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Formazione professionale, la proposta della Regione ai sindacati

Cagliari, venerdì 16 novembre 2007, Palazzo della Regione
"Siamo partiti da dipendenti di aziende private, protetti dalla legge 42, ma dipendenti di aziende private, non dipendenti della Regione, dipendenti di aziende private che hanno vissuto, anche molto o esageratamente bene, in molti momenti, forse anche con molto disordine amministrativo e contabile, che avevano e hanno delle responsabilità nei confronti dei loro dipendenti. Poiché si trattava di aziende private ma legate a un rapporto con la Regione, quello della legge 42, ci siamo presi degli oneri e delle responsabilità in più rispetto a qualsiasi altra crisi aziendale che ha attraversato la Sardegna, di cui comunque ci facciamo carico: ci siamo fatti carico di crisi come Legler, di crisi come Arbatax, di crisi come Ila, ci facciamo carico per quello che possiamo. In questa crisi abbiamo detto che abbiamo anche qualche responsabilità in più, e quindi abbiamo iniziato a dire: l'esodo lo paghiamo noi. Normalmente non accade questo: non è che noi paghiamo l'esodo della Legler. La Regione si è presa delle responsabilità maggiori.

Quella prima parte che era totalmente nella nostra responsabilità è fatta. Ci sono state discussioni anche su quello, ma alla fine è fatta, e credo che abbia riguardato le prime 280 persone. Io per semplificare dico sempre che erano circa 750 e dicevamo: forse 250 devono andare in esodo, 250 dovremmo cercare di ricollocarli e 250 se li terranno gli enti, faranno parte di quel nocciolo duro di una formazione professionale che comunque deve rimanere nella nostra regione, perché nessuno può pensare che noi non vogliamo la formazione professionale. La vogliamo di qualità, che sia capace di rispondere alle esigenze dei nostri giovani. E la vogliamo che abbia un costo ragionevole, non che sia sovrastimata, perché tutti poi la dobbiamo pagare. Quel primo terzo è andato a buon fine da tempo, anzi è andato oltre: ne abbiamo mandato circa oltre 280.

Altri 250 li avremmo dovuti mandare nel mondo della pubblica amministrazione, nelle Province, gli Enti locali. E ho visto un sacco di manifestazioni qui a volte anche appoggiate, sostenute, anche da presidenti delle Province. Li ho visti qui anche con la fascia azzurra, non li ho visti quando si è trattato poi di prendersi le persone e onorare i patti. Li ho visti con grande clamore di fascia quando si trattava di sostenere le lotte, o di far finta di sostenere le lotte e di prendersi impegni, non li ho visti nel momento in cui gli impegni si devono rispettare. E non li ho visti nonostante il fatto che la legge finanziaria dell'anno scorso, voi ricorderete, dice che paghiamo fino al 100% per tre anni, poi paghiamo al 75%, di fatto diciamo: 'Sentite, prendeteli, li paghiamo noi, metteteli a lavorare. Utilizziamoli, anziché pagarli per non lavorare, come nel passato veniva fatto in certi momenti' (..).

Se non sbaglio dalla Provincia del Sulcis abbiamo avuto richieste per 5 persone: io non ho altre parole da spendere. Ognuno di voi faccia le sue considerazioni. Cinque persone con concorso: mi sembrano un po' poche, no? Mi sembra eccessivamente poco, visto che questo tema interessava anche in maniera particolare la Provincia del Sulcis. E allora: Province, un po' di Comuni, io so per certo che non ne prenderanno mai 250. Non ne prenderanno mai nemmeno 200, nemmeno 150. Io continuo a sperare che magari a un numero più vicino a 100 che a 50 ci arrivino. Le domande che ci hanno fatto, generiche, per ora sono 49. Quindi, Enti locali, abbiamo a oggi domande per 49 persone. E magari arriviamo a un numero più vicino a 100 che a 50. Nel frattempo ne abbiamo preso, 'temporaneamente' come avete suggerito voi, 65 a oggi, più altri 20 coi nuovi bandi, dentro il Crfp. Quindi siamo a 85 persone dentro il Crfp. Quindi è vero, la pubblica amministrazione è in ritardo: ne stiamo prendendo 85 nel Crfp e 50 negli Enti locali, arriviamo a 150 circa. Tra Crfp ed Enti locali noi a oggi, non lo stiamo ancora chiudendo però certamente lo chiudiamo, siamo vicini ai 150, non sono i 250 ma siamo vicini ai 150.

In più abbiamo detto, anche su vostro suggerimento: riapriamo l'esodo incentivato. E quindi c'è il nuovo esodo: hanno presentato domanda in 170 più 14 che sono le persone che hanno usufruito dell’esodo successivamente perché licenziati prima, quindi persone che erano state licenziate e abbiamo detto 'non lasciamo in strada nessuno, apriamo l'esodo anche a persone che erano state licenziate da piccolissimi enti di formazione'. Quindi per il nuovo esodo hanno fatto 180 domande. Per ora, hanno fatto i conteggi, 60 li hanno già accettati. Li altri 120, accetteranno tutti? Immaginiamo che siano 100: alla fine la Regione tra esodo ed Enti locali sta garantendo altri 250 posti. In qualche modo ha fatto la sua parte. La parte che totalmente manca è quella degli enti di formazione professionale, che a oggi, poi superiamo anche questa difficoltà, non ci sanno dire per quante persone possono garantire un posto di lavoro normale. E cioè, gli enti sembrano non garantire un posto di lavoro a nessuno. Dunque, questa è la responsabilità che è mancata del tutto: perché questi enti non solo non se ne vogliono prendere 250 ma non se ne vogliono prendere nemmeno 200 e nemmeno 150. Non se ne vogliono prendere nulla: vorrebbero che la Regione continuasse a fare formazione, vorrebbero se fosse possibile che addirittura continuasse a fare formazione in modo diretto, vorrebbero che svuotasse autonomamente tutto questo bacino, vorrebbero stare con 100 persone e continuare a vivere bene (...).

E allora il problema mi pare che non sia della Regione che non rispetta gli accordi, ma sia di un sistema che si è totalmente dileguato. Se avessimo avuto la riforma pronta non sarebbe cambiato nulla: non c’è nulla che ostacoli il fatto che gli enti presentino il rendiconto dei lavori già fatti. Cosa c’entra la riforma con i rendiconti dei lavori fatti? Invece non presentano il rendiconto dei lavori già fatti e dei soldi incassati: ci sono degli enti di formazione che hanno preso più soldi e sicuramente falliranno. Cosa c'entra la riforma con questo? Sono enti che hanno rubato dei soldi alla Regione e falliranno (...).

A oggi vi ho dato degli indirizzi generali che sono questi: innanzitutto ho cercato di respingere le accuse massicce verso quello che la Regione non ha fatto, perché in realtà se c'è qualcuno che ha fatto qualcosa in questo percorso della formazione professionale siamo noi. Tant'è che è possibile, come stavo dicendo, che è possibile che non ci sia più un ente che se ne prenda uno. Anzi, voi mi avete detto che è una certezza: che non ce ne sarà neanche uno che ne vuole uno di lavoratore della 42. E allora iniziare la riunione dicendo che noi non facciamo nulla mi sembra un po' sbagliato. Poi adesso la signora mi ha detto che nessun altro accetterà l'esodo incentivato perché tutti vogliono lavorare. Lo capisco: tutti vogliono lavorare. Però, tutto questo ragionamento è nato dal fatto che la formazione professionale e gli investimenti nella formazione professionale non erano più tali da garantire il livello di occupazione che c'erano nel passato. Perché non ci saranno più anni in cui si investiranno in Sardegna, in un solo anno 340 milioni di euro nella formazione professionale. Non esisteranno più anni in cui ci saranno 90 milioni di euro spesi solo nell'obbligo formativo.

E quindi non c'è il lavoro per tutti. Per questo prosciugare questo bacino è importante. E' stato importante prosciugarlo delle prime 250 persone ed è importante che si continui. Poi capisco che è un problema. Perché ci sono delle persone a cui mancano 15 o 20 anni per andare in pensione. Gli stiamo dando un aiuto con l'esodo incentivato perché abbiano la possibilità di trovarsene un altro di posto di lavoro. E se, in generale, la Regione funziona bene, se l’economia cresce, nascono posti di lavoro, magari nei due anni e mezzo, tre anni di accompagnamento un altro posto di lavoro si può trovare. Questo è quello che io spero. Il posto di lavoro per tutti quelli che ce l'avevano una volta non c'è più nella formazione professionale, perché non ci sono più 300 milioni di euro all’anno da spendere in formazione professionale. Allora, è importante che una parte considerevole di chi ha presentato la domanda di esodo incentivato vada in esodo (...).

Noi possiamo garantire che continuiamo a lavorare per responsabilizzare Province ed Enti. Peraltro, se io fossi un dipendente della formazione professionale, andrei veramente con le campane, con le tende e con i trattori davanti a questi uffici pubblici e mi presenterei con la mia faccia e gli direi: 'Ma scusi, sono io, possibile che non ti servo nemmeno gratis, visto che è la Regione che ti paga lo stipendio?' (...).

Ci sono enti che hanno delle responsabilità territoriali e hanno delle esigenze acclarate che non stanno attingendo a questo bacino nemmeno avendo il 100% del rimborso da parte della Regione. Detto questo: vogliamo fare un po' di bandi, per 4 o 5 milioni, per qualche ente? Vediamo se abbiamo la possibilità, se abbiamo qualche soldo per dare un segnale agli enti di formazione.
Per il resto facciamo l'assegnazione diretta al Crfp e temporaneamente ci prendiamo queste persone che erano in carico agli enti di formazione nel 2002, nel 2003, nel 2004, su cui gli enti di formazione hanno lucrato ampiamente e che sono in carico oggi, e che saranno in carico, io spero, anche a gennaio, febbraio e marzo. Se poi gli enti di formazione comunicano ai lavoratori che li licenziano tutti, e comunicano a noi, di fatto, che sono fuori da questo business, ne dovremo prendere atto. E siccome non pensiamo che sia tutto da rottamare, bene, a quel punto lì potrebbe essere che l'unica soluzione che oggi vedo è che la formazione professionale almeno per i mestieri di base diventi al 100% pubblica. E allora non ce ne saranno veramente più di bandi per gli enti di formazione. Semplicemente perché ci troveremmo a gestire una quantità di persone a cui dovremo garantire un lavoro."