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Intervento della Consigliera regionale di parità "Cultura del rispetto e il ruolo della donna"

8 marzo 2023, Consiglio regionale della Sardegna
Presidente, Onorevoli Consigliere e Consiglieri, Assessore, gentili ospiti

Non è mai facile parlare da un posto come questo che sempre mi emoziona perché è il tempio laico della democrazia delle sarde e dei sardi. Emozione che non posso fare a meno di rivolgere alle donne e ai bambini, ai disperati che chiedono salvezza e che per quella salvezza sono pronti a morire, sotto le bombe o dentro un barcone traballante. Un mondo che non manca quasi quotidianamente di mostrare il suo lato peggiore e che dice a noi che siamo in quello, tutto sommato, migliore.
Forse a seguito di una maggiore visibilità pubblica delle azioni del mio ufficio o per altre ragioni che ignoro, si è intensificata nell'ultimo anno la richiesta di aiuto da parte delle donne: una richiesta di tutela per/a causa/a seguito della maternità che, posso confermare, continua a essere la più rilevante causa di discriminazione. Ma si è affacciata anche una richiesta da parte di donne discriminate al lavoro perché affette da patologie che colpiscono soprattutto le donne in Sardegna, come la Sclerosi Multipla. O le richieste di intervento da parte di donne emarginate nell’azione politica nei Comuni, un'altra piaga da estirpare. A questo proposito, e vengo al tema di oggi: Cultura del rispetto e il ruolo della donna, cito un sindaco (uno per tutti), che ha recentemente dichiarato alla stampa, intervenendo sulla questione della composizione della sua Giunta, "Non posso togliere un architetto per mettere una bracciante agricola", o un altro di cui riporto testuale dichiarazione "La Consigliera avrebbe dovuto interloquire con il sottoscritto in maniera più elegante e consona all'incarico che ricopre anziché agire in maniera impulsiva": cioè quando interviene una pubblica ufficiale queste possono essere le risposte: non sul merito, ma sulla asserita ineleganza della forma ufficiale e sul carattere impulsivo dell'attore. Tutto questo mentre continuano a essere riconosciuti i ruoli importanti alle donne, anche dalle donne stesse, quando sono super. E ce ne sono tantissime, è vero. Perché per le donne pare non sia ancora sufficiente la normalità.

Stiamo arrivando e ve ne state accorgendo.
Nell'ultimo anno, in maniera inaspettata, due donne capaci, diverse sotto tanti aspetti, con culture politiche contrapposte, giovani, visionarie forse, hanno conquistato vertici che solo un anno fa sembravano inarrivabili. Una storia tutta da scrivere su una situazione grave denunciata in quel Rapporto della Camera dei Deputati del 2022 nel quale si dice chiaramente che "le disuguaglianze di genere sono più preoccupanti nel settore del potere, inteso come potere decisionale sia politico che economico". La Sardegna è sotto gli occhi di tutti. Un Consiglio regionale con pochissime donne ma nel quale si decidono le politiche dirette alle donne come l'assegno di natalità per le donne delle zone interne,
senza che nessuna donna, credo, sia stata interpellata su questo tema, neppure la Consigliera o la Commissione regionale Pari Opportunità, o il Consiglio per le Autonomie Locali. In pratica come si risolve la denatalità in Sardegna è stato deciso da uomini: un bonus bebè che viene erogato mensilmente a chi fa figli nelle aree interne dell’isola (sono stati erogati 7.098.600 milioni di euro per 1.442 bambini nati nel 2021 su 8.262 nuovi nati, circa 5.000€ a bambino per anno), proiettando in una iniqua, ingiusta competizione e contraddizione le donne che hanno necessità di aiuto nelle aree urbane, nelle quali esiste una evidente tendenza all’invecchiamento e spopolamento mentre contemporaneamente è maggiore la domanda di lavoro e che per quella ragione, per chi resta in Sardegna e non se ne va, ci si è spostati da alcune aree verso le città maggiori. Cioè se stai nelle zone interne ti sosteniamo per fare figli, se vieni a lavorare dove un po' di lavoro forse c'è, arrangiati.
Non so se la giornata di oggi, le riflessioni che facciamo insieme cambieranno qualcosa o se saranno solo una goccia nel mare, e non so se avremo modo di rivederci tutti insieme di nuovo, ma una cosa voglio dirla. Una è per le donne sarde: dobbiamo impegnarci di più, alzare il livello della nostra presenza nelle istituzioni, con coraggio, indipendenza, di azione e di giudizio perché non siano solo uomini a scegliere anche per noi. Un'altra è rivolta agli uomini: ai quali dico: stiamo arrivando e dovrete abituarvi a condividere il potere con le donne, perché è nella storia e perché le donne batteranno piazza per piazza, via per via, casa per casa per prenderselo. So che non sarà per niente facile, ma oggi più dell'anno sono certa che siamo sulla buona strada.
Grazie.