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Intervista per il quotidiano "The Independent"

Gavoi, domenica 1 luglio 2007, Festival della letteratura
Peter Popham (The Independent):
"Per iniziare la conversazione, ci spiega un po' le ragioni della tassa sul lusso?"

Presidente Soru:
"Innanzitutto la Regione Sardegna si è impegnata in quello che avevamo detto nel programma elettorale, quindi, coerentemente con le promesse che avevamo fatto agli elettori, ci siamo occupati in maniera seria dei temi ambientali. La Sardegna viveva una minaccia molto seria, legata a uno sviluppo turistico indiscriminato, fuori da ogni regola, e queste regole che la Regione si era data quindici anni prima erano decadute. Erano decadute perché gli ambientalisti, che avevano fatto ricorso contro queste regole poco severe, le avevano fatte dichiarare nulle.

A seguito del ricorso degli ambientalisti, queste regole, mi pare del 2003, sono state annullate. Quindi c'era uno sviluppo turistico fuori dalle regole, fuori da ogni regola, e molti comuni costieri erano senza norme urbanistiche, fuori dalle regole regionali, ma anche senza piani urbanistici comunali, e andavano avanti così, con tavoli finti, e quello che stava accadendo era un utilizzo indiscriminato della fascia costiera, soprattutto attraverso il mercato delle seconde case.
Un business facilissimo: tu ti appropri di un bene pubblico fondamentale, un bene scarso, come il paesaggio costiero, lo fai a fette, guadagni e pensi ad altro, ad un'altra operazione. Sembra che questo crei sviluppo, nel senso che ci sono i muratori che lavorano, qualche artigiano che lavora, però è uno sviluppo che si consuma molto rapidamente. Poi, di fatto, sono delle case che vengono occupate per un mese all'anno, un mese e mezzo all'anno. Consumi l'ambiente e per la maggior parte dell'anno non succede niente. Ma non succede nulla soprattutto fuori da quella fascia costiera, nelle zone interne della Sardegna, che non vengono a beneficiare di questo sviluppo.

Noi eravamo, e siamo, per uno sviluppo turistico equilibrato, che non consumi l'ambiente in maniera definitiva, perché pensiamo che l'ambiente vada tutelato e valorizzato, innanzitutto per il benessere di tutti, come un bene pubblico, e delle future generazioni. E abbiamo fatto delle norme, come prima regione d'Italia: il piano paesistico regionale, molto severo, sufficientemente severo. Abbiamo detto: questa fascia costiera, così pregiata, così importante, e sempre di più sarà importante nel futuro, è inutile che la svendiamo oggi. Quindi non si possono più costruire seconde case, l'abbiamo detto; si può invece riqualificare l'esistente, fare in modo che laddove si sono fatte semplici seconde case - che sono come dei presepi che si accendono, si illuminano per poche settimane all'anno e poi rimangono spente tutto l'anno, e vuote - possono essere, queste seconde case, riqualificate in attività produttive, in alberghi, in villaggi turistici. Quindi promuoviamo il riuso, la riqualificazione urbanistica, e magari il completamento di alcuni spazi, laddove si è già costruito, per fare dei nuovi alberghi. Questo è il piano paesaggistico.

Peter Popham (The Independent):
"Questa è la famosa 'legge salvacoste'?".

Presidente Soru:
"La legge salvacoste, il piano paesaggistico. A fronte di questo, che delinea due volontà: uno, di tutelare l'ambiente, due, di perseguire un modello di sviluppo diverso, un modello di sviluppo che non sia quello del consumo dell'ambiente, ma sia quello della valorizzazione; e uno sviluppo non solo nel bordo della costa, ma in tutta la regione della Sardegna, quindi anche nelle zone dell'interno; e uno sviluppo che preveda non l'uso privato della fascia costiera ma l'uso produttivo, quindi la trasformazione, la riqualificazione di molte di queste seconde case in residenze turistiche alberghiere, in alberghi, eccetera.

A fronte di questo abbiamo detto appunto: poiché abbiamo tutelato le coste e questo fa sì che le case, le seconde case che già ci sono, valgano di più, e poiché non vogliamo costruirne delle altre e vogliamo tutelare l'ambiente, noi chiediamo alle seconde case, che già ci sono, un contributo piuttosto modesto, per perseguire gli stessi obiettivi che la legge salvacoste si è posta: la tutela ambientale. Infatti, il 25% di quegli introiti va per la tutela ambientale, per tenere pulito, per migliorare, per tutelare l'ambiente e quindi a maggior beneficio della qualità e del valore di quelle seconde case. Il 75% invece, il rimanente 75%, va per finanziare un riequilibrio territoriale e cioè, per promuovere lo sviluppo anche nelle zone interne e per promuovere sviluppo che non passi necessariamente dalla costruzione di altre case, che noi abbiamo denunciato.

Noi abbiamo rinunciato a promuovere lo sviluppo della costruzione di altre seconde case e vorremmo che le seconde case che già ci sono, e che quindi sono privilegiate, contribuiscano a promuovere questo nuovo modello di sviluppo, questo è il senso, e cioè: 'Hai una seconda casa sulle coste? Ormai è un privilegio, perché non se ne possono costruire delle altre. È un privilegio perché è un uso privato di un bene pubblico fondamentale e scarso. Noi questo privilegio in qualche modo lo sosteniamo, perché vogliamo ulteriormente tutelarlo questo ambiente. Vi chiediamo delle risorse: il 25% lo spendiamo per questo e il resto lo spendiamo per il riequilibrio territoriale'.

C'è un altro fatto: noi chiediamo un contributo a quelle case, o ai proprietari di quelle case, che purtroppo non danno un contributo alla fiscalità generale della nostra regione. E cioè, se qualcuno che magari passa diversi mesi di vacanze in Sardegna, e magari è andato in pensione e usa quella casa per molti mesi, trasferisce la sua residenza in Sardegna e quindi paga le tasse in Sardegna, dà un contributo alla fiscalità generale, la casa non deve pagare più quella tassa.
Non solo, se quelle case vengono organizzate in maniera produttiva, diventano, che so, un residence, una residenza turistica alberghiera, vengono utilizzate non solo ai fini privati, ma con attività produttive, ugualmente non pagano più le tasse. Quindi è un incentivo a trasferire la residenza in Sardegna, in maniera che cresca la nostra popolazione e cresca anche la nostra base fiscale, ed è un incentivo anche a utilizzare in maniera produttiva queste case che vengono non utilizzate per dieci o undici mesi all'anno.

Ecco, questo è il motivo di questa tassa, tant'è che ho sentito, proprio pochi giorni fa, che nello stesso Comune di Castelsardo - lei lo può verificare, può chiamare il sindaco, perché io non l'ho verificato ma me la danno per certa questa cosa - negli ultimi mesi o nell'ultimo anno, circa 500 persone hanno chiesto la residenza a Castelsardo. Che vuol dire che erano forse persone che passavano diversi mesi a Castelsardo, che hanno una casa, non pagavano le tasse in Sardegna e adesso si metteranno a pagarle in Sardegna, e pagandole in Sardegna le pagano anche a Castelsardo. Che vuol dire: abbiamo consumato un pezzo di territorio ma c'è anche un ritorno, non solo privato, c'è anche un ritorno generale, che deve aiutare a finanziarci la tutela dell'ambiente e un nuovo modello di sviluppo.

Questo è per le case, poi lei mi chiedeva anche delle barche. E allora, anche lì, non è una tassa sul lusso, perché non è che tassiamo tutti i consumi lussuosi. Cioè, se uno vuole andare in un ristorante in Sardegna e quel ristorante costa 5000 euro a pasto, non è che ci sia una tassa regionale, abbiamo bisogno però di fare in modo che alcune attività di tutela ambientale non ricadano nella fiscalità generale, nelle spese di tutti i sardi.
Allora, quindi non stiamo parlando dell'utilizzo di una piccola barca, ma di una barca da 16 metri in su, quindi barche grandi, che vengono in Sardegna, usano l'ambiente. Purtroppo non vengono durante tutto l'anno, in certi mesi dell'anno c'è un carico estremamente forte. Stiamo semplicemente chiedendo un contributo, che costa meno di un giorno di benzina, costa meno di un giorno di affitto di quelle barche, quindi estremamente modesto, perché possiamo dare dei servizi migliori alle stesse imbarcazioni perché possiamo installare dei campi boa, in maniera da tutelare i fondali marini, le poseidonie, eccetera. Perché possiamo vigilare sul cattivo uso dell'ambiente, perché possiamo ripulire da tutto quello che comunque, purtroppo, un traffico importante lascia.
Mi preme di ricordare che le tasse sono per le barche superiori ai 16 metri e solamente in un certo periodo dell'anno, se uno viene in altri mesi dell'anno non paga nulla. Quindi, per superare anche il sovraffollamento estivo e poi, ancora una volta, le tasse sono anche, soprattutto, sulla base di questo sovraffollamento, che poi non lascia molte ricadute di lavoro e produttive in Sardegna. Per cui, se queste barche hanno in realtà un posto barca in Sardegna tutto l'anno, non devono pagare nessuna tassa. Quindi, è un incentivo a lasciare la barca in Sardegna e quindi a sviluppare il lavoro delle marinerie, della cantieristica, ed è un sostegno ai costi per la tutela ambientale".

Peter Popham (The Independent):
"Ma se questo scoraggia ospiti ricchi che mangiano, spendono somme enormi, questo forse fa male all'economia?".

Presidente Soru:
"Io credo di no. Fa male alla nostra economia se la fiscalità regionale, e quindi anche i contribuenti dei piccoli paesi dell'interno debbono pagare per la tutela dell'ambiente marino. Quindi, fa male all'economia se in realtà noi dobbiamo sopportare i costi per una tutela responsabile dell'ambiente marino. Porta, direi nulla all'economia, il fatto che poi questi signori vadano in un ristorante e spendano 10.000 euro, questo è un fatto privato, che porta vantaggi ad un ristorante, che tante volte non ha nemmeno la sede sociale in Sardegna e paga le tasse fuori dalla Sardegna. Quindi, può portare vantaggi a qualche privato ma non porta vantaggi alla fiscalità generale, e purtroppo il conto della tutela ambientale lo dobbiamo pagare tutti. E allora, non è che possiamo pagare noi il conto della tutela ambientale perché favorisce un singolo ristorante.

E in più mi chiedo: dobbiamo valutare tutto solamente con l'unità di misura dei soldi, del denaro? O c'è anche un qualche ragionamento di opportunità, di equità e di giustizia che dobbiamo fare? Se chiediamo a una barca di 60 metri, che può stare in Sardegna per un anno intero, un contributo per la tutela dell'ambiente, in maniera che quella stessa barca, che quegli stessi visitatori, abbiano un ambiente migliore, e chiediamo come contributo il costo di sei ore di benzina, è davvero così scandaloso? Davvero c'è qualcuno che dovrebbe andarsene perché gli chiediamo sei ore di benzina di contributo, per fare in modo che le ragioni per cui loro vengono qui, cioè quelle della qualità ambientale, rimangano tali anche nei prossimi anni e possano essere assicurate a tutti anche nei prossimi anni?"

Peter Popham (The Independent):
"Quanto sarebbe per una barca sei ore?".

Presidente Soru:
"Mah, per una barca di 16 metri credo che sia circa 1000 euro, qualcosa di questo genere".

Peter Popham (The Independent):
"All'anno?".

Presidente Soru:
"All'anno. Per una barca, la più grande, credo che arriviamo, in un anno, a circa 15.000 euro, ma per barche superiori ai 60 metri, e ripeto, se hanno un posto barca in Sardegna non la devono nemmeno pagare".

Peter Popham (The Independent):
"I costi per provare ad avere questi soldi, ad incassare questa tassa, sono superiori ai possibili guadagni?".

Presidente Soru:
"Si sbaglia, si sbaglia totalmente. Così come non è affatto vero che stia diminuendo il traffico in Sardegna. Tant'è che in questo momento gli stessi imprenditori portuali, in Sardegna, stanno - anche su sostegno della Regione, anche su suggerimento della Regione - investendo in nuovi porti.
La Regione sta promuovendo la nuova portualità, la riqualificazione di porti mai ultimati o anche la costruzione di nuovi porti, laddove mancano, affinché ci sia un'efficace rete portuale in Sardegna. Quindi le cose, non solo vanno bene, ma gli imprenditori sono talmente ottimisti che stanno investendo in nuovi porti in Sardegna".

Peter Popham (The Independent):
"Ma avete cifre su quanto sia il valore?".

Presidente Soru:
"Abbiamo cifre sul traffico dei turisti in Sardegna. L'anno scorso gli arrivi sono cresciuti in maniera sostenuta. Nel giugno del 2007, che è l'ultimo dato, gli arrivi nei porti e negli aeroporti, quindi via mare e via aerea, sono ugualmente aumentati rispetto al giugno del 2006. Quindi, il turismo sta andando bene in Sardegna e sta andando bene anche perché la Regione sta promuovendo un turismo di qualità, un turismo di sostenibilità ambientale, e sta andando bene anche, se ne sta parlando sempre più spesso, il turismo che non si trattiene solamente sulla fascia costiera, ma è attratto dalle zone interne, dalla qualità della proposta nei paesi dell'interno".

Peter Popham (The Independent):
"E la tassa quanto vale per la Regione?".

Presidente Soru:
"Le tasse nel loro complesso sono previste, per il 2007, nel valore di circa 150 milioni di euro, che per il 25%, vengono spesi per la qualità ambientale, e quindi per dare un servizio alle stesse case e alle stesse barche, e per il 75% per riequilibrare lo sviluppo anche nelle zone interne.
Vorrei dire che la Regione Sardegna sta facendo una politica di lungo periodo. Sta rinunciando allo sviluppo immediato, ma effimero, per uno sviluppo di lungo periodo, e garantendo in questo modo, ai sardi ma anche a chi ama la Sardegna, e comunque a chi verrà in Sardegna, vorrei dire all'Europa, una riserva di qualità ambientale, per i sardi innanzitutto, ma per l'Europa. Una riserva di qualità ambientale, marina ma non solo marina, a poche ore di volo, a un'ora di volo dalla capitale ma a un'ora di volo da altre capitali europee".

Peter Popham (The Independent):
"Ama altri temi dell'ambiente? A lei piace questo? Forse la mia domanda non è… se ho capito bene c'è una legge, adesso non si può costruire?".

Presidente Soru:
"C'è una legge diversa. In Sardegna è partito così: ci siamo ritrovati, grazie al sostegno dell'Unione europea, della Comunità europea, e gli incentivi fiscali, i cosiddetti certificati verdi, fatti dallo Stato per incentivare la produzione di energie rinnovabili. Ci siamo ritrovati con 3000 domande, domande per 3000 torrioni. Può immaginare, tantissimo no? In certe regioni europee hanno fatto le copertine dei giornali, ad esempio, 'Der Spiegel' aveva fatto un cimitero di pale eoliche. Tremila torrioni, messi quasi sempre sui cucuzzoli delle colline, no? Avrebbe avuto sicuramente il vantaggio di produrre energia rinnovabile, ma con un grandissimo costo ambientale, paesaggistico.

Noi abbiamo detto: 'Facciamo un piano, poi in più tutta questa roba, siccome noi siamo un'isola, l'elettricità prodotta deve anche uscire, deve passare per questo cavo, no? Perché altrimenti che ne fai dell'energia se non la consumi?'. E quindi, non c'era nemmeno il tanto di produrre tutta questa energia in Sardegna, anche se si sta facendo il nuovo cavo che può trasportare 1000 Mw in Sardegna. In più, tutta questa roba qui, che parte, si ferma, riparte, crea una certa instabilità della rete, tant'è che il Grtm ci aveva detto: 'In Sardegna al massimo se ne può fare per 500 Mw, forse 600, forse 700 se miglioriamo la qualità della rete, però c'è un limite'.
Ora, noi ne abbiamo già fatto 250, 300 circa. Noi stiamo dicendo: gli altri, gli altri 300 che dobbiamo fare, li facciamo fare al primo che viene o li facciamo fare in base ad un criterio? Visto che è un business così profittevole, visto che è una specie di speculazione anche peggiore, è un'estrazione di un bene pubblico.

Una volta hanno estratto dalle miniere e poi sono andati via lasciandoci tutti i danni da sanare; poi c'è stata l'estrazione dalle cave; poi c'è stata 'l'estrazione delle seconde case', adesso questa sarebbe stata l'ennesima estrazione di un bene pubblico, con una speculazione privata che non lascia nulla. Cosa dà? Tre posti di lavoro? Un campo eolico dà tre posti di lavoro. E poi è il business più stupido del mondo, perché non deve trovare il cliente, perché l'hai già venduto, non devi discutere sul prezzo, perché per 24 anni hai un prezzo già calcolato, è una vera speculazione. E allora, noi diciamo: il nuovo noi lo facciamo, però dev'essere innanzitutto al servizio dell'intera comunità regionale, quindi, se è possibile, deve servire alla pubblica amministrazione regionale: che siamo, ad esempio, i più grandi consumatori di energia per trasportare l'acqua da una parte all'altra della Sardegna; che siamo i più grandi consumatori di energia per il pompaggio dell'acqua nel sistema agricolo.
Quindi, innanzitutto usiamola per la pubblica amministrazione e poi usiamola per rendere più competitiva l'industria della regione, l'industria energivora. Non è che, da una parte i nostri pozzi di petrolio li diamo gratis a qualcuno, che ci fa una speculazione edilizia, e dall'altro l'industria chiude, perché magari non si può più produrre alluminio in Sardegna, perché consuma troppa energia e l'energia elettrica è cara.

Allora noi diciamo: facciamo un bando e lo mettiamo a disposizione, innanzitutto della pubblica amministrazione e poi dell'industria, delle più grosse ricadute industriali. Quindi, noi siamo favorevoli, favorevolissimi, ma nei posti giusti. Non sulle colline, ma nelle zone in pianura, nelle zone industriali, nelle zone già compromesse dal punto di vista ambientale, e poi per la massima ricaduta negli interessi generali, non negli interessi di qualcuno. E vogliamo sperimentare un fatto nuovo per le regioni italiane, fare un grande progetto regionale per l'eolico, che abbia appunto le ricadute sull'intero sistema regionale.
Quindi, vede, a volte arrivano notizie sbagliate, e la legge che abbiamo fatto è: sottrarre dalla speculazione quella parte di eolico ancora rimanente, dalla speculazione e dai disastri ambientali. Noi facciamo lo stesso eolico, ne facciamo di più, ma lo facciamo dove può essere fatto, dentro un piano regionale dell'eolico".