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Conferenza stampa di fine anno

Cagliari, venerdì 28 dicembre 2007, Sala anfiteatro via Roma
Presidente Soru:
"Bene, buongiorno a tutti allora. Benvenuti, grazie di essere venuti. Iniziamo questa tradizionale conferenza stampa di fine anno, che è l'occasione per scambiarci gli auguri, per ringraziarvi del lavoro svolto in questo anno, scambiarci gli auguri e attraverso voi fare gli auguri anche ai sardi che vi leggeranno, e che magari ascolteranno questa conferenza stampa.

I migliori auguri di buone feste, di buon fine anno, con i migliori auguri per tutti, i migliori auguri per l'anno nuovo. E' magari anche l'occasione per fare qualche breve riflessione sull'attività svolta in questo anno, sullo stato della Sardegna, la nostra regione, sulle attività che ci rimangono e che intendiamo svolgere nei prossimi mesi, nel prossimo anno in modo particolare.

Qualche riflessione può essere utile, soprattutto se consideriamo che certamente, è sotto gli occhi di tutti, veniamo fuori da alcuni mesi di polemica particolarmente viva, di dibattito, di discussione, di confronto, spesso anche aspro, che ha generato quasi un rumore di fondo all'azione della politica, che spesso non aiuta a capire, che anzi, in qualche modo confonde, che forse sottrae l'attenzione a delle cose o aspetti dell'attività politica, della situazione della nostra regione, che forse sono più importanti delle polemiche tra persone o del dibattito politico, condizionato quasi sempre, o troppo spesso, dai personalismi, dalle lotte gli uni contro gli altri o schieramenti gli uni contro gli altri, fazioni una opposta all'altra.

Si dice spesso, in occasioni come queste, che un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce, e naturalmente tutti ci facciamo attrarre dal rumore dell'albero che cade, piuttosto che dall'attenzione verso un'intera foresta che cresce. Eppure comprendiamo che è estremamente più importante una foresta che cresce del rumore di un albero che cade, e devo anche dire che di alberi che son caduti, in Sardegna, in questo anno e anche negli anni di governo di questa legislatura, ne son caduti tanti, ma erano alberi vecchi, che non davano più frutto, che, anzi, compromettevano la qualità del terreno e compromettevano utilizzi diversi.
E peraltro era proprio nel nostro programma di governo, e quindi una promessa che abbiamo rispettato, quella di abbattere qualche albero e provarne a piantare di nuovi, e cioè, provare a costruire una Sardegna nuova, più adatta ai tempi, più capace di essere protagonista in questo mondo che cambia in maniera veloce, che cambia nella sua dimensione politica, nell'Europa, nella globalizzazione dei mercati, nell'avvento delle nuove tecnologie. Aiutare la Sardegna ad essere protagonista e approfittare di questo cambiamento, per superare finalmente il suo ritardo di sviluppo.

Qualche settimana fa, sul Corriere della Sera, c'era un articolo di Michele Salvati, che si intitolava 'Governare significa scontentare'. Non ci può essere un governo che non scontenti. Se non si scontenta vuol dire che non si prendono decisioni, e prendere decisioni, anche le decisioni più giuste, anche le più utili, anche le più condivise, scontentano sempre qualcuno, ed è facile lasciarsi ingannare o lasciarsi condizionare dalle voci di dissenso delle persone che sono state scontentate, per un disagio loro personale o per un cambiamento che li riguarda più direttamente.
Non di meno è più utile, è più giusto certamente, concentrarsi nel senso di questi cambiamenti e nell'opportunità che questi cambiamenti generano in un pubblico più vasto, quindi, in questo caso particolare per la nostra regione.

Governare significa scontentare, e significa, anche, per i cittadini accettare ciascuno, anche un disagio personale, anche una difficoltà personale, anche un piccolo danno personale; ognuno per quello che gli tocca, nella consapevolezza che c'è un beneficio più grande per tutti quanti, in una regione che cambia, in una regione che cerca di conquistare un maggior grado di modernità e di competitività.

Ora, in questo anno in Sardegna, come nei tre anni che sono passati, sicuramente si è governato, sicuramente si sono prese decisioni, sicuramente si ha un progetto, che è il progetto di governo e il progetto che poi è stato delineato più approfonditamente nel piano regionale di sviluppo.
C'è un progetto che si sta portando avanti, lo si sta portando avanti con decisione, e mentre governare scontenta qualcuno, non di meno non possiamo trascurare quello che è accaduto in Sardegna.
Qualcuno dice: 'Mah, certamente un anno terribile se uno guarda le polemiche'. Io non lo vedo un anno terribile: lo vedo un anno di buon governo. Lo vedo un anno in cui il Consiglio regionale ha approvato il Piano sanitario regionale, dopo 24 anni. E dove c'è finalmente una sanità che cambia, all'interno di un progetto e all'interno di regole.
Una sanità che ha ricondotto i conti in equilibrio, che supera il precariato dei medici e delle professioni paramediche. Che dopo molti anni, dopo decenni, torna a progettare la nuova rete ospedaliera e finanzia, già da quest'anno con 370 milioni di euro, la costruzione di nuovi ospedali.
Nuovi ospedali per Cagliari, capaci finalmente di superare edifici vecchi, dei primi dell'ottocento; o caserme, ospedali militari sopravvissuti alla guerra; o alberghi non andati bene, riciclati in ospedale di tutta corsa.
Una sanità che è capace di progettare e costruire ospedali, che è capace di finanziare la ricerca, di riorganizzare il sistema pubblico.

Nei giorni scorsi, a seguito dell'approvazione delle linee guida da parte della Giunta regionale, le prime Asl hanno approvato i loro atti aziendali, che vuol dire le regole della singola Asl, il documento in cui viene esplicitata la missione, l'organizzazione che si vuol dare, il tipo di struttura che si vuole utilizzare. Il progetto e le regole di ogni singola azienda sanitaria locale, che sarà quindi non più gestita sulla base delle considerazioni estemporanee del direttore generale del momento, non sarà più gestita sulla base, eventualmente, di pressioni o interessi non tutti condivisibili e rispondenti agli interessi di tutti i cittadini, ma sulla base di regole e di un progetto che ogni Asl si dà.

La sanità della regione quindi è in cammino, sta bene e sta portando avanti un percorso di modernizzazione, di miglioramento dei servizi ai propri cittadini, ed è apprezzata, a livello nazionale, per quello che ha saputo fare in questi tre anni: uscire da disavanzi gravissimi, che ne pregiudicavano la stabilità, che richiamavano anche la necessità di scelte difficili, come quella dell'imposizione del ticket, e quindi far pagare i costi del risanamento ai cittadini.
Noi abbiamo cercato di farlo e siamo riusciti a farlo senza nuovi ticket, senza ticket gravosi, senza far ricadere sui cittadini, e soprattutto sulle fasce più deboli, i costi di gestioni sbagliate della sanità.

Nel corso del 2007 noi possiamo essere orgogliosi di aver registrato un passo avanti importante nelle politiche sociali, nelle politiche di sostegno alle persone. Questo percorso è riassunto in due dati: nel 2004 spendevamo per le politiche sociali circa 130-140 milioni di euro; nel 2007 ne abbiamo speso circa 270 milioni.
In tre anni, questa Regione che pure ha risanato i conti, che pure chiude i suoi bilanci in equilibrio, che pure paga i debiti del passato e non ne fa di nuovi, ha raddoppiato gli investimenti nelle politiche sociali e ha portato avanti alcune politiche, come il tornare a casa, come i piani personalizzati sulla legge 162, per circa 10.000 portatori di non autosufficienze gravi, e per altre diverse migliaia di gracilità, nel corso del 2007. Ha portato avanti delle politiche sociali che costituiscono un esempio per altre regioni del nostro Paese, e sono sotto l'attenzione ancora, dei decisori di altre regioni italiane.

In questo anno, che potrebbe sembrare difficile a chi si lascia fuorviare direi dalle polemiche quotidiane, non di meno è stata approvata la legge finanziaria per il 2007, e si è portato, si sta portando in questi giorni a termine l'esercizio 2007, che è il primo esercizio, dopo credo qualche decennio, in cui la Regione sarda riporta i suoi conti in equilibrio, in cui appunto non si fanno nuovi debiti ma si pagano i debiti del passato. Tutto questo senza chiedere sacrifici ai cittadini, ma sacrificando, chiedendo sacrifici innanzitutto alla pubblica amministrazione; chiedendo alla pubblica amministrazione di essere più snella, più leggera, più ridotta, più semplice, più efficiente nell'utilizzo delle risorse. Chiedendogli di avere più cura nell'utilizzo delle risorse finanziarie, e soprattutto un bilancio in equilibrio, grazie al risultato della lotta e dell'impegno, condotto anche e soprattutto alla fine del 2006, sulla battaglia delle entrate.

Il 2007 è stato l'anno del risultato delle battaglia delle entrate, che ha fatto si che il bilancio per il 2007 abbia risorse proprie per oltre il 40% in più rispetto al 2004, e permetta quindi di finanziare le politiche sociali, come abbiamo fatto; finanziare la scuola, come abbiamo fatto; finanziare le politiche di sviluppo, come abbiamo fatto; ma con un bilancio in equilibrio e riniziando a pagare i debiti del passato.

Questa Regione è in cammino, è in cammino per chi lo vuole vedere, per chi ha avuto la pazienza di leggere il programma di governo, per chi ha avuto la pazienza di leggere il programma regionale di sviluppo e ha la possibilità di individuare, in ogni cosa che facciamo, un percorso già tracciato e già promesso agli elettori, che è questo.

Viviamo un momento di grande cambiamento, un momento che può essere di difficoltà, se si considera la maggiore responsabilità a cui è richiamata la nostra regione. In un'Europa che cambia, in un'Europa dove le regioni del Mezzogiorno d'Italia erano tra le regioni povere e venivano ampiamente finanziate dalle regioni ricche. Un'Europa invece che è diventata di 25 paesi, e che ha, a oggi, nuove regioni povere che devono essere maggiormente finanziate, e che chiama regioni come la nostra, finanziate abbondantemente nel passato, alla responsabilità storica di bastare finalmente a se stessa, di riuscire a raggiungere finalmente l'autonomia vera, che è quella anche dell'autonomia finanziaria, non solo l'autonomia declamata. L'autonomia vera, capace di trovare al proprio interno i processi veri di sviluppo, capaci di dare un posto di lavoro a chi ancora non ce l'ha.

La Sardegna è in un mondo che cambia, di un Europa diversa, ma anche di un mondo totalmente diverso. Con nuovi paesi, come la Cina e l'India, che crescono, che crescono ormai da molti anni con tassi di crescita a due cifre, che producono molto di più di quanto non producessero nel passato; che vendono molto di più di quanto non vendessero nel passato, non solo articoli a basso valore aggiunto e a basso prezzo, ma ormai oggetti ad alto contenuto tecnologico e ad alto valore aggiunto.
Vendono questi prodotti in tutto il mondo. Vendono questi prodotti in Sardegna, e competono quindi col lavoro dei sardi, più che nel passato, e sono capaci di sottrarre e di mettere in pericolo il lavoro dei sardi, più che nel passato, e il livello di benessere anche raggiunto dalla Sardegna e da altre regioni più che nel passato.

In questo mondo che cambia e che cambia velocissimamente, anche grazie agli avanzamenti tecnologici e all'utilizzo delle nuove tecnologie, in tutti i settori - dall'amministrazione, alle aziende, alla sanità, ai trasporti, all'educazione -
ci sono regioni che crescono velocemente, che sanno approfittare e utilizzare al meglio i progressi tecnologici, appropriarsi della conoscenza, della cultura, della scienza, della ricerca; e ci sono delle regioni che rischiano di stare al palo, che rischiano di continuare a registrare un ritardo di sviluppo e, anzi, di vederlo crescere.

In questo mondo che cambia, la Sardegna ha un unico progetto possibile: quello di avere la forza e il coraggio di superare il consociativismo, che in qualche modo è quella politica del tirare a campare, accontentare un pochino tutti senza accontentare nessuno, o danneggiando tutti.
Accontentare un pochino tutti e di fatto danneggiando tutti, senza un progetto. Cercando però di sedare l'opinione pubblica, o di sedare almeno chi ha maggiormente voce nell'opinione pubblica, anche se poi si rischia di danneggiare maggiormente chi di voce non ne ha alcuna.

La Sardegna cerca di vincere il consociativismo e cerca di vincere l'assistenzialismo. E' ora che finalmente ciascuno di noi rinunci a quella possibilità di vivere, nei modi diversi, di assistenza: di assistenza alle categorie imprenditoriali; di assistenza alle categorie datoriali di lavoro; di assistenza nella pubblica amministrazione; di assistenza in tutto.
E' ora che la Sardegna, invece, prenda in mano il proprio orgoglio e la propria responsabilità, e abbia il coraggio di seguire con forza un progetto, che passa da un maggiore impegno collettivo e da una maggior disponibilità di mettere una parte di se stessi dentro un progetto collettivo, anche quando il progetto collettivo genera un minimo di disagio, genera una difficoltà del momento.

Come acchiappare il futuro nel mondo d'oggi? E' l'unico modo possibile: aumentando il livello d'istruzione dei nostri giovani; investendo sui nostri giovani e aumentando il loro livello di istruzione.
I nostri giovani, che sono quelli che ancora cercano un lavoro, o lo cercheranno nei prossimi anni, potranno trovare un lavoro, un lavoro migliore, un lavoro più sicuro e maggiormente retribuito, solo se avranno un livello di istruzione maggiore rispetto alla generazione che li ha preceduti, solo se nel loro complesso avranno un livello di conoscenza maggiore del livello di conoscenza della generazione che li ha preceduti.

Non c'è altra strada che io conosca e non c'è nessun'altra strada che potrei suggerire alla Sardegna, se non quella di avere la caparbietà, la costanza, la perseveranza e direi anche la generosità di investire sui giovani, sulla loro istruzione, sulla loro formazione. Non c'è un modo diverso di cambiare la Sardegna.

Ormai siamo abituati e cerchiamo tutti dei gesti che cambino le cose subito. Vorremmo che la società rispondesse, magari come una lampadina ad un interruttore, o meglio, come un televisore, dove anche stando seduti basta il telecomando, da lontano, e cambia la scena. La scena di un popolo, di un paese o di una regione, non cambia con un telecomando da un momento a un altro, sarebbe bello ma non è così. Cambia col lavoro duro e con l'impegno di anni, e può cambiare nel mondo d'oggi, enormemente più vasto di come lo hanno conosciuto i nostri genitori, o anche le persone poco più adulte di noi.

Enormemente più vasto, enormemente più collegato e in relazione tra se stesso, dentro se stesso, enormemente più complesso. In questo mondo si può stare, si può avere un lavoro, si può procurare altro lavoro, si può costruire altro lavoro, solamente se saremo capaci di acquisire un maggior livello di conoscenza: la conoscenza scientifica, la conoscenza tecnologica, la conoscenza dei mercati e le imprese. Senza di questo non ci sarà maggior lavoro e maggior benessere, e questo può avvenire né più e né meno di come avvengono le cose in natura: col lavoro duro e con la capacità di aspettare, rispettare i tempi della semina e i tempi del raccolto, che non sono molto vicini tra di loro, e comunque sono azioni, momenti da cui non si può prescindere.

Questa regione è in cammino. E' in cammino per quello che ha fatto nella sua pubblica amministrazione: nell'alleggerirla, semplificarla, ridurla. Rimane ancora molto da fare, anzi, non moltissimo per dire la verità, ma rimane ancora da fare, e il dibattito sui consorzi industriali ad esempio, riguarda uno di quei punti che ancora rimangono da portare a compimento.
Non di meno, la pubblica amministrazione della Sardegna di oggi non è più quella di tre anni e mezzo fa. Non di meno, con il 31 dicembre verranno chiuse le gestioni liquidatorie delle comunità montane. Non di meno, anche nell'ultima Giunta si è fatto la presa d'atto di comuni che si uniscono per lavorare assieme, senza alcun costo, e per cercare al loro interno di trovare maggior efficacia nell'azione amministrativa e miglior qualità nei servizi per i propri cittadini.

La Regione ha lavorato nel proprio bilancio, ha lavorato al reperimento di nuove risorse, ha lavorato nella sanità, nelle politiche sociali, ha lavorato nelle politiche dell'ambiente. Ancora ieri si discuteva in Giunta di come, nel 2004, la raccolta differenziata nella nostra regione rappresentasse circa il 2% del totale, e arriviamo agli ultimi mesi del 2007 con la raccolta differenziata a circa il 30%, e ci poniamo come obiettivo per il 2008 il 40% e come obiettivo per il 2009 il 50%, e cerchiamo di arrivare un anno prima all'obiettivo, un anno prima rispetto al resto del Paese, all'obiettivo nazionale di raccolta differenziata del 65%.

Questa Regione è in cammino nelle politiche ambientali, nelle politiche di gestione dei rifiuti, la politica del ciclo integrato dell'acqua, nelle politiche sulla valorizzazione e tutela del territorio, avendo approvato per prima, in attuazione alla legge Urbani, il Piano paesaggistico regionale, di cui io e in tanti siamo orgogliosi e credo possa essere orgogliosa la Sardegna, per l'attenzione che ha saputo suscitare e anche per lo spirito di emulazione che ha saputo suscitare in altri territori, in Italia e fuori dall'Italia.
Fa più rumore una sentenza del Tar, che magari mette in discussione o cancella un singolo aspetto, marginale, del Piano paesaggistico, e perdiamo di vista il valore, importante, del Piano paesaggistico regionale. La certezza che esso sa dare a un modello di sviluppo sostenibile per il futuro, e la qualità della vita per il futuro nostro e delle prossime generazioni.

La Regione è in cammino nel governo del territorio, ed è in discussione in commissione, in questo momento, la nuova legge sull'urbanistica, la nuova legge urbanistica, che darà anche ulteriori momenti di articolazione ai principi che sono posti nel Piano paesaggistico regionale.

Nella scuola abbiamo fatto dei passi importanti in questo 2007. Abbiamo detto che l'anno 2007 era l'anno della scuola, l'abbiamo fatto dire a molti manifesti, in giro per la Sardegna, con il volto di Gramsci che ricordava la necessità di istruirsi, e la necessità di istruirsi è il dovere di istruirsi, perché abbiamo bisogno dell'intelligenza di ciascuno dei sardi.
Assocerei questa frase di Gramsci a una frase molto bella, che voglio ricordare a tutti noi innanzitutto: è una frase di Don Milani, di cui si è parlato quest'anno in qualche conferenza che è stata fatta attorno ai temi della scuola. E' una frase di Don Milani che diceva: 'Buttare nel mondo contemporaneo un giovane senza istruzione è come buttare nel cielo un passerotto senza ali'.
Don Milani, ancora quasi cinquant'anni fa, diceva che mettere nel mondo un giovane senza istruzione era come mettere, come buttare in cielo un passero senza ali, il cui destino quindi era certo. Sembra che l'Italia, noi tutti, non abbiamo ancora preso coscienza di questo: in un mondo che certo Don Milani aveva presagito, ma in un mondo che a tutti noi, oggi, dovrebbe essere sufficientemente chiaro; non si può stare al mondo, oggi, senza un livello di istruzione adeguato, e il livello di istruzione adeguato non è quello che era adeguato vent'anni fa e nemmeno quello che riteniamo adeguato oggi.

Questa Regione, per prima in Italia, quest'anno ha iniziato a spendere importanti risorse proprie, nel sostegno alle autonomie scolastiche, con un progetto che poi è stato ripreso anche nel suo nome, a livello nazionale, che si chiama 'Scuole aperte'. Per tenere aperte le scuole la sera e impegnare i ragazzi nel sostegno all'insegnamento delle materie matematiche e scientifiche. Nelle materie, nelle attività della comprensione, lettura, di un testo scritto e della scrittura, e materie integrative come le lingue, come la stessa lingua sarda, o attività di laboratorio che riescano a strappare i ragazzi dalla tentazione di dispersione e di abbandono della scuola.

Abbiamo iniziato un'attività importantissima nel corso del 2007, che viene ulteriormente rafforzata nel 2008. Così come nel 2007 abbiamo iniziato un'attività importantissima, anzi, proseguito un'attività meritoria, il Master and back, che premiava l'alta formazione, i giovani desiderosi di alta formazione, lo abbiamo proseguito nel 2007, ma intervenendo anche in maniera importante nell'Università; e lo facciamo con molta più determinazione nel 2008, nell'Università e ancora nella scuola superiore e fino alle scuole elementari, magari con delle politiche che verranno ulteriormente specificate nelle prossime settimane, e che penso possano rappresentare un passo avanti importante nella considerazione del diritto allo studio e nella possibilità, effettivamente, dei giovani sardi, di acchiappare quel livello di istruzione che sarà fondamentale nel loro futuro.

La Regione è in movimento nel superare quelle difficoltà, che tante volte sono state considerate come limiti, i condizionamenti allo sviluppo, e penso ad alcune infrastrutture, soprattutto sulla mobilità, o dell'energia.
Mentre spesso, troppo spesso, ci siamo fatti trascinare dalla polemica, rischia di non essere visto nel suo messaggio, anche generale, il fatto che comunque nel 2007 in Sardegna si sia fatto, credo, il primo incontro bilaterale tra due paesi, tra due capi di Stato, come è accaduto lo scorso mese mi pare, ad Alghero, nell'incontro bilaterale tra l'Italia e l'Algeria, alla presenza, credo, di una decina di ministri dei rispettivi paesi, in cui si è suggellato l'incontro, peraltro, sul gasdotto che arriverà dall'Algeria.
Qualche settimana dopo si è fatto un incontro dei dieci ministri della Difesa, a Cagliari, e qualche mese prima il Consiglio dei Ministri ha ratificato la decisione di fare, nel 2009, il G8 alla Maddalena, preparandolo già nel corso del 2008 con una serie di incontri importanti, che mettono all'attenzione, anche dell'opinione pubblica internazionale, la nostra regione e la possibilità che la nostra regione possa essere un luogo di dibattito, un luogo di discussione sui temi importanti del mondo contemporaneo.

Ad Alghero si è parlato di gasdotto e finalmente, dopo tanto parlare, si ha certezza di avvio dei lavori. Si sono completati, davanti al golfo di Palmas, i sondaggi sul punto di sbarco del gasdotto, si sta facendo la progettazione esecutiva e alla fine della progettazione esecutiva il progetto verrà finalmente avviato, e intorno al 2010-2011 il gas dovrebbe arrivare in Sardegna.

Si sta portando a compimento il progetto del nuovo elettrodotto Sardegna-penisola, il Sapei, anche questo largamente auspicato da moltissimi anni. Sul trasporto pubblico e anche credo, è notizia fresca, finalmente sui i bandi di gara dell'Anas, che è l'ente attuatore della Regione Sardegna, per quanto riguarda le infrastrutture stradali nella strada per Pula, gli ulteriori lotti sulla 131 e gli ulteriori lotti in diverse zone della Sardegna. Ma è proprio di ieri la richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che la Sassari-Olbia, che è la trasversale sarda più importante probabilmente, da sempre auspicata, largamente voluta, è finalmente inserita nella possibilità di finanziamento, da questa amministrazione, nel corso del 2007. Proprio in questi giorni abbiamo chiesto una procedura abbreviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, e grazie all'inserimento nella legge obiettivo potrà essere costruita, con un procedimento del tutto abbreviato, e quindi essere portata a termine in tempi veloci.

Sulle infrastrutture. Si è lavorato sul risanamento del trasporto pubblico locale, e probabilmente nel Consiglio dei Ministri di oggi il trasferimento alla Regione Sardegna della responsabilità nel trasporto pubblico locale, e quindi il trasferimento delle Ferrovie della Sardegna e delle Ferrovie meridionali sarde, e la possibilità che anche questa risorsa possa essere messa meglio al servizio dei cittadini e a garantire un trasporto pubblico locale migliore.

E' in corso in questo momento il nuovo bando, per l'acquisto di nuovi pullman da parte dell'Arst, un'Arst pienamente risanata nel corso del 2007, che ha messo in circolazione i primi 110 pullman nel corso del 2007 e che sempre nel corso del 2007 fa il bando di gara, attualmente in corso, in fase di chiusura, per acquistarne altri 250 circa e portare quindi, nel corso della legislatura, a radicale cambiamento, a totale cambiamento, l'intero parco macchine, per un servizio migliore all'intera utenza.

E sempre nel 2007 sono state poste le basi per la trasformazione del trasporto su ferro nella nostra regione. E' stato fatto un bando per la selezione del costruttore dei nuovi treni ad alta velocità, che arriveranno in Sardegna, seppur non a trazione elettrica ma a trazione diesel, che saranno capaci di coprire il percorso fra Cagliari e Sassari in 2 ore e 7 minuti circa: e questo treno verrà sperimentato alla fine del mese di gennaio, in Sardegna. In questo momento si prepara lo sbarco, presso il porto di Oristano, dove si sta preparando l'infrastruttura affinché questi treni possano sbarcare, ed essere immessi nella rete ferroviaria della Sardegna, ed essere testati nel prossimo mese di gennaio.

In silenzio, quasi, vedo quindi una Regione totalmente diversa e molto cambiata, nel corso del 2007, per quanto riguarda la sua dotazione infrastrutturale. Per non parlare di quell'altra infrastruttura importante, sempre più importante, che è l'infrastruttura tecnologica della banda larga.
In silenzio, ogni settimana, sono stati raggiunti nuovi Comuni, e finalmente c'è un progetto per cui nel corso del 2008 ogni paese superiore ai 2000 abitanti sarà raggiunto dalla banda larga in fibra ottica, e tutti i paesi inferiori ai 2000 abitanti verranno raggiunti dalla banda larga via ponte radio, e la Sardegna, nel corso del 2008, sarà la prima regione d'Italia ad avere totalmente superato il divario digitale, cioè a garantire ad ogni paese, anche il più piccolo, la possibilità di essere totalmente inserita all'interno della rete digitale.

L'ambiente, la scuola, le infrastrutture, la sanità, le politiche sociali, la pubblica amministrazione, il sistema della pubblica amministrazione, il bilancio della Regione. Sono temi che sono stati portati avanti, forse in silenzio, forse non con l'attenzione dovuta, ma che oggi, nel loro insieme, mostrano una regione ulteriormente cambiata, mostrano una regione che cresce, mostrano una regione che ha intrapreso quel cammino, di cui parlavo prima, e che sta portando avanti con determinazione. Per questo il mio messaggio vuole essere un messaggio di fiducia, per tutti i sardi, vuole essere un messaggio di incoraggiamento, vuole essere un messaggio che richiami l'attenzione alle cose importanti.

Non facciamoci distrarre dal rumore di un albero che cade, manteniamo la consapevolezza del valore di una foresta che cresce e manteniamo l'attenzione necessaria per vedere la foresta che cresce in Sardegna, che sta crescendo velocemente, così come avevamo promesso, e questa foresta potrà crescere bene, potrà crescere meglio, se attorno al lavoro della pubblica amministrazione, al lavoro della Regione, ci sarà non solo il lavoro di tutta la pubblica amministrazione, ma ci sarà l'impegno straordinario di ogni cittadino sardo, di ogni impresa sarda, di ogni categoria sarda, di ogni impiegato, di ogni dirigente, di ogni insegnante, di ogni rettore, senato accademico, professore, di ogni studente, di ogni giovane. Ci sarà il coraggio di tutti, di mettersi in gioco e di pensare, come si diceva una volta, non solo a quello che la Regione può fare per noi, o lo Stato può fare per noi, o il Paese può fare per noi, ma soprattutto a quello che noi dobbiamo fare per la regione, per il Paese, perché la regione ha bisogno di noi e non ci sarà una regione senza ciascuno di noi.
Senza ciascuno di noi più istruito, senza ciascuno di noi più consapevole, più responsabile. Senza ciascuno di noi più coraggioso, senza ciascuno di noi maggiormente desideroso di mettersi in gioco, di confrontarsi con la necessità del lavoro e dell'impresa, e di fare la sua parte per portare avanti questa regione.

Io e la Giunta regionale continuiamo a fare serenamente la nostra parte. La facciamo serenamente, e devo dire, con la consapevolezza del lavoro svolto, con la consapevolezza dei cambiamenti in atto portati avanti in questi tre anni e mezzo, con la volontà di portarli avanti ulteriormente, rapidamente, nel prossimo anno e mezzo. Con la volontà di creare i presupposti necessari, affinché l'intelligenza e l'impegno di ogni sardo possano dare il suo frutto migliore.

Vi ringrazio. Ancora una volta i migliori auguri per tutto, per questo anno che si chiude e per il nuovo anno che si apre. I migliori auguri a ciascuno di voi e alle vostre famiglie".

Giorgio Greco (Ansa):
"Presidente, lei ha usato più volte… ha chiuso praticamente questa premessa, col termine 'cambiamento'. Ha parlato di rumori di fondo, che hanno cercato e cercano di sottrarre o di condizionare la scena. Ha parlato di consociativismo che persiste, di assistenzialismo. Cioè, ha delineato un quadro che è in pratica, come lei stesso ha detto, cioè, tutte quelle cose che avevate scritto nel programma e che stiamo portando avanti. Ecco, però, di fronte a questo non ritiene che ci sia qualcosa che probabilmente continua a non funzionare, se la percezione che si ha fuori, le cose che avvengono fuori, quella Sardegna che lei ha visto in queste settimane scendere in piazza, manifestare, tornare più volte sotto le sue finestre: dai lavoratori della Legler alla formazione professionale, gli agricoltori, eccetera. Cioè, è una Sardegna che evidentemente la percezione di queste cose ancora non ce l'ha. C'è qualcosa che… c'è una sorta di discrasia.
Lei rivendica e ha fatto un elenco puntuale di tutta una serie di cose avviate. Ci ha ricordato, per esempio, alla fine, il discorso della banda larga, il progetto che ormai, nel 2008, tutti i comuni della Sardegna avranno finalmente questa cosa. Ma di fronte a tutta questa Sardegna nuova, che lei e la sua Giunta in questi tre anni e mezzo, questo cammino che avete avviato e che prosegue, c'è una Sardegna che però… una Sardegna fuori che probabilmente ancora tutte queste cose non le percepisce. Ne ha questa sensazione o no? O siamo soltanto… non penso che sia soltanto un problema di mass media, di società sarda che non recepisce queste cose".

Presidente Soru:
"Certamente non è solamente un problema di mass media, eppure è anche un problema di mass media. Perché credo che domenica scorsa siamo arrivati veramente alla commedia, dove nella prima pagina, credo, dell'Unione Sarda, il direttore mi ha accusato di essere la causa del declino del Cagliari calcio. Seriamente: ha scritto un articolo per dire che la Presidenza della Regione, la Giunta regionale, è la causa del fatto che il Cagliari calcio stia andando in serie B, ha argomentato questa cosa.
E allora, davanti a situazioni di questo genere che cosa si può dire? E' evidente che lo stato dei mass media in Sardegna sia un problema. Se arrivano a raccontare che il problema del Cagliari calcio è il Presidente della Regione è finita. E' finita, di cosa parliamo?

O se la più importante televisione privata sarda, in tre anni e mezzo, non sente il dovere, il dovere anche per i soldi pubblici che recepisce come servizio pubblico, di intervistare una volta il Presidente della Regione, è chiaro che abbiamo un problema di mass media. E i mass media purtroppo sono diventati una parte importante del sistema democratico; e avere un problema di mass media, in una regione come la nostra, è avere un problema di democrazia, e prima o poi occorrerà porci mano.
Quando un direttore di giornale si inventa che il Presidente della Regione è la causa del Cagliari che va in serie B, io credo che qualche giornalista dovrebbe anche sollevare la mano e chiedere anche conto di quelle affermazioni.

Detto questo, è evidente che non c'è solamente un problema di mass media, c'è anche un problema di sistema dei partiti, che è cambiato, che non è più lo stesso. Una volta il sistema dei partiti aveva questo compito: di fare da tramite verso l'opinione pubblica, parlare, approfondire, discutere, formare la pubblica opinione e oggi questo non avviene più come nel passato, e forse nel 2007, in Sardegna, è successo anche con maggiori difficoltà, laddove dei cambiamenti, anche importanti, nel sistema dei partiti, come la nascita del Partito democratico, che segnano un cambiamento, non solo nel centrosinistra, ma lo incoraggiano, lo spingono anche nel centrodestra e rappresentano comunque un fatto epocale nel sistema politico italiano. Pure in Sardegna hanno rappresentato un momento di confronto, anche aspro, che certamente non ha facilitato la possibilità di diffondere maggiormente il risultato, anche, dell'azione di governo.
E poi rimane quel fatto che ho citato all'inizio: cambiare la società non è come cambiare canale col telecomando, ci vuole del tempo; tant'è che assistiamo a problemi che vengono ancora da molto lontano.

Lei ha citato la Legler. Non è un problema di questi tre anni. La Legler venne risanata, credo, 15 anni fa, con un impegno finanziario di quasi 30 milioni di euro dell'epoca, di soldi della Sfirs e della Regione, senza che all'epoca si decidesse nulla sul trasferire in Sardegna magari, le produzioni a maggior valore aggiunto, o assicurarsi maggiormente anche sul controllo azionario di quella società.

I lavoratori socialmente utili del parco geominerario non sono un problema di questi ultimi tre anni, o il problema della mineraria Silius non è un problema di questi tre anni. Semmai in questi tre anni stiamo cercando di risolverlo, e con difficoltà crescenti, anche dovute a chi queste difficoltà cavalca, e poi rende evidente anche alla Commissione europea di come alcune difficoltà industriali si cerca di sostenerle, o di risolverle, anche con l'impegno della pubblica amministrazione, ma questo non è più possibile per le norme europee. E quindi, risulta sempre più difficile anche sostenere risanamenti o rilanci produttivi di aziende come la mineraria Silius.

Cambiare la società sarda non è facile come cambiare canale col telecomando e ci sono delle difficoltà che vengono da lontano. Però, mentre manifestano i lavoratori della mineraria Silius, e giustamente anche con molto clamore e con molta partecipazione umana, da parte di tutti noi nessuno ha colto che una delle più grandi imprese della meccanica, della tecnologia italiana, abbia chiesto al Casic un lotto, dove insediare il proprio stabilimento per la produzione degli aerogeneratori eolici. Un'impresa ad alta tecnologia, la prima in Italia, che sia capace di produrre quegli impianti di produzione di energia eolica che noi abbiamo, fino ad adesso in Italia, solamente utilizzato, consumato, ma non prodotto.
Nessuno ha dato conto di una società di informatica, che ha fatto il colloquio a oltre 400 ingegneri nei mesi scorsi, e si appresta ad assumerne circa 250. Nessuno ha dato conto di una società farmaceutica che ha assunto 120 persone. Nessuno ne dà conto, o anzi, si cerca persino di falsificare i dati. Quando diciamo che comunque il livello di disoccupazione è diminuito in Sardegna, si dice: 'Sì, ma perché la gente non sta cercando lavoro'. In realtà c'è anche questo parzialmente, molto parzialmente, ma c'è soprattutto il fatto che negli ultimi anni è aumentato il numero degli occupati, è aumentato di quasi 30.000 posti di lavoro il numero di occupati in Sardegna, dal 2004 a oggi.
E' un dato facile da prendere, l'abbiamo ripetuto tante volte, però non ha mai raggiunto i titoli dei giornali, eppure è nelle tabelle dell'Istat, facilmente acquisibili anche da Internet.

Ora, lei dice: c'è una dicotomia, una discrasia, quindi, tra la nostra percezione, la storia che cerchiamo di raccontare, e l'opinione pubblica sarda. In parte è vero. E' per questo che occorre fare uno sforzo maggiore, di raccontare quello che sta accadendo in Sardegna, perché se non ci sarà una percezione diffusa di quello che sta accadendo in Sardegna, di quello che è stato possibile fare e di quello che si potrà ancora fare, non ci sarà la partecipazione convinta, la partecipazione coraggiosa dell'intera società sarda a un progetto di cambiamento.

Insomma, se uccidiamo la speranza la società sarda continuerà a badare ognuno al suo particolare, e invece abbiamo bisogno della speranza e del coraggio di ciascuno di noi, affinché ciascuno di noi abbia la generosità e la lungimiranza di guardare al di là del proprio naso, e dire: 'Ma sì, questo mi ha toccato', e dire, 'ma sì, questa è una difficoltà, non di meno è utile che il bilancio sia risanato, perché se non c'è un bilancio risanato non abbiamo risorse per lo sviluppo, non abbiamo risorse per la scuola, non abbiamo risorse per la sanità, per le politiche sociali'. 'Sì, questo mi ha toccato, ho maggiori difficoltà a costruire una casa, forse la burocrazia è diventata più lunga in un momento di cambiamento, non di meno stiamo salvando il paesaggio e l'ambiente della Sardegna per i prossimi decenni, e posso capire che questo è importante e mi avvantaggia. Avvantaggia anche me, mio figlio, mio nipote, più di quanto non mi svantaggi il fatto che una pratica possa durare tre mesi in più'.
Abbiamo bisogno di questo, di questa consapevolezza, e questa consapevolezza passa anche da un lavoro più capillare dei partiti e passa anche da un lavoro più attento e più responsabile dei mass media".

Filippo Peretti (La Nuova Sardegna):
"Prima di fare la domanda volevo soltanto fare una puntualizzazione sulla questione dei mass media, senza entrare nel merito delle cose che ha detto il Presidente, ma sulle cose specifiche. Volevo, solo come riflessione al dibattito, è un problema di democrazia quando i giornali sono troppo filo-governativi, non quando sono giornali di opposizione. Senza dire che hanno ragione quando fanno opposizione, però un problema di democrazia è il contrario, esattamente il contrario, questo naturalmente in termini generali.
Volevo dire una cosa invece, due domande. Uno: mi ha colpito l'accentuazione che ha fatto il Presidente, sui tempi della semina e della raccolta, e le chiedo se pensava che in politica i tempi fossero più corti, rispetto ai tempi a cui siamo abituati nelle campagne, e cioè, se dal 2004 pensava che fosse più facile e più rapido raccogliere risultati.
Il secondo problema è quello della percezione, della discrasia. Io ho avvertito anche una discrasia non soltanto, come diceva il collega Greco, sulla società, ma anche sulle valutazioni che fanno i partiti alleati, e in particolare anche il nuovo partito di cui fa parte il Presidente, il Partito democratico, in cui questa percezione così, diciamo un po' ottimistica e fiduciosa, non è percepita da una buona parte del partito. E' un problema questo, per la parte finale della legislatura?".

Presidente Soru:
"Ha voluto, prima di fare la domanda, dare il suo punto di vista su che cosa sia un problema per la democrazia: se i giornali troppo amici del potere o se i giornali troppo nemici del potere. Io lo direi in maniera diversa, io credo che siano un problema entrambi.
Io credo che il dovere dei giornali sia, in qualche modo raccontare, avvicinarsi ai fatti, non prescindere dai fatti. Quando i giornali prescindono dai fatti, in un senso o nell'altro, è un problema, in un modo o nell'altro è un problema. Così come credo che sia un problema se, in un mondo dominato dalla comunicazione, da una comunicazione sempre più pervasiva, il massimo rappresentante delle istituzioni non abbia la possibilità di parlare ai suoi cittadini, e dare il suo punto di vista direttamente, e sia sbarrata quindi, la possibilità del confronto con l'opinione pubblica, del parlare direttamente con l'opinione pubblica. Io credo che sia un problema di democrazia anche questo e lo credo un importante problema di democrazia. Insomma, io credo che le bugie non siano democratiche, sia che dicano bene, sia che dicano male. E non basta nascondersi dietro il fatto che si stia dicendo male, e quindi si stia facendo 'giornalismo indipendente', quand'anche si stiano raccontando bugie. Io continuo a pensare che quello lì non sia buon giornalismo, anzi, sia cattivo giornalismo, e penso anche di più: che sia un cattivo comportamento civile.

Lei ha ricordato la mia espressione, che c'è un momento della semina e un momento del raccolto, e se per caso non si stia registrando più lunga la separazione tra questi due momenti. No, fortunatamente no. Fortunatamente le cose accadono anche con molta rapidità. Chi avrebbe potuto immaginare nel 2004 che nel 2007 avremmo fatto un bilancio in pareggio? Che in una società, in una regione che stava andando incontro al disastro, e che già aveva perso la possibilità di indebitarsi ulteriormente, e aveva il 97% delle risorse bloccate in spese obbligatorie e non poteva finanziare nessuna politica di sviluppo, oggi invece può parlare di politica e ha le risorse finanziarie necessarie per finanziarle le politiche, e ha circa un terzo del proprio bilancio regionale disponibile per finanziare le politiche, per finanziare le politiche sociali.

Chi poteva immaginare che potevamo risanare il bilancio e raddoppiare le spese per le politiche sociali, in tre anni. Chi poteva immaginare che in tre anni saremmo passati da una Regione con un parco macchine di 750 automobili a una Regione con un parco macchine di 50 automobili? A una Regione che negli anni ha accumulato, stratificato, 750 automobili al servizio dei 12 assessorati, e ne bastavano 50, e oggi ne ha 50? Oggi a una Regione che ha stratificato, accumulato affitti, o pagava quasi un milione di costi tra affitto, vigilanza ed elettricità, per ospitare 35 dipendenti regionali, bastava qualcuno che si svegliasse e dicesse: 'Mah, forse possiamo stringerci un pochino, risparmiamo un milione e queste 35 persone stanno negli uffici insieme agli altri'. Son bastati solamente tre anni per trovare gli sprechi e le follie dell'amministrazione regionale, almeno in gran parte. Sono bastati tre anni per risanare un bilancio. Sono bastati tre anni per cancellare comunità montane. Sono bastati tre anni per ridare le regole alla sanità, alle politiche sociali. Sono bastati tre anni per trovare la possibilità di investire circa 40 milioni di euro nella scuola, dopo che di scuola si parlava ma non si investiva un euro di risorse regionali.

Sono bastati tre anni, per passare dal 2% di raccolta differenziata al 30%. Sono bastati tre anni per portare a compimento la missione del commissario straordinario per l'emergenza idrica e avere un progetto che riguarda ogni goccia d'acqua in questa regione, in un unico ente, che sovrintende a ogni goccia d'acqua di questa regione e la distribuisce, e la vende all'ingrosso, e progetta la distribuzione efficiente e il totale riuso di quelle acque, che vengono depurate e possono essere riutilizzate per l'agricoltura o per altri fini.
E' stato fatto in tre anni, così come è stato ripensato in tre anni e portato quasi a compimento, il sistema del trasporto pubblico locale in Sardegna.

In tre anni abbiamo fatto fare un passo avanti nell'utilizzo delle tecnologie nella nostra regione, inimmaginato. Nel prossimo mese di gennaio verrà il ministro Mussi in Sardegna, per vedere quello che stiamo facendo, per vedere quello che abbiamo fatto nell'uso delle tecnologie nell'amministrazione regionale, perché sono diventate un caso di scuola per altre regioni. Perché il sistema dei siti Internet della nostra regione è stato premiato come primo in Italia, e vengono a chiedercene il riuso. E vengono a chiederci quello che stiamo facendo sulla biblioteca, sulla 'Sardegna digital library', che verrà presentata nelle prossime due o tre settimane, e che riguarda un unicum, non in Italia ma in Europa.

Poi c'è chi si appassiona ai discorsi 'ma Tizio ha detto questo, mentre Caio diceva quell'altro, e quell'altro diceva quell'altro ancora', e confonde la politica con le chiacchiere della politica.
Io credo che la politica sono le cose fatte. Ai nostri cittadini cambieranno la vita, non le chiacchiere della politica, ma cambieranno la vita le cose che facciamo. E cambieranno la vita e le opportunità delle prossime generazioni le cose che siamo stati capaci di fare e le cose che saremo capaci di fare.
Le chiacchiere vanno e vengono. Riempiono i titoli dei giornali e scadono il giorno dopo. Certo influenzano l'opinione pubblica, certo sono capaci di scoraggiarla, certo sono capaci anche di seminare lo scoramento, in un momento invece in cui io credo che ci sia bisogno del coraggio e della partecipazione di tutti.

Lei ha detto: 'Ma questa discrasia forse non c'è solamente con l'opinione pubblica, ma anche dentro i partiti della maggioranza'. I partiti della maggioranza non hanno aspettato questa legislatura per inasprire il dibattito negli ultimi mesi, o nell'ultimo periodo della legislatura. Più si avvicina la scadenza elettorale e più il dibattito si inasprisce. Più è forte il tentativo di ciascuno di pensare alla propria sorte personale, piuttosto che alla sorte della legislatura e alle cose che è necessario fare, più ciascuno pensa alla propria rielezione, o è tentato di pensare alla propria rielezione.

C'è una frase bellissima di Blair: 'Se saremo capaci di guardare a quello che serve all'Inghilterra fra 25 anni, piuttosto che a quello che serve a ciascuno di noi nei prossimi 10 mesi, forse faremo il nostro dovere'. E allora, a me non impressiona il dibattito e le polemiche, io continuo a guardare a quello che serve alla Sardegna fra 20 anni: questo ho promesso ai sardi, insieme ai partiti della maggioranza, e mi lascio guidare dalla promessa ai sardi, piuttosto che dalle polemiche.
Io voglio rappresentare una Sardegna che, anziché guardare agli interessi di ciascuno di noi nei prossimi tre mesi, o nei prossimi dieci mesi, ha la testardaggine, la caparbietà, il coraggio, la generosità, la lungimiranza di guardare a quello che serve tra vent'anni, e lo mette in campo giorno per giorno. Magari in silenzio, o magari nel rumore di chi continua a commentare il commento di un albero che cade, anche se era un albero rinsecchito che non serviva più a nulla, e che era giusto che desse spazio a germogli nuovi, che sono capaci di dare frutti migliori e per tutti".

Giuseppe Meloni (L'Unione Sarda):
"Presidente, lei diceva: stiamo ai fatti. Benissimo, stiamo ai fatti. Lei ha riepilogato tante cose, nel 2007. Nel 2007 sono successe anche altre cose che riguardano questa amministrazione, per esempio: il governo ha impugnato le tasse regionali. E' una seconda impugnazione. Dopo quella del 2006, si era detto: basta correggere la questione sui non residenti, eccetera. Questa cosa si è fatta, adesso c'è un impugnazione ancora… anzi, forse non ancora più radicale, radicale quanto la prima, anche proprio su quello che riguarda la capacità propositiva della Regione e la sussistenza delle tasse stesse.
La Corte dei Conti sospetta l'incostituzionalità della norma sull'anticipazione dei crediti nel bilancio. Il Tar ha riscritto la gara Saatchi, sta giudicando anche il Ppr confermando buona parte dell'impianto e però anche correggendone alcune parti.
Il giudice penale ha aperto delle inchieste sulla gara Saatchi, su "Sardegna fatti bella", su altre cose. Il giudice civile ha detto che tutta una serie di importanti dirigenti sono stati nominati in maniera illegittima. Insomma, c'è un fronte che, insomma, a parte la Sacra Rota riguarda più o meno tutte le autorità, giudiziarie e non solo, e queste presumibilmente non sono influenzate dai titoli dei giornali.
La sensazione è che forse questa amministrazione stia, forse perché, come diceva lei prima, la burocrazia a volte è troppo lunga, giochi troppo di confine, no? Operi troppo, nel tentativo di riscrivere delle normative, delle leggi tributarie o di bilancio che però sono quelle in cui ci dobbiamo muovere tutti".

Presidente Soru:
"Mah guardi, questa amministrazione non gioca di confine. Non supera certamente il confine e non vuole nemmeno essere sul confine, vuole stare totalmente dentro le regole, per cui non concordo anche con importanti giudici ed ex giudici, che commentando, credo il rinvio a giudizio del sindaco di Milano, per l'assunzione di un centinaio di dirigenti, abbia detto, abbiano commentato dicendo: a volte le norme, nella pubblica amministrazione, debbano essere in qualche maniera forzate.
Per il sindaco di Milano si è detto che le norme nella pubblica amministrazione debbono essere forzate, io invece ritengo che non debbano essere forzate, e le vogliamo rispettare.

Lei ha citato il giudice civile, che ha detto che abbiamo avuto un comportamento antisindacale nella nomina di alcuni dirigenti regionali, e cioè, non abbiamo rispettato la procedura di informazione, di informativa, al sindacato dei dirigenti, o forse abbiamo cercato di farlo ma non l'abbiamo fatto bene.
Chi lavora sbaglia, non mi pare una grossa colpa , il Var lo rifacciamo e lo sistemiamo. Certo è che, proprio ieri, vedevo con l'Assessore Dadea il fatto che è da diversi giorni che stiamo cercando di informare il sindacato dei dirigenti e non ci stiamo riuscendo . Prima li abbiamo informati via fax e ci hanno detto: 'No, il fax è rotto, mandateci la raccomandata con ricevuta di ritorno'. Poi, dopo molti giorni, continuano a non ricevere la raccomandata e non rispondere nemmeno al richiamo di andarsela a ritirare. Noi continuiamo ad aspettare, prima o poi la ritireranno questa raccomandata, ma veramente non mi sembra un gran danno o una grande colpa, se nella montagna di procedimenti e di atti amministrativi che ogni giorno si fanno si sbaglia, ammettendo l'errore e correggendo l'errore, nell'informare il sindacato dei dirigenti.

Nel frattempo io sono contento di una cosa. Mi dispiace ricordarlo, che c'è stato comunque un concorso interno, di non so più quale anno, che doveva servire per promuovere una decina di dirigenti, e che invece ha giudicato tutti i partecipanti idonei e ha tenuto la lista aperta sempre. Per cui, i dirigenti della Regione sono sempre stati attinti da una lista di idonei, e quel concorso, che ne doveva promuovere 10, ne ha promosso 150, fintanto che non l'abbiamo chiusa noi. E per promuoverne 150 si era inventato persino una pianta organica di 240 credo: e sa perché si era inventato una pianta organica di 240 o giù di lì, forse 250? Perché c'è stato un momento in cui la Corte Costituzionale gli ha detto: nelle assunzioni dall'interno non potete superare una certa percentuale, mi pare quella del limite del 50% e non il 75%. E allora loro cosa hanno fatto? Cosa si decise di fare? Di accettare il 50%, però il 50% di un numero più grande, in maniera che ci potessero entrare tutti comunque.
E' stata contraddetta la Corte Costituzionale. Non è stato rispettato nemmeno il dettato della Corte Costituzionale, nell'assunzione dei dirigenti della Sardegna, e si viene a fare lezione a noi, che forse non abbiamo rispettato la formalità dell'informativa? Se non l'abbiamo rispettata chiediamo scusa e correggiamo subito, perché noi rispettiamo le sentenze del giudice civile, figuriamoci quelle della Corte Costituzionale.

Circa il caso Saatchi. Alla fine che cosa succede? Dopo mille discussioni, dopo il fatto che il caso Saatchi era talmente urgente che per la prima volta è stata fatta una commissione d'inchiesta, in sessant'anni di storia dell'autonomia, per la prima volta è stata fatta una commissione d'inchiesta, e non sulla scuola, sull'ambiente, sul lavoro, o sulla povertà, ma su un bando di gara. Legittimo decidere questo, comunque questo è accaduto, e dopo tanto discutere, dopo che la commissione d'inchiesta, la commissione consiliare d'inchiesta, non mi ha nemmeno voluto ascoltare, avendolo io richiesto più volte, e avendo concluso i suoi lavori dicendo che era tutto da buttare, tutto da rifare, succede che il Tar, l'ha citato lei, la scorsa settimana dice: quella gara è valida, casomai va annullato l'atto amministrativo del dirigente, che aveva annullato la gara. Quella gara è valida, e va assegnata la gara, non a Saatchi ma al secondo classificato, e non perché abbiano detto che per Saatchi sono state fatte pressioni, che per Saatchi è stato fatto chissà quale trucco. Mi sembra di capire che dice: Saatchi deve essere esclusa perché non aveva la certificazione di qualità, sulla base del bando che era stato scritto.
Ora, io mi dico: è possibile, è certamente così, però davanti a una situazione di questo genere io penso che abbiamo scritto male il bando. Penso che il bando evidentemente non era scritto nelle forme dovute, se esclude una società che ha la qualità per lavorare per le più grandi compagnie al mondo, lavorare per il governo britannico, lavorare e diventare una delle primissime società di pubblicità e comunicazione al mondo, però non ha la qualità necessaria per lavorare per la Regione Sardegna. Forse era scritto male il bando di gara.

Poi c'è un procedimento, c'è un indagine penale su tutto questo e i magistrati se ne stanno occupando, se ne occupano, e io aspetto serenamente le loro decisioni. Aspetto con la serenità di uno che sa di non aver commesso colpe, di non aver nominato io la commissione di gara, di non averla indicata al dirigente, anzi, totalmente a mia insaputa è stata portata da tre a cinque la commissione. Di non aver detto a nessuno altro se non: 'State attenti e fate vincere la proposta migliore'. Per questo aspetto serenamente le decisioni del giudice.
Ora vi chiedo, riscontro un'altra cosa, che nel momento in cui qualcuno ha detto: 'Facciamo un'altra commissione di inchiesta su un altro bando regionale, sul bando per la sanità'. E io ho detto semplicemente: 'Sì certo, facciamolo, sono contento. Magari finalmente estendiamo questa inchiesta a qualche altro bando, anche per confrontare l'attenzione con cui noi, in questa amministrazione, spendiamo i soldi pubblici, e l'attenzione e il rispetto che hanno avuto per i soldi pubblici nella precedente amministrazione'. Sono scappati tutti: di commissioni d'inchiesta non ne ho più visto. Sono scappati tutti. Hanno detto: 'No, stavamo scherzando, non avevamo in mente di fare una commissione'. Mentre apprendo dei giornali che, forse anche sulla base di queste dichiarazioni si indaga invece, in maniera più estesa, sui bandi regionali.

Sulle tasse e sul fatto che il governo è ricorso alla Corte Costituzionale. Fa parte della normale dialettica tra il governo della Regione e il governo dello Stato avere delle opinioni, anche diverse, e chiedere al giudice di risolverle. Noi pensiamo di aver ragione, sulla base del nostro Statuto. Pensiamo di aver ragione ancor di più, in virtù delle correzioni che abbiamo fatto, e quindi nella finanziaria di quest'anno noi prevediamo di incassare 100 milioni di euro dalla tassazione: 100 milioni di euro che servono a finanziare politiche di riequilibrio territoriale, di investimenti nei piccoli comuni delle zone dell'interno. Pensiamo che sia nel nostro diritto, previsto dallo Statuto della Regione Sardegna, che è norma costituzionale. Pensiamo che sia nostro diritto e quindi è nostro dovere di farlo. Poi il governo è ricorso, per esempio su alcuni punti anche, che sono stati inseriti in Consiglio regionale, come per esempio quella norma sulla tassa di soggiorno, una piccola cosa, una tassa di soggiorno di un euro al giorno, che rende esente però i sardi. Cioè, se un sardo va in vacanza in albergo, ad Alghero, non deve pagare, in quanto sardo, un euro al giorno di imposta di soggiorno. Questo è stato ritenuto anticostituzionale, questo è stato cancellato e quindi penso che non avremo ulteriori difficoltà nel futuro.

La Corte dei conti. Anche lì, certo, ha fatto clamore una mia reazione ad una posizione della Corte dei conti, su un argomento molto tecnico e su cui è difficile tornare anche oggi, e cioè, sul fatto se sia ammissibile o no dire se i disavanzi del passato, non quelli fatti da noi ma i disavanzi del passato, decidiamo di finanziarli, di coprirli, di finanziarli, non ricorrendo a nuovi mutui e indebitando ulteriormente la Regione, ma mettendo da parte, risparmiando, togliendoci la possibilità di spendere una piccola parte delle maggiori risorse che incasseremo in futuro, grazie alla nuova legge sulle entrate tributarie, alla nuova compartecipazione sulle entrate.
Cioè, la discussione verte su questo: è giusto o no che i disavanzi del passato li finanziamo, non con nuovi mutui, ma utilizzando e risparmiando un po' delle risorse che lo Stato ci ha garantito con le nuove entrate? Io ritengo che sia apprezzabile e che sia giusto poterci obbligare ad una politica di maggior rigore e dire: 'Noi anziché con nuovi mutui li vogliamo finanziare risparmiando nel futuro'. La Corte dei conti dice che l'aspetto meramente formale non è rispettato, e quindi lo richiama all'attenzione della Corte Costituzionale. Nel frattempo il governo e gli uffici dell'amministrazione centrale ci dicono che va bene, e che anzi è una politica rigorosa, ed è una politica che era stata condivisa anche all'interno dell'accordo più complessivo sulle entrate, laddove i debiti del passato ci vengono anche ripagati negli anni futuri con delle maggiori entrate, e quindi operiamo debiti del passato anche con le maggiori entrate del futuro.

Non mi pare un grande conflitto e un grande scandalo. Rimane la sostanza che le entrate della Regione sono aumentate, già oggi, di oltre il 40%, le entrate proprie, e rimane la sostanza che grazie a maggiori entrate ed eliminazioni degli sprechi, la Regione chiude il bilancio in pareggio e finanzia il doppio delle politiche sociali, finanzia i nuovi ospedali, finanzia la scuola, finanzia il superamento del precariato, finanzia le politiche per lo sviluppo, col bilancio in equilibrio. Questa è la sostanza, ecco perché dico: ce la facciamo a guardare la sostanza delle cose? Piuttosto che una lettura veloce degli annunci, anche dei tribunali? Perché i tribunali esistono perché sono una necessità, è una necessità che intervengano se sbagliamo la procedura di informazione ai sindacati, per dare l'incarico a quattro dirigenti della Regione, quattro su centocinquanta. Non casca il mondo se ripetiamo la procedura. Noi vogliamo rispettare le regole, non forzarle".