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Riunione delle Consulte Emigrazione e Immigrazione

Cagliari, venerdì 14 dicembre 2007, Assessorato del Lavoro
"Rinnovo i miei ringraziamenti verso di voi, per essere qui oggi, per essere venuti così da lontano e aver portato la vostra esperienza. E ringrazio l'assessore, a cui dobbiamo l'idea di questo incontro, tra il mondo della emigrazione e il mondo della immigrazione.
Io credo che questo incontro sia andato probabilmente al di là delle nostre attese, al di là delle attese dell'assessore. E' andato molto bene. Mostra quanto sia stato importante insomma, metterci tutti assieme.

Alcuni di voi hanno ricordato l'importanza non dell'assimilazione ma della multiculturalità, dello stare assieme, del confondersi, in qualche modo, della piena integrazione. E allora questo incontro è certamente un esempio possibile, che va nella direzione giusta. Credo che sia stato importante questo incontro, che abbia arricchito in maniera importante anche le tradizionali riunioni del mondo dell'emigrazione.

Dietro questo nome, emigrazione, si nasconde ormai un concetto un pochino troppo vago, un po' troppo esteso. Si nascondono cose estremamente diverse.

E' stato ripetuto che in realtà l'emigrazione è diversa: in Olanda, in Argentina, in Svizzera, in Germania, in ogni regione. In Italia. C'è magari la persona ormai anziana, che aspetta il Messaggero sardo. C'è il giovane, che magari non parla bene la lingua e ha difficoltà a integrarsi a scuola. C'è il ricercatore di biotecnologie, al quale le fondazioni americane consegnano un milione di euro all'anno e gli dicono: spendili come vuoi.

Ci sono dei giovani sardi brillantissimi in giro per il mondo. Ci sono uomini della finanza che guadagnano 300.000 euro, 400.000 mila, anche di più.

Dietro questo concetto dell'emigrazione c'è veramente una cosa ormai inafferrabile, e avere allargato la discussione a un tema più vasto, che è quello della migrazione in un senso e nell'altro, forse contribuisce a dare ricchezza e a dare nuovo smalto anche alle tradizionali discussioni e riflessioni attorno al mondo dell'emigrazione.

Per chi è nato in Sardegna ed è dovuto andar via, o ha deciso di andar via per lavoro, per chi mantiene un legame emotivo con la nostra regione, credo che sia estremamente importante sapere come la stiamo trattando questa loro patria, l'isola, i paesi da cui sono andati via.

Come la stiamo trattando? Emigrati o no, essendo voi cittadini e cittadini responsabili di questa isola, volete sapere se è più facile o più difficile raggiungerla: in aereo, in nave, con qualsiasi mezzo. E se una volta raggiunta trovate che stiamo rispettando la cultura che vi appartiene: la lingua, il patrimonio letterario, di poesia, di letteratura, i luoghi. Se lo stiamo rispettando o se lo stiamo distruggendo tutto questo, facendolo sparire sino a quando il vostro figlio e il vostro nipote non lo troverà più. Lo sentirà nei vostri discorsi, forse lo ricorderà nei discorsi di un nonno, ma verrà qui in Sardegna e non troverà niente di tutto questo.

Credo che a voi, come emigrati o come cittadini di questa isola, interessi sapere se la stiamo rispettando dal punto di vista dell'ambiente. Se la stiamo distruggendo. Se le immagini che avete negli occhi, che avete fotografato da piccoli o che avete nei ricordi e nei racconti dei vostri genitori e nonni, per i più piccoli, saranno solamente ricordi, cartoline, o sarà un'esperienza che potranno continuare a vivere i figli.

Cosa stiamo facendo, per far sì che le nostre colline non siano distrutte dalle cave? O non siano distrutte da discariche abbandonate? Che la Sardegna non sia sommersa dalla spazzatura ma continui a migliorare la quantità di raccolta differenziata e diminuire quella da gettare in discarica? Che i centri storici non siano definitivamente spazzati via? Che i paesi rimangano, come sembianza di un luogo diverso. Cosa stiamo facendo per le coste? Cosa stiamo facendo per il paesaggio? Stiamo facendo qualcosa per salvarla questa vostra isola?

Credo che possiamo forse anche essere un pochino orgogliosi, perché la nostra regione su questi argomenti è chiamata a testimoniare buone pratiche, in altre regioni d'Italia e fuori dall'Italia. E' chiamata a testimoniare buone pratiche da altre regioni, da organismi internazionali, come l'Unione Europea o come le Nazioni Unite. Ed è chiamata a testimoniare anche in Spagna, a un appuntamento dove i paesi transfrontalieri del Mediterraneo cercano di darsi delle regole diverse, sulla tutela comune del Mediterraneo, di questo mare che appartiene a tutti noi.

Avendo voi conosciuto l'emigrazione siete interessati a sapere cosa succede in Sardegna attorno alla rimozione di quelle che sono state le cause dell'emigrazione. Le cause dell'emigrazione sono: l'assenza del lavoro. L'assenza del lavoro non viene cancellata dalla politica o dall'amministrazione regionale. La politica o l'amministrazione regionale hanno il compito di rimuovere gli ostacoli, e far sì che nasca l'impresa e il lavoro, di conseguenza.

La nostra regione sta facendo delle cose importanti: è la prima regione d'Italia che investe risorse proprie per finanziare le autonomie scolastiche, per far sì che aumenti la qualità dell'insegnamento; per far sì che anziché essere tra le aree dove è basso il livello di istruzione in Italia e in Europa, per numero di laureati ogni 100 occupati, per la media dei diplomati con diploma di scuola media superiore, possiamo essere un po' più avanti; per far sì che si imparino meglio le competenze logico-matematiche, quelle di comprensione di un testo scritto e di scrittura, per far sì che si imparino meglio le lingue.

E' dalla conoscenza, dalla formazione elevata, dalla ricerca, dalle nuove tecnologie che nasce lavoro. In Sardegna non possiamo fare scatole di cartone, o magliettine di lana: oggi o nascerà impresa attorno a un migliore livello di conoscenza, attorno alla ricerca che qui si sviluppa, attorno alle nuove tecnologie, altrimenti non ci saranno mai 16.000 posti di lavoro in un paese di 15.000 abitanti che è l'esperienza di uno di voi, ma non ci saranno nemmeno quelli che ci servono.

Abbiamo firmato degli accordi per far sì che si localizzino in Sardegna le prime imprese italiane che si producono pannelli fotovoltaici. Una piccola impresa nasce a Villacidro, un'altra nasce a Ottana.
Stiamo firmando un accordo importante per far localizzare vicino a Cagliari la prima impresa italiana che produce gli aerogeneratori, cioè le macchine che producono energia eolica, per fare sì che non solo produciamo energia rinnovabile, ma produciamo attorno all'industria del rinnovabile, produciamo le macchine.

C'è una prima multinazionale americana che si è localizzata in Sardegna per produrre farmaci, medicine, e assume 120 lavoratori. C'è un'altra società italiana di informatica, quotata in borsa, che attorno alla ricerca che si è fatta in Sardegna ha appena fatto la selezione di circa 400 lavoratori sardi, ingegneri, tecnici.

Questa regione è in movimento, stiamo cercando di tutelare e valorizzare la sua cultura, tutelare i suoi saperi tradizionali, i suoi luoghi, il suo ambiente, il suo paesaggio. E stiamo cercando di arricchire il popolo sardo della ricchezza più importante, che è la scuola, la conoscenza. Di farlo crescere attorno alle competenze, alla ricerca, e di togliere tutte quelle diseconomie che sono di ostacolo alla creazione dell'impresa.

A gennaio sbarcherà a Oristano un treno che - senza troppi investimenti, senza dover modificare il percorso o il tracciato ferroviario, senza dover fare viadotti o gallerie, senza doverci impiegare dieci anni e senza spendere un sacco di soldi - grazie all'avanzamento tecnologico farà Cagliari-Sassari in 2 ore e 12 minuti e Cagliari-Olbia in meno di 2 ore e mezza. Immaginate, è una Sardegna diversa certamente più vicina.

Dopo aver combattuto per la continuità territoriale aerea e la promozione che abbiamo fatto per le compagnie low cost, per cui da molte capitali molti di voi arrivano ormai con un volo diretto, molto si sta cercando di fare per garantire una continuità territoriale marittima diversa, che metta da parte l'esperienza storica del disservizio della Tirrenia.

Coloro che avete lasciato in Sardegna, i vostri nonni, i vostri cugini, i vostri familiari, probabilmente oggi hanno una sanità migliore, certamente hanno dei servizi alla persona migliori, perché la Regione sta investendo in maniera straordinaria in questo tipo di servizi. In questo momento in Sardegna è finanziato un nuovo ospedale a Cagliari, che supererà l'ospedale militare di Is Mirrionis che ci è stato lasciato dagli anni '30, e supererà l'ospedale San Giovanni di Dio che è costruito su un edificio dei primi dell'800, e che naturalmente non è capace di ospitare un centro di tecnologie quale è un ospedale oggi. Si sta costruendo un nuovo ospedale a San Gavino, ad Alghero; c'è un nuovo ospedale a Olbia, si sta realizzando la nuova cittadella sanitaria di Nuoro.

Insomma, la Sardegna è una regione in movimento, è una regione che sta cercando di stare al passo con questa epoca delle grandi innovazioni tecnologiche, delle globalizzazioni dei mercati, e vuole stare in questo processo di cambiamento in maniera adulta, responsabile, forte, in modo da poter garantire un livello di benessere maggiore, capace di dare lavoro a chi ancora non ce l'ha in Sardegna.

Per far crescere la nostra regione c'è sicuramente anche bisogno dell'aiuto di tutti i sardi, compresi i sardi che non vivono nel perimetro della nostra isola, compresi i sardi che vivono nel continente italiano, i sardi che vivono all'estero. Cosa possiamo fare per collaborare meglio?

Siamo a disposizione per ascoltarvi, né pretendiamo di decidere noi che cosa possiamo fare per collaborare meglio. Questa Consulta serve esattamente per questo: per cercare di individuare i progetti migliori. Ci avete detto: 'Ma noi siamo desiderosi di dare una mano, basta che aprite gli assessorati'. Noi siamo aperti. Siamo aperti per quelle poche risorse che sono individuate nel nostro bilancio, ma davanti alle proposte buone non ci mancheranno le risorse, anche perché nel frattempo la vostra regione ha risanato i suoi bilanci, ha eliminato un sacco di costi superflui, ha eliminato sprechi, ha conquistato nuove entrate con una battaglia che anche voi avete sostenuto nei confronti dello Stato due anni fa. Oggi la vostra regione non è una regione povera, è una regione che può finanziare le sue politiche, che può spendere di più e può finanziare le politiche per l'emigrazione e l'immigrazione. Le politiche verso i cittadini sardi nel mondo e può finanziare le politiche verso i nuovi sardi che arrivano e che arriveranno.

La Regione sta ponendo attenzione a quel tema importante che avete sollevato anche voi oggi, della parità di diritti. E' una questione che andrà posta certamente nel nuovo Statuto della Regione, per i sardi che vivono in Sardegna, per quelli che vivono fuori dalla Sardegna e per i nuovi sardi. Per i quali non ci dev'essere discriminazione quando si tratta di fare impresa, per esempio. A me non interessa se questa impresa la fa uno nato a Serrenti o nato ad Addis Abeba. L'importante è che produca ricchezza, lavoro, che produca qualcosa nella nostra regione, così come è possibile che quando cerchiamo di promuovere impresa, possiamo essere anche interessati a promuovere impresa a Zurigo, un'impresa che diventa un'antenna o un punto di partenza del lavoro in Sardegna. Un negozio di sardi o un'impresa di commercializzazione di prodotti sardi o una joint venture dove c'è un pezzo di lavorazione che si fa a Zurigo o un pezzo di lavorazione che si fa in Sardegna, probabilmente ci interessano. E allora estendere questo confine stretto del nostro intervento legislativo credo che sia un principio interessante, che va esplorato e che va portato avanti.

Avete parlato di case per gli immigrati, avete parlato di cose concrete e cerchiamo di lavorarci. Questa Amministrazione sapete come la pensa: non ha paura dell'emigrazione. La conosce, l'ha vissuta l'emigrazione questo popolo, e non può averne paura. I nostri emigrati hanno contribuito a costruire Paesi, l'Argentina, l'Australia; in alcuni casi hanno sostenuto costruzioni che erano state già fatte. Comunque hanno prodotto ricchezze, hanno contribuito ad arricchire dei Paesi, e quindi sappiamo che anche chi viene in Sardegna da altrove contribuirà a far sì che cresciamo assieme.

Ma non solo per l'opportunità, anche per la solidarietà. Una solidarietà non legata al buon cuore, ma legata ai diritti. Noi nella nostra Regione siamo pronti ad accogliere una quantità ben più importante di immigrati e vorremmo non quell'immigrazione accettata o assimilata, ma un'immigrazione che ci arricchisca, che contribuisca a creare un'identità più ricca. Poi non so se deve essere che noi dobbiamo scegliere l'immigrazione che vogliamo. Non credo. Forse dobbiamo stare attenti senza scegliere troppo: perché se ci mettiamo a scegliere troppo forse siamo fuori anche noi.
Non parlo della tassa sulle seconde case. Io vi ringrazio, deciderete voi se continuare a trovarvi tutti quanti assieme. Io credo che è un salto che possiamo fare: di decidere di continuare a trovarci sempre tutti assieme e parlare di migrazioni, non più di emigrazione. Grazie mille."