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Incontro con i lavoratori della Palmera

Olbia, lunedì 17 settembre 2007, Ospedale "Giovanni Paolo II"
"Sì, vi ringrazio molto per queste spiegazioni. Un anno e mezzo fa io ho incontrato l'azienda, insieme all'assessore Rau. Li ho incontrati per la prima volta, poi altri colloqui ci sono stati. Ho incontrato una signora, la signora Palau anche, credo che sia l'amministratore delegato, ed è vero che loro non avevano un piano preciso.
La paura che abbiamo avuto, subito, è che volessero chiudere lo stabilimento e immaginare qualche cosa di diverso, e riutilizzare quelle aree, che ormai sono diventate di grandissimo pregio. D'altronde, nelle aree del consorzio industriale di Olbia ci sono alberghi, si fa la cosiddetta industria turistica, quindi è evidente che un pensiero l'hanno fatto.

Mi hanno fatto vedere i conti dell'azienda, abbiamo visto i conti degli ultimi 5-6 anni, diverse ricapitalizzazioni, l'azienda che perde dei soldi. La famiglia non ne sta ricavando degli utili, anzi, ha fatto delle perdite, quindi ha dovuto ricapitalizzare l'azienda in diverse situazioni. Come sempre succede, nessuno vuole perdere soldi troppo a lungo.
Noi gli abbiamo detto che li avremo sostenuti in tutti i modi possibili per rilanciare l'azienda, magari anche accompagnando le discussioni con i sindacati, come poi abbiamo dovuto far passare, anche attraverso i sacrifici dei lavoratori, ma passare ad un piano di rilancio. Passasse per lavorazione di maggior valore aggiunto, che passasse per maggiore competitività, anche per il blocco del turn-over, come certamente hanno fatto, ma pensare a un rilancio dell'azienda e mantenere la vocazione industriale di quel sito lì.

Mantenere la vocazione industriale dei siti per noi è una priorità, non solo per Olbia ma anche per altre parti della Sardegna, perché pensiamo che la Sardegna non possa vivere di solo turismo, avrebbe anche bisogno di altre attività produttive. Per questo abbiamo difeso, per esempio, il sito industriale di Arbatax, qualche mese fa, laddove c'erano opzioni diverse, soprattutto trasformarlo in un luogo di seconde case sul mare. E noi siamo intervenuti in maniera anche radicale, attraverso tutti gli strumenti che la Regione può mettere in campo, compresa la finanziaria regionale per lo sviluppo, la Sfirs, per acquisire quel sito e destinarlo ancora a una vocazione industriale: in quel caso lì al polo della nautica. Quindi, vi confermo subito, noi non accetteremo di buon grado che quel sito lì venga trasformato in altre destinazioni e cercheremo di portare avanti ogni iniziativa possibile per non far chiudere lo stabilimento. Lo faremo per questo stabilimento, così come abbiamo fatto per altri stabilimenti in Sardegna, a partire dalla Legler.

Naturalmente non è facile, poi abbiamo bisogno… quando gli imprenditori vanno via, quando lasciano la chiave, a un certo punto bisogna trovare qualcun altro che se ne occupi, non è facile costringere la gente, arrivi a continuare a perdere, a ricapitalizzare, a stare controvoglia. È facile dirlo ma non è altrettanto facile realizzarlo e quindi, con la Legler ad esempio, stiamo facendo uno sforzo per sostituire, in quel caso lì, un imprenditore non paragonabile con questo vostro fortunatamente. Lì c'è un imprenditore fantasma, che non aveva nemmeno un nome, non si vedeva, e stiamo facendo uno sforzo per rilanciare l'attività e per sostituirlo.

Lo stesso abbiamo fatto con un'importante azienda nel Sulcis, che era perennemente in cassa integrazione, con difficoltà. Azienda grossa anche quella, un centinaio… circa 120 persone, e adesso sta andando fortissimo, ha riassunto, ha semplicemente cambiato l'imprenditore e ha fatto un piano di rilancio.

L'agroalimentare, più di altri settori, è coinvolto da processi di aggregazione, di globalizzazione. L'agroalimentare, più di altri settori, è coinvolto da questi processi di globalizzazione, di concentrazione della vendita in poche multinazionali.
In Sardegna abbiamo un caso in queste settimane, quello dell'industria del gelato. C'era una fabbrica tradizionale, nel sud Sardegna, che è passata per diversi nomi, è passata poi all'Algida, all'Unilever e ora, non solamente a Cagliari ma in altri stabilimenti in tutta Europa, concentrano le produzioni in pochissimi stabilimenti, per il resto comprano marchi. E noi ci siamo trasformati in consumatori di gelati, consumatori di tutto ma produttori di niente se non resistiamo, e naturalmente non è una bella prospettiva.

Si tratta di processi anche per i quali è piuttosto difficile andare contro, contro la volontà di una multinazionale che comunque chiude gli impianti. Quello che la Regione cerca di fare, insieme al sindacato, è sostenere la possibilità, in alcuni casi convincere le aziende a rimanere e cambiare anche i loro piani di concentrazione, in altri casi trovare altri imprenditori, anche in questo, ed è una strada che si sta seguendo nello stabilimento di Cagliari in questo momento. Per Olbia bisogna lavorare assieme, non è una partita solo della Regione, non è una partita solo dei sindacati: è una partita di questa Regione, che non vuole essere deindustrializzata, che non vuole trasformarsi in un paese di pensionati o di impiegati statali, operatori del turismo e consumatori di cose che non riusciamo mai a produrre.

Quindi staremo in contatto, lavoreremo assieme in questa direzione: cercare di convincere, se possibile, questa stessa famiglia a mantenere l'attività produttiva, o altrimenti fare in modo che questo sito mantenga quella destinazione con altri imprenditori. Nel frattempo io credo che loro stiamo vendendo il marchio, stanno facendo quello che sempre accade, vendono il marchio. Le multinazionali non hanno bisogno di altri stabilimenti di produzione, hanno bisogno di un marchio. Ho sentito anche delle cifre, non so se siano vere, per cui un marchio alla fine costa meno di una campagna pubblicitaria, è più facile comprare un marchio che investire in una campagna pubblicitaria, o costa come una o due campagne pubblicitarie.

Il lavoro è presto fatto, l'assessore sta parlando e devo dire, credo che riusciremo tutti quanti a mantenere un dialogo di maggior ragionevolezza, rispetto ad altre occasioni anche drammatiche che abbiamo vissuto in questa regione. Credo che questa famiglia voglia… spero, mi auguro, voglia mantenere un senso di responsabilità, ci dicano che pur vendendo il marchio continueranno a produrre con altre linee della gamma, non necessariamente quella del tonno in scatola, non necessariamente quella del tonno in scatola col marchio proprio, eventualmente quella con le etichette private, "private label", per il quale stavate già lavorando.

Quindi, la promessa che ci hanno fatto, questi ultimi giorni, è che la produzione andrà avanti e andrà avanti col "private label"e con altre linee della gamma, fintanto che non avremo una soluzione definitiva per un rilancio, attraverso di loro, per un altro acquirente. Se dovesse esserci anche la richiesta di fare un altro stabilimento e pagare qualcosa di più in quell'area, se prima ci sarà un altro stabilimento, un'altra linea di produzione, un'altra industria che funzioni, a pochi metri o a poche centinaia di metri, noi non ci opporremo, per utilizzare e per creare nuovo lavoro anche in quel sito lì, però prima vogliamo vedere un'altra fabbrica, non trasformeremo una fabbrica in un albergo, questo lo stiamo dicendo con molta chiarezza a loro e lo diremo sempre.

Questo è dove siamo oggi. La Regione vi è vicina, vi è vicina come è stata vicina a tutte le crisi. Ce n'è un'altra importante, è da sette anni con i lavoratori in cassa integrazione: la nuova Scaini, nella zona di Villacidro. Era una fabbrica di batterie, direi che è la crisi peggio trattata che sia capitata in questa regione. Il 31 dicembre prossimo scade l'ultimo ammortizzatore sociale e poi questi sono sulla strada, ed è l'unica volta che degli operai di grandi imprese con una chiusura si sono ritrovati sulla strada. Però credo che in questi mesi, in realtà, ce la stiamo facendo a sistemare anche loro, con nuovi imprenditori importanti che stanno arrivando per fare delle cose totalmente diverse, sul fotovoltaico, sull'energia rinnovabile, però stiamo sistemando anche loro e la Regione starà con voi, con tutto quello che può fare.

La vostra sconfitta sarà la sconfitta della Regione se ci dovesse essere, e io mi auguro di no insomma, perché per ora di crisi ne abbiamo vissute molte. Non ne abbiamo visto chiudere neanche una di grossa azienda, qualcuna l'abbiamo riaperta, qualcuna l'abbiamo rilanciata. Quella che non abbiamo riaperto, Villacidro, comunque stiamo partendo con delle attività sostitutive e lavoreremo assieme, l'assessore e io naturalmente, anche insieme a voi, per trovare un futuro per la Palmera, un futuro che probabilmente non riguarderà più il marchio Palmera."