fare l'Università, ma farla meglio. Quindi, su quello ancora siamo interessati a impegnarci.

Sulla promozione dei sistemi produttivi io concordo totalmente, ma l'avete detto anche voi, volete uno sviluppo armonico dell'industria, dei saperi tradizionali, della piccola media impresa, dell'artigianato e del sistema agro-alimentare. Io concordo quando si dice che non dobbiamo fare l'economia della pasquetta o accontentarci di vivere di ricordi nel centro Sardegna. Dobbiamo fare industria certamente. Abbiamo detto che stiamo difendendo quella che c'è, qualcosa l'abbiamo purtroppo accompagnata in mobilità, ma quella che c'è la stiamo difendendo. Abbiamo difeso quello che è rimasto dei contratti di programma. Alcuni come sapete sono stati finanziati, l'altro viene finanziato e così via.

Abbiamo individualizzato a Ottana il termovalorizzatore. Lo dicevano anche i sindacati prima, e forse anche il presidente di Confindustria. Abbiamo bisogno di far crescere la cultura dell'impresa. Se qualcuno arrivasse da fuori a fare impresa, un'impresa importante, non ci dispiacerebbe, ma naturalmente lasciando a casa i banditi. Cioè qualche iniziativa nazionale dobbiamo riuscire a portarla, questo volevo dire. Allora noi un'iniziativa nazionale l'abbiamo individuata, l'abbiamo anche scritta e ve la ripropongo oggi e abbiamo avuto l'impegno da parte del ministero dell'Industria di fare in modo che in Sardegna ci sia l'impresa nazionale per la produzione di fotovoltaico e della trasformazione del silicio in wafer di fotovoltaico per le produzioni poi successive. Ci sono già delle richieste, le stiamo approfondendo, il ministero è d'accordo e noi questo lo vogliamo localizzare ad Ottana. Ed è una cosa molto importante. Così come vorremmo localizzare ad Ottana una parte degli investimenti che stiamo facendo nelle energie rinnovabili e la possibilità di costruire a Ottana un impianto di solare termodinamico. Qualcuno li ha visti citare a Report da poco. Noi abbiamo le risorse per farlo e stiamo definendo un accordo con il ministero per poterlo fare. Farlo qui a Ottana è importante perché non si tratta di montare delle cose e finirla lì, si tratta di essere al centro invece di tutta la tecnologia per costruire queste cose, cioè della produzione delle carpenterie metalliche, della produzione delle parabole, di tutto quello che ci sta dietro, per fare in modo poi che queste tecnologie le costruiamo per Ottana, ma le costruiamo per la Calabria, per chi sa dove insomma, per esportare.

E quindi mettendo assieme ricerca che è stata sviluppata dall'Enea, insieme al Crs4, e ingegnerizzazione e produzione che può essere sviluppata qui nella piana di Ottana. Quindi su questo noi siamo disponibili a impegnarci, così come credo che sia una cosa giusta, tutto questo patrimonio edilizio insomma, riacquisirlo e rimetterlo a disposizione. E' una cosa che tramite la Sfirs stiamo facendo, con la cartiera, e proprio oggi alla cartiera abbiamo accompagnato una importante impresa, importantissima direi, impresa del settore nautico, a vedere, per localizzarsi eventualmente all'interno di quell'area lì, di Arbatax, insieme ad altri che hanno mostrato interesse.

Sull'industria: questi giorni, le prossime settimane, porteremo a termine la progettazione integrata. Ci sarà sicuramente una parte equilibrata di risorse che finanzieranno i progetti nel nostro territorio, e io credo che la progettazione, anche regionale, possa rafforzare la qualità della progettazione del territorio, metterla all'interno di strumenti regionali, che possano aumentare la competizione fuori dalla Sardegna dello sviluppo locale dei nostri territori, assieme allo sviluppo locale dell'Oristanese, del Sassarese, del Sulcis e così via. E quindi, questo lo facciamo. Così come qualcosa d'importante, che è venuta fuori dalla progettazione integrata e magari ce lo segnalate nelle prossime settimane, potrà essere finanziato un po' per le vie brevi, cioè, nella programmazione negoziata, in realtà abbiamo ancora un po' di risorse da spendere, almeno 100 milioni di euro da spendere, e li vorremmo utilizzare, magari dividendoli un po' per le province, per finanziare con lo strumento dei vecchi Pia, progetti per i quali c'è stata già evidenza pubblica, attraverso la progettazione integrata.

Questi progetti che ritenete maggiormente importanti, che fanno un po' da motore su cui si innescano gli altri progetti di sviluppo locale, e quindi anche questo lo possiamo fare immediatamente. La 17 ormai la dimentichiamo, il vecchio accordo di programma per la Sardegna centrale. Comunque sull'industria noi ci organizziamo così. Abbiamo parlato dell'energia e possiamo impegnarci assieme a cercare una cosa forte, nazionale, che possiamo riuscire a catalizzare da queste parti, questo sì.
Sviluppo locale, che non vuol dire l'economia della pasquetta, ma vuol dire rafforzare il sistema agro-alimentare, rafforzare il sistema dell'allevamento, rafforzare il sistema dell'artigianato, assieme all'attività turistica che comunque deve venire. E' una cosa importante e sta dando comunque dei segni positivi in altre zone della Sardegna e sta iniziando a darli anche qui.

Nel sistema agro-alimentare, per esempio, è un segnale positivo il fatto che dopo tanti anni possiamo tornare a esportare salumi. Ci sono segnali positivi sui formaggi, e anche su questo la Regione si impegna nel rafforzare le attività di sistema che permettono di raccogliere il prodotto e di commercializzarlo in maniera unitaria, eccetera. Non basteranno gli sforzi della Barbagia, o gli sforzi del Mandrolisai. Non basteranno nemmeno gli sforzi del Nuorese, ci vorranno gli sforzi di tutta la Sardegna, se vogliamo portare veramente queste merci fuori dalla Sardegna e su questo noi siamo interessati a collaborare ai vostri sforzi.

Insomma, mi pare di aver detto le cose più importanti. Ci sono i sistemi della qualità urbana. Abbiamo dei progetti per Cagliari e vorremmo avere dei progetti per Nuoro. E' già individuato, è quello del quadrivio, noi siamo pronti a metterci dei nostri soldi e a farla avviare, una cosa che naturalmente poi deve avere gli investimenti dei privati e deve riguardare l'impresa anche.

Ho anche ricordato, noi siamo pronti a impegnarci, ci impegniamo e cerchiamo di spendere le risorse anche subito, insomma. C'era un altro punto: in questo momento tutti i paesi inferiori ai 2.500 abitanti, ma probabilmente, no meglio, superiori ai 2.500 abitanti, ma probabilmente anche superiori ai 2.000 abitanti riusciamo ad arrivare, avranno entro l'anno prossimo la fibra ottica e l'Adsl. Quelli sotto i 2.000 abitanti, entro l'anno prossimo avranno comunque la banda larga sui ponti radio. E' una cosa importante per la qualità della vita, io credo, per la possibilità di fare impresa, e in tutte le aree industriali naturalmente.

C'è un'altra cosa importante che stiamo facendo. Stiamo cercando di fare una convenzione con l'Enel, perché non manchi più la luce nei paesi e nelle zone industriali. Ci sono investimenti per 45 milioni di euro per rafforzare le reti intermedie e per garantire il livello medio nazionale. O lo fanno loro o lo facciamo assieme, ma è una priorità anche quella credo, è importante per il sistema degli artigiani e della vita nel paese e lo dobbiamo fare.

C'è un'altra cosa dalla quale può nascere lavoro insomma, per vivere in questi paesi noi veramente dobbiamo essere migliori, dobbiamo avere una qualità del paese migliore, una qualità dell'asilo, della scuola, della pubblica amministrazione che dà una risposta, della Provincia che dà una risposta, della Regione che dà una risposta agli imprenditori, migliore. Dobbiamo avere una qualità ambientale migliore, dobbiamo pulire meglio, dobbiamo non avere discariche abusive, dobbiamo non avere sporcizia in campagna, e tutte queste cose qui, quindi, le dobbiamo fare.

Oggi abbiamo incontrato gli operai forestali, non gli operai, alcuni sindaci. Va bene, insomma, noi come rimaniamo? Noi diamo un'analisi di questa cosa e poi estrapoliamo quelle cose per le quali decidiamo di impegnarci, che voi ritenete prioritarie e che noi condividiamo e riteniamo di fare. Questo per l'immediato e poi ci sarà una programmazione magari a breve e medio termine, e noi naturalmente nella programmazione regionale dobbiamo necessariamente tenere conto di queste che sono le vostre priorità".