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Conferenza stampa di fine anno

Cagliari, venerdì 29 dicembre 2006, sala anfiteatro di via Roma
Presidente Soru:
"Buongiorno a tutti e grazie di essere venuti. Iniziamo questa conferenza stampa tradizionale di fine anno. Quest'anno il fine anno coincide anche con un momento importante della legislatura:da qui a qualche giorno sono due anni e mezzo che il centro sinistra è al governo della Regione e che la nostra Giunta ha la responsabilità quindi dell'esecutivo della Regione. Sono due anni e mezzo e inizia la seconda parte della legislatura, di uguale durata, e quindi sicuramente un momento importante di riflessione sull'attività svolta in questo anno, ma anche un momento doveroso di riflessione sull'attività svolta in questa prima parte della legislatura, sulle cose che sono state fatte, le cose che ancora rimangono da fare e che ci impegnano per la seconda parte della legislatura. Per questo abbiamo ritenuto utile ma anche doveroso, in quella volontà di trasparenza, di apertura, di chiarezza e di rendiconto delle cose che si fanno, presentare questo stampato, dove abbiamo voluto ripercorrere i diversi temi della campagna elettorale e del programma di governo, elencando semplicemente le cose appunto che erano state promesse, che ci eravamo impegnati a fare, e le cose che abbiamo già fatto e che ancora rimangono da fare.
Credo che sia stato un anno importante, in cui sono state realizzate parecchie cose, e che sia stata una prima parte di legislatura altrettanto importante, segnata dall'entusiasmo, dalla passione, dalla volontà di realizzare e di dare risposta a quella speranza e aspettativa forte che si era manifestata in Sardegna nel corso della ultima campagna elettorale per le regionali.
La Sardegna è nel mezzo sicuramente di un processo di cambiamento importante. E se pure in questi primi due anni e mezzo, in questi ultimi mesi di questo 2006 che si sta per concludere, ci sono stati momenti di disagio, momenti di confronto, anche aspro, mi sembra che questi ultimi giorni di questo 2006 segnino sempre di più la consapevolezza che probabilmente la Regione sta cambiando davvero, che sta cambiando nella sua organizzazione, che sta cambiando nel sistema della pubblica amministrazione; sta cambiando nella trasparenza, nella volontà di perseguire in maniera determinata gli interessi generali. Sta cambiando avendo in mente un'idea chiara di un possibile modello di sviluppo per la Sardegna: quello della maggior consapevolezza, della maggior assunzione di responsabilità, di maggior determinazione nel far rispettare i propri diritti. C'è la consapevolezza che un processo che miri al rispetto dei diritti della nostra Regione, e, coerentemente all'assunzione di responsabilità, nell'idea che i problemi della Sardegna debbano essere risolti innanzitutto dalla responsabilità dei suoi cittadini, c'è la consapevolezza che questo effettivamente sta portando dei risultati.

Ha portato dei risultati nella rideterminazione delle entrate della Regione, quindi nel suo riequilibrio finanziario; ha portato dei risultati, con un processo ancora in corso, nella diminuzione del peso delle servitù militari; ha portato dei risultati nella tutela dell'ambiente; quindi sta portando dei risultati in quelle categorie fondamentali per la convivenza civile, che stanno alla base della convivenza civile. C'è la consapevolezza che siamo in mezzo a un cambiamento importante nei processi di sviluppo e dell'economia della nostra regione. E la riscoperta nella valorizzazione dei saperi tradizionali, nell'agricoltura, nell'artigianato, nella tutela, nella salvaguardia di quello che rimane della grande industria in Sardegna, nel rafforzamento dei singoli settori produttivi. C'è la consapevolezza di un turismo possibile e sostenibile nel lungo periodo e capace di dare migliori risultati all'economia complessiva e alla società nel suo complesso della nostra regione.

Credo che sia stato chiaro anche il percorso che è stato fatto anche nelle politiche dell'istruzione, della formazione, della scuola: nel sottolineare in maniera chiara il diritto e il dovere dell'istruzione scolastica fino a una certa età. Anticipando, come si è anticipato in Sardegna, un percorso, una decisione che ormai fa parte anche del nuovo governo nazionale. La Regione è impegnata nel rafforzamento del sistema scolastico, e anche nella prossima legge finanziaria, nei prossimi mesi, nell'interlocuzione con lo Stato, avremo la possibilità di portare a conclusione, di portare a termine delle politiche di rafforzamento sostanziale del sistema della scuola della nostra regione.

Credo che sia chiaro quello che si sta cercando di fare nel sistema sanitario della regione. Dopo circa 25 anni è in corso di approvazione in questi giorni, definitivamente, nell'Assemblea regionale, il Piano sanitario. Nelle scorse settimane è stata approvata la legge di riordino del sistema sanitario regionale, e in questi giorni appunto si approva il Piano sanitario: dando chiarezza di un progetto, chiarezza di un sistema che deve fornire il diritto alla sanità e il diritto alle politiche sociali ai nostri cittadini.
La Regione è all'interno di un processo di modernizzazione e di cambiamento importante. E a questo cambiamento, a questa modernizzazione vogliamo che partecipino tutti, e vogliamo arrivarci tutti assieme: i più forti ma anche quelli meno forti, quelli che hanno bisogno di un aiuto in più rispetto ad altri. E' per questo che la Regione ha rafforzato le sue politiche sociali: ha rafforzato l'attenzione verso i più deboli, verso le persone che maggiormente hanno bisogno dell'aiuto degli altri. Sono aumentati gli investimenti nelle politiche di assistenza, nelle politiche sociali, gli investimenti nei piani personalizzati di assistenza, gli investimenti nella politica di far tornare a casa, per quanto possibile, persone che precedentemente venivano assistite in maniera non adeguata lontano da casa. Sono state investite cifre importanti rilanciando la politica per la casa, rilanciando il diritto essenziale appunto all'abitazione.
Io credo che sempre di più nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, la regione possa godere dei risultati di queste politiche di cambiamento che sono state messe in atto in questi primi due anni e mezzo e in questo ultimo anno, a cominciare dalla prossima legge finanziaria che verrà discussa nelle prossime settimane in Consiglio regionale appena terminerà la discussione del piano sanitario e delle legge statutaria. E nella legge finanziaria, appunto, vedremo riassunte molte delle possibilità che sono state aperte in questi due anni e mezzo di lavoro duro, di lavoro appassionato, coerente con quelle che era il programma di governo, con quello che avevamo promesso ai sardi e con quello che i sardi si aspettavano e per questo che io, la Giunta, credo l'intero centro-sinistra vive questo fine anno in maniera piuttosto serena insomma, con la consapevolezza del lavoro fatto e con la consapevolezza dei risultati che stanno arrivando e dei tanti risultati che continueranno ad arrivare nella prossima metà della legislatura.
Mi fermerei qua e diamo inizio a questo confronto, insomma, a questa possibilità di rispondere alle vostre domande che spero ci siano".

Roberta Secci (Agi):
"Io vorrei sapere qualcosa in più sulla pubblicazione che ci state distribuendo, vorrei sapere quanto tempo, quanto lavoro è costata, quanto verrà, a chi è destinata e come verrà distribuita".

Presidente Soru:
"Credo che sia un dovere di tutte le pubbliche amministrazioni lavorare in maniera trasparente. E' stato detto tante volte: la Regione deve essere una casa di vetro, deve essere visibile, deve essere a portata della comprensione di ogni cittadino. Abbiamo fatto, credo, delle cose importanti su questo tema. Dopo poche settimane di Governo avevamo realizzato un nuovo sito Internet della nostra Regione. Il fatto è abbastanza straordinario: abbiamo messo in linea, pubblicato, a disposizione di tutti i cittadini, in tempo reale, tutte le delibere della Giunta, e quell'informazione è a disposizione di tutti, cioè quell'informazione che prima era difficilmente accessibile all'interno della stessa pubblica amministrazione è diventata immediatamente accessibile dopo pochi minuti a tutta la Sardegna. L'informazione, che è cruciale nella vita della pubblica amministrazione, nella vita dell'impresa, nella vita di molti cittadini, quell'informazione che riguarda i diritti, le opportunità, le possibilità di finanziamento e investimento, quell'informazione che prima veniva mantenuta spesso in ambienti ristretti e utilizzata come strumento di potere.
Quel sito Internet della Regione, quei siti specializzati per aree tematiche, come SardegnaForeste, SardegnaCultura, SardegnaTurismo, SardegnaSalute, vengono messi ogni giorno a disposizione di tutti i cittadini della Sardegna, quella vasta mole di informazioni che appartiene alla pubblica amministrazione, alla società sarda, che prima era semplicemente nascosta o accantonata in maniera disordinata. E' stato quindi uno sforzo di trasparenza e di valorizzazione, di tutta l'informazione della Regione.
Questa riflessione, questo dare conto del lavoro fatto nei primi due anni e mezzo, risponde in maniera diversa allo stesso dovere della trasparenza. Non si celebra nulla, non si fa nessuna propaganda, non c'è nessuna enfasi in questo racconto. C'è semplicemente un dare conto di un programma di governo e un dare conto delle cose che coerentemente in questo programma di governo sono fatte. E' una prassi che le migliori amministrazioni fanno da tempo, e che in Sardegna non era stata ancora attuata. Si è iniziata a fare anche in altre regioni italiane, si fa anche in altre regioni europee e proponiamo adesso nella regione sarda, con l'auspicio, ma direi ormai con la certezza, che accadrà anche nel futuro, come credo che nessuno nel futuro possa cancellare, ormai, il diritto acquisito dai sardi a sapere un minuto dopo quello che accade e che si decide nella Giunta regionale. Anche questo è un diritto dei sardi di sapere a metà legislatura che cosa si è fatto delle promesse che erano state fatte.
Cosa è costato? E' costato due anni e mezzo di lavoro e qualche settimana, poche settimane di riordino. Il progetto grafico è stato fatto dalle persone che lavorano alla Regione, che ogni giorno lavorano ai siti e danno conto del lavoro che si fa, giorno per giorno. Pensiamo di diffonderlo, nella maniera più vasta possibile, credo che si stamperanno 50.000 copie di questo volumetto e credo che se ne stamperanno ancora di più in un formato più agevole, simile a un quotidiano, e verrà distribuito, io spero, in tutte le famiglie della Sardegna, affinché tutti quanti, chi vuole, possano aver conto del lavoro fatto, perché è un loro diritto ed è un nostro dovere darne conto, ma anche perché è importante la loro consapevolezza del processo di cambiamento in atto, perché il cambiamento della Regione ha bisogno della consapevolezza di ciascun sardo e della volontà di partecipare di ciascun sardo, e quindi questo è anche un richiamo alla loro volontà di partecipazione.
Forse non ho risposto a una domanda, mi fa dei segni.."

Roberta Secci (Agi):
"Il costo effettivo del lavoro?"

Presidente Soru:
"Ognuno di questi credo che costi circa un euro, e quindi prepararlo non è costato nulla. Costa la carta. Uno di questi circa un euro, nel formato quotidiano credo di meno, anche parecchio di meno, e costa molto meno dei calendari che non abbiamo fatto".

Giangiacomo Nieddu:
"La stampa è stata avvisata?"

Presidente Soru:
"Sì, è stata fatta una selezione pubblica. Insomma se ne è occupato l'ufficio comunicazione, il servizio comunicazione della Presidenza. E' stata fatta una selezione pubblica per la stampa nel numero previsto, mentre per la stampa delle prime centinaia, che ci servivano urgentemente, non abbiamo fatto un bando di gara".

Giorgio Greco, (Ansa):
"Presidente, la parola d'ordine mi sembra, l'ha detto più volte: cambiamento. Allora, in questa ottica e a metà legislatura, qual è, non il provvedimento singolo, eccetera, ma qual è la cosa che le ha dato, diciamo così, maggiori soddisfazioni, non personali, ma dal punto di vista del ruolo istituzionale, e qual è invece la critica che ritiene più preconcetta e quindi più legata o a problemi di schieramento o appunto a un fatto di preconcetto, e non critica costruttiva?"

Presidente Soru:
"No, quello che mi fa maggiormente piacere credo sia questa consapevolezza, sempre più diffusa: la Sardegna la faranno i sardi, e nel farla è necessario far rispettare i diritti della Sardegna qualunque essi siano. In tema di entrate, in tema di tutela dell'ambiente, in tema di servitù militari, in tema di diritto alla salute, in tema di valorizzazione delle nostre imprese e così via. Rispetto dei diritti e assunzione di responsabilità, questa consapevolezza che, o siamo responsabili noi ogni giorno del nostro bilancio, o siamo responsabili noi ogni giorno delle nostre entrate, responsabili noi ogni giorno del nostro ambiente, responsabili noi ogni giorno della nostra scuola, responsabili noi, singolarmente, ogni sardo, della nostra regione o questa regione non supererà mai il ritardo di sviluppo che ancora ha nei confronti di altre regioni italiane e maggiormente nei confronti delle migliori regioni europee. Siamo arrivati a un punto, direi cruciale, della nostra storia: il mondo si sta rovesciando da cima a fondo, paesi che prima erano poverissimi avanzano a velocità inimmaginabile per le economie occidentali; paesi che erano lontanissimi li viviamo ogni giorno nelle nostre strade; culture che erano totalmente lontane dalla nostra diventano una parte della nostra cultura, anche di tutti i giorni. Beh, in questo cambiamento c'è un posto per la Sardegna? In questo cambiamento, in questa rivoluzione di posizioni, di culture, di economie, di società, di migrazioni, c'è un posto per cambiare anche la Sardegna? Ecco, io penso di sì, c'è ed è un dovere nostro acchiapparlo questo posto ed è un dovere nostro far partecipare la Sardegna a questo cambiamento che riguarda il globo, che riguarda tutto il mondo.
La cosa che quindi mi ha dato maggior speranza e maggior soddisfazione per questi due anni e mezzo è stata questa consapevolezza sempre più diffusa nella nostra regione; sempre in più settori c'è questa volontà di assunzione di responsabilità e di assunzione di titolarità proprio della responsabilità del cambiamento.
Sempre meno ci aspettiamo che sia l'Europa, che sia il governo nazionale, che sia qualcun altro a risolvere i nostri problemi. Sempre più capiamo che li dobbiamo risolvere noi e sempre più capiamo che li stiamo risolvendo noi. Un esempio banale però abbastanza chiaro, semplice, delle tante cose che accadono tutti i giorni: qualche settimana fa ci sono state levate di scudi, lamentele, preoccupazioni, perché con la nuova legge finanziaria dello Stato ci prendiamo più diritti nella compartecipazione alle entrate, ma anche responsabilità in più, tra cui quella del trasporto pubblico locale, ad esempio la responsabilità della gestione delle ferrovie della Sardegna, la vecchia gestione governativa di un servizio abbandonato, non più svolto o svolto malissimo. Nell'abbandono, direi, della gestione delle FdS, c'era anche l'abbandono del patrimonio delle FdS. A Palau, in pieno centro storico, c'era un'area vastissima della stazione delle FdS, che limita la possibilità di sviluppo della città, che limita la possibilità magari di costruire delle case per gli abitanti di Palau, che sono stati scacciati, di fatto, dal centro, costretti a vivere quasi in campagna perché il centro è stato occupato dalle seconde case estive, e c'è un'opportunità, delle aree delle FdS. E' una rivendicazione storica dell'amministrazione di Palau, che fino ad adesso non ha avuto ascolto, perché appunto gestita da altri e che oggi potrà avere ascolto, ascolto facilissimo e una soluzione facilissima. Nell'assunzione di responsabilità c'è la possibilità di risolvere il problema. Nella mancanza di fiducia in se stessi e nel non volersi assumere le responsabilità, c'è l'impossibilità di risolvere i problemi.
Che cosa lamento di più? La divisione sempre maggiore della politica in schieramenti e l'incapacità, a volte, sempre più diffusa, di misurarsi sulle cose, per cui, oggi la polemica non è mai sulle cose, non è mai sul merito delle cose, non è mai sulle proposte, ma è sempre sui metodi o sempre su altro".

Susi Ronchi (Rai):
"Io per formulare una domanda mi vorrei riferire, molto brevemente, ad un episodio riportato dalla Bibbia, cioè al sogno del faraone. Il sogno del faraone, che prevedeva l'alternanza; Giuseppe, il giovane ebreo che aveva interpretato, sette anni di carestia, prima l'abbondanza e poi la carestia. Questo episodio, le chiedo, può essere ribaltato e applicato alla Sardegna? La regione esce da una fase particolarmente critica, tagli finanziari severi, sacrifici per tutti, dal contenimento della spesa, entra in una fase nuova, di cambiamento, come ha ricordato, di ripresa dello sviluppo, e ha anche annunciato degli investimenti in settori strategici, per la scuola ma anche per l'innovazione, per la ricerca scientifica, per l'istruzione. Le chiedo: quali vantaggi ne avranno nel 2007 i sardi da queste iniziative, se qualcosa ci può anticipare? Insomma, che tipo di anno arriverà dopo il 2007 per la Sardegna? Che anno sarà?"

Presidente Soru:
"Non sono stati due anni e mezzo di carestia, sono stati sicuramente due anni e mezzo di lavoro, di impegno e di lavoro, e di assunzione di responsabilità nelle diverse aree dell'amministrazione regionale. Io ho poche cose chiare nella vita: che il lavoro non tradisce mai, mentre le illusioni tradiscono sempre. E come hanno tradito le illusioni fondate sul nulla del passato, il lavoro di questi due anni e mezzo non sta tradendo e ne arrivano i risultati, e i primi risultati arrivano in maniera anche importante nella finanziaria regionale del 2007 che non fa nuovi debiti, e cioè, per finanziare le politiche e i servizi che deve rendere alla Sardegna non accende nuovi debiti, e quindi non fa pagare questi servizi alle generazioni future, anzi paga i debiti che ci sono stati lasciati dal passato e può spendere più soldi perché ha liberato risorse dagli sprechi, dagli sciupii, dalle inefficienze, e perché è stata capace di negoziare in maniera determinata con lo Stato la giusta compartecipazione alle tasse che vengono riscosse nella nostra Regione. E quindi ha più risorse da spendere, ha più risorse da spendere senza far debiti, anzi ripagando i debiti del passato, e credo che soprattutto ha una capacità di migliorare la qualità della spesa perché la quantità delle risorse raccontano solo una parte della storia, anzi sono una parte un po' pericolosa, che se ci concentriamo solamente sulla quantità delle risorse rischiamo semplicemente di perpetuare assistenzialismo, di perpetuare un'economia assistita e continuare a ritardare il superamento del ritardo di sviluppo della nostra regione. Dobbiamo concentrarci invece sulla qualità della spesa.
Questa prossima finanziaria prende delle decisioni importanti sulla qualità della spesa, per esempio, vuole aiutare la famiglia, vuole aiutare la famiglia nei suoi diritti essenziali. Un diritto essenziale è per esempio il diritto alla casa. Da quanti anni è che in Italia non si fa in maniera importante una politica per la casa? Da quanti anni è che non si fanno investimenti importanti per la casa in Sardegna? Noi penso che proporremo al Consiglio regionale, nella prossima legge finanziaria, di investire 100 milioni di euro per costruire quante... 2000 nuove case in Sardegna. E poi proponiamo di farlo, credo, in maniera non convenzionale, e cioè, non consumando nuovo territorio e andando a costruire nelle periferie dei paesi, ma andando a ristrutturare e riutilizzare quel grande patrimonio edilizio, vuoto, dei nostri centri storici. E piuttosto che investire unicamente per rifare le case o i lampioni dei centri storici, rifare le strade, i selciati, le piazze o i lampioni dei centri storici, investiamo per ricostruire e riabituare, e rivivere i centri storici, mettendo a disposizione queste case a chi fa fatica a costruirsi una casa, a chi una casa ancora non ce l'ha e difficilmente l'avrebbe senza questo genere di aiuto. E' una politica importante, dove c'è un pensiero, dove c'è una scelta, c'è una decisione, credo che ci sia una qualità della spesa. Quindi, è una delle cose importanti della prossima finanziaria, che però, forse non è del tutto giusto anticipare oggi insomma".

Filippo Peretti (La Nuova Sardegna):
"Lei ha detto che la Regione si sta migliorando nell'efficienza del sistema organizzativo. Le chiedo però, cosa impedisce ancora dopo due anni e mezzo di avere un bilancio come lo Stato a fine anno: una conseguenza delle dimissioni dell'assessore Pigliaru? O è la struttura che deve essere modificata? Le norme devono essere modificate?"

Presidente Soru:
"No, niente di tutto questo, una cosa molto più semplice, lo Stato.. io non so del passato, so della situazione attuale, non so perché in Sardegna non si sia fatto il bilancio puntualmente negli anni passati. Lo immagino, però non è questo che mi riguarda. So che noi avremmo potuto fare il bilancio a ottobre, novembre, l'avremmo potuto fare con molta semplicità, pur nelle difficoltà, o meglio, nelle particolarità di quest'anno e cioè, pur in una situazione in cui per la prima volta in Sardegna si farà il bilancio con la nuova legge di contabilità che cerca di semplificare innanzitutto la pubblica amministrazione regionale anche a tutti i cittadini, il modo in cui questo bilancio si scrive e viene gestito, dividendo le spese della Regione non in capitoli astrusi, ma in chiari obiettivi, in chiare strategie e in chiari obiettivi, modifichiamo le regole quindi del bilancio.
In questi giorni stiamo modificando il sistema contabile della nostra Regione, la Regione ha un'organizzazione che fa la contabilità coi sistemi di 35 anni fa; credo che non ci sia neanche un'impresa in tutta la Sardegna che fa la contabilità coi sistemi di 30 anni fa, e chiunque avesse preteso di fare la contabilità e gestire la sua organizzazione coi sistemi di 30 anni fa sarebbe già fallito. La Regione non è fallita semplicemente perché è un Ente pubblico, non può fallire. Però dal primo gennaio, quindi dalla prossima settimana, anche la Regione avrà i sistemi più moderni che ci possano essere in questo momento, e ne parlerò successivamente.
Quindi, ci sono due cambiamenti importanti in atto: nella legge di contabilità e nei sistemi, che si cambiano proprio in questi giorni, e può immaginare che cambiare questi sistemi sia una cosa complicata, che stia impegnando l'intera amministrazione regionale, e ringrazio i suoi dirigenti, i suoi funzionari per l'impegno che in queste settimane stanno mostrando, forte, nel gestire questo cambiamento.
Ma il vero motivo per cui abbiamo scelto di non presentare il bilancio a novembre è un altro, credo sostanziale: il bilancio riguarda l'evidenziazione delle entrate e la specificazione delle spese. Le entrate della nostra Regione, quest'anno stanno cambiando in maniera del tutto straordinaria, e stanno cambiando a seguito della vertenza sulle entrate e a seguito della modifica del nostro Statuto, realizzata attraverso la modifica dell'articolo 8 del nostro Statuto, approvata con la legge finanziaria dello Stato, che è stata approvata pochi giorni fa.
Che bilancio avremmo potuto fare senza sapere su quali entrate avremmo potuto contare? Avremmo fatto una finzione di bilancio o un esercizio contabile, ma non avremmo fatto il bilancio vero, delle entrate e delle possibili uscite della nostra Regione, e avremmo impegnato il Consiglio regionale in un esercizio laborioso, faticoso, lungo, di discussione di una cosa che non era il bilancio della Regione per il 2007. Il bilancio per la Regione del 2007 nasce con la conclusione della legge finanziaria dello Stato che è di qualche giorno fa. Nella legge finanziaria dello Stato c'è scritto di un cambiamento straordinario, epocale, delle entrate della nostra Regione. Le do un numero: la compartecipazione al gettito fiscale della nostra Regione cresce di quasi il 50% rispetto all'anno precedente, quindi non si tratta di un pò in più o un pò in meno che si può gestire, ma si tratta di un cambiamento del tutto straordinario. Allora era giusto aspettare qualche settimana in più e fare un bilancio reale di quelle che sono le entrate della Regione per il 2007 e quindi le sue possibili spese, e possiamo essere tutti certi che il prossimo bilancio sarà fatto per tempo, perché per tempo ormai abbiamo certezza delle nostre entrate e quindi delle nostre possibili spese.
Ne approfitto per dire due cose a proposito dei cambiamenti in atto: il primo gennaio, quindi col rientro dalle vacanze, parte il nuovo sistema informativo di base della Regione, che ha visto impegnati diversi assessorati, ha visto impegnati tutti quanti insomma. E' un progetto che è iniziato nei primi mesi del Governo; è stato fatto un bando, un bando di cui si discusse molto, perché noi cancellammo un bando precedente che pensavamo sbagliato e a maggior ragione lo ritengo sbagliato perché con 8 milioni di euro, i prossimi giorni, partono i nuovi sistemi informativi che nel bando precedente costavano circa 48 milioni di euro. Quindi realizziamo con 8 milioni qualcosa che nel passato doveva costare 48 milioni di euro; quindi, come vedete, le risorse non contavano nulla, conta la qualità della spesa. Dopo 30 anni cambiano i sistemi che gestiscono l'economia, la contabilità, l'economia della Regione, che gestiscono le risorse umane della Regione, che gestiscono la ragioneria della Regione e, ancora più importante, o altrettanto importante, gestiscono i flussi documentali della Regione, e cioè questa mole di carta, di lettere che ogni giorno arriva nella nostra Regione. Dai prossimi giorni ci sarà, c'è, è stato già sperimentato ormai, un unico protocollo informatico per tutta l'amministrazione regionale.
Ogni documento che arriva viene immediatamente immesso nel protocollo informatico, viene stampato un codice a barre simile a quello che c'è nei prodotti che compriamo nel supermercato, appiccicato sul documento e scannerizzato, viene di fatto fotografato e diventa un documento digitale. A quel punto la carta viene messa da parte e viene immediatamente trasmesso al dirigente il documento digitale.
Nel momento in cui entra nell'ufficio del protocollo, dopo pochi istanti, il documento è nelle mani del dirigente e dopo pochi minuti è nelle mani del funzionario responsabile, cioè non esisterà più il fatto che ci impiega un mese per andare dall'ufficio protocollo alla stanza del funzionario, ma sarà questione di pochi minuti, e non ci sarà più un funzionario della Regione che potrà dire: 'Non trovo la pratica, non trovo il documento, non mi è stato ancora trasmesso', perché dopo pochi minuti, avranno un unico numero di protocollo e saranno nella scrivania, nel computer, del funzionario responsabile, il quale eventualmente potrà anche ritardare, però avrà davanti a sé, ogni istante anche della sua giornata, la piena visione dei documenti che gli sono stati assegnati e di cui è responsabile, di cui deve dare risposta ai cittadini, e non ci sarà più un documento che non sappiamo dove sia o che è in viaggio.
E' un cambiamento epocale per la nostra Regione, che i nostri funzionari, i nostri dirigenti, stanno vivendo naturalmente con… prima con preoccupazione, ma adesso direi sempre meno con preoccupazione e anche con interesse, con attenzione e anche con la consapevolezza di quanto possa migliorare il loro lavoro e il rapporto coi cittadini".

Michele Fioraso (Sardinews):
"Le faccio una domanda che riguarda un aspetto forse marginale, rispetto alle questioni che abbiamo trattato finora, ossia il digital divide, il divario digitale. Leggo poi a pagina 77: 'A oggi solo 100 comuni, su 377 di quelli sardi, sono stati raggiunti dal servizio adsl, perché la copertura è anche più incompleta per quanto riguarda la popolazione'. Che cosa ha fatto la Regione in questi due anni e mezzo? E cosa ha intenzione di fare per riuscire a riportare la Sardegna.. per colmare il divario digitale tra la Sardegna e il resto del Paese, il resto d'Europa?"

Presidente Soru:
"Mah, fortunatamente la Sardegna non è che abbia un divario digitale rispetto alle altre regioni del mezzogiorno d'Italia e neanche importante rispetto ad altre regioni del nord-Italia. Persino nella ricchissima e popolosissima Lombardia ci sono dei paesi, anche importanti, ancora non raggiunti dall'adsl. E' un ritardo dell'Italia. E' un ritardo dell'Italia che noi, in Sardegna, vogliamo colmare prima di tutte le altre regioni italiane e quindi abbiamo lavorato molto per fare in modo che il numero dei paesi raggiunti dall'adsl in Sardegna crescesse il più rapidamente possibile.
Prima c'erano dei paesi già raggiunti dalla fibra ottica che magari era stata posata con contributi importanti dell'Unione europea. Fibra ottica che arrivava in un certo paese e poi non faceva nulla, nel senso che lì moriva, perché questa fibra era rimasta spenta, o perché a questa fibra non erano stati aggiunti degli investimenti, pochissimo costosi, che rendono possibile il servizio di collegamento alla rete adsl, ma che Telecom Italia, nella sua autonomia decisionale, aveva deciso di non fare, semplicemente perché preferiva fare investimenti altrove piuttosto che nei nostri paesi.
Per cui anche paesi importanti, come Gonnos, Cabras, Serramanna, Samassi, paesi grandi, pur avendo la fibra ottica in casa, avevano una fibra ottica spenta, del tutto inservibile. Noi, la prima cosa che abbiamo fatto, siamo intervenuti su Telecom Italia, anche aiutandoli all'interno delle regole europee e di un modello che era stato già utilizzato in Scozia, rendendo, facilitando gli investimenti in Sardegna, e quindi, in ogni paese in cui è già arrivata la fibra ottica, era già arrivata la fibra ottica, Telecom Italia la sta attivando. E quindi abbiamo portato la penetrazione dell'adsl a qualcosa di più vicino al… tra il 60 e il 70%, che è tanto, però rimane un 30% di piccoli paesi, di cittadini che abitano nei piccoli paesi, che ancora non avrebbero una risposta. Per questi paesi, insieme al Ministero delle telecomunicazioni e a una Società costituita dal Ministero, che si chiama Infratel, abbiamo co-finanziato la posa di altri tratti di fibra ottica per raggiungere dei paesi dove con pochissimo investimento si poteva fare arrivare il servizio. Abbiamo fatto queste verifiche e riusciamo a portare il servizio in tutti i paesi superiori ai 2500 abitanti.
Ora abbiamo negoziato un ulteriore intervento, insieme allo Stato, per portare il servizio in tutti i paesi superiori ai 2000 abitanti, di fibra ottica e di adsl legata alla fibra ottica. Per i paesi inferiori ai 2000 abitanti è in corso invece un bando, in questo momento, per fare l'adsl via etere, con i ponti radio. Abbiamo tardato perché lo spazio, le frequenze, anche per le trasmissioni radio, sono di fatto tutte occupate e sono nelle disponibilità del Ministero delle Telecomunicazioni e per poter fare questo, in Sardegna come nel resto d'Italia, si sono dovute liberare frequenze, utilizzate fino ad adesso per altri scopi. In Sardegna, come nel resto d'Italia, si è finalmente raggiunto l'accordo di liberare alcune frequenze fino a oggi utilizzate dai militari. Sulle frequenze, fino a oggi nelle disponibilità dei militari ma non utili, non necessarie ai militari, nei prossimi mesi verrà attivato invece il servizio di adsl via radio per i paesi appunto inferiori ai 2000 abitanti. Siamo certi che nel corso del 2007 l'adsl sarà raggiungibile e a disposizione di ogni famiglia, di ogni abitazione, di ogni impresa, di ogni cittadino della Sardegna, e credo che potremmo essere la prima regione italiana in questo".

Augusto Ditel (Nuova Sardegna):
"Le farò due domande, perché dando una scorsa veloce anche a questo libro che ci ha... al volume che ci ha consegnato mi sembra di non aver visto due cose, due aspetti: il primo è quello che riguarda la tassa sul lusso. E' una cosa della quale si è molto parlato nel corso del 2006, non mi sembra che ci sia nessun riferimento. Allora, chiedevo, è stata una omissione oppure una dimenticanza? E se si tratta di omissione non dipende forse dal fatto che c'è stata forse troppa fretta nel decidere l'applicazione di questa tassa, visto che poi ci sono stati dei problemi… volevo dire, non c'è stata secondo lei una deficienza, una carenza di comunicazione, nell'applicare, nello spiegare che cosa doveva essere questa tassa, visto che poi le reazioni sono state moltissime, poi sono state.. son sfociate anche in un ricorso da parte del Governo. Questa è la prima.
La seconda sicuramente invece non c'è, la seconda riguarda la squadra di Governo, per quanto non se ne faccia riferimento. Lei è partito con una squadra di governo di 12 assessori. Nel bilancio dei primi due anni e mezzo, 4 di questi assessori della prima squadra di governo non ci sono più: un terzo. Se tanto mi dà tanto vuol dire che anche nella seconda parte forse ne cadranno altri 4, non lo so, comunque la domanda è questa: primo, quanto durerà l'interim per due assessorati? Quello che lei ha, proprio sulla Programmazione, e quello che ha l'assessore Mannoni per la Pubblica istruzione, e se questo ritardo non è imputabile al fatto che ci sia qualche problema con i partiti, per cui devono in qualche modo concertare la nomina? E secondo, se vuole spiegare meglio cosa voleva dire tempo fa in una conferenza stampa nel corso della quale disse che tutti gli assessori, visto che sono presenti, sono a rischio".

Presidente Soru:
"L'ottimo suggeritore ha ricordato che in realtà, a pagina 21, si parla quindi della tassa, cosiddetta tassa sul lusso, o meglio la tassa sulle seconde case e la tassa sulle imbarcazioni superiori ai 14 metri e sull'atterraggio degli aerei privati in Sardegna.
E' presente, come sono presenti tutte le cose che abbiamo fatto, e io sono particolarmente orgoglioso di quella cosa lì, sono orgoglioso del fatto che ci sia una politica di riequilibrio territoriale che cerca di fare in modo che non ci sia solamente un pezzo di Sardegna ricca, lungo la fascia costiera, e ci sia una grande parte di Sardegna dimenticata nell'interno che non gode o gode pochissimo della ricchezza costiera, e sono orgoglioso di una tassa che, nel principio liberale, chiede i soldi a chi ce li ha e non a chi non ce li ha, e li chiede per riequilibrare, per quanto possibile, un pochino, tra chi ha a disposizione più risorse e chi di risorse a disposizione non ne ha alcuna. E sono orgoglioso di una tassa che chiede soldi ai cittadini non quando comprano un farmaco, non quando vanno a scuola, non quando soddisfano un bisogno essenziale ma quando ad esempio, utilizzano un bene pubblico, un bene che rimane un bene pubblico, anche quando uno ha un pezzo di terra privata, ma il paesaggio costiero, l'ambiente costiero, i valori ambientali più importanti della nostra regione, sono un bene pubblico di tutti quanti che non possono essere considerati essenzialmente privati tout court. Quando uno utilizza un bene pubblico, come l'ambiente costiero, come una casa privata, e non è residente in Sardegna e non contribuisce neanche per un euro al finanziamento dei servizi pubblici generali e dei servizi, anche di riequilibrio, e delle politiche anche di riequilibrio dell'amministrazione regionale, beh, è giusto che lasci qualcosa, che paghi qualcosa, e quindi, il proprietario di una seconda casa, non residente, deve pagare qualcosa per l'utilizzo privato di un bene pubblico così importante come quello dell'ambiente.
Quindi è presente, è stata comunicata male o è stata comunicata poco, no? E' una di quelle cose che sono state comunicate fin troppo, comunicata talmente tanto che alla fine le comunicazioni sono state le più disparate, e alla fine la comunicazione è uscita anche un pò distorta, ma rimane invece per quello che è, molto semplice: i cittadini sardi pagano le tasse in Sardegna e contribuiscono alle spese generali, ai costi dei servizi pubblici generali e alle politiche di riequilibrio. Chi non è residente in Sardegna non contribuisce ed è ingiusto; chi non è residente in Sardegna e ha una seconda casa e utilizza privatamente un bene pubblico fondamentale come l'ambiente costiero è giusto che contribuisca, ancor più perché, assieme alla tassa, si è approvato in maniera definitiva il Piano paesaggistico regionale che tutela in maniera importante il paesaggio, l'ambiente costiero. Limita in maniera… elimina di fatto la possibilità di costruire nuove seconde case nella fascia costiera, e quindi ha pure assegnato maggior valore a queste seconde case già esistenti. Quindi è stata una politica sacrosanta, giusta, doverosa, e che dà i suoi frutti nella legge finanziaria del 2007. C'è una cifra importante di ricavi da questa tassazione che vengono impegnati a favore del riequilibrio territoriale, appunto, e dei comuni non costieri, e quindi finanziano le politiche dei comuni non costieri, gestiti dalle amministrazioni comunali.
Ora so che altre Regioni si stanno impegnando in decisioni simili e qualcuno anche in altre decisioni. Credo che la stessa Sicilia stia immaginando addirittura una possibile tassa regionale sulle accise sulle benzine, quindi mi sembra che la Sardegna abbia semplicemente anticipato delle politiche che anche altre regioni italiane stanno portando avanti.
Circa la squadra di Governo non avevamo mai detto, e credo che sia un impegno che interessa anche poca gente, se la Giunta che ha condiviso il governo della Regione nel primo giorno di mandato sia perfettamente identica alla Giunta che condividerà la responsabilità di governo della Regione l'ultimo giorno di mandato. Non è una promessa che abbiamo mai fatto, né credo una promessa che interessi a nessuno, così come credo non interessi a nessuno se la nazionale italiana, che ha fatto la prima partita ai mondiali avesse la stessa formazione di quella che ha giocato e ha concluso al novantesimo minuto della partita finale. Io credo che interessi alla gente quello che la Giunta nel suo complesso sarà in grado di realizzare, e la Giunta sta lavorando nel suo complesso per realizzare le promesse del governo. Dentro questa Giunta non ci sono persone, ci siamo tutti noi, nel suo complesso, e credo che la Giunta debba essere valutata nel suo complesso, al di là delle valutazioni dei singoli.
Siamo a rischio tutti, tutti siamo a rischio, io stesso sono a rischio, la prossima settimana si discuterà una mozione di sfiducia in Consiglio regionale, quindi potrebbe essere… siamo a rischio ogni giorno in cui viviamo, questo volevo dire, tutti siamo a rischio, che problema c'è?"

Augusto Ditel:
"Ci dia una speranza...".

Presidente Soru:
"Gliene sto dando più di una di speranza, le sto semplicemente dicendo che, insomma, che la vita va vissuta ogni giorno e che anche la vita della Giunta va vissuta ogni giorno, e la Giunta di oggi è questa: è questo il fatto importante. Quale sarà la Giunta a giugno del 2009 non interessa nessuno credo, interessa quali saranno i risultati contenuti nel bilancio di fine legislatura, credo che sia questa l'unica cosa che conta. Perdipiù, per chi volesse esercitarsi in statistiche, nelle scorse settimane abbiamo anche detto che, alla fine, i cambiamenti che ci sono stati nella nostra Giunta sono nettamente inferiori a tutti i cambiamenti che ci sono stati nelle Giunte del passato, in due anni e mezzo di governo, quindi c'è un record positivo anche in questo".

Andrea Sechi (Videolina):
"Presidente, nel primo anno ci sono stati degli attriti con gli alleati di Governo. Normale dialettica oppure che cosa? E soprattutto che cosa auspica in questo senso nel 2007?"

Presidente Soru:
"Guardi nel 2007 auspico che vada altrettanto bene. Meglio di così?! Non c'è stato un momento in cui una persona abbia votato diversamente in Consiglio regionale. Ieri abbiamo votato il bilancio provvisorio che conteneva delle cose importanti, l'abbiamo votato in totale compattezza. Anche ieri c'è stato qualche consigliere del centro-sinistra che ha arricchito il dibattito di sue puntualizzazioni e precisazioni. Quindi un dibattito ricco, senza pensieri unici, articolato e ricco del contributo di tutti, ma sempre compatto e determinato nel mantenere la promessa agli elettori.
Quindi auguro, e sono certo, che il 2007 sarà un anno di altrettanta solidità e compattezza del centro-sinistra regionale che sta vivendo io credo una stagione che ci riempie tutti di orgoglio. Una stagione in cui è stato fatto tanto nell'attività di Governo, è stato fatto tantissimo nell'attività legislativa con un numero importante di provvedimenti ma soprattutto provvedimenti di qualità, provvedimenti importanti: il piano sanitario che verrà approvato nei prossimi giorni, che so, la riforma del sistema idrico è una cosa di cui si parlava da 30 anni, in Sardegna un bene essenziale come l'acqua era nella disponibilità disarticolata e non coordinata di diversi consorzi di bonifica o nella disponibilità magari di enti privati che li utilizzavano per massimizzare il rendimento idroelettrico piuttosto che per massimizzare l'utilizzo primario che è quello della disponibilità dell'acqua per il servizio, per i cittadini o per gli agricoltori.
Abbiamo avuto una regione dove c'erano 10-15 piccoli proprietari dell'acqua dove ognuno se la gestiva per conto suo e secondo l'interesse del momento e del proprietario del momento. Dopo 30 anni si arriva a stabilire che l'acqua è di tutti, appartiene alla comunità regionale e va gestita nell'interesse essenziale dell'intera comunità regionale, in maniera coordinata dai rappresentanti della comunità regionale che appunto sono la Regione sarda, con più garanzia del soddisfacimento del servizio di distribuzione dell'acqua e con minori costi.
Vale la pena di ricordare che fatto 100 il costo dell'acqua, 50 è costo di energia che serve per distribuire l'acqua. E mentre davamo con molta leggerezza autorizzazioni per costruire torri eoliche in Sardegna e cioè per realizzare quindi la possibilità di produrre energia elettrica a poco prezzo, l'assegnavamo ai privati e non lo facevamo per fare in modo che il costo di distribuzione dell'acqua non avesse il 50% di costo energetico per il pompaggio e cioè non la utilizzavamo per noi. Con il riordino del servizio idrico, si abbatte il costo di produzione dell'acqua, si massimizza il risultato della gestione dell'acqua e si potrà anche fare in modo che si porti a zero il costo elettrico legato alla gestione dell'acqua.
Quindi si stanno facendo riforme essenziali, storiche, grazie alla compattezza del centro-sinistra".

Giuseppe Meloni (Unione Sarda):
"Presidente, proprio in questi ultimi mesi in cui sono stati raggiunti, lei lo ricordava, traguardi epocali, sul piano paesaggistico, entrate, sanità, metano e altro ancora, sono arrivati dei segnali, per certi versi preoccupanti, su scelte amministrative. Faccio riferimento ad esempio alle nomine di alcuni direttori generali, che avete dovuto rifare. Cosa vuol dire? Che per raggiungere dei traguardi - è nota la sua, e non solo sua, insofferenza verso la burocrazia inutile e pesante -, vuol dire che per raggiungere certi traguardi bisogna alle volte forzare le maglie delle regole legislative? E poi le volevo fare, anzi, la seconda domanda mi perdonerà se la faccio non a lei, ma all'assessore alla programmazione. E visto che lei stesso diceva che la finanziaria 2007, anche altri lo dicono, sarà quella in cui si potranno utilizzare le nuove risorse in arrivo dallo Stato, e al di là di alcune anticipazioni che lei ci ha dato, per esempio sulla politica della casa, ci sono già delle linee impostate per la finanziaria del 2007 e i provvedimenti per lo sviluppo dell'isola?"

Presidente Soru:
"Mah, io non ricordo come fosse nel passato e che accuse ci fossero alle amministrazioni del passato, sul rispetto magari delle norme della buona amministrazione, io so che stiamo facendo uno sforzo totale, forse ci viene anche riconosciuto, di non portare gli interessi privati nella pubblica amministrazione, non promuovere casi di nepotismo, di assunzione di amici, di figli degli amici e cose di questo genere. Non promuovere fortune di singole aziende, e di fatto non vedo in giro grandi scandali su questi argomenti, anzi, non ne sento nessuno. Per andare spediti sulla pubblica amministrazione non bisogna forzare le leggi, bisogna rispettare le leggi, magari bisogna anche ricordarsi però, come ci ricordiamo tutti giorni, che l'obiettivo, il fine della nostra azione di governo, non è la formalità del procedimento amministrativo, ma è l'obiettivo che dobbiamo perseguire, la risposta da dare ai cittadini, c'è un obiettivo e non la formalità del procedimento amministrativo.

In tanti, in troppi, ancora confondono la formalità del procedimento amministrativo, con l'obiettivo del lavoro che ogni giorno dobbiamo fare. Circa, per esempio, la nomina dei dirigenti, sono stati nominati dei dirigenti dall'esterno all'interno della possibilità prevista dalle leggi della Regione, di assumere una certa quota di dirigenti dall'esterno. Una, non tutte, un'organizzazione sindacale di dirigenti ci ha detto che ci eravamo dimenticati di informarli, non di concordare con loro, di informarli. In effetti c'è un obbligo alla informazione, noi ritenevano di averli informati, secondo una certa modalità, loro ritenevano di non essere stati informati sollecitamente, allora abbiamo sospeso quella nomina, li abbiamo informati esplicitamente e poi li abbiamo rinominati, non mi pare un gran danno, un grande problema, forse è stata la miopia di qualcuno che ha voluto creare questa difficoltà. Per quanto riguarda il bando Saatchi&Saatchi, se n'è parlato tantissimo, un bando che riguarda la comunicazione, che vuol dire argomento ghiottissimo per i mezzi di comunicazione, e quindi se n'è parlato e se ne parlerà tantissimo. Adesso, proprio ieri, è stata anche confermata l'istituzione di una commissione di consiglieri regionali che approfondiranno la regolarità di questo bando, che io saluto favorevolmente perché almeno ci sarà qualcuno che certificherà la regolarità di questo bando, al di là delle cose che si raccontano. Io sono totalmente tranquillo: sono tranquillo io, è tranquillo il direttore generale, il presidente della commissione, è tranquillo il direttore di servizio, il responsabile in questo procedimento amministrativo, perché sappiamo che abbiamo fatto le cose all'interno delle leggi e semplicemente nel modo migliore possibile per servire gli interessi della nostra regione, e quindi siamo tranquillissimi e non c'è nessuna scorciatoia amministrativa che si ricerca per portare avanti il programma di governo.

Però ricordarsi ogni giorno che non è la burocrazia il nostro fine, semmai è lo strumento con cui dobbiamo perseguire gli obiettivi, e non è il procedimento, non è la singola carta, il singolo documento, la singola procedura, il fine della giornata di lavoro di ognuno di noi nella Regione, ma semmai lo strumento per far raggiungere al più presto possibile gli obiettivi che sono i servizi che dobbiamo rendere ai cittadini, questa, sì, è una cosa che dobbiamo avere a mente tutti giorni e che cerchiamo di avere a mente. Poi mi ha chiesto se nella nostra legge finanziaria in effetti ci sarà la possibilità di finanziare delle politiche di sviluppo dalla nostra regione. Vi accennavo prima, è proprio così, c'è un altro dato forse interessante, nella finanziaria del 2004, e quindi anche nell'ultima del precedente governo, nella nostra finanziaria del 2005, il bilancio della Regione era ingessato nelle spese obbligatorie, e cioè nel '94 oltre il 100%, nel '95 il 98% delle spese, il 98% del bilancio della Regione era speso in spese obbligatorie: stipendi, nel pagamento delle rate di mutuo, nei servizi essenziali, nel finanziamento di leggi già in essere. Rimanevano quindi alla politica della Regione, meno del 2% dei soldi del bilancio, è come se in una famiglia appunto, lo stipendio sia già tutto speso in affitto, rata di mutuo, rata della macchina, e non rimane neanche un euro. È spesso quello che succede, però in tanti invece si riesce a risparmiare qualcosa, e magari mettere da parte qualcosa per mandare a scuola i figli, finanziare l'università dei figli, e magari un master per i figli, investire per il futuro, investire per i figli. La nostra Regione non aveva più un soldo per mandare i figli a scuola, con la finanziaria del 2007 invece, meno del 70%, circa il 68% dal nostro bilancio, serve per finanziare le spese obbligatorie, oltre il 30% invece, serve per finanziare le politiche di sviluppo della regione, e quindi per investire sui giovani, per investire sui figli, per investire sulle imprese, per investire su chi non ha un lavoro, per investire su chi ha bisogno di aiuti, per investire in cultura. Il 30% può finanziare delle politiche: mi pare importante. Però ne approfitto per dire una cosa che ritengo fondamentale, importantissima: le risorse sono solo una parte del problema, sono metà del problema, avere una grande quantità di risorse non garantisce niente, anzi forse può garantire anche dei risultati contraddittori, lo sappiamo anche nelle nostre case, a volte mettere troppi soldi in mano a un ragazzino, o anche a noi, forse a volte avere troppi soldi a disposizione a volte crea dei danni, persino alle imprese, avere troppi soldi a disposizione troppo in fretta, in assenza magari di un progetto di impresa possibile, può essere dannoso. Ora, anche nella nostra regione, come in altre regioni del mezzogiorno d'Italia, se uno guarda gli ultimi tredici anni, non è che siano mancati i soldi, o se uno guarda gli ultimi decenni, non è che siano mancati i soldi, ma a concentrarsi soltanto sugli ultimi quadri comunitari di sostegno, nel sessennio '94-'99 e nell'ultimo settennio, 2001-2006, quindi negli ultimi tredici anni, non è che siano mancati i soldi, i soldi ci sono stati, ci sono stati degli interventi straordinari finanziati dall'Unione Europea, finanziati dal governo nazionale, cosa è successo a fronte di questi investimenti straordinari? Che il reddito medio pro capite dei nostri cittadini, della nostra regione, confrontato al reddito medio pro capite dei cittadini della media europea, non si è spostato di un punto è cioè, il ritardo di sviluppo che c'era tredici anni fa non si è colmato niente in tredici anni di interventi straordinari. Allora, forse dobbiamo farci un esame di coscienza e fare una riflessione: sono importanti le risorse ma è altrettanto importante la qualità della spesa, come li spendiamo. Che cosa è mancato? Sicuramente è mancato in maniera importante il sistema della pubblica amministrazione. Il sistema della pubblica amministrazione non è capace di spendere bene, in fretta, e non è capace di garantire un ritorno adeguato alla spesa. Forse è mancato il mondo della scuola, dell'Università, forse è mancato il mondo dell'impresa, forse siamo mancati un pochino l'intera società sarda, eppure ha avuto risorse straordinarie e non ha spostato in avanti il suo livello di sviluppo rispetto alle altre regioni italiane. Ora, nel 2007 noi abbiamo, con la Regione, una capacità di spesa superiore a quella del 2001, senza fare debiti. Nel 2007 noi entriamo nel periodo, nell'ultimo periodo di interventi straordinari della comunità europea, e ci entriamo con una quantità importante di risorse. Per il prossimo settennio 2007-2013, abbiamo una quantità importante di risorse europee, una quantità importante di risorse italiane, dello Stato, e una somma certa di risorse per investimenti per il periodo, addirittura più grande che nel passato, che vale circa 10 miliardi di euro nei prossimi sette anni, per investimenti straordinari, che servono finalmente per accompagnare la Sardegna fuori da questo ritardo di sviluppo. E allora ci sono le risorse come nel passato, e anche più che nel passato e probabilmente ci sono veramente per l'ultima volta, quindi l'intera comunità sarda, la pubblica amministrazione, regionale, provinciale, comunale, il sistema delle imprese, il sistema della scuola, il sistema, la vasta articolazione del sistema sociale della Sardegna ha questa responsabilità, di utilizzare bene queste risorse, per costruire appieno il suo futuro. Negli ultimi tredici anni non ce l'ha fatta, è mancata a questo appello, è mancata a questa responsabilità. Noi abbiamo questa responsabilità, nei prossimi sette anni invece, di farcela".


Giorgio Greco (Ansa):
"Lei ha detto '30% circa'. Stiamo parlando di qualche miliardo di euro?"

Presidente Soru:
"Stiamo parlando di una cifra importante certo: tra un miliardo e mezzo e due".


Giangiacomo Nieddu:
"Presidente, è ancora intenzionato ad abolire le province o non lo ha mai pensato?".

Presidente Soru:
"No, è interessante questa domanda. Lo dicevo prima, abbiamo bisogno di spendere bene le risorse pubbliche, per finanziare effettivi progetti di sviluppo. Abbiamo bisogno di spenderli bene, in fretta, scegliendo bene, portando avanti bene progetti. Abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione quindi, che funzioni, funzioni bene è che costi il meno possibile, è che sia la più chiara e trasparente possibile per i cittadini. Ora, è evidente che qualcosa dobbiamo abolire, scegliamo che cosa abolire, è evidente che qualcosa di troppo c'è. La Regione va cambiata. Poi ci sono le province, i comuni, poi ci sono le comunità montane, poi ci sono i consorzi industriali, poi ci sono i consorzi di bonifica, poi ci sono i consorzi di chi sa cosa. È evidente che ci sono troppi luoghi, e se posso capire la provincia, ad esempio dell'Ogliastra, difficilmente mi riesce di capire una comunità montana in Ogliastra, un consorzio industriale in Ogliastra, e poi magari un consorzio di bonifica in Ogliastra, che gestisca le politiche ambientali, che sono invece una responsabilità, virtualmente, della pubblica amministrazione. Allora, abbiamo deciso per le province in Sardegna? Io avrei deciso diversamente, l'ho già detto altre volte, ma se abbiamo deciso per le province, per questo numero di province, beh, facciamo in modo allora che ci sia almeno questa chiarezza istituzionale: la Regione, le province e i comuni, e che tutto il resto venga messo da parte, non ci sia. Quindi il 15 di gennaio, mi pare, scade il termine, il 20 gennaio scadono i termini per la presentazione dei piani di migrazione delle comunità montane, quindi si porta a compimento una legge importante, che venne approvata l'anno scorso, e quindi c'è il riordino, la cancellazione della grandissima parte delle comunità montane della Sardegna, la trasformazione di unioni di comuni montani e quindi un lavoro enorme di semplificazione per alcune che rimarranno. C'è in corso di discussione, nella commissione competente, il riordino dei consorzi di bonifica e la riconduzione alla semplice distribuzione dell'acqua ai fini agricoli, dei consorzi di bonifica, dopo che ormai sono già cambiati, perché fino a qualche settimana fa avevano da gestire delle dighe, da qualche settimana, dal primo gennaio non ci saranno più. Quindi una parte fondamentale non è più già nella disponibilità dei consorzi di bonifica. Sulle province: penso che possano essere una cosa diversa, possano essere non il luogo di un'altra classe politica, di consiglieri provinciali specificatamente eletti, ma possa essere il luogo dell'assemblea dei sindaci, dove si porta la volontà delle amministrazioni, secondo un modello già in uso in altre realtà europee e io credo che sarebbe estremamente utile per il funzionamento delle province sarde".

Gianni De Candia (Il Messaggero Sardo):
"Presidente buongiorno, sono De Candia, del Messaggero sardo. Come lei sa, una parte rilevante del popolo sardo si trova fuori dalla Sardegna. Anche questa parte del popolo sardo, che è organizzata, come sa, in strutture sparse in tutto il mondo, ha partecipato al sacrificio che gli è stato chiesto in occasione dei tagli alla spesa, e ha mantenuto comunque in piedi quelle strutture, facendole funzionare, e mantenendo viva la presenza della Sardegna all'estero e in Italia. Ora, nel 2007 con la nuova finanziaria, con le nuove risorse, quali politiche sono previste per coinvolgere maggiormente questa parte del popolo sardo, che, come lei sa, ha sostenuto l'azione della Giunta in moltissime delle sue battaglie: quella per la tutela dell'ambiente, quella per le servitù militari, quella per le entrate. Ecco, in che modo possono essere coinvolte maggiormente queste strutture di questa comunità sarda che vive fuori dalla Sardegna? Grazie".

Presidente Soru:
"Abbiamo la volontà di coinvolgere loro, ma soprattutto abbiamo la volontà di farci coinvolgere da loro e abbiamo volontà di coinvolgere i giovani, i figli dei sardi che hanno lasciato la Sardegna per andare a lavorare fuori e ormai si sono stabilizzati fuori e sono residenti, cittadini a pieno titolo di altre comunità delle altre regioni italiane e in altri paesi europei. È evidente che i sardi all'estero siano cambiati. Forse per molti di essi non si parla più di emigrazione, ma si parla di sardi all'estero. E in molti casi c'è più una volontà di collaborare e di dare alla nostra regione, piuttosto che avere dalla nostra regione, cioè, non viviamo il clima, quei fenomeni del dopoguerra, degli anni '60, degli anni '70, in cui si è sviluppata l'attività della regione per l'emigrazione. E allora, per dirla brevemente insomma, io vorrei uscire dal folclore delle politiche per l'emigrazione e entrare in un rapporto più moderno, più equilibrato, di collaborazione tra la Regione Sardegna e i cittadini nati in Sardegna o figli di sardi che si sono trasferiti e mantengono un legame affettivo, culturale, con la Sardegna. Forse abbiamo terminato?"

Giorgio Melis (L'Altra voce):
"Presidente, io partirei dalle domande fatte da tanti colleghi per provare a fare una piccola sintesi, con alcune domande, per consentirle anche di darci una sintesi delle risposte.
Uno: l'inchiesta della Saatchi&Saatchi decisa dal Consiglio regionale, lei l'ha subita? La approva? Avrebbe votato o ha votato a favore anche lei? Tra le altre cose, su questa vicenda, una cosa che non si trova mai sui giornali è che nella vicenda c'è una cosa singolare, c'è una disfida tra due cugini. E non sfugge però che non viene citata. Su questa roba qui c'è già stato un intervento, un bisogno di chiarezza in Consiglio regionale. Io direi, un po' lamento che un po' di chiarezza sul passato, non per rivendicarlo e neanche per punire, fosse stato fatto sui grandi scandali veramente, che hanno investito la totalità della Regione: la Fideuram, la prima parentopoli, tutte cose che sono all'attenzione della magistratura, mentre invece la politica su questo fronte non sente la necessità di fare chiarezza, né da parte del centro-destra e neanche da parte del centro-sinistra, ricordo che sull'accaduto, che sarà sanzionato dagli organi della magistratura, non trovano un'attenzione, una riflessione a livello politico.
Secondo punto: Prodi ha annunciato ieri che l'anno prossimo sarà un anno di svolta. Lei può dirci se, come è stato in Sardegna sulle politiche del lavoro e della produzione, quindi del reddito, potrà essere a una svolta ugualmente?
Terzo punto: c'è un grande dibattito nazionale in cui è venuta fuori la debolezza di leadership di Prodi, al punto che Eugenio Scalfari, d'accordo con Giorgio Bocca e Vittorio Foa, gli ha detto: 'Sì, bisognerebbe che assumesse i poteri del dittatore per sei mesi, come il ministro della Roma antica'. Qua invece, all'opposto, si dice che lei ha, come dire, esageri in termini di autorità, come la prende? Un'ultima cosa: a due anni e mezzo dal bilancio, lei avrebbe una vaga intenzione di ricandidarsi? Quali errori ha fatto, se li ha fatti, e quali ammette e non ripeterebbe? Grazie".

Presidente Soru:
"Ci sta praticamente dicendo di ricominciare la conferenza... Allora, circa la commissione di inchiesta Saatchi&Saatchi, io ho già detto prima che la saluto favorevolmente. L'articolo 125 del regolamento del Consiglio regionale stabilisce che, se un terzo dei Consiglieri regionali chiede una commissione d'inchiesta su qualunque fatto che attiene all'attività della nostra Regione, questa commissione d'inchiesta debba essere istituita. E quindi, doverosamente, si è preso atto della necessità della istituzione di questa commissione. Quindi io sono contento, perché penso che sia l'opportunità di chiarire la trasparenza e la correttezza del procedimento amministrativo, che peraltro è ancora in corso, non è ancora perfezionato, perché, viste le polemiche che sono state suscitate, io credo che tutti i funzionari della Regione l'hanno ritenuta necessaria, hanno chiesto e si sono fatti accompagnare in ogni passo, da tutti i pareri legali possibili, in maniera da confortare la certezza della loro attività. Quindi, ben venga questa commissione d'inchiesta, come ben vengano eventuali altre commissioni d'inchiesta che si pongano come obiettivo quello di verificare la regolarità degli atti amministrativi e delle cose più disparate, quando si ritenesse necessario. Certo è che momenti importanti come questo, come il voto di sfiducia, la mozione di sfiducia verso il Presidente della Regione, dovrebbero essere utilizzati con attenzione, a ragion veduta, cioè, dove veramente si riscontrino dei fatti gravi. Poi, evidentemente per qualcuno per questo argomento si sono riscontrati dei fatti gravi, e quindi ben venga. In questo anno, nel 2007 la Regione sarà a una svolta? No, la Regione persegue un progetto chiaro: è stato quello, lo ricordavo all'inizio, di salvaguardia e tutela dei propri diritti e l'assunzione di responsabilità. Nell'assunzione di responsabilità c'era quella di mettere mano all'organizzazione della Regione, alla complessità di tutte le articolazioni: enti, agenzie, società, consorzi. Spesso inutili, tante volte anche dannosi. Nell'assunzione di responsabilità c'è stata quella di verificare le spese della Regione: di equilibrarla, tagliare gli sprechi, le inefficienze, e quindi di migliorare il bilancio della Regione. Nell'assunzione di responsabilità c'è stata quindi quella di risparmiare e c'è stata anche la possibilità di vedersi riconosciuti i diritti sulle entrate, e quindi di mettere nella disponibilità del bilancio della Regione cifre maggiori. Nell'assunzione di responsabilità, oggi, c'è la responsabilità di spendere bene queste risorse, per finanziare lo sviluppo e per portare a una condizione di maggior sviluppo l'intera società sarda, quindi anche quelli che soffrono di maggiori disagi e hanno bisogno di maggiore aiuto, e quindi nella nostra finanziaria potremo finanziare ancora di più le politiche per la famiglia, le politiche per la casa, le politiche per la scuola, le politiche per l'assistenza, le politiche per la sanità, le politiche per il lavoro. Vale la pena di ricordare lo sforzo importante, che è stato fatto anche in questi ultimi 12 mesi, di lotta verso il precariato. Innanzitutto verso il precariato all'interno della pubblica amministrazione, con un provvedimento, agli inizi del 2007, per eliminare il precariato nell'Ente foreste, poi è stato eliminato il precariato all'interno di altre amministrazioni regionali. E' una cosa che stiamo portando a termine in maniera definitiva, siamo contro il precariato utilizzato come sistema nel mondo delle imprese, e a maggior ragione non possiamo tollerarlo all'interno della pubblica amministrazione regionale. Diceva che qualcuno ricordava, suggeriva, naturalmente in maniera scherzosa, che sarebbe utile una dittatura per sei mesi, in Italia. Era naturalmente una battuta, vicina ad un'altra battuta famosa che dice, che ricorda i costi della democrazia, che sono costi assolutamente necessari, assolutamente ben spesi, della democrazia, dicendo che forse il sistema migliore sarebbe quello della malattia costituzionale, però assistita, del regicidio... però trova pochi candidati fare un re costituzionale candidato al regicidio! In Sardegna è cambiata semplicemente la modalità di elezione del Presidente. Il Presidente eletto ha gli stessi poteri, detto formalmente ha gli stessi poteri che aveva il Presidente eletto con il vecchio sistema elettorale, quindi non c'è nessun eccesso di poteri, non c'è nessun potere nuovo nelle mani del Presidente. C'è casomai la possibilità di poter esercitare, più efficacemente che nel passato, i poteri che fin dallo statuto del '48 sono stati assegnati al Presidente. La possibilità di poter esercitare più efficacemente, e magari anche senza ricatti, giorno per giorno, i poteri assegnati appunto, fin dallo Statuto originario della nostra Regione. Allora, io terminerei ringraziandovi. Ringraziandovi per i rapporti che abbiamo avuto quest'anno, ringraziandovi anche per le domande di oggi, per la vostra pazienza nell'ascoltare questa conferenza stampa, forse troppo lunga. Ringraziarvi per il lavoro fatto nel comunicare. Visto che ne parliamo, posso dire che non sono sempre soddisfatto dell'attività di comunicazione. E' anche per questo che abbiamo pensato di comunicare in proprio, utilizzando questo, questo strumento, utilizzando sempre di più gli strumenti anche, nella diretta disponibilità della Regione. Voi lo sapete, lo vivete ogni giorno quanto la comunicazione sia un fatto importante, uno strumento importante della democrazia, e quindi va utilizzata responsabilmente. E mentre ho un sacco di dubbi sull'attività che abbiamo svolto e che io svolgo personalmente ogni giorno, ho anche qualche dubbio sull'attività che è stata svolta nella comunicazione. Quindi, come penso che ci siano molti spazi di miglioramento nell'attività della Giunta regionale, nella mia attività personale, penso che ci siano un sacco di spazi di miglioramento nell'attività della comunicazione in Sardegna e responsabilmente credo che sia un problema che vada affrontato nei prossimi mesi.
Tanti auguri di buon anno a tutti".