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Bilancio di metà mandato: vertice di maggioranza

Arborea, lunedì 22 gennaio 2007, Hotel Ala Birdi
Primo intervento

"Come avete potuto vedere nella lettera che vi abbiamo inviato, parleremo del bilancio di metà mandato. Siamo a un punto importante della legislatura, è terminata la prima parte e proprio in questi giorni è iniziata la seconda parte della legislatura, per cui vale la pena di fare una riflessione un pochino più ampia sul lavoro svolto fino a oggi, sulla discussione della maggioranza e sulle cose da fare nel prossimo futuro. E poi, come sapete, tutti gli anni ci siamo visti, prima della discussione della legge finanziaria, per avere l'opportunità di illustrare la proposta della Giunta, della legge finanziaria e per discutere con voi questa proposta ed eventualmente per approfondirla, per arricchirla ulteriormente.
Quindi, i temi all'ordine del giorno sono parecchi, per questo abbiamo deciso di fare la riunione partendo dal mattino, pensando che potesse andare avanti tutto il giorno, in maniera soprattutto per poter ascoltare tutti voi e per poter fare un dibattito sufficientemente approfondito tra di noi.
Bene, allora, io chiuderei la porta, ringrazierei i giornalisti e così proviamo a iniziare la riunione.

Bene, intanto ancora buongiorno a tutti. Io farei un intervento brevissimo, semplicemente per avviare il lavoro e poi per ascoltare voi. Siamo in effetti tutti un po' stanchi, c'è stata una settimana di lavoro intenso in Consiglio regionale e alcune attività dei diversi partiti, ancora sabato, per cui non si sentiva particolarmente la mancanza di un'altra riunione di lunedì mattina, però era necessario farla. E' una riunione che avremmo voluto fare prima di Natale, per fare un pochino il punto sull'attività svolta durante tutto l'anno e, come abbiamo detto in questa occasione, durante questo primo mandato.
Non mi interessa parlarvi tanto sull'analisi dell'attività svolta nel primo mandato, semplicemente vorrei dire che, ubbidendo anche a un dovere di trasparenza, abbiamo pubblicato questo volumetto, che in tanti di voi hanno già visto e che contiene il lavoro che l'intera maggioranza ha fatto in Consiglio regionale e nella Giunta, quindi in questi primi due anni e mezzo. È un'attività di cui forse noi stessi non abbiamo piena consapevolezza e credo fosse utile rimettere insieme, affinché possiamo meglio comprenderla e meglio valorizzarla. Noi stessi spesso ci chiediamo se in realtà non stiamo andando avanti in maniera episodica, senza un disegno complessivo, senza sufficiente coerenza in quello che stiamo facendo. Il senso di questo lavoro era soprattutto, invece, rimettere l'attività svolta all'interno delle premesse che abbiamo fatto in campagna elettorale, all'interno del programma di governo che abbiamo presentato agli elettori, e credo tutti abbiamo la possibilità di vedere con quanta coerenza, e con quanta anche determinazione stiamo portando avanti parti importanti del programma di governo.

Mancano ancora due anni e mezzo, c'è ancora sufficiente tempo per poter portare avanti quello che non è stato fatto e quindi questa legislatura ha effettivamente l'opportunità, per una volta, di mantenere per un po' le promesse, anche le tante promesse che abbiamo fatto ai nostri elettori, e che per molti sarebbero rimaste allo stato di promesse, difficilmente si sarebbero potute trasformare in atti concreti, legislativi e di governo.
Io sono piuttosto soddisfatto, tutto sommato, di questi primi due anni e mezzo. Se ci estraniamo un pochino dalle difficoltà di tutti giorni, adesso dallo stretto del dibattito, dai dissensi, a volte anche troppo forti, che abbiamo al nostro interno. Beh, se guardiamo in maniera un po' distaccata, alla fine possiamo tutti avere la soddisfazione di essere stati una maggioranza sufficiente forte, coesa, che non si è mai divisa in Consiglio regionale, che a volte ha approfondito il dibattito, ma che è arrivata sempre a delle sintesi alte di riforma a breve.

Credo che abbiamo anticipato alcune cose che fanno parte del dibattito nazionale del centro sinistra oggi. Credo che abbiamo avuto tutti un po' più di fortuna nell'azione di governo, nell'azione della maggioranza. Penso all'attività sulle servitù militari e quanto queste si dimostrino oggi importanti per l'opinione pubblica e nel profondo delle coscienze di tanti dei nostri elettori.
Abbiamo avuto una qualche fortuna nel processo per la vertenza sulle entrate e, al di là delle polemiche che sicuramente ci saranno per cercare di nascondere il nostro successo, si tratta di un risultato importante e che contiene riscontri che possono essere immediati, che saranno immediati a partire da questa legge finanziaria.
Abbiamo fatto delle cose importanti sull'ambiente, cioè, c'è sempre modo di fare di più e di essere più radicali, ma io credo che abbiamo fatto delle cose importanti su questo, sull'ambiente, direi addirittura insperate: ed è ingiusto, innanzitutto per noi stessi, non riconoscerlo. Sono delle cose importanti per noi e risultano importanti per l'intero paese. Molte regioni guardano con attenzione e credo che quello che è stato fatto in Sardegna stia servendo di esempio, di ispirazione, per altre regioni italiane.

Io avevo messo al primo punto del nostro programma di governo la riforma della Regione, il miglioramento dell'amministrazione regionale. Più di allora sono convinto che effettivamente la responsabilità più importante che abbiamo è quella di migliorare l'amministrazione regionale. Tutto quello che noi ci possiamo dire, tutte le decisioni politiche, tutti i programmi, i progetti migliori che noi possiamo individuare, alla fine passano da un momento di esecuzione, che avviene attraverso l'amministrazione regionale.
La qualità dell'esecuzione qualche volta è debole, spesso è debole, nonostante gli assessori cerchino anche di fare il lavoro dei direttori generali e dei funzionari qualche volta, e di essere assolutamente di impulso all'attività dell'amministrazione. Se vogliamo effettivamente cambiare la Sardegna, se vogliamo effettivamente utilizzare bene le risorse conquistate, se vogliamo affrontare bene il prossimo periodo di programmazione, è necessario far fare un salto culturale innanzitutto, all'amministrazione regionale. E' un amministrazione che viene da processi continui di stabilizzazione di precari, che viene da assunzioni senza concorso, che viene da dirigenti sempre cresciuti internamente, senza nessun altra esperienza al di fuori da quella regionale. Un'amministrazione che è rimasta legata a strumenti totalmente inadeguati rispetto al momento attuale, che non ha vissuto per niente il cambiamento tecnologico, l'opportunità dell'informatica e delle telecomunicazioni. Poi, insomma, io credo che abbiamo questi due anni e mezzo di tempo per continuare a proseguire un'attività che è iniziata: di riforma della pubblica amministrazione, di miglioramento degli strumenti della pubblica amministrazione, con la rete telematica, sicuramente il digital divide, il rifacimento di tutti i sistemi informativi e il miglioramento della qualità delle persone della pubblica amministrazione. Una maggiore motivazione, una maggiore formazione professionale, un rinnovo della classe dirigente, un rinnovo, anche generazionale, per molti della dirigenza della Regione. Questo credo che sia importante e sentiamo la responsabilità di doverlo portare avanti.

La Regione non può costituire imprese, non può sostituirsi al mondo dell'impresa, non può sostituirsi al mondo delle professioni, non può sostituirsi alla società. Può essere di stimolo alla società, può essere innanzitutto non di freno alla società, come qualche volta ci accade anche di essere. Può essere non di freno, può essere di stimolo alla società, e per far questo, appunto, deve presentarsi con una politica migliore, ma anche, moltissimo, con un'amministrazione migliore. Poi però la Sardegna la farà la società intera, la fa la responsabilità e il coraggio del mondo dell'impresa, la responsabilità e il coraggio del mondo delle professioni, del mondo del lavoro, la responsabilità dei lavoratori, la responsabilità dei sindacati, del mondo della scuola, dell'Università. E quindi, credo che uno sforzo maggiore lo potremo fare nel prosieguo della legislatura: nel mobilitare questa responsabilità, nel mobilitare questa energia.
Se non riusciremo a fare questo, se non riusciremo a mettere in moto questa energia, noi possiamo riformare la Regione, possiamo migliorare la pubblica amministrazione, possiamo sicuramente migliorare tante cose, ma non riusciremo a vedere un profondo cambiamento nella società sarda e nell'economia sarda, e quindi nello sviluppo e quindi nella quantità di offerta di lavoro.

Abbiamo messo delle basi importanti sulla sanità, o meglio, mentre cerchiamo di promuovere lo sviluppo, di creare presupposti, le condizioni essenziali per lo sviluppo, promuovere la partecipazione allo sviluppo, abbiamo da occuparci di servizi pubblici essenziali: della sanità, dei servizi essenziali, dell'aiuto a chi vive in difficoltà. Credo che siamo tutti orgogliosi di un lavoro finito sabato, con l'approvazione del Piano sanitario.
In questa legislatura questa commissione ha lavorato particolarmente bene, è stata approvata la legge sui servizi alle persone, la legge di riforma del sistema del servizio sanitario regionale e del Piano sanitario. Si tratta di portare avanti questi, queste riforme, e credo lo si possa fare molto bene. In questo momento in Sardegna c'è un'attività intensa di promozione dei flussi, c'è un'attività intensa nella ristrutturazione di tutti i sistemi informativi della sanità, senza i quali difficilmente si può gestire un settore che vale 2 miliardi e mezzo di euro, e che vale soprattutto molti disservizi, molte file, molte fatiche inutili per i nostri cittadini, disagi inutili per i nostri cittadini. In questo momento c'è in corso il bando per un progetto di livello nazionale per l'informatizzazione di tutto il sistema sanitario della Regione, per lo sportello unico regionale, per le reti di medicina generale, per la collaborazione tra il sistema ospedaliero e la medicina distrettuale, per eliminare comunque i disservizi ai nostri cittadini e per migliorare la qualità della spesa in sanità.

Il risanamento del bilancio ci permette di poter fare di più, sia in materia sanitaria che in materia socio assistenziale, e iniziare a intervenire maggiormente sui disagi di quella parte più debole della nostra popolazione.
Mentre il prossimo marzo va presentato il Por alla Commissione europea, per la sua approvazione, e cioè, inizia il nuovo periodo di programmazione, il prossimo settennio. Credo per la prima volta si programmino contemporaneamente fondi europei e fondi nazionali, fondi Fas, per circa 8 miliardi a mezzo di euro. È una cifra ingente, impressionante, messa assieme è circa il doppio del precedente periodo di programmazione, considerate le risorse europee e le risorse nazionali. A queste si possono aggiungere cifre altrettanto importanti, di alcuni miliardi di euro, che sono nella disponibilità del governo nazionale, fondi europei e fondi nazionali per le aree sotto-utilizzate, che sono nella disponibilità dei singoli ministeri, ma che possono essere in buona parte intercettate dai progetti della nostra amministrazione regionale - mi riferisco soprattutto ai fondi per la pubblica istruzione, dove il ministro ci ha assicurato che circa 1 miliardo di euro potrebbe arrivare in Sardegna in questo periodo di programmazione, per il rinnovo delle strutture scolastiche e per la lotta alla dispersione. E penso ugualmente ai fondi per la sanità, dove il ministro Turco ci dice che delle risorse importanti possono arrivare in Sardegna e quindi finanziare agevolmente quelle nuove strutture ospedaliere di cui abbiamo parlato in questi giorni.
Questo anno vorremmo parlare a lungo di scuola, parlarne approfonditamente e iniziare a dare un segnale importante di come l'intera comunità regionale voglia farsi carico della qualità del sistema scolastico regionale e non lasciarlo semplicemente nella responsabilità dello Stato. Vogliamo poter dialogare più approfonditamente con lo Stato, col direttore scolastico regionale, vogliamo che le autorità scolastiche sentano la partecipazione, la volontà di partecipazione, di assunzione di responsabilità degli enti locali, dei comuni, dell'intero sistema regionale, e per questo investiamo in maniera importante in questa prossima legge finanziaria.
Insomma, i temi sul tappeto sono tanti, io per ora mi fermerei qui. Vorrei semplicemente sottolineare una cosa: io credo che non è stato vano questo stare assieme, dal momento delle elezioni a questo della formazione di questa maggioranza, così articolata e così ampia. Credo che siamo stati sufficientemente coesi e ne va dato atto a tutti, pur con le differenze che ci sono e che rimarranno. Alla fine tutti ci siamo voluti riconoscere in una sintesi che abbiamo ritenuto sufficientemente alta e importante per tutti, e tutti abbiamo voluto fare dei passi avanti, piuttosto che bloccarci in discussioni che a un certo punto, qualche volta, rischiano di essere inutili.

Non so se abbiamo valorizzato sufficientemente il lavoro fatto, per cui mi rivolgerei anche a tutti voi, perché in futuro possiamo essere più capaci di far sentire il cambiamento in atto nell'intera società sarda. Va ricordato che i mezzi di comunicazione, in Sardegna, non ci stanno aiutando in questo momento. I mezzi più importanti, come sapete, direi che ci sono decisamente ostili: credo che tutti lo possiate considerare, constatare giorno per giorno. Anche lì c'è un cambiamento in atto, eravamo abituati a dei giornali in qualche modo sufficientemente distaccati, oggi non è così. I giornali, alcuni giornali si schierano, e così come non possiamo chiedere a 'Il Giornale', l'ex giornale di Montanelli, di avere delle posizioni più equilibrate, perché fa il suo mestiere, non possiamo chiedere ad alcuni giornali sardi di avere posizioni più equilibrate. Non è ancora nella coscienza, nella mente dei sardi, che siano ormai giornali schierati, giornali assolutamente di parte, e quindi in qualche modo pretendiamo ancora un'indipendenza che non c'è più e che probabilmente non ci sarà più. E allora dobbiamo tenerne conto, dotarci forse degli strumenti normativi per avere una maggior libertà nei mezzi di comunicazione, una maggior offerta dei mezzi di comunicazione, soprattutto laddove usano quelle risorse scarse come le frequenze radio, le frequenze televisive e così via. E dovremmo fare uno sforzo maggiore noi per comunicare, magari anche con strumenti diversi, come i giornali, come strumenti cartacei, e poi fortunatamente, sempre più ci aiutano gli strumenti moderni, le telecomunicazioni: dal web, al sito della Regione e i diversi siti Internet. Un'indagine che abbiamo fatto, ci dice che quasi il 40% dalla gente ormai si informa sulla situazione politica attraverso Internet, quindi proviamo a valorizzare meglio quello che stiamo facendo, anche perché siamo entrati nella seconda parte della legislatura, ci dobbiamo preparare alle elezioni e credo che sia giusto non aspettare gli ultimi mesi, l'ultimo anno, per raccontare ai sardi quello che è stato fatto finora. Ma anche perché c'è bisogno della partecipazione di tutti i sardi, se vogliamo che questi cambiamenti abbiano degli effetti profondi nell'intera società sarda.
Io vi darei subito la parola per parlare di questi punti: sullo stato dalla maggioranza, sul lavoro svolto finora, sul lavoro da svolgere nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, e poi nella seconda parte della giornata per entrare maggiormente nel merito della legge finanziaria, grazie".

Secondo intervento

"E' stato detto che è diminuito l'entusiasmo, lo diceva la Calligaris all'inizio della mattinata, è diminuito l'entusiasmo, dobbiamo cercare di recuperarlo, dove dobbiamo recuperare l'unità della coalizione, eccetera. In realtà il corso della giornata ha dimostrato forse una cosa diversa, quello che ha anticipato prima Antonio Biancu, che hanno richiamato in diversi tra cui Pierangelo Masia. Sicuramente c'è più coalizione oggi che nel passato, io mi ricordo la prima delle riunioni che abbiamo fatto, subito dopo, per la prima legge finanziaria, dopo la campagna elettorale. Sembrava quasi un esame: del Presidente, della Giunta, della coalizione, voglio dire, c'era un clima anche di curiosità, forse anche di diffidenza reciproca, di molti dubbi. Ci eravamo ritrovati in una coalizione, in una campagna elettorale, con molte difficoltà, e quelle difficoltà c'erano ancora, c'era forse l'entusiasmo della gente, in campagna elettorale, ma sicuramente alla fine della campagna elettorale non c'era l'entusiasmo e la fiducia che c'è oggi tra di noi. Casomai, dobbiamo fare in modo di utilizzare meglio questa maggior fiducia, maggior entusiasmo, maggior senso di coalizione politica che c'è oggi tra di noi, per mantenere vivo, per recuperare quell'entusiasmo che c'era nella popolazione sarda al momento delle elezioni. Va anche detto che, anche il migliore dei matrimoni non tiene sempre l'entusiasmo del giorno di nozze, ci sono comunque dei momenti, e sicuramente i momenti elettorali sono momenti che galvanizzano maggiormente, che tengono più viva la partecipazione delle persone, e quindi è naturale che oggi quell'entusiasmo, anche tra la gente, sia un pochino meno evidente. Nondimeno dobbiamo utilizzare appunto la maggior fiducia, la maggior coesione tra di noi per recuperare quell'entusiasmo, quella fiducia, quella forza della gente, in campagna elettorale, quella speranza della gente che ho sentito e capisco, è stata forse la vera grande ricchezza di quella campagna elettorale, che la speranza veramente profonda di un popolo, il senso di un cambiamento possibile, il senso di una condivisione di progetti, di auspici, è veramente una ricchezza: quello che discrimina tra una popolazione viva e una spenta, morta, in qualche maniera condannata.

Credo anche che quella scarsa conoscenza che c'era tra di noi e anche quella scarsa conoscenza che avevamo, del nuovo sistema elettorale, sia stata fonte di molte polemiche, troppi distinguo, 1000 conflitti inutili che abbiamo vissuto e che forse hanno, invece che alimentare quella speranza e sostenerla giorno per giorno, in qualche maniera hanno contribuito ogni tanto a raffreddarla, a spegnerla, a metterla in difficoltà. Quante volte abbiamo trasmesso all'esterno il conflitto tra Giunta e Consiglio regionale, tra prerogative, tra prepotenze, arbitrio, forse per motivi anche non tutti validi, e sicuramente tutta quell'attività lì ha avuto anche i suoi costi nell'opinione pubblica e ha dato anche adito a chi ci vuole meno bene ad alimentare delle campagne, che ancora oggi si autoalimentano. Per questo credo che dobbiamo fare tutto il possibile per superarle definitivamente, al più presto, in modo che superarle definitivamente, per contribuire quanto meno a superarle sarà anche la discussione della legge statutaria, dove finalmente ci diciamo qual è il sistema politico che vogliamo in questa regione, quali sono i poteri del Presidente, i poteri della Giunta, del Consiglio, i rapporti tra i diversi organi e così via, almeno certe discussioni non le faremo più, non fosse altro perché le abbiamo appena affrontate e decise.

È interessante che dopo due anni e mezzo, magari con un avvio stentato, nonostante le apparenze, proprio domani io vi verrò a chiedere nuovamente la fiducia. Non ve l'ho chiesta due anni e mezzo fa, ve la verrò a chiedere domani e quindi ne approfitto oggi per chiedervi la fiducia, domani, e per sostenere questa fiducia, anche nei confronti del centrodestra che comunque fa una mozione di sfiducia. Io credo che sia una mozione di sfiducia immotivata e anche sbagliata, anche dal loro punto di vista, perché utilizza male uno strumento che è ancora in mano al Consiglio regionale, ma che dovrebbe essere in mano per dei motivi totalmente straordinari, perché è abbastanza straordinario che comunque, in 80 persone debbano contraddire il parere di un milione di persone che hanno votato specificatamente su una cosa, e quindi possono contraddire giustamente questo parere, ma per motivi del tutto straordinari: perché magari si fa esattamente il contrario di quello che s'era detto, perché uno è stato trovato a rubare, perché è stato trovato a mentire, perché ha contraddetto il giuramento che è stato fatto, di fedeltà alla costituzione e allo Statuto della nostra Regione, per motivi straordinari, che francamente non appaiono qui oggi. Ma credo che voi possiate confermarmi la vostra fiducia, perché mi pare di aver portato avanti quello che era il mio mandato. Qual è il mio mandato? Portare avanti, garantire il programma di governo che ci siamo dati. Quello che abbiamo fatto finora è esattamente questo, forse più che nel passato stiamo facendo le cose coerentemente con il programma di governo. Mi è stato chiesto se era sicuro che tutti lo avessero letto. Mah, penso di sì, tutto sommato: io certamente l'avevo letto. L'avevo letto, riletto, avevo partecipato a scriverlo, per cui, vorrei dire che quasi me lo ricordo a memoria, in maniera ossessiva, anche perché l'avevo ripetuto tante volte. Avevo ripetuto tante volte un'idea di Sardegna che stava alla base di quel programma di governo, ma i punti fondamentali di quel programma di governo li stiamo portando avanti? Beh, direi di sì, tutto il lavoro che è stato fatto nella semplificazione della pubblica amministrazione, questa cancellazione di enti, di costi, questo tentativo di moralizzazione, eccetera, esattamente quello che facevamo.
Poi dicevamo che avremmo fatto le riforme, non fini a se stesse, ma le riforme che servono per un'idea di Sardegna, per un progetto di sviluppo della Sardegna che avevano in mente.

Fare le riforme non è mai fine se stesso, è appunto strumentale a quello che si deve fare, a quello che tante volte richiamano anche in Sardegna persino in questi giorni, dopo tanto tempo. E' che, se devi abbattere una quercia e hai tre ore di tempo, la cosa migliore da fare è impiegare due ore e mezzo per affilare l'accetta, affilare un'accetta se devi abbattere una quercia. E' inutile che guardi la quercia e la prendi a spallate: non viene giù. Bisogna dotarsi degli strumenti giusti, e se gli strumenti sono arrugginiti bisogna rimetterli in ordine, ed è esattamente quello che stiamo facendo, e siccome poi bisogna anche abbattere la quercia, e cioè usarla questa accetta, è bene che la affiliamo al più presto possibile, l'affiliamo in fretta. E cioè se le riforme sono la nostra accetta, è bene che le riforme le facciamo al più presto possibile, e non ci accontentiamo di averne fatte un paio, ma le facciamo tutte subito, immediatamente, e se qualcuno ricordava che l'Inghilterra ci ha impiegato tre legislature per fare le riforme, beh, noi ce ne dobbiamo impiegare una sola per farle e per farle tutte, anche perché alla fine abbiamo un problema meno complesso di quello di rivoltare l'Inghilterra in tre mesi di quindici o diciassette anni fa. Quindi le riforme farle e farle subito, e portarle a termine, oltre a quelle che abbiamo già fatto.
Dalla riforma statutaria, che potrebbe andare in aula e che suggerisco che vada in aula mercoledì, per i motivi che il Presidente Spissu ha appena ricordato: perché comunque mercoledì non può andare in aula la legge finanziaria, non ci può andare nemmeno il mercoledì successivo e nemmeno fra due mercoledì, quindi tanto vale che ci vada la legge statutaria, subito, che è una riforma importante. E che vadano in aula al più presto tutte le altre riforme: da quella del consorzio di bonifica a quella per la scuola e l'istruzione, che è già in Consiglio regionale da tempo, a quella dei consorzi industriali e le altre che ancora mancano.

Stamattina mi ricordavo un'espressione di Blair, in effetti bellissima, diceva: 'Una politica di riforma: fare le riforme appunto perché servono a fare le cose' - perché senza le riforme poi la quercia non la abbatti. Una politica di riforme. Nel frattempo però, posso cambiare albero, senza le riforme insomma, il lavoro non lo porti a casa. Però, siccome alla fine ci dobbiamo tutti arrivare vivi alla fine del lavoro, suggerire di non dimenticare di portare avanti una politica di ascolto, di ascolto compassionevole. Immagino che volesse dire senza cinismo, mantenendo la capacità di patire assieme, di soffrire assieme, cioè di farsi carico delle sofferenze della gente, di avere la possibilità di guardare le cose soffrendo con loro. Allora credo che sia un buon suggerimento, io stesso cerco di farlo quando ogni tanto ci spazientiamo un pochino troppo in fretta dell'ennesima manifestazione di precari e soffriamo un pochino con loro, se ci sta ci spazientiamo troppo in fretta di qualcuno che ci viene a dire che c'è l'ennesima fabbrica che ancora è in crisi. Insomma, è facile mandarli a quel paese, però forse vale la pena di ascoltare ancora, di provare a soffrire con loro e puntare ancora all'impossibile. Lo stesso vale per i lavoratori socialmente utili, lo stesso vale per chi non ha un lavoro, lo stesso vale per i giovani che stanno terminando gli studi e lo fanno, anziché di slancio e pieni di speranza, già con una rassegnazione che dovrebbe essere propria dei più adulti, qualche volta.

E allora, credo che dobbiamo fare, dobbiamo continuare in questa politica di fare le riforme nel modo più veloce possibile, accelerare ancora di più e portarle a casa tutte, portarle a termine tutte in questa legislatura, tutte, non lasciarne neanche una, mantenendo un ascolto compassionevole, per fare in modo che tutti ci arriviamo vivi e che tutti si sentano parte di quello che stiamo costruendo, ma non che stiamo costruendo soltanto per una parte, dimenticandoci di chi invece ne è escluso. E poi questa accetta a chi la diamo in mano? Queste riforme a chi le diamo in mano? A quale pubblica amministrazione le diamo in mano? Voi l'avete ricordato diverse volte: insomma, stiamo approvando anche diverse leggi, stiamo subito mettendo tutto in pratica? Non le mette in pratica il Presidente della Regione, nemmeno la Giunta da sola. Le mette in pratica la pubblica amministrazione nel suo complesso. E allora, quello che si è iniziato a fare, credo, è importante e non va trascurato. Io credo che si sia troppo trascurato questo, che forse non siamo ancora stati capaci di comunicare l'importanza di questa cosa. La politica passa sicuramente attraverso la decisione politica, ma poi viene attuata e viene attuata dalla pubblica amministrazione, e allora il modello organizzativo che si dà è fondamentale, che sia adeguato ai tempi, che sia più snello possibile, più veloce, il meno costoso possibile. Gli strumenti che si dà, gli strumenti di oggi: il computer, la rete, i sistemi informativi, eccetera, eccetera. Gli uomini soprattutto, che, lo diceva bene il Presidente Spissu prima: non dobbiamo portare tutti precari o i disoccupati della Sardegna dentro la pubblica amministrazione.

Peraltro, vi segnalo che uno studio che sta terminando 'Astrid' - ne ha parlato il senatore Macciotta - dice che negli anni, verso il '97 insomma e il 2004 mi pare, in quei sette, otto anni lì, il costo della pubblica amministrazione complessiva della Regione sarda è aumentato di quasi il 70%. C'è stato un momento in cui qualcuno diceva: aumenta l'occupazione, aumentano le persone nascoste dentro la pubblica amministrazione - che è una cosa diversa - e ne sono aumentati in maniera esponenziale i costi. Ma oggi stiamo facendo casomai un passo, una strada diversa: stiamo riducendo il numero di persone, la pubblica amministrazione centrale riduce le persone, blocca i turn-over, fa degli esodi incentivati, cerca di fare un salto generazionale, fa i concorsi pubblici, affinché non ci ritroviamo con una pubblica amministrazione gestita solamente da persone stabilizzate.

Quindi, questo lavoro verso la pubblica amministrazione è fondamentale, dovremo soffermarci di più in questo. Poi, la pubblica amministrazione della Regione e la pubblica amministrazione dell'ultimo paese della Sardegna è la stessa cosa. I cittadini non capiscono la differenza, non capiscono se è colpa del sindaco, dall'assessore o se è colpa della Regione, non capiscono e non gli interessa nemmeno troppo di capire, ci accomunano tutti nello stesso giudizio.
Allora noi, in un mondo cambiato, con delle tecnologie cambiate, con dei modelli organizzativi cambiati, dobbiamo trovare il modo di unire maggiormente l'intera forza del sistema della pubblica amministrazione. Mi riferisco soprattutto anche a Siro Marroccu: non so se la soluzione sia decentrando il più possibile o decentrando tutto. E' vero, è un patrimonio della sinistra, lo si diceva, il decentramento, la sussidiarietà, però sussidiarietà va assieme all'adeguatezza e al criterio anche di efficienza in questi casi.

E allora, al di là del nostro patrimonio di dibattito, io credo che sia anche il momento di ridiscuterlo e affrontare questo tema: cos'è meglio per la Sardegna oggi? Che tipo di decentramento? Quali cose dobbiamo decentrare? E anche quando decentriamo, deleghiamo apertamente la responsabilità o decentriamo magari la responsabilità, ma mantenendo l'organizzazione, mantenendo un'offerta comune dei servizi che stanno alla base di quella responsabilità decentrata? Credo che, se vogliamo che il più piccolo Comune della Sardegna abbia la stessa qualità dei servizi offerti ai cittadini della città di Cagliari, dei comuni più ricchi e più adeguati, anche questo modello di decentramento debba essere un pochino considerato con attenzione.

Noi ci siamo presentati dicendo che avremmo fatto delle riforme, pensando a un modello di sviluppo economico diverso nella nostra regione. Pensavamo - l'abbiamo detto 100 volte, c'è scritto e non lo ripeto oggi - che la Sardegna può avere un ruolo e uno sviluppo in futuro, rivalorizzando le cose, la cultura, cioè i saperi tradizionali. Abbiamo parlato dei temi dell'identità, poi dell'ambiente, della conoscenza. Io vi raccomanderei di leggere questo materiale, che distribuiamo in tutta la Sardegna. Consideratelo il materiale di tutti, non è il materiale della Giunta, non è il materiale non condiviso, è il materiale condiviso perché dentro c'è lavoro di tutti quanti. Poi qualcuno ha avuto anche il compito di scriverlo, ma scriviamo anche tutti giorni il sito Internet dalla Regione, ma nel sito dalla Regione c'è il lavoro di tutti quanti, e nel sito dei beni culturali, nel sito del turismo, c'è il lavoro di tutti quanti, quindi vi prego di riconoscervi in questo, di riprovare a considerare le cose che abbiamo fatto, appunto alla luce del nostro programma.

Sui beni culturali: voi avete approvato la legge sui beni culturali, sui parchi archeologici, ed è per questo che ci occupiamo anche di Tuvixeddu, più che nel passato. Sui parchi archeologici, abbiamo parlato di sistemi dei musei, avete approvato la legge sul cinema, avete approvato la legge sullo spettacolo. Le cose che dicevamo in campagna elettorale si stanno facendo e si stanno facendo affinché i beni culturali siano valorizzati, innanzitutto per il valore che hanno: per la nostra storia, per la nostra coscienza insomma, e poi perché probabilmente ci daranno anche una mano a trovare qualche posto di lavoro in più, e lo stesso vale per il cinema, lo stesso vale per lo spettacolo, affinché non sia assolutamente un oggetto da consumare, ma sia anche una produzione da offrire, fuori dalla Sardegna, al resto del mondo.
Sul piano dell'ambiente abbiamo fatto cose importanti, che credo condividiamo sempre di più, dove sicuramente alcune cose potranno essere chiarite, ma che sono più di una garanzia per il futuro della Sardegna, e ampiamente condivisa dalla nostra gente.

Abbiamo fatto qualcosa sulla conoscenza. Io credo che tutta la fatica - mi pare lo diceva Pierangelo Masia: 'Qualche volta la Regione fa meglio nella prima legislatura' - era sembrata una cosa che serviva per tranquillizzare, nascondere, sedare. Noi non siamo qui per sedare, siamo qui per far casino invece, e son contento del casino che abbiamo fatto sulla formazione professionale. Certo, non è stato tranquillizzante, io ho avuto anche aggressioni personali, però lo stiamo trattando in pochi, senza che nessuno abbia perso un posto di lavoro, ma smontando una cosa per la quale la Regione sarda stava per finire a pagare 90-100 milioni di euro all'anno, per tenere i ragazzini sotto i 14 anni nei sottoscala. Abbiamo fatto quello che c'era da fare, rispettando quello che dicevamo in campagna elettorale sulla formazione professionale e sulla scuola. Evidentemente, con quello che ha detto Ciriaco Davoli, quest'anno per la nostra regione è l'anno della scuola. Nella legge finanziaria ci sarà una norma, con la quale costituiremo una nuova direzione generale nell'assessorato ai Beni culturali, affinché abbiano una capacità di relazione totalmente diversa con la direzione generale della scuola, il dirigente scolastico regionale e col Ministero. E ci faremo carico, anche finanziariamente, di una parte della possibilità della scuola di offrire una qualità dell'insegnamento diverso. E allora, sicuramente tra le priorità che dovremo affrontare, è portare a compimento quella riforma dell'istruzione, della formazione, che ormai è all'analisi della commissione.

L'assessore Depau ha ricordato che ogni tanto capita che si parli dell'esperienza della Regione sarda. Io voglio citarvene una, forse la meno scontata per voi, però qualche giorno fa siamo stati invitati, da parte della segreteria nazionale della Cgil, a un convegno nazionale, a cui partecipava Epifani e il ministro Bersani, a presentare l'esperienza della Sardegna in tema delle riforme delle acque: la legge sulla multisettore, che la commissione ha istruito e che il Consiglio ha approvato. È questa esperienza anche che va avanti, certo con difficoltà, con un sacco di errori iniziali da parte degli amministratori, della dirigenza di Abbanoa, ma che adesso è in un percorso di veloce miglioramento. Questa esperienza del gestore unico Abbanoa e dell'acqua multisettore, io credo un'esperienza che potrebbe essere arricchita ulteriormente, qualora noi decidessimo di mettere da qualche parte, forse anche nello Statuto della Regione sarda, che Abbanoa non debba mai essere privatizzata. Credo, ne sono fermamente convinto di questa cosa qui: certe cose, dall'aria, come l'acqua, non sono oggetto di privatizzazione e non credo che dobbiamo accettare che il settore privato le possa necessariamente gestire meglio, anche il settore pubblico può sforzarsi a gestirle per il meglio, a gestirle bene, e a gestirle appunto nell'interesse di tutti e non chissà per quale motivo.
Io sono, per deformazione professionale, particolarmente soddisfatto del fatto che l'Espresso, la scorsa settimana, diceva che abbiamo i siti internet migliori d'Italia probabilmente, tra le regioni, e dice che forse stiamo facendo delle cose importanti, della rappresentazione tridimensionale dei dati geografici, utilizzando dati geografici con interfaccia per entrare in una serie di informazioni importanti, e come questo modello possa essere recuperato anche per altre regioni e per altri paesi europei.

Del Piano paesaggistico ne abbiamo parlato, ci sono diverse cose che la Regione sta facendo e che comunque, in un modo o nell'altro, arrivano all'attenzione nazionale. Anche questo è un valore non scontato, non sempre è successo, e allora, quello che ci siamo detti tante volte ce lo possiamo ridire: noi non stiamo facendo una legislatura per tenere le acque chete, noi stiamo facendo una legislatura per cambiare radicalmente la Sardegna, e in un momento anche di difficoltà dell'Italia, noi vogliamo contribuire a migliorare il Paese, a dare un segnale di possibilità anche al Paese, facendo una Regione non che rincorra le altre, ma che magari diventi migliore degli altri. Non c'è nessun motivo per cui non possa essere migliore di altre, per cui non possa avere un modello organizzativo migliore di altri; strumentazioni tecnologiche migliori di altri; una qualità della pubblica amministrazione migliore di altri; una semplicità dei rapporti col cittadino migliore di altri; una legge sulla tutela dei beni culturali migliore delle altre; una legge urbanistica più innovativa delle altre, che magari in Sardegna prima che altrove riesca a separare, in maniera più netta di quanto non è accaduto in Italia fino a oggi, tra la proprietà dei suoli e il diritto a edificare, che tanto inquina questo problema, che tanto inquina fino al più piccolo consiglio comunale.

Insomma noi possiamo fare una regione migliore, la migliore. E allora arriva il problema della collegialità: migliore non può essere semplicemente una regione che si dota di strumenti migliori. Migliore è una regione, che nel suo complesso prende in mano uno strumento migliore, lo prende in mano la politica, lo prende in mano la pubblica amministrazione, ma poi questo strumento migliore lo deve prendere in mano la società nel suo complesso. Lo deve prendere in mano tutto il mondo della scuola, se vogliamo una scuola migliore, non basta quello che facciamo noi, ci vogliono i professori, ci vogliono i genitori degli alunni, ci vogliono i presidi perché la scuola migliori. Ci vuole un rettore, ci vogliono professori dell'Università che migliorino perché l'Università migliori. Ci vuole un'assunzione di responsabilità da parte del rettore, ci vuole assunzione di responsabilità da parte delle imprese: soprattutto che la smettano di vivere solamente di rendita e si concentrino solamente laddove ci possono essere delle rendite e ci sia possibilità di guadagnare tanto con poco rischio. Si concentrino anche laddove c'è maggior rischio e necessità di maggior coraggio.
Abbiamo bisogno del coraggio degli imprenditori, del coraggio degli artigiani, del coraggio degli studenti, del coraggio dei genitori. Noi possiamo fare l'accetta, ma poi abbiamo bisogno che la società la prenda in mano, e allora la collegialità che ci deve riguardare è anche la collegialità nel richiamare a prendere in mano l'accetta l'intera società sarda. E' la responsabilità che una volta era dei partiti, di animare la società, che era dei sindacati di animare la società, che era degli intellettuali di animare la società, tutte categorie un po' sottotraccia: e allora questo insomma, maggior collegialità tra di noi nel risvegliare anche questa gente, perché senza questa gente l'intera società sarda non prenderà in mano l'accetta.
Allora, noi corriamo il rischio di fare strumenti ottimi, ma di non avere nessuno che li utilizza. Se noi riusciamo a tenere in piedi quella speranza e avere una società pronta a prenderla in mano, l'accetta, la Sardegna ce la può fare, può essere un esempio per le altre regioni d'Italia".