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Legge statutaria: conferenza stampa con l'assessore delle Riforme, Massimo Dadea

Cagliari, venerdì 9 marzo 2007, sala Giunta
Presidente Soru:
"Buongiorno a tutti,
grazie per essere venuti. Facciamo questa conferenza stampa per esprimere tutta la nostra soddisfazione per l'approvazione della legge statutaria. Si tratta di un momento importantissimo, direi anche solenne, perché il Consiglio regionale ha approvato la legge più importante che governa la politica della nostra regione, che può essere approvata autonomamente. Di fatto il Consiglio regionale ha approvato una parte e una parte di grande importanza dello Statuto dell'Autonomia. Ha approvato una parte importante del nuovo Statuto di Autonomia, dove si definisce la struttura del sistema politico che governa la nostra regione: la forma di governo, i poteri del Presidente, della Giunta, del Consiglio regionale; definisce le regole della partecipazione popolare; definisce le regole di partecipazione di chi assume un ruolo politico e quindi le cause di ineleggibilità, di incompatibilità e di conflitto d'interessi.

E credo che con una qualche solennità debba essere ricordato il grandissimo passo avanti che è stato fatto nella politica della nostra regione laddove si fissano delle regole che garantiscano un equilibrio di genere nella partecipazione alla competizione elettorale e nella partecipazione ai ruoli più importanti della Giunta regionale. Io credo che l'approvazione di una parte così importante del nuovo Statuto dell'Autonomia non debba passare inosservato e il Consiglio regionale, con un dibattito lunghissimo, ha scelto autonomamente un sistema politico che va verso la chiarezza dei rapporti tra i cittadini elettori e la loro maggiore responsabilizzazione.

Il sistema, dal mio modo di vedere, contiene un elemento fondamentale che è questo: impone che sia una coalizione, un Presidente, e un programma di governo che devono presentarsi assieme al giudizio degli elettori e devono stare assieme. Coalizione, candidato presidente e programma di governo. Questo è il patto che viene presentato agli elettori, per il quale viene chiesta la fiducia agli elettori, una fiducia che viene chiesta per questo patto complessivo e che quindi non può essere sciolto, di coalizione, di maggioranza, di Presidente e di programma di governo.

Il programma di governo, che è ben citato nella legge, dopo essere stato presentato agli elettori viene discusso nella prima seduta del Consiglio regionale, poi nella legge di contabilità, che è stata approvata in precedenza, è stato anche indicato che entro sei mesi quel programma di governo deve essere trasformato in Piano regionale di sviluppo, ancora una volta quindi un Piano regionale di sviluppo e progetti coerenti con il programma presentato agli elettori. Io credo che la decisione del Consiglio regionale abbia ben interpretato il sentimento popolare e la volontà diffusa - mostrata anche con un referendum in Sardegna - presso i nostri cittadini: la volontà di maggior partecipazione attraverso l'indicazione diretta di coalizione, di programma di governo e di Presidente della Regione, che ha la responsabilità di portare avanti il programma di governo.

A me preme sottolineare un fatto: in questi giorni in aula è stata usata in maniera quasi ossessiva la parola 'presidenzialismo', che è la parola più sbagliata possibile per la forma di governo che è stata scelta. Presidenzialismo penso fosse per indicare maggiori poteri al Presidente della Regione, in realtà il testo di legge chiarisce quali sono i poteri del Presidente della Regione: non sono più dei poteri che il Presidente della Regione aveva attualmente e sono stati anzi definiti bene, riportando quasi integralmente l'articolo 95 della Costituzione italiana, dove sono chiariti i poteri del Presidente del Consiglio. I poteri per un presidente eletto in un'assemblea parlamentare e non direttamente, i poteri scritti quindi subito dopo la guerra dai padri costituenti, che tutto volevano fare, fuorché andare incontro alla possibilità di dare troppi poteri a qualcuno, nel momento in cui si usciva dal fascismo.

Quindi non si tratta di un modello che dà nuovi o più poteri al Presidente della Regione, ma di un modello che dà più poteri ai cittadini elettori. Qualcuno erroneamente considera il liberalismo unicamente come 'democrazia rappresentativa' e cioè dove tutti i cittadini si fanno rappresentare e danno deleghe in bianco magari a ottanta consiglieri, che poi successivamente decidono cosa fare di questa delega, definendo magari successivamente una maggioranza e definendo magari successivamente un programma di governo e successivamente ancora chi debba essere responsabile di portare avanti questo programma di governo. Io credo che la cittadinanza vada sempre più verso una democrazia partecipativa e verso l'ampliamento di spazi di scelta diretta alle scelte fondamentali.

Questo pezzo di Statuto, approvato in questi giorni, va proprio incontro a questa necessità: dà ai cittadini sardi la possibilità di scegliere prima, senza deleghe a nessuno, di scegliere prima quale maggioranza, quale programma di governo, senza sorprese, quale presidente responsabile di quel programma di governo. Quindi non più poteri a nessuno in particolare, ma più poteri ai cittadini sardi che scelgono senza dare deleghe e credo che sia stato fatto l'altro giorno un grandissimo passo avanti di democrazia nella nostra regione, e per questo io sono particolarmente contento. E sono contento dell'innovazione importante che è stata apportata sulla partecipazione delle donne.

Un'ultimissima cosa: la Regione si sta dando regole a tutti i livelli e si sono date regole, con l'approvazione dell'altro giorno, anche nei doveri della partecipazione alle responsabilità elettive nella nostra regione.
Se le regole che sono state approvate l'altro giorno ci fossero state, noi non avremmo avuto senatori della Repubblica che per sei mesi sono stati anche consiglieri regionali, non avremmo avuto deputati della Repubblica che per sei mesi sono stati consiglieri regionali, non avremmo avuto il Consiglio regionale in imbarazzo, chiamato a decidere, a firmare mozioni, a votare a scrutinio segreto emendamenti come sono stati votati l'altro giorno, che prevedevano la possibilità di rimanere consiglieri regionali quando si era anche presidenti di enti, partecipati o controllati dalla Regione. Sono state date delle regole, dopo 60 anni, sulle modalità con cui il ruolo politico si può esprimere.
E quindi ci tengo proprio a sottolineare la solennità dell'approvazione dell'altro giorno, delle regole scelte dai sardi, non imposte da nessuno, dal Consiglio regionale della Sardegna, non imposte da nessuno, sono una parte importante del nuovo Statuto dell'autonomia, la parte che indica quali sono le regole, l'architettura costituzionale attorno al quale si muove la vita democratica della nostra Regione".

Assessore Dadea:
"Io non avrei molto da aggiungere alle cose che ha detto il Presidente. Consentitemi però una prima osservazione che riguarda una sorta di sottovalutazione che c'è stata rispetto all'approvazione di questa importante legge da parte un po' anche del mondo politico, del mondo della cultura ma consentitemi di dirlo anche da parte dei mass media. Nel senso che forse questa legge meritava una maggior attenzione e merita tuttora una maggior attenzione.
Voglio fare soltanto alcune considerazioni.

Questa legge è scaturita da un confronto assolutamente privo di contrasti in Consiglio regionale, un confronto che è passato trasversalmente all'interno della maggioranza e dell'opposizione, e che ha attraversato in profondità anche gli stessi gruppi consiliari. Alla fine di questo confronto mi pare che il risultato sia estremamente positivo.
E' la prima Legge statutaria che viene approvata da parte delle regioni a statuto speciale e soprattutto è la prima Legge statutaria che in maniera organica affronta le riforme che sono state introdotte dall'articolo quinto della Costituzione.

Siamo quindi la prima Regione, soprattutto a Statuto speciale, che si è misurata con questi temi. Devo dire che noi abbiamo esercitato compiutamente una nostra prerogativa autonomistica, nel senso che ci è stata data la possibilità di decidere noi autonomamente su una parte importante dello Statuto e noi abbiamo deciso autonomamente e in piena autonomia senza dover contrattare queste parti con il Parlamento nazionale.

C'è stata data questa possibilità e noi l'abbiamo esercitata compiutamente. Abbiamo deciso su forma di governo, su rapporti tra gli organi, su incompatibilità e ineleggibilità, e abbiamo anche introdotto all'interno di questa Legge statutaria anche delle innovazioni assolute nel panorama legislativo regionale e nazionale.
Il tema del conflitto d'interessi è stato affrontato per la prima volta in una legge regionale: è un esempio di modello che probabilmente potrà essere seguito anche dal Parlamento nazionale.

La questione della partecipazione delle donne, il riconoscimento della partecipazione delle donne all'interno degli esecutivi: è la prima volta in assoluto che un tema come questo trova una sua collocazione all'interno di una legge. E soprattutto: badate bene che la percentuale che è stata indicata probabilmente potrà accontentare tutti; ma se fosse stato solo per l'Esecutivo e per il Presidente probabilmente noi avremo anche potuto inserire una norma, per cui così come è stato deciso dal Presidente al momento, della Giunta poteva anche prevedere una percentuale.

Quindi noi abbiamo esercitato compiutamente la nostra prerogativa autonomistica e quello che possiamo dire è che oggi c'è stato con questa norma un guadagno d'autonomia; c'è un di più di autonomia nella nostra Regione.
Abbiamo deciso autonomamente in piena libertà sulla forma di Governo, l'elezione diretta del Presidente: io concordo con quello che diceva il Presidente Soru. Io personalmente non ho mai usato nel dibattito consiliare la parola 'presidenzialismo', ho sempre usato la dizione 'elezione diretta da parte dei cittadini a suffragio universale del Presidente della Regione'.

Non solo è stato un atto di coerenza col programma elettorale che ci siamo dati - era stato sottoscritto da tutte le forze di maggioranza - ma è il riconoscimento dei cittadini, i cittadini sono arbitri della politica, i cittadini con il loro voto siglano un patto con la maggioranza, con il Presidente, attraverso il programma elettorale. Questo è il principio di consonanza che è stato appunto anche ribadito dalla Corte costituzionale, nel momento in cui questo patto che si instaura tra i cittadini al momento del voto e che riguarda programma e Presidente e maggioranza, è evidente che se si rompe questo patto interviene la clausola di dissolvenza e quindi si va tutti quanti a casa.

Noi avremmo voluto anche modificare questo aspetto che forse è più controverso, quello della clausola di dissolvenza, ci siamo esercitati prima come Giunta poi siamo passati alla Commissione, ma questo non è stato possibile perché le leggi oggi ci impediscono di modificare la clausola di dissolvenza o anche di mitigarla. Ma questo è un obiettivo che è tutto nelle mani in parte del Consiglio regionale.

Il Consiglio regionale ha oggi un obiettivo fondamentale: riscrivere lo Statuto. E se si riscrive lo Statuto si possono modificare all'interno dello Statuto anche quelle parti come la clausola di dissolvenza che è un punto molto controverso. L'altra possibilità è in mano al Parlamento. C'è un dibattito a livello parlamentare sull'elezione diretta del Presidente, io penso che al livello parlamentare si può modificare con una legge costituzionale questo elemento.

Altra questione di grande importanza. Noi ci siamo esercitati sia come Giunta sia come commissione nel cercare di introdurre quegli elementi di equilibrio tra un Presidente eletto direttamente dai cittadini e i poteri del Consiglio. Mi pare che questo sia stato un fatto estremamente positivo: è stato enfatizzato e in qualche modo esaltato il potere legislativo del Consiglio; è stato ribadito il potere parlamentare in capo al Consiglio; è stato inserito e sono stati definiti in maniera precisa i poteri di indirizzo e di controllo del Consiglio.

Sono tutti elementi che in qualche modo cercano di compensare quella decurtazione di ruolo per il Consiglio regionale che è intervenuta per l'elezione diretta, una decurtazione di ruolo che comporta la mancata legittimazione da parte del Consiglio del Presidente della Regione, che viene posta in mano agli elettori e viene eliminato quel potere di co-amministrazione, che poi era una commistione di poteri e di responsabilità tra il Consiglio e l'Esecutivo che ha caratterizzato i primi 60 anni della nostra autonomia.

Altro elemento di riequilibrio è la partecipazione popolare, la definizione cioè di quegli strumenti di democrazia diretta che servono anch'essi in qualche modo a mitigare i poteri di un Presidente eletto direttamente dagli elettori. I referendum, quindi, le tre diverse fattispecie di referendum popolare, ma io sottolineerei anche l'iniziativa legislativa popolare affidata anche al popolo sardo, così come contenuta nell'articolo 15 del nostro Statuto.

Le ultime due cose riguardano conflitto d'interessi e la partecipazione delle donne. Conflitto d'interessi: ripeto è un'innovazione assoluta nel panorama legislativo regionale italiano, ma è anche un'innovazione. E' stato più volte ricordato che su quel testo si è esercitato il professor Guido Rossi, che è la massima autorità in materia di conflitto d'interessi, e viene proposta una regolamentazione del conflitto d'interessi che è tra le più avanzate non solo in Italia ma in Europa, direi, e anche nella legislazione mondiale, tanto che fa riferimento a un modello che è canadese.

L'altra cosa, la questione delle donne, io non aggiungerei niente a quello che è stato detto. Dobbiamo dire che è un ottimo risultato, un grande risultato la presenza delle donne nell'esecutivo".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Nell'ultima parte di cui ha parlato l'assessore Dadea, cioè sì, certamente io parlo anche come donna, scusate lo sfogo, stendere un velo pietoso sulla scelta-opzione per le donne che entreranno al 40% in Giunta, mi stupisco che non sia stato il 50% in Giunta, visto che lei ha, diciamo, fatto, con questa legislatura, questa presenza così ampia delle donne, lei si assume, ha assunto un impegno verbale, ma io capisco, ho anche sentito che lei lo ha assunto in maniera più precisa, attraverso una codificazione, attraverso una legge probabilmente, quella di proporre e poi nominare, poi fare eleggere almeno il 40% di donne anche nei… le presidenze sono equiparate agli enti? Le presidenze delle commissioni sono equiparate agli enti?".

Assessore Dadea:
"Alcune sono stabilite dal Consiglio".

Presidente Soru:
"Dal Consiglio regionale, che elegge i presidenti delle commissioni e i suoi organi interni, e l'esecutivo che elegge le presidenze degli enti o le direzioni generali, nomina, scusi, nomina le presidenze degli enti e i direttori generali delle agenzie".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Ecco, cioè, statutaria…".

Presidente Soru:
"Però, perché le dispiace questo 40%?".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Mi dispiace perché abbiamo iniziato così, alla grande, abbiamo raggiunto il 20% in più…".

Presidente Soru:
"Però abbiamo iniziato alla grande senza avere un limite di legge, se uno ha un limite del 40% non significa che non possa andare al 50% o al 60%. Io credo che sia…".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Difficile…".

Presidente Soru:
"Perché difficile?".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Probabilmente se si interpreta così, cioè, nessun genere può superare il 60%?".

Presidente Soru:
"Allora, è interpretato così: nessun genere può avere meno del 40%, io credo che sia una cosa che protegge gli uomini, perché…".

Susi Ronchi (Rai 3):
"…ha sempre il 60%".

Presidente Soru:
"No, non è così: è una cosa che gli uomini hanno votato per proteggere se stessi, perché per qualche anno…".

Susi Ronchi (Rai 3):
"No, io volevo chiedere questo, cioè, la statutaria, voi avete detto: la Sardegna, che nell'attività legislativa ha fatto da apripista così, con l'innovazione insomma, poi abbiamo seguito in realtà, assessore Dadea, giorno per giorno, le pagine dei giornali, la Rai ha fatto un servizio al giorno su quello che è successo…".

Presidente Soru:
"E quindi eravamo anche tanti…".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Una cronaca parlamentare continua, l'abbiamo letta sui giornali, forse ci voleva anche questo momento di sintesi importante. Che effetto immediato avrà Presidente, anche nella riorganizzazione del governo regionale, la statutaria?".

Presidente Soru:
"Beh, intanto dovrebbe avere un effetto immediato di sopire le polemiche sul presidenzialismo, sulle norme imposte dall'esterno della nostra regione. Oggi, dopo una riflessione lunghissima, dopo un dibattito anche molto lungo, come lei ha ricordato, queste sono le regole che democraticamente ci siamo dati e che quindi tutti siamo chiamati a considerare tali. E quindi credo che possa aiutare la facilità di rapporto tra i diversi organi istituzionali della nostra regione: la Presidenza, la Giunta e il Consiglio regionale, mettendo da parte una discussione che troppo a lungo è stata richiamata nei primi due anni e mezzo. Poi che conseguenze ha? Questo, certo, delinea un quadro istituzionale dentro il quale altri tasselli debbono essere risistemati. Parla di Presidenza, di Giunta, con la legge di organizzazione potrà essere definita meglio, sarà definita meglio la composizione della Giunta e l'organizzazione dell'amministratore regionale e le responsabilità diverse che vengono assegnate ai diversi componenti della Giunta, questo è il passo che ci siamo impegnati a fare al più presto. La Giunta ha presentato un disegno di legge, che è collegata alla legge finanziaria e quindi ha una corsia preferenziale nella sua discussione, e abbiamo anche detto, lei lo ha richiamato, in Consiglio regionale, che nella legge di organizzazione potranno essere chiarite ulteriormente le garanzie di equilibrio di genere, e lo dico davvero così, lo chiamerei davvero equilibrio di genere, piuttosto che garanzia per le donne, perché sono certo che in un futuro e in un futuro non troppo lontano ci riguarderà tutti, uomini e donne. L'amministrazione regionale, sempre di più i direttori generali, i dirigenti, sono donne, non passerà molto tempo che avremo più dirigenti donne che dirigenti uomini".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Lo state facendo per tutelare sempre voi?".

Presidente Soru:
"L'ho detto".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Speriamo".

Presidente Soru:
"L'ho detto, sempre più dirigenti sono donne, guardi che le cose… i direttori generali sono sempre più donne insomma, quindi si tratta di una norma di equilibrio che non deve più sorprendere, che tra qualche anno poi sarà anche dimenticata. Oggi fa ancora notizia, tra qualche anno sarà dimenticata, così come credo che sia totalmente dimenticato il fatto che, solamente nel 1971, in Svizzera, abbiano iniziato a votare le donne, il suffragio universale e arrivato solamente nel 1971, una cosa pazzesca, però è talmente lontano da… io credo che tra dieci anni, 15 anni forse, di equilibrio di genere, nell'amministrazione regionale, nessuno ne parli più perché sarà nell'ordine delle cose, come non se ne parla nei tribunali, o nelle università o nelle corsie degli ospedali".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Pensate che dietro l'angolo ci sia la possibilità del referendum?".

Presidente Soru:
"Beh, potrebbe essere. I sardi si esprimeranno e sono abbastanza convinto che si esprimeranno come si sono già espressi sull'elezione diretta, in un altro momento e in maniera non molto diversa da come si sono espressi per esempio i cittadini del Friuli, che sono stati chiamati a votare su questo. Mi pare per circa il 75% si siano espressi per l'elezione diretta, ma d'altronde come è pensabile che i cittadini preferiscano dare una delega a qualcuno di scegliere maggioranza e presidente, piuttosto che scegliere direttamente? Questo istituto della delega era pensabile in un mondo diverso, in un mondo ancora dell'analfabetismo, della poca educazione, della poca comunicazione o anche del poco tempo e capacità di informarsi. Ma oggi credo, ciascuno di noi, tutti quanti, abbiamo la possibilità di essere sufficientemente educati, sufficientemente informati, sufficientemente consapevoli, per poterci esprimere su aspetti fondamentali, come scegliere una coalizione, un Presidente, un programma di governo. Per poter scegliere autonomamente, senza dover delegare qualcuno che scelga per noi".

Piersandro Pillonca (Sardegna 1):
"Posso fare una domanda sulla clausola di insolvenza? Si è detto con questa statutaria: i cittadini diventano arbitri. Si stipula un patto, se questo patto non viene rispettato si scioglie il Consiglio. C'è una disposizione della costituzione venezuelana, se non ricordo male, di ispirazione Bolivariana, che prevede, a metà legislatura, se il governo non soddisfa i cittadini si può andare a referendum e il popolo può revocare direttamente questo governo. Non era il caso di prevederla, visto che si parla di cittadini arbitri anche in questa statutaria?".

Presidente Soru:
"Sarebbe come fare dei mandati elettorali non di cinque anni ma di due anni e mezzo. Si potrebbe più semplicemente decidere questo: facciamo durare una legislatura, invece che cinque anni, due anni in mezzo. Rivotiamo ogni due anni e mezzo".

Piersandro Pillonca (Sardegna 1):
"Non è un voto, cioè, se si stipula un patto coi cittadini i cittadini, concretamente, come fanno a far valere…".

Presidente Soru:
"Non facendo lo stesso patto con la stessa persona e con la stessa maggioranza, perché non sono stati soddisfatti del rispetto dei patti: questo. I cittadini hanno la possibilità… i cittadini hanno il voto. Se per caso si dimostrerà che hanno scelto male non sceglieranno più nello stesso modo. Nello stesso momento il Consiglio, a cui hanno delegato la possibilità, il potere normativo, allo stesso consiglio hanno anche delegato la capacità di potere di indirizzo e di controllo, e nel potere di controllo c'è la possibilità di sciogliere il consiglio. Certo, si scioglie il Consiglio e si scioglie l'intero patto, però è lo stesso risultato che lei ha richiamato, anziché con un referendum, semplicemente con la decisione, con l'utilizzo del potere di controllo in capo al Consiglio regionale.
C'è un'altra cosa nella legge statutaria: a due anni e mezzo c'è l'obbligo di discutere in Consiglio sull'attuazione del programma di governo, sul rispetto del programma di governo. In quell'occasione i consiglieri potrebbero dire: non è stato rispettato il programma di governo e quindi sciogliamo questo patto".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Non lo diranno mai… dev'essere qualcosa di molto, molto motivante per tutti".

Assessore Dadea:
"Posso fare una considerazione su questo? Beh, per esplicare un'azione di governo compiuta, due anni e mezzo non sono sufficienti. È un caso assolutamente straordinario che una Giunta come questa, in due anni e mezzo, abbia raggiunto il risultato di aver fatto un sacco di cose, ma, obiettivamente, io penso che cinque anni siano necessari per esplicare compiutamente un'azione di governo".

Giangiacomo Nieddu:
"Ma per cinque anni siete blindati".

Assessore Dadea:
"No, non siamo blindati, perché il Consiglio regionale può comunque decidere che una maggioranza…".

Giangiacomo Nieddu:
"Sappiamo benissimo che non lo farà mai".

Presidente Soru:
"Ma lei ha poca fiducia verso il Consiglio. Penso che sia un bilanciamento effettivo dei poteri, così come lo sono i consiglieri dei comuni. A Portovesme mi pare, si sono dimessi anche da poco, mi ricordo...".

Giangiacomo Nieddu:
"E' un problema di…".

Presidente Soru:
"Lei ha un'opinione veramente tristissima".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Presidente, io da tanto le volevo fare una domanda, rientra nella statutaria, siamo un po' rilassati anche perché è presto, non abbiamo fretta. Io le voglio chiedere questo: lei ha improntato la sua attività - è riconosciuto questo da tutti - un po' sulla moralizzazione. Tagli alle spese inutili, ai baracconi, razionalizzazione degli enti, tutte iniziative non indolori, per tutti…".

Presidente Soru:
"Non facciamo regali di Natale, non usiamo carte… per il bar della Giunta, non compriamo il catering dai migliori ristoranti di Cagliari per la Giunta, non facciamo nulla. Non siamo mai andati in ristorante a spese della Regione…".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Io però le volevo chiedere questo: ma lei davvero pensa o cosa pensa dello stipendio, altissimo, dei consiglieri regionali? Perché non è mai intervenuto? Neanche quando c'è stata la possibilità, c'è stata una raccolta di firme mi pare, c'è il referendum che incombe. Cioè, la legge statutaria mi pare, io non ho seguito molto bene quella vicenda… perché lei non è mai… noi tutti credo, la Sardegna, si sarebbe aspettata un appello da lei, che piaccia o non piaccia. Forse non piace sicuramente ai consiglieri".

Presidente Soru:
"Vuole una mia presa di posizione?".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Quindicimila euro al mese, netti: ma non è veramente un'offesa? Rispetto poi a quello che avete portato avanti voi, cioè una moralizzazione, una presa di coscienza?".

Roberta Mocco (L'Unione Sarda):
"Ne approfitto per chiedere finalmente un chiarimento. Sulle norme che riguardano l'ammissibilità dei referendum, già dal testo di legge predisposta dalla Giunta, si inseriva, fra le materie per cui il referendum non è ammissibile, con una formula che mi sembra fosse questa: 'Sono sottratti all'ammissibilità dei referendum anche gli atti che riguardano il funzionamento degli organi statutari'. In pratica rientra anche il Consiglio. Alcuni costituzionalisti che sono stati interpellati, non sono riusciti a… è impossibile chiedere di raccogliere le firme perché i cittadini… sulle indennità, perché c'è il problema di capire se l'organo statutario sia il Consiglio nella sua interezza oppure i singoli consiglieri, cioè, voi come la interpretate questa cosa, visto che l'avete inserita voi per primi e non è stata un'aggiunta del Consiglio, della commissione?".

Assessore Dadea:
"Noi l'avevamo inserita all'interno del nostro disegno di legge, questo è stato modificato in commissione, quindi dal Consiglio, però bisogna tener conto che a livello nazionale questi argomenti, questi temi, sono assolutamente esclusi dalla possibilità di essere sottoposti a referendum. Nel caso invece dell'ipotesi referendaria che è stata presentata, io penso che in questo caso la legge statutaria non è assolutamente, non può essere promulgata prima di tre mesi, prima dell'eventuale referendum confermativo o abrogativo, quindi valgono assolutamente le norme che sono attualmente in vigore. In futuro io penso che questo, l'ammissibilità del referendum, viene demandata a quella ulteriore innovazione, che noi non abbiamo sottolineato, che è l'istituzione della Consulta di garanzia, che è un organo terzo, che dovrebbe decidere nel merito anche dell'ammissibilità del referendum".

Roberta Mocco (L'Unione Sarda):
"Sì, però la legge…".

Assessore Dadea:
"Però non lo esclude, la legge non lo esclude, la legge non dice niente su questo".

Roberta Mocco (L'Unione Sarda):
"No, la legge non è chiara: non è che non dica niente".

Assessore Dadea:
"Appunto, quindi è lasciato alla Consulta di garanzia decidere l'ammissibilità".

Roberta Mocco (L'Unione Sarda):
"Non è un atto di discrezionalità".

Assessore Dadea:
"Questa è stata una scelta del Consiglio però".

Presidente Soru:
"No, ma la Consulta di garanzia interna è fatta da magistrati in pensione".

Roberta Mocco (L'Unione Sarda):
"Questo l'ho capito, però non è stata una legge che noi ci siamo ritrovati, è una legge che abbiamo appena fatto, e quindi, cioè, l'ha fatta il Consiglio".

Presidente Soru:
"Però io francamente credo che sia giusto non sottoporre a referendum lo stipendio dei consiglieri regionali".

Roberta Mocco (L'Unione Sarda):
"Anche quando è così alto?".

Presidente Soru:
"Tenga presente… che cosa facciamo? Immaginiamo che potessimo fare un referendum e stabilire che lo stipendio dei consiglieri debba essere 1000 euro. E' giusto? Io non credo che sia giusto che i consiglieri abbiano uno stipendio di 1000 euro. Sicuramente non è giusto che ce l'abbiano troppo alto, altrettanto credo che sia giusto che non ce l'abbiano troppo basso. E allora, argomenti di questo genere credo che sia giusto sottrarli al referendum, così come non pensiamo, così come riteniamo che non debba essere soggetto a referendum stabilire le aliquote di tassazione, o cose di questo genere. Semplicemente sono fuori da quella roba lì, non per questo però il Consiglio regionale non ha la responsabilità di autoregolarsi e di stabilire dei compensi giusti, adeguati.
Allora, per quanto riguarda i compensi, lei mi ha chiesto se sono troppo alti o troppo bassi. Noi in effetti abbiamo fatto una politica, che stiamo cercando di portare avanti, una politica di riduzione dei costi della politica. Io credo che la tassazione, il gettito fiscale debba essere restituito ai cittadini, restituito in redistribuzione del reddito, retribuito in servizi, in infrastrutture e così via, e il meno possibile debba essere trattenuto per lo stesso funzionamento del sistema, quindi dobbiamo ridurre i costi della politica. Per ridurre i costi della politica c'è innanzitutto da ridurre i troppi organismi della politica, i troppi livelli istituzionali, ridurre i troppi 'gangli' in cui si consuma una parte eccessiva di queste risorse. Poi c'è un'altra cosa: è evidente a tutti che l'attività parlamentare, del Parlamento nazionale, del Parlamento sardo, del Consiglio regionale sardo, è un'attività che richiede il tempo pieno, un impegno, e richiede anche competenze, quante più possibili, e vorremmo anche che partecipasse al Parlamento e al Consiglio non solo chi ha più passione, più idealità, ma anche in qualche modo i migliori di noi, e quindi possono essere adeguatamente retribuiti.
Trovo ingiusto che ogni forma di partecipazione alla politica debba essere retribuita, trovo ingiusto che un consigliere comunale debba essere eccessivamente retribuito, o debba essere retribuito, o possa essere considerata un'attività a tempo pieno o che, più pericoloso, i consiglieri provinciali debbano essere retribuiti, e l'attività di partecipazione a un Consiglio regionale possa essere un'attività quasi di lavoro a tempo pieno e quindi retribuita come un lavoro a tempo pieno, o attività, consorzi, associazioni, unioni, uno dei tanti organismi o dei troppi organismi che ancora ci sono e che stiamo cercando di eliminare.
Questo sarebbe un apporto importantissimo, stabilizzando un apporto importantissimo alla riduzione dei costi della politica. Poi in Consiglio regionale o nel Parlamento, è importante che non si possa andare solamente per censo, ma che ci si possa andare tutti, e quindi, a prescindere dalla ricchezza personale di chi vi partecipa, si possa svolgere adeguatamente e con dignità il proprio ruolo.
Lo stipendio dei consiglieri regionali, se si bada solo allo stipendio, non è altissimo, certo è alto. È uno stipendio più basso di quello che può guadagnare oggi un consulente finanziario che vende fondi pensione in maniera un po'… o che ne vende abbastanza, oppure di quello che può guadagnare un ingegnere: io ho visto nell'amministrazione regionale un collaudatore di un appalto, fatto dall'amministrazione regionale, che guadagna almeno due anni e mezzo dello stipendio di un assessore. Quindi non bisogna scandalizzarsi per questo, casomai, in Consiglio regionale, è utile fare chiarezza, come in parte si sta già facendo, e non sommare le troppe cose.
C'è lo stipendio per fare il..., gli emolumenti di appannaggio si chiamano, del consigliere regionale, ci sono altre cose che possono essere semplificate…".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Tutta una serie di attività, togliere la loro attività… questore, vice segretario…, indennità, dopo due anni e mezzo in pensione, questa è veramente una cosa…".

Presidente Soru:
"Quella roba lì si può eliminare sicuramente. Tutte queste...".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Affrontare le spese…".

Presidente Soru:
"Mi scusi, le sto dicendo che su questo qui sono pienamente d'accordo, ci potrebbe essere uno stipendio omnicomprensivo, punto. Poi gli diamo un appannaggio particolare, al Presidente del Consiglio, che ha degli obblighi di rappresentanza".

Giangiacomo Nieddu:
"Per quello che riguarda la pensione, la pensione dopo due anni e mezzo?".

Presidente Soru:
"Quella lì è un'ingiustizia, quella è un'ingiustizia, è ovvio".

Assessore Dadea:
"Scusate, posso? Forse potrebbe essere anche opportuno fare una distinzione, il problema…".

Presidente Soru:
"Non mi sono spiegato, innanzitutto eliminiamo un sacco di roba; a questo consigliere regionale chiediamo di più, chiediamo una partecipazione forte, impegnata, autorevole, e in effetti nell'emolumento ci può essere il giusto compenso per tutta la partecipazione".

Assessore Dadea:
"Posso fare un'osservazione su questo?".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Non la conoscevamo la sua posizione Presidente, su questo, e oggi la conosciamo, è importante".

Assessore Dadea:
"Forse può essere utile fare un'osservazione a questo riguardo: il problema forse non è tanto l'entità degli emolumenti del Consigliere regionale, forse così come si pone a livello parlamentare, il problema è del numero dei parlamentari e forse si può discutere sul numero dei consiglieri regionali, forse questo può essere un argomento su cui riflettere. A livello nazionale si sta riflettendo. Col prossimo Statuto - se si riesce a gestire nello Statuto - può darsi che questo possa essere un argomento che possa trovare una collocazione all'interno del nuovo Statuto".

Presidente Soru:
"Io sono consigliere regionale, penso di avere un emolumento di circa 11.000 euro al mese".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Netti?".

Presidente Soru:
"Sì, 11.000 euro, 11.000 euro netti al mese".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Come prima voce?A me dicono: 'Quanto prendi?' Io dico: '2.500 euro', allora? È la prima voce di stipendio".

Presidente Soru:
"Perché c'è confusione comunque. Se uno, se un consigliere è fuori sede, abita lontano da Cagliari, ha forse altri 2.000 euro, 1.500 euro, ma se uno abita a Cagliari, o entro i 30 chilometri, o 40 chilometri, non ha diritto a questa cosa qui. Io sono residente a Sanluri, ma sono domiciliato a Cagliari e non ritiro questa cosa qui. Quindi rimane 11.000 euro, poi mi pare che ogni sei mesi ci sono circa 2000 euro che dovrebbero servire per comprarsi il computer, per comprarsi il cellulare, come rimborso spese di cose che effettivamente si possono avere. Io potrei anche essere d'accordo che magari il Consiglio possa maggiormente dotare di libri, o biblioteche, di pubblicazioni, di computer e di servizi, piuttosto che dare questo rimborso spese che rischia di fare scandalo, perché sembra un emolumento aggiuntivo.
Allora, se l'emolumento di un Consigliere regionale, chiarito tutto questo, a parte i privilegi ingiusti, come quello di avere un qualche diritto a una pensione con due anni a mezzo di lavoro e lo reputo un'ingiustizia, è ovvio. Se gli emolumenti di un Consigliere regionale fossero veramente 11.000 euro netti, certo che sono tanti: sono tanti rispetto a un professore, ma sono tanti rispetto a un avvocato; sono tanti rispetto un ingegnere; sono tanti rispetto a un commerciante di scarpe".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Sì, però Presidente, dipende anche dalla qualità del lavoro".

Presidente Soru:
"E certo! E allora, mi scusi, allora chieda qualità al Consiglio regionale".

Susi Ronchi (Rai 3):
"Chiediamo almeno che siano laureati tutti, per esempio, ci può essere una selezione…".

Assessore Dadea:
"Gli assessori prendono di meno, gli assessori prendono 9-10.000 euro".

Presidente Soru:
"Mi scusi, e le indennità ce le siamo già tutte cancellate: di Agi, quelle robe lì... l'assessore prende anche meno di qualche direttore generale di Provincia".

Giangiacomo Nieddu:
"Una domanda sulle compatibilità: cosa succede alle prossime elezioni regionali? Un dipendente del Consiglio regionale, un dipendente della Regione può essere candidato ed eletto? Un dipendente della Regione può fare l'assessore? Un medico che lavora nell'Asl può fare l'assessore. magari alla Sanità?".

Assessore Dadea:
"Un medico che lavora in un servizio pubblico, per legge, si deve mettere in aspettativa non retribuita e quindi può farlo".

Giangiacomo Nieddu:
"Ma può essere eletto al Consiglio regionale?".

Assessore Dadea:
"Assolutamente sì".

Presidente Soru:
"Io preferisco dare il giusto valore storico al nuovo Statuto dell'Autonomia e parlare di questo oggi, che è molto più importante che parlare di qualsiasi altra cosa".