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Intervento al convegno organizzato da Confindustria: "L'industria del futuro"

Cagliari, lunedì 11 dicembre 2006, T-Hotel
"La politica regionale, credo ne abbia già parlato il professor Gessa e anche Giuliano Murgia, presidente del Consorzio 21, che ha cambiato nome in Sardegna Ricerche per rappresentare in maniera più chiara la propria missione anche fuori della Sardegna, ne hanno già parlato loro, immagino approfonditamente, a me forse può bastare ricordare questo: noi abbiamo detto, questo centro-sinistra l'ha detto spesso, l'ha detto in campagna elettorale, lo dice tutte le volte che ne ha la possibilità, che intende promuovere in Sardegna l'economia della conoscenza. Ha in mente un progetto di sviluppo della Sardegna che cerca di uscire dalla monocultura dell'industria di base delle partecipazioni statali, da un'epoca o una monocultura ancora più pericolosa che è quella dell'assistenzialismo o una monocultura, secondo me impossibile, come quella del turismo.

Immaginiamo una Sardegna dove ci siano diverse opportunità di sviluppo legate ai saperi tradizionali, diffusi, legati a un'agricoltura più radicata nel territorio, all'artigianato, alla piccola e media impresa, una Sardegna che è capace di mantenere quello che ci rimane, anzi cerca di sviluppare ulteriormente l'industria che ci rimane dal passato e vuole però fare nuova industria in Sardegna, e se nuova industria in Sardegna può essere fatta è certo che sarà unicamente industria legata appunto alla ricerca, alla conoscenza.

Allora la prima cosa, ancora prima della ricerca: innanzitutto dobbiamo migliorare il livello di scolarizzazione dei nostri giovani. Abbiamo detto 100 volte che abbiamo il tasso più alto di dispersione scolastica, che abbiamo un tasso bassissimo di istruzione universitaria e questo dato negativo è un dato negativo non solo della nostra Regione, ma dell'Italia e va ricordato e messo veramente al centro del nostro agire politico.
In Italia, in età di lavoro, ogni 100 occupati ce ne sono circa 10 che hanno una laurea, e al nord Europa superano i 35, quindi oltre 3 volte e mezzo. In Sardegna siamo forse 8 o 9, quindi con un livello estremamente più basso. Dobbiamo lavorare, se vogliamo, in economia della conoscenza per far crescere in istruzione il livello della nostra gente. E mentre abbiamo bisogno di un livello medio di istruzione sicuramente più alto, abbiamo bisogno di punte di eccellenze, della capacità di fare ricerca e soprattutto, altrettanto di trasferire la ricerca al mondo dell'impresa.

Noi in questi due anni e mezzo abbiamo aumentato in maniera rilevante gli investimenti regionali in ricerca. Abbiamo necessità però che gli investimenti regionali non rimangano gli unici investimenti in ricerca. Però in una regione in cui c'è poca impresa e molto spesso piccola impresa, gli investimenti privati in ricerca sono più bassi che in altre regioni. E quindi il ruolo della Regione di investimento in ricerca deve necessariamente essere più alto: e vogliamo che sia più alto per quest'idea che ci siamo dati di economia della conoscenza.

Abbiamo fatto chiarezza, vogliamo investire in ricerca, ma non su tutto vogliamo investire, quindi in aree dove speriamo di poter aver qualche elemento di maggior competitività. E abbiamo detto che vogliamo investire nelle Ict confermando una tradizione che è nata in Sardegna all'inizio degli anni '90, vogliamo investire e stiamo investendo nelle biotecnologie, nelle scienze della vita, nelle energie rinnovabili. Questi sono i tre filoni di ricerca rilevanti sui quali vogliamo investire e lo stiamo facendo perché riteniamo che possono avere i migliori risultati per la ricerca stessa e soprattutto i migliori risultati di trasferimento tecnologico e nascita di nuove imprese. E' accaduto sulle Ict, sta accadendo sulle biotecnologie, dove si stanno localizzando in Sardegna un numero rilevante di imprese di ricerca e sono i primi passi, quasi una finestra che alcune società importanti stanno aprendo in Sardegna e che può essere un preludio di decisioni di investimento anche produttivi.

In energia rinnovabile: è di qualche giorno fa la notizia di nuovi fondi, 12 milioni di euro da parte del Miur per un progetto sul solare termodinamico, un'iniziativa che è nata in Sardegna con Rubbia, si è portata avanti per qualche anno e che ora il Crs4 sta portando avanti autonomamente e che è pronta per la sperimentazione sul campo e per una produzione effettiva di energia da solare termodinamico. E anche per spin-off di imprese private che nascono dai ricercatori che vogliono portare su dimensioni più ridotte rispetto agli utilizzi che sono stati fatti fino adesso di questa tecnologia. Diciamo piccoli impianti di solare termodinamico, rispetto ai grandi impianti che sono stati di sperimentazione da parte dell'Enel in Italia, da parte di altre imprese importanti in Spagna come ormai è risaputo.

In Sardegna si fa ricerca: è capitato che questa ricerca abbia avuto un impatto importante sulla possibilità di fare impresa, sullo sviluppo di imprese in Sardegna. Riteniamo che possa continuare ad accadere perché uno dei problemi che seguiamo, e che è sotto gli occhi di tutti, è questa dispersione della ricerca e il fatto che mentre noi siamo sufficientemente disuniti in ogni nostra attività, nella ricerca forse lo siamo ancora di più. La ricerca è fatta di ricercatori singoli, di star, di persone individualiste, di persone che sono abituate a lavorare in autonomia, e qualche volta privilegiano anche il voler lavorare in autonomia. Allora credo che non dobbiamo chiederci se la ricerca si fa in università o fuori dall'università: chi comanda la ricerca? L'università o gli enti di ricerca? Io credo che tutti dobbiamo fare un bagno di umiltà e sforzarci di lavorare assieme.

Io conosco un sacco di bravi ricercatori in Sardegna, ne conosco alcuni bravissimi nelle scienze della vita, e fanno cose assolutamente vicine, assolutamente sinergiche e hanno una difficoltà mostruosa a lavorare insieme: si conoscono, si rispettano anche, io credo, dal punto di vista scientifico però non fanno il minimo sforzo per mettere assieme le loro ricerche. E se fossimo capaci, se anche loro fossero capaci di mettere assieme le loro ricerche il valore della ricerca in Sardegna e in Italia ne guadagnerebbe moltissimo. Allora abbiamo veramente ognuno da fare la propria parte. La Sardegna, la Regione investe in ricerca, nelle prossime settimane si discuterà il bilancio per il prossimo anno, compresi gli investimenti per l'università e quindi per l'educazione e per la ricerca universitaria. Siamo sicuri che i senati accademici stiano facendo il massimo per collaborare al meglio, per massimizzare il valore del sistema sardo dell'università? Siamo sicuri che non stiano moltiplicando i corsi di laurea inutilmente? Siamo sicuri che a volte non stiamo producendo altri disoccupati solamente per fare nuovi corsi di laurea di cui non se ne comprende l'utilizzo, se ne comprendono solamente i costi. E quanti dei fondi per la ricerca vanno effettivamente alla ricerca migliore e non alla ricerca chissà come, anche dentro l'università?

Allora questo è lo sforzo che dobbiamo fare. Le università lavorare assieme, l'università come la politica, essere migliori, e tutta la Sardegna deve essere migliore, anche l'università deve essere migliore: la politica, la pubblica amministrazione, l'università. E anche gli stessi ricercatori, bravissimi, devono essere migliori, devono dare il meglio in Sardegna della capacità di lavorare assieme, perché se saranno capaci di lavorare assieme soprattutto nelle scienze della vita, faranno una leva enorme della qualità della ricerca che hanno svolto fino adesso. E siamo davanti a momenti effettivamente di grande cambiamento, con le attività già avviate nelle scienze della vita, con la nuova legge sul sistema sanitario regionale, il piano sanitario che verrà approvato nelle prossime settimane, la costituzione di una società - si fa per la prima volta in Italia - che si chiama Fase I, che serve per portare appunto in Fase I alcune direttrici di ricerca biomedica; la recente apertura al Crs4 della struttura per la bioinformatica che ha visto aprire relazioni importanti con i centri europei migliori in questo campo. Insomma, stanno accadendo delle cose in Sardegna, la politica è tutta sulla promozione della conoscenza, della ricerca e sulla possibilità di fare impresa su queste linee. E quindi ben vengano questi convegni, ben vengano tutte le riflessioni possibili, ma soprattutto ben venga la buona volontà di uscire dai personalismi e di mettere tutto questo a fattor comune, di mettere tutto questo in un unico sistema.

Un'ultimissima cosa: fino ad adesso individuiamo la ricerca come ricerca scientifica, ricerca tecnologica e individuiamo l'economia della conoscenza come economia legata alla conoscenza scientifica. Per unire, la conoscenza è legata anche alla conoscenza umanistica, artistica, culturale e la ricerca deve essere fatta anche in ambito artistico, culturale. E credo che ci sia una grande opportunità di ricerca e di lavoro in questo ambito qui, nell'arte, nella creatività. Il mondo di oggi, sempre più, premia la creatività: nel design, nell'architettura, nel design industriale, nel design domestico, nella moda, nei contenuti multimediali, nei video, la musica. C'è una quantità straordinaria di lavoro attorno a questi temi e c'è creatività e arte in Sardegna, temi ai quali bisogna associare ricerca e portarla nella modernità e trasformarla nel mondo del lavoro, perché, credo, nei progetti di ricerca della Sardegna per la prima volta abbiamo individuato questa idea di produzione di media, stiamo agevolando la nascita di una 'Sardegna Media Factory'. E cioè come Polaris è stato un centro che ha proposto ricerca, il trasferimento della ricerca e l'incubazione d'impresa, vogliamo fare un centro di ricerca di arte e di creatività, e il trasferimento dell'arte e della creatività nell'impresa; e quindi nell'incubazione d'impresa legata all'arte e alla creatività, e alla cultura, che vorremmo localizzare nella Manifattura tabacchi.

Nel prossimo bilancio regionale, la Regione investirà in maniera ancora più importante del passato nella ricerca e nell'economia della conoscenza. Alla fine credo che siamo sulla buona strada, l'economia della conoscenza è l'economia di Lisbona, abbiamo fatto delle cose importanti nella tutela del paesaggio, che è l'altro grande filone del pensiero europeo: la conoscenza e l'ambiente. E la Sardegna si sta muovendo assolutamente in maniera coerente in queste due strade, tra conoscenza e ambiente".