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Convegno sul Disegno di legge di semplificazione dei procedimenti amministrativi

Cagliari, lunedì 15 gennaio 2007, Hotel Mediterraneo
"Buongiorno a tutti,
inizio ringraziando l'assessore Dadea per questo ottimo convegno, per questa occasione di discutere e di parlare su un tema così importante, e ringrazio i relatori per le loro relazioni e tutti gli intervenuti successivamente a un dibattito assolutamente importante e di grande momento oggi, in Sardegna. E' di grande momento nel dibattito nazionale, l'ha ricordato prima l'assessore Dadea, da giorni si parla specificatamente, in maniera quasi totalizzante nel dibattito pubblico, delle riforme. E qui in Sardegna stiamo parlando di riforme e credo che non ne stiamo solo parlando, ma le stiamo anche attuando.

Credo che in Sardegna stiamo mantenendo, mi perdonerete se faccio un intervento un pochino più politico, ma non faccio il professore di diritto amministrativo, anzi sono anche poco competente. Credo che stiamo mantenendo la promessa che il centro-sinistra ha fatto in campagna elettorale, intanto quello che ha posto al primo punto è proprio la politica, la qualità della politica e subito dopo la qualità della pubblica amministrazione. La qualità della politica, ricordando con grande forza, con grande motivazione, è stata posta anche nel passato, la questione morale della politica, ma più che la questione morale, la questione politica, e abbiamo cercato di migliorare la qualità della politica, la qualità della rappresentanza politica e soprattutto la separazione, la distinzione, evitare che i partiti, il sistema dei partiti, occupassero per intero o in maniera importante lo Stato, si dice in questo caso l'amministrazione regionale. E' un esempio non di poco conto, che ha interessato in maniera importante il dibattito nazionale, una decisione che credo dovrebbe interessare ancora oggi ed ha interessato questa Regione e credo la dovrebbe interessare, sulla quale credo che si sia fatto abbastanza. La selezione nella pubblica amministrazione sta avvenendo ancora sulla base di tessere di partito? Sta avvenendo ancora sulla base di appartenenze? Sta avvenendo ancora in maniera sconsiderata sulla base di potentati? Io direi di no, per quello che è a mia conoscenza, ed è stata fatta una cosa importante: innanzitutto, l'occupazione della pubblica amministrazione, della Regione in questo caso, si può dire che sia stata debellata, se consideriamo le molte centinaia di posizioni di potere che sono semplicemente state cancellate. Con la cancellazione di poteri sono state cancellate molte centinaia di consigli di amministrazione, moltissime centinaia di posti di revisori dei conti, tutte occasioni che alimentavano la cosiddetta occupazione dello Stato, l'occupazione della Regione dal sistema dei partiti.

La riorganizzazione della Regione è stata anche occasione per fare delle cose importanti, sostanziali, per quella che una volta si chiamava la 'questione morale'. Tutti riconosciamo - è stato fatto anche oggi da parte di tutti - che la pubblica amministrazione sia un presupposto importante per una miglior qualità della vita, una migliore qualità della cittadinanza, una migliore qualità dei servizi pubblici essenziali, una miglior qualità anche dalla possibilità di fare impresa e quindi dello sviluppo e quindi del lavoro, e così via. La pubblica amministrazione è una parte sostanziale della possibilità di competitività e di crescita di un sistema, e per questo ancora prima di rivolgerci agli altri ci siamo rivolti a noi stessi e ci siamo impegnati a lavorare sulla qualità della pubblica amministrazione, sulla sua riorganizzazione innanzitutto. Quindi, piuttosto che parlare di dottrine, o di idee, o di filosofie, o di opportunità, io credo che possiamo dire, a due anni e mezzo di distanza, anche qualcosa che è stata fatta. Si sta riformando la pubblica amministrazione in questa regione? Be', io credo di sì, si sta riformando nei suoi aspetti più importanti, è stata conclusa la riorganizzazione del sistema agricolo, per citarne uno, dove da 8-9 enti si è passati a due agenzie. E' stata poi portata in Sardegna la responsabilità, che finora veniva svolta a livello nazionale, dei pagamenti in agricoltura, con un ulteriore agenzia per i pagamenti in agricoltura, ma da 8-9 enti siamo passati a due agenzie, da 8-9 consigli di amministrazione, numerosissimi, collegi sindacali e così via, siamo passati a due agenzie, dove c'è un direttore generale, punto. Due agenzie che soprattutto debbono dare servizi migliori al mondo dell'agricoltura. Come? Innanzitutto chiarendo le competenze, semplificando le competenze e rendendole riconoscibili, laddove ci sono 8-9 enti, sovrapposti tra di loro, in contrapposizione tra loro e qualche volta in contrapposizione alla stessa pubblica amministrazione regionale, la giunta regionale è chiaro che quel lavoro di coordinamento, quel lavoro di sistematizzazione generale, difficilmente può farlo, e quindi innanzitutto per poter costare di meno, ma subito dopo per poter chiarire ai cittadini che cosa si fa e con quali strumenti si fa, è stata portata a termine la riorganizzazione agricola.

Sono stati chiusi ed è stata portata a termine la riorganizzazione quindi, del sistema della promozione nel turismo. Sono stati chiusi una miriade di enti, che da decenni tutte le amministrazioni regionali si proponevano di chiudere, poi prima di chiudere un altro consiglio di amministrazione, li portava avanti. Si è parlato di acqua, da 25-30 anni si parlava della riorganizzazione del sistema idrico integrato nella nostra regione, dove la proprietà dell'acqua veniva lasciata ai singoli consorzi agrari e ognuno gestiva secondo la sua utilità specifica, fuori da un discorso regionale. Qualche volta venivano con dei prezzi totalmente diversi, con delle risposte totalmente diverse alle necessità regionali, qualche volta privilegiando maggiormente la produzione di energia elettrica, anche in quei momenti di maggior siccità nella nostra regione, mentre l'acqua serve innanzitutto per dare da bere alla gente, per far lavorare l'agricoltura. Dopo 25-30 anni è stata finalmente approvata la riorganizzazione di un ente unico regionale, il governo delle acque, sottraendolo a questa miriade di consorzi di bonifica, che avevano la proprietà dell'acqua con dei piccoli uffici tecnici, qualche volta assolutamente sottodimensionati e fuori dalla possibilità di economicità e adeguatezza, avevano in capo la progettazione di dighe, di opere pubbliche anche colossali, importantissime, e attraverso la gestione di queste opere pubbliche, avevano credo un 12% di spese di gestione, che alimentava la sopravvivenza degli stessi consorzi e qualche volta alimentava - non avendo neanche gli strumenti tecnici, giuridici necessari - dei contenziosi insormontabili che hanno creato grande dispendio di risorse pubbliche.

Si stanno riorganizzando quindi: l'agricoltura, l'acqua, il turismo, l'artigianato, sono tutte cose importantissime che sono state già portate a termine. Lo stesso sistema della pubblica amministrazione, tra Regione, Provincia ed enti locali, che è alla base di tutti, perché è molto bello quello che ho sentito dire: la pubblica amministrazione è una e deve essere e avrà effetti positivi o negativi verso il cittadino, complessivamente, che non sta lì a riconoscere tra un problema dovuto alla Regione, alla Provincia o al Comune, dipende dalla pubblica amministrazione nel suo intero, e la pubblica amministrazione nel suo intero è capace di aiutarlo o di penalizzarlo nel suo esercizio della cittadinanza. E quindi abbiamo la responsabilità di crescere, di migliorare, di portare avanti la rete intera del sistema della pubblica amministrazione. Allora, come è organizzata la pubblica amministrazione regionale? Non abbiamo deciso noi, io avrei fatto tutto il possibile contro il sistema delle otto province, ma ce lo siamo trovati. Otto province, compresa una Provincia di 55.000 abitanti, che è meno di un quartiere di Cagliari, compresa la Provincia del Medio-Campidano che ne ha pochi di più, che è a meno di 30 minuti da Cagliari, insomma per me le province che hanno più di due capoluoghi sono un pasticcio. Però c'è da dire: utilizziamole queste nuove province. E allora, abbiamo deciso di avere questo assetto istituzionale, Regione, Provincia e comuni? Benissimo, soprattutto magari se aiutiamo a far funzionare veramente le province, a valorizzarle e a considerare una cosa diversa rispetto al passato. Allora se abbiamo le province abbiamo bisogno delle comunità montane anche? e se abbiamo le province o abbiamo bisogno anche dei consorzi industriali, come potere separato e totalmente disarticolato rispetto a una Regione o a una Provincia? o abbiamo anche bisogno dei consorzi di bonifica come ce li avevamo una volta? o abbiamo bisogno di tutta quella miriade di entini, consorzietti e cose strane, che ancora circolano in Sardegna e che sarà sempre troppo tardi quando riusciremo ad eliminarli, no? E allora, questa riorganizzazione del sistema della pubblica amministrazione io credo che questa Regione la stia facendo molto velocemente.

La legge sulle comunità montane e sulle unioni di comuni è stata una delle prime leggi approvate in Consiglio regionale, è importantissima e ormai sta dando gli effetti della sua puntuale applicazione. Ci sono stati mesi di concertazione, di discussione con gli enti locali, di presentazione alla Commissione autonomia del piano, ma dal 15 febbraio mi pare, scadono i termini, per cui entro il 15 febbraio devono essere depositati i piani di liquidazione di tutte le comunità montane della Sardegna. Dal 15 di febbraio tutte le comunità della Sardegna, finalmente, dovrebbero cessare di esistere nel modo in cui sono state concepite fino a oggi, sovrapponendosi nel rapporto, eventuale, tra Regione, Provincia e Comuni. Eventualmente alcune si potranno riorganizzare, alcune, sicuramente non più 24, sicuramente non ci sarà più la comunità montana della Gallura, con delle regole totalmente nuove, alcune si potranno riunire, ma saranno forse quattro, tre, forse anche nessuna.

Si potranno riunire, ma come unione di comuni montani, cioè con regole totalmente diverse, con giunte totalmente diverse, con l'eliminazione anche qui di un sistema di un'altra piccola particina politica che avevano loro. E allora, la stiamo riorganizzando questa Regione? Be', io credo la stiamo riorganizzando, e pare giusto, è stata giusta l'attività che la Giunta ha fatto recentemente, di presentare un bilancio di metà mandato dove queste cose sono elencate per chi le vuol vedere: la riorganizzazione del sistema delle autonomie locali, la riorganizzazione di diversi settori dall'agricoltura all'industria: non ci siamo ancora riusciti, perché abbiamo presentatato un disegno di legge di riordino per i consorzi industriali, non ci siamo riusciti, io spero che ci riusciremo finalmente nelle prossime settimane, quindi che non passino ulteriori mesi. Ho sentito dal rappresentante di un consorzio industriale dire: ma che me ne importa della Regione, mica li paga la Regione i costi. E chi li paga? I nostri costi li pagano i consorziati, le imprese consorziate. Evidentemente questo signore ha idea che la Regione è interessata forse ai giardinetti o ai vasi di fiori e non è interessata a rendere competitivo il sistema economico, e quindi bassi costi per i consorziati di imprese industriali.

È stato detto: semplificazione dell'organizzazione, semplificazione dei procedimenti amministrativi, trasparenza. Be', questa Regione ha iniziato a fare delle cose importanti e la trasparenza credo sia sotto gli occhi di tutti. Io credo che abbiamo fatto, senza troppe leggi ma semplicemente con la buona volontà, dei passi avanti da cui sarà difficile per chiunque tornare indietro. Oggi dopo un'ora che si chiude la Giunta, tutti i provvedimenti della Giunta, per filo e per segno, dall'ultima parola all'ultimo allegato, sono on line e sono visibili a tutti i cittadini della Sardegna, a tutti gli amministratori e a chiunque. Sembra una cosa di poco conto, però noi ci dimentichiamo, qualcuno l'ha ricordato poco tempo fa, che era difficile avere le delibere di Giunta per gli stessi dirigenti degli Enti regionale, che quando le chiedevano alla direzione generale della presidenza, dicevano: sì, è giusto, la delibera è stata approvata, ma la delibera, il documento è in lavorazione, ed era in lavorazione ancora dopo 20-30 giorni o due mesi. Adesso i documenti sono in lavorazione prima e una volta che sono stati approvati dalla Giunta non c'è nessuno che possa cambiare una virgola e non c'è nessun motivo per nasconderla oltre. Qualche giorno fa parlavo con un sindaco, si parlava di un provvedimento che aveva riguardato il suo Comune e successivamente al provvedimento aveva avuto necessità di un decreto del presidente della Regione. Io gli ho detto: guardi che potrebbe essere on line, così come le delibere. L'ho detto con un po' di timore, perché qualche volta ci può capitare che non tutte le nostre aspirazioni vengano portate puntualmente a termine. Be', il decreto, l'ho visto sul momento, era on line ed era stato firmato poche ore prima, così, non solo le delibere, ma tutti i decreti della presidenza della Regione e i decreti degli assessori sono on line in tempo reale.

Prima qualcuno ricordava che l'informazione è potere, è vero l'informazione è potere. Quanti incarichi per progetti, tecnici ma anche di diverso tipo, sono stati assegnati sulla base dell'informazione? Grazie al fatto che qualcuno portava l'informazione e con l'informazione si proponeva anche come possibile progettista? Non c'è nessuno che ha l'informazione in Sardegna, poco fa sentivo ancora difficoltà di informazione, richiamata da qualcuno. Tutto quello che so io è a disposizione di tutti i cittadini, non c'è neanche una cosa che io sappia e che voi non sappiate: gli accordi di Programma quadro con lo Stato, i documenti successivi, le delibere del Cipe, tutto quanto quello che so io e che sanno tutti gli assessori dalla Giunta, lo sapete anche voi ed è a disposizione. Perché? Perché è un nostro dovere, perché è un vostro diritto e perché forse riusciamo a lavorare meglio tutti quanti se l'informazione è condivisa, e cioè la pubblica amministrazione può funzionare meglio. Quindi, sulla trasparenza, sulla moralizzazione dell'informazione credo che siano stati fatti dei passi avanti da gigante. Da qualche settimana, da non molto in verità, esiste un sito che si chiama SardegnaSalute, nei prossimi giorni ci sarà un sito che definiamo SardegnaSociale, SardegnaSolidarietà, qualcosa del genere, dove ancora una volta, non solo è un fatto di trasparenza, di informazione, ma è anche un fatto di semplificazione della possibilità di accesso ai servizi della salute e ai servizi delle politiche sociali.

Chi è che conosce per intero il sistema delle politiche sociali in Sardegna? Chi lo conosce per intero oggi o chi lo conosceva due anni fa, tre anni fa, quattro anni fa, tutto il sistema dell'attività pubblica e delle politiche sociali, dell'attività fatta direttamente dalla Regione, dalla Provincia, la molta attività, la gran parte dell'attività, fatta dai comuni, attraverso i sistemi della Regione e la tantissima attività fatta dalle associazioni religiose, dalle associazioni di volontariato? Non c'è mai stato un momento di sistematizzazione, eppure il valore può venire solamente dalla sistematizzazione di tutti questi tasselli di un sistema regionale delle politiche sociali, di un sistema regionale della salute. E allora, sulla trasparenza e sulla disponibilità dell'informazione sono state fatte delle cose. Sulla facilità di accesso agli atti o sulla facilità dei procedimenti, dei rapporti tra pubblico e pubblica amministrazione, quindi la facilità dei procedimenti: è vero, abbiamo fatto moltissimo e molto rimane da fare, però alcune cose le abbiamo fatte. Una è, per esempio questo disegno di legge che ci impegniamo ad approvare al più presto, per facilitare i procedimenti appunto, per facilitare la trasparenza, per facilitare e chiarire i diritti, per chiarire i principi, modalità. Facendo una scommessa su noi stessi, dicendo: be' insomma, se ritardiamo ci sono delle cose che qualcuno subisce e noi ci impegniamo a risarcirle. Non solamente il danno, ma eventualmente anche un indennizzo per i danni indiretti. Non solo, nella legge si dice, e lo trovo irrilevante, che la valutazione dei dirigenti, che sino a adesso non è stata mai fatta mi pare, dove il premio di produttività comunque è stato garantito sempre, al di là delle valutazioni gli stiamo dicendo: guardate che nella valutazione, un aspetto fondamentale è il rispetto dei tempi nel portare a termine i procedimenti dei cittadini. Questo è stato fatto.

Sono state fatte delle altre cose per semplificare la vita alla gente? Be', capiamo il valore dell'impresa, così come quello di un singolo individuo, così come quello della famiglia, come quello di tutti i momenti, di tutti i livelli di partecipazione e di tutti i momenti di organizzazione della partecipazione alla società, e capiamo l'importanza della pubblica amministrazione nel facilitare la crescita dell'impresa. E allora, il Suap, qualcuno ne ha parlato, lo Sportello unico per le attività produttive, per le difficoltà con cui in tutta Italia poi, i motivi e le difficoltà con cui in tutta Italia lo Sportello unico per le attività produttive non funziona benissimo. In Sardegna credo che stiamo facendo una cosa importante. Non vorrei dire la cosa migliore che è stata fatta in Italia, perché poi noi ci siamo rivolti alle cose migliori che sono state fatte in Italia, ma le cose migliori che sono state fatte in Italia le stiamo replicando in Sardegna. Esiste lo sportello on line SuapSardegna, ma il Suap non è un paio di belle paginette a colori con un po' di interattività, c'è dentro tutto l'elenco dei procedimenti che servono: dalla pizzeria alla raffineria, dal più semplice al più complesso dei procedimenti. Ed è stata fatta una cosa importante, sono stati messi assieme i comuni della Sardegna, non alcuni, tutti i comuni della Sardegna, dicendo: vi diamo uno strumento che serve per tutti quanti, per tutti i vostri cittadini, e laddove voi non sarete capaci di farlo, se lo facciamo assieme ne facciamo uno solo, sarà migliore e servirà per tutti, e non ci sarà competizione fra un comune piccolo che non riesce a farlo e magari un comune grande che riesce a farlo, riusciamo a farlo tutti. Non solo, ma la cosa più importante è avere gli accordi poi con le pubbliche amministrazioni, perché io posso fare lo Sportello unico nel mio comune, ma se non ho l'accordo coi vigili del fuoco, se non ho l'accordo con l'Asl, se non ho l'accordo con tutte le altre pubbliche amministrazioni poi non succede nulla. E allora, gli accordi sono stati fatti una volta sola attraverso l'amministrazione regionale, e quegli accordi sono al servizio di tutti gli sportelli unici della Sardegna, e non solo c'è il front office, l'avete chiamato anche voi, quindi l'aspetto visibile verso le imprese, ma il back office e cioè tutto il collegamento di vigili del fuoco, Asl, comune, sportello unico, per fare in modo che sia costantemente monitorato l'andamento della pratica e per far vedere, nei prossimi giorni lo vedrete, nelle prossime settimane sicuramente lo vedrete, per far vedere on line l'andamento della pratica in tutto il sistema della pubblica amministrazione regionale.

Quindi, la Regione si organizza, credo che faccia quello che deve fare anche per le imprese. La competitività delle imprese è la competitività che la Regione facilitava nell'accesso, per esempio, allo spazio in una zona industriale e la qualità dei servizi che la zona industriale può offrire. Oggi iniziamo dalle origini, sicuramente le reti materiali sono importanti, insomma, chiunque fa impresa capisce la necessità di essere in rete, di essere collegato a Internet, ormai i rapporti hanno agenti di vendita, è fondamentale. Qualcuno ha ricordato, mi pare che sia forse nel giornale di oggi, come ci si è impegnati, entro quattro anni, a superare il digital divide in Italia. Noi siamo impegnati a superarlo nel 2007, quindi, se tutto va bene lo facciamo tre anni prima del resto d'Italia, nel superare il digital divide, si deve fare in modo che non ci sia impresa o cittadino che non abbia un accesso a Internet in banda larga. Abbiamo fatto delle cose importanti fino a oggi e credo che rispetteremo il mandato, grazie anche finalmente al bando promosso dal Ministero delle Telecomunicazioni, per l'assegnazione a usi civili delle frequenze che prima erano in mano ai militari.

Qualità dei servizi vuol dire, un altro servizio essenziale per le imprese è quello dell'energia elettrica. La Sardegna, non da oggi, anche da due anni e mezzo, da tre, da quattro, da cinque, da sei, ha uno dei dati peggiori sulla qualità del servizio elettrico, e cioè circa, mi posso sbagliare, non mi ricordo più se sono tra 85 e 100 minuti all'anno di distacco del servizio elettrico per le imprese. È importante, è grave spegnere su certe lavorazioni, rappresenta dei danni enormi, quindi esprimo una lamentela insomma, che è sempre esistita. La Regione ha fatto un accordo con l'Enel, che anticipa l'investimento in Sardegna e ci siamo impegnati noi a fare la nostra parte, loro a fare la loro, affinché nei prossimi mesi, nei prossimi due anni, quindi entro il 2008, ci sia in Sardegna lo stesso livello di qualità della distribuzione di energia elettrica della media nazionale, quindi vicini al Piemonte, vicini all'Emilia Romagna, vicini al resto dalla nostra regione.

Vorrei terminare, per non farla lunga. Quindi noi nel processo di cambiamento, di riforme, ci siamo in pieno. Quelle che non abbiamo ancora terminato, e sono quelle del consorzio industriale e quelle del consorzio di bonifica, ci giochiamo tutta la nostra credibilità nel portarle a termine nel più breve tempo possibile, e sono una riforma necessaria al sistema delle imprese e al sistema dell'agricoltura, laddove questi enti sono funzionali al sistema delle imprese e al sistema dell'agricoltura e non funzionali a se stessi. Servono per l'impresa e per l'agricoltura, non per se stessi, e quindi è una riforma su cui siamo in ritardo e che dobbiamo assolutamente portare a termine, al più presto possibile. Dicevo, è stato ricordato, questo incontro oggi è di grande momento, sia per il dibattito nazionale, ma anche per il nostro dibattito locale, regionale, di cui si discute in questi giorni, in cui sembra che la Regione non detti regole, ma eserciti arbitrio - qualcuno si è spinto un po' troppo in là, dicendo che c'è un'emergenza democratica addirittura - eserciti arbitrio, ci sono decisioni indiscriminate, si danneggiano le imprese - qualcuno si è lamentato che le imprese scappano - e cose di questo genere. Allora, forse vale la pena di dire due cose anche su questo argomento.

Innanzitutto vorrei tranquillizzare tutti: le imprese non scappano dalla Sardegna, le imprese stanno arrivando. La giunta regionale fa tutto quello che deve fare, innanzitutto per migliorare le condizioni e i presupposti, come dicevamo prima, e in più per essere pronti a qualsiasi ora del giorno e senza troppo preavviso, per parlare con chiunque voglia fare impresa in Sardegna, per semplificargli la vita in tutti i modi possibili, come già li stiamo semplificando, e infatti proprio in questi giorni, mentre si parlava di tutt'altro, qualcuno trascurava di annotare l'accordo con l'Endesa, una società che ha uno stabilimento produttivo in Sardegna, che nasce dall'Enel, nella centrale di Fiumesanto, uno stabilimento produttivo che però è una unità locale, non un'unità locale di un'impresa che ha sempre avuto sede fuori e quindi ha lasciato molto poco, in termini anche di compartecipazione al gettito fiscale. Un'impresa come quella, a seguito non di una trattativa segreta fra tre persone, ma a seguito di una discussione, anche abbastanza lunga, ma anche breve per il valore della discussione, che ha riguardato tutti: province, comuni, industriali, le associazioni di categoria, eccetera, proprio i giorni scorsi si faceva un accordo con Endesa, con l'amministratore delegato in Italia, che riguardava 500 milioni di investimento - 500 milioni di euro di investimento sono ancora una cifra importante - che riguardava l'assunzione di responsabilità e la soluzione di un problema annoso, che ha utilizzato fiumi di inchiostro e riempito pagine di giornali, con il costo agevolato della tariffa elettrica per le imprese energivore, per il comparto del piombo zinco del Sulcis-Iglesiente e per il cloro-soda, tra Assemini e Porto Torres. Quell'accordo dà una risposta definitiva, tranquillizzante. Tranquillizzante di medio periodo almeno per il sistema del cloro-soda, quindi Assemini e Porto Torres, ed è il presupposto della soluzione definitiva attraverso la costruzione della nuova centrale, con 500 milioni di euro di investimenti, che prevede anche la possibilità di coinvestimento, di partecipazione, per gli impianti industriali che ci sono vicini. Quell'accordo era importante, perché prevede di buttare giù due ciminiere, ricompattare tutta l'area industriale, riqualificare l'aspetto ambientale e paesaggistico e quindi è importante perché ha un grande vantaggio ambientale ed è ancora più importante perché migliora in maniera notevolissima la qualità delle emissioni nell'aria, chiudendo due centrali a olio combustibile, mettendo i presupposti per cui dobbiamo produrre ancora olio combustibile, facendo una nuova centrale a carbone che abbatte le emissioni in atmosfera in maniera radicale rispetto a quella esistente, e presuppone un ulteriore importante investimento per chiudere la centrale a carbone esistente e farne una nuova a gas. Quindi, in totale c'è un orizzonte di circa un miliardo di euro di investimenti e nel frattempo la sede legale della società sarà trasferita in Sardegna, aiutando l'intera economia della Sardegna. Quindi non mi pare che le imprese scappino.

Così come il giorno prima è stato fatto un accordo importante insieme a sindacati, Regione, per un'altra impresa a Ottana, così come la settimana prima si è approvato un piano di localizzazione, che prevede investimenti per circa 80 milioni di euro sul Porto canale di Cagliari, e tanti di voi lo conoscono, così come sono stati portati a termine, entro il 31 dicembre di quest'anno, grazie all'ottima collaborazione col Ministero delle Attività produttive, tutti i contratti che erano rimasti in sospeso, sull'accordo della chimica: da Prokemia, a Ineos e altri due di cui ora non mi ricordo. In questi giorni si sente parlare della Sfirs e della sua nuova missione, della volontà di essere veramente una finanziaria regionale per lo sviluppo della Sardegna, non per dare un po' di prestiti a qualcuno a cui non li dà la banca, ma finanziaria regionale per lo sviluppo della Sardegna, e quindi avere un ruolo nel promuovere quei settori che possono promuovere lo sviluppo della Sardegna. In questi giorni si è parlato di una delibera della Sfirs che promuove la costituzione di una nuova flotta navale, che faccia le famose 'autostrade del mare' e tolga un grande pericolo e anche inquinamento e pericolosità sulla 131, promuovendo i trasporti da Cagliari, che dia la possibilità di competere con Tirrenia, migliorare il trasporto passeggeri, il trasporto delle auto, il trasporto delle merci. Perché lo si sta facendo? Perché è un nostro dovere, perché capiamo il valore delle imprese.

Nelle stesse ore si discute la possibilità, da parte della Sfirs, di incentivare anche la crescita, l'ulteriore possibilità di una flotta aerea sarda. E' importante, importantissimo, perché non tutto va lasciato al mercato, perché se bastasse lasciarlo al mercato, magari non staremmo qui a parlarne, perché avremmo già tutti quanti un posto di lavoro, la Sardegna supererebbe del 100% il Pil europeo, il reddito sarebbe distribuito bene, tutto funzionerebbe. In realtà non è così. Abbiamo visto che cosa sta accadendo all'Alitalia, abbiamo visto le ripercussioni che ci sono state in Sardegna per uno strano comportamento di Alitalia, o comunque per il cattivo funzionamento di Alitalia, per lo strano comportamento della direzione aziendale di Alitalia. Bene, io credo che noi, nel concetto di continuità territoriale, noi dobbiamo veramente garantire i ponti, garantire una presenza nella terraferma, che vuol dire slot, ossia la capacità quindi di attraccare, sia degli aerei che delle navi, e garantire che ci siano aerei e navi che vogliono partire dalla Sardegna e non lo facciano solamente in maniera residuale, come gli pare, ai prezzi che gli pare e quando gli pare.

Quindi, le politiche industriali la Regione le sta facendo in maniera importante. Nell'attuare le sue politiche, danneggia l'impresa? No, non credo, non mi pare appunto che ci sia nessuna impresa che possa alzarsi e dire: sono stato danneggiato da questa Regione in questi ultimi due anni. Vorrei vedere qual è l'impresa manifatturiera che possa dire: sono stato danneggiato da questa Regione. Forse qualche impresa di costruzioni, ma allora è un'altra cosa, non confondiamo le imprese di costruzioni col mondo dell'impresa. L'impresa è una cosa più articolata, più ampia, assolutamente più complessa anche, delle imprese di costruzioni. Poi le imprese di costruzioni hanno un loro valore, hanno una loro legittimità, dignità, siamo felici che ci siano, per carità, però non confondiamo il mondo dell'impresa unicamente col mondo delle imprese di costruzioni. E mentre ci può essere qualche impresa di costruzioni che può sollevare la mano e dire: be', insomma, io son stato danneggiato effettivamente, credo che non ci sia nessuna impresa, al di fuori di queste, che possa alzare la mano e dire: io sono stato danneggiato invece che aiutato. Ma, allora, anche le imprese di costruzioni io non credo che le stiamo danneggiando, e credo che possano sentirsi aiutate dalla Regione, mi piacerebbe che si sentissero e che sentissero la possibilità di essere ulteriormente aiutate dalla Regione, perché le imprese di costruzioni, come tutte le altre imprese, vivono all'interno delle regole. E allora, stiamo sostituendo l'arbitrio con le regole del passato, in questo caso? O stiamo finalmente mettendo regole laddove nel passato c'era solo arbitrio? Noi abbiamo fatto un Piano paesaggistico regionale, siamo stati i primi a farlo, a seguito del Codice Urbani, della passata legislatura, a seguito della necessità prevista, sancita in maniera inequivocabile dalla Costituzione, della tutela dei beni paesaggistici e storico-culturali. Tutela che è in capo allo Stato e che lo Stato, per la prima volta, col Codice Urbani in qualche modo trasferisce all'interno di regole chiare, alla Regione.

La Regione ha messo queste regole. Io mi sentirei meglio all'interno di regole, perché so che poi non mi metto a discutere con un sindaco, con un amministratore, con un amico del sindaco, col partito del sindaco, con lo zio del sindaco. Mi sentirei meglio all'interno di regole e quindi mi dispiace che qualcuno si senta danneggiato dal fatto che ci sono le regole, poi davvero, quando si mettono operano e magari uno, un signore, una singola impresa può essere momentaneamente danneggiata, ma il sistema delle imprese di costruzioni non è danneggiato, perché non bisogna essere né del partito del sindaco, né amico del sindaco, si è all'interno delle regole.
Subito dopo la regola del Piano paesaggistico regionale, l'urbanistica prevede un'altra regola fondamentale, che è il Puc, il Piano urbanistico comunale. Provate a immaginare se c'è il 50% dei comuni della Sardegna che hanno il Puc. No, e allora, le imprese vivono dentro le regole o vivono fuori dalle regole? Ci sono paesi che sono passati da 10.000 a 60.000 abitanti, credo in 25 anni, senza che abbiano mai fatto un Puc. Hanno fatto 12 piani di risanamento urbanistico, si chiama qualcosa del genere, ma il Puc non l'hanno mai fatto. A qualche impresa piace lavorare così, io credo che al sistema sano delle imprese piaccia lavorare all'interno di un Piano paesaggistico chiaro e all'interno di piani urbanistici comunali, che necessariamente si rifanno al Piano paesaggistico regionale, che danno le regole, in maniera chiara.

A Cagliari c'è il Puc, e sulla base del Puc precedente era stata approvata una lottizzazione importante, un piano, nel 2001. Lo capiamo, però, successivamente c'è stata una legge, il Codice Urbani, che appunto dice delle cose sulla tutela e responsabilizza la Regione sulla tutela, e quindi la Regione ha responsabilità e strumenti nuovi per fare lei, oggi, quello che eventualmente le Sopraintendenze dello Stato non hanno fatto nel passato. E allora, se le Sopraintendenze dello Stato, eventualmente, non hanno fatto bene, nel passato, la tutela, o se gli strumenti non erano sufficienti nel passato, e se oggi ci sono, credo che abbiamo la responsabilità di utilizzarli, non contro qualcuno ma nell'interesse di tutti. E allora, per Tuvixeddu si dice: c'è un'emergenza democratica, perché la giunta regionale decide di espropriare un pezzettino, l'ultimo pezzo di terreno che c'è in tutta la via Sant'Avendrace, lasciato libero da un muro di palazzi costruiti sulle tombe e su un grande parco archeologico. C'è l'ultimo pezzettino. Io vi chiederei un favore personale, andatelo a vedere, e vi rendete conto. Vedete dove si stava costruendo un palazzo, vedete quali sono le emergenze archeologiche, ne vedete il valore e poi mi dite se non preferite che non si costruisca, che magari indennizziamo giustamente il proprietario, e quell'area magari è a disposizione di tutti: nostra, dei nostri figli, dei nostri nipoti, dei viaggiatori in Sardegna, di tutti quanti.

Poi c'è un'altra cosa, si dice: disturbiamo gli imprenditori che invece stanno facendo benissimo, stanno facendo il parco archeologico. Calma, il parco archeologico lo sta facendo la Regione e il Comune, coi soldi della Regione e coi soldi del Comune. E anzi, tutte le opere di infrastrutturazione, opere anche assurde per alcuni versi, ancora una volta le sta facendo la Regione, il Comune, insomma, le stiamo facendo tutti. Sembrava scritto per noi, l'articolo 136 - lettera C, del Codice Urbani, Sembra scritto per noi e per questo caso: per garantire la visibilità, per garantire l'accesso, per garantire la fruibilità, eccetera, laddove ci sono grandi emergenze archeologiche. Quindi, non di arbitrio, di emergenza democratica si tratta, ma della assunzione di responsabilità anche quando comporta un po' di coraggio, nel mettere innanzitutto gli interessi pubblici generali, dell'intera società, piuttosto che l'interesse individuale. L'interesse dell'intera società, l'interesse pubblico generale, è quello che maggiormente ci deve guidare ed è quello che ci guida, poi, dentro l'interesse pubblico generale cerchiamo di esserci tutti, ed è nostra responsabilità fare in modo che ci siano tutti e che ci possano essere anche le imprese di costruzione, però indirizzando chiaramente le imprese di costruzioni dove costruire, come, quando, ed eventualmente in tanti altri progetti che possono essere fatti in Sardegna, non necessariamente sulle tombe fenicio-puniche.

Un'ultima cosa. Parliamo tutti di sviluppo, di modelli di sviluppo, giustamente. Per Cagliari si è parlato di 'Cagliari, capitale del Mediterraneo'. Oggi parliamo di Cagliari, più opportunamente, di 'Cagliari città del Mediterraneo', insieme a tante altre. Ma se avessimo voluto essere capitale del Mediterraneo, o se vogliamo essere una città del Mediterraneo, che cosa importiamo noi in questo sistema del Mediterraneo? Che cosa importiamo i parcheggi interrati? O cosa importiamo, un centro commerciale? O gli facciamo vedere un nuovo palazzo? O gli facciamo vedere l'ultimo ristorante dove si mangia cinese o giapponese? O forse nel sistema del Mediterraneo dobbiamo portare la nostra diversità, la nostra specificità, la nostra unicità. Cagliari ha sicuramente un unicum, che è la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo, la più grande necropoli di quel popolo che il Mediterraneo l'ha fatto. E allora, io credo che solamente una classe politica cieca e sorda non si accorge di questo e non fa tutto il possibile per tutelare un valore così importante, per il futuro. E allora, non contro l'impresa, ma con l'impresa, l'impresa tutta. Non confondiamo in Sardegna l'impresa di costruzioni con l'impresa, l'impresa è un'altra. E anzi segnalo un altro pericolo in Sardegna. In Sardegna sicuramente è stato più facile fare imprese di costruzioni, soprattutto fuori dalle regole, che altre imprese. Per altre imprese ci vuole forse una capacità di rischio in più, una volontà di rischio in più, un po' di coraggio in più. E allora, in una regione come la nostra, con le coste come le nostre, con i grandi valori ambientali come i nostri, è sicuramente più facile fare imprese di costruzioni, è sicuramente più facile mettere un po' di metri cubi sulle coste, fare seconde case e venderle. E allora sta succedendo il contrario: che i figli degli imprenditori veri, qualche volta stiano smettendo di fare l'impresa, diventando costruttori anche loro. Allora, io auspico che invece ci siano imprese di costruzioni e magari anche insieme alla Regione, col sistema della Regione, andiamo tutti a costruire fuori, a costruire infrastrutture, a costruire case in Algeria, a immetterci nel sistema mediterraneo delle costruzioni e che non sentiamo la necessità di consumare il nostro ambiente. E che dalle imprese di costruzioni si passi alle tecnologie di costruzioni. Che qualcuno si metta a fare rubinetti anche qui, che qualcuno faccia interruttori, che qualcuno faccia mattonelle anche qui, perchè alla fine l'impresa di costruzioni è diventata una specie di catena di montaggio, non si fa quasi nulla qui.

Noi stiamo dicendo: costruiamo di meno, ristrutturiamo di più, ricostruiamo i centri storici insomma, è una storia lunga, però non volevo far finta che non esistesse questo argomento. Esiste l'argomento delle riforme e la Sardegna c'è dentro. Esiste l'argomento dei rapporti tra Regione e il mondo delle imprese e lo stiamo facendo con molta ragionevolezza e credo con senso di causa. Terminerei su questo: la Sardegna oggi esce dall'Obiettivo 1, ma è uscita avendo superato il Pil medio del 75,04 %, insomma abbiamo superato il 75% di qualche centesimo di punto. Tredici anni fa c'eravamo ancora dentro per qualche centesimo di punto, sono passati tredici anni e siamo ancora lì, sicuramente sarà colpa della Regione. In questo caso non mia o dell'assessore Dadea espressamente. Sarà colpa della Regione? Forse no. Forse è colpa della Regione, è colpa delle province, dei comuni, è colpa di tutta la classe dirigente, di quella politica e di quella non politica. Forse è colpa del sistema delle imprese, forse è colpa del sistema dell'Università, forse è colpa degli artigiani, degli agricoltori. Io stesso ho tre amici miei, agricoltori vicini di casa, che alla fine hanno scoperto che è meglio, invece che fare l'agricoltore, fare il presidente di un'organizzazione agricola, e si è messo a fare il presidente di un'organizzazione agricola questo qui, di una piccola organizzazione agricola locale e io non smetto di sgridarlo, perché torni a fare l'agricoltore e non il raccontatore di agricoltura.

E allora forse c'è un problema complessivo della società sarda, e allora se riconosciamo questo non facciamo a gara a chi è più bravo e chi è più cattivo, chi è meglio e chi è peggio, perché quella gara non ci porta lontano e quella gara rischia di fare morti e feriti per strada, rischia di fare morti e feriti in tutti i settori della società sarda. E allora, diciamoci invece che ce la possiamo fare e diciamoci che ce la dobbiamo fare, e diciamo che ci legittimiamo a vicenda, anziché separare destra e sinistra, bianco e nero, in maniera totale, rinunciando a portare il nostro contributo delegittimando gli altri. Passiamo il tempo a delegittimare gli altri, piuttosto che arricchire il dibattito del nostro contributo. E allora, in una società come questa, in un momento come questo, di grande cambiamento, se tutti vogliono partecipare con contributi, invece che processi di delegittimazione, bene, la Sardegna può crescere ancora meglio e più in fretta. Noi stiamo facendo la nostra parte, sicuramente poco bene, chi ci succederà la farà anche meglio, però la stiamo facendo con tutta la buona volontà possibile, con tutta l'onestà possibile, con tutta la trasparenza possibile, e abbiamo bisogno disperato dell'aiuto di tutti i sardi".