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Convegno Cgil: "L'energia: memoria e sviluppo del territorio"

Carbonia, venerdì 26 ottobre 2007
"Anch'io ruberò poco tempo per ascoltare le conclusioni del Segretario regionale.
Bellissima la sua domanda (lavoratore Carbosulcis) , avere una parola concreta su quello che pensa la Regione sul punto della Carbosulcis. Interessante, ma quante volte lo devo dire? Cento, duecento volte? Cosa devo fare per dare una risposta concreta? Non basta quello che la Regione ha fatto per la Carbosulcis per dimostrare quello che intende fare? L'ha riaperta questa miniera, dopo tanti anni, ha riassunto delle persone, qualche giorno fa ha approvato il budget per il prossimo anno per la Carbosulcis, e ha approvato il turnover di un altro centinaio di persone e riassumiamo i figli dei lavoratori. Cosa dobbiamo fare ancora per spiegare?

Io veramente non lo capisco. Sono solo inchiostro sulla carta le due intese con l'Enel e con l'Endesa che avete citato?
Buon inchiostro sulla carta. Ce ne fosse di più di questo inchiostro sulla carta e ce ne fosse stato di più nella storia, di questo inchiostro sulla carta.
Se vogliamo parlare di cose concrete sono felice. Se non vogliamo parlare di cose concrete è inutile che facciamo il millesimo convegno.
E allora provo a prendere qualche spunto dalle cose che ho sentito.

Sviluppo, energia, infrastrutture, che sono le condizioni per lo sviluppo. Lo abbiamo già detto un miliardo di volte. Io ho anche un'idea diversa, io non credo che lo sviluppo dipenda solo dalle strade, dall'energia, credo che dipenda anche dalla conoscenza, dallo spirito d'impresa, dalla capacità di rischiare, dello stare assieme, quindi dipende da un sacco di cose. Certamente anche dall'energia e dalle altre infrastrutture, ma ci sono altre cose più semplici da risolvere o da governare e alle quali forse siamo abituati a non prestare sufficiente attenzione.

Sull'energia, non perché la considero una precondizione di ulteriore sviluppo del Sulcis, ma perché la considero fondamentale perché il Sulcis faccia passi avanti e non passi indietro: noi nel programma di governo e dal primo giorno di governo ci siamo impegnati per salvare tutto l'esistente delle industrie, per metterle in sicurezza, per farle crescere. Tutti immaginiamo un mondo migliore, magari con le industrie meno invasive, ma queste industrie ci sono, siamo felici che ci siano, e stiamo facendo il possibile per mantenerle.

Da dove siamo partiti nel 2004? Per cercare di dire che non abbiamo messo solo inchiostro sulla carta. Nel 2004 siamo arrivati che c'erano delle tariffe energetiche di favore, però già denunciate a Bruxelles e siamo partiti non sapendo cosa fare della Carbosulcis avendo - chi c'era allora - dimenticato il Progetto Integrato ed avendo abbondantissimamente archiviato il Progetto Integrato con il CIP-6. Credo che sia stata questa Regione insieme voi, a chiedere di riattivare il CIP 6 del 1994, e oggi c'è la Legge 80 e dobbiamo combattere perchè non è ancora applicata ma, è stato detto, noi crediamo nella miniera come crediamo nel carbone. Nel 2004 noi ci credevamo, ma non ci credevano tutti e tanto meno credevano nel Progetto Integrato. Mettere in pratica la legge 80 significa far funzionare la miniera, significa vedere approvato il CIP 6. Noi la miniera l'abbiamo riattivata e non per metterla a bagnomaria ma con un progetto industriale e facciamo anche qualche passo in più, diciamo che quella miniera deve vivere. Progetto integrato o non Progetto integrato quella miniera è un'industria che può vivere e deve vivere. Non produceva nulla, costava 45 milioni di euro alle casse della Regione, oggi ne costa di meno, nel 2009 costerà di meno e nel 2010 andrà quasi a regime. Prima non consegnava carbone, da oggi incomincia a consegnare. Nel 2008 ne consegnerà se non sbaglio 400.000/450.000 tonnellate. Il manager della miniera ha l'obiettivo, ancora prima della concessione integrata, di andare a cercarsi i clienti, dove vuole, Spagna, Cina, dove pare siano deficitari di un miliardo di tonnellate all'anno, contro il nostro milione. Li vada a cercare dove vuole ma la miniera deve produrre. Peraltro prima non consegnava carbone e già oggi lo consegna così da abbattere il costo dalle casse della Regione e quindi di tutti voi. Noi ci stiamo attrezzando affinché il progetto integrato vada in porto. Per trovare un partner industriale non è che abbiamo perso tempo. Noi il bando lo abbiamo fatto, non ha avuto successo perché forse siamo stati un po' troppo aggressivi, trasferivamo troppi rischi con l'incertezza del CIP6, o meglio, la Commissione Europea lo sapeva, ma non diceva nulla e noi abbiamo preso per buono il suo silenzio dicendo: bene, andiamo avanti. Poi a giugno ci ha detto: calma, dammi delle spiegazioni.

Io concordo con le cose che ho sentito, sono assolutamente ottimista che alla fine ce l'approveranno. Nel frattempo ci stanno facendo perdere tempo ma ce lo dovranno approvare perché è un progetto che è all'interno delle strategie, comunque, dell'Unione Europea . E allora noi il bando lo abbiamo fatto, era un bando che forse trasferiva troppi rischi in capo all'imprenditore, perché non aveva la certezza che il CIP 6 venisse confermato, non aveva la certezza di quando il ministero gli avrebbe dato il VIA nazionale, nel frattempo gli trasferivamo la miniera perché non vediamo l'ora di disfarci dei 35-40 milioni di euro che escono dal bilancio regionale. Quindi l'imprenditore ha detto: io mi devo caricare di 40 milioni di costi all'anno e magari il VIA nazionale mi arriva fra 2 o 3 anni. Davanti all'incertezza della posizione del Governo nazionale che da una parte dice “il carbone è importante” ma dall'altra dice “mai nemmeno un metro cubo di carbone in più”, allora è chiaro che gli imprenditori sono rimasti un pochino alla porta, però non è tempo sprecato, perché abbiamo chiarito che intanto c'è una domanda, c'è l'interesse, ci sono le imprese, compreso il consorzio di imprese potenzialmente interessato.

Oggi noi possiamo avviare dei negoziati con qualcuna di loro magari diminuendo il rischio. Per esempio possiamo dire che il rischio della miniera rimane in capo a noi fintanto che non abbiamo il VIA nazionale. E' una cosa che possiamo fare, cosi come possiamo diminuire il rischio, iniziamo a trovare il partner fintanto che il CIP6 non viene autorizzato da Bruxelles. Quindi noi non siamo fermi a perdere tempo, stiamo andando avanti eliminando i problemi uno per uno, sfogliandoli come un carciofo. Il progetto integrato non è certo concluso, ma è qualcosa su cui si sta lavorando, di ora in ora, di giorno in giorno. E' ancora della settimana scorsa la notizia che il ministro Bersani era presso la Commissione Europea per questa cosa ed io martedì incontrerò il ministro Pecoraro Scanio per difendere il carbone di Sardegna. Per difendere il carbone non di cento anni fa, il carbone di oggi, dell'anno prossimo e del futuro. Il carbone che ha le tecnologie del sequestro del CO2, che ha - come ricordava prima il direttore della miniera - ha anche altre possibilità, come la desolforazione addirittura in maniera molto innovativa rispetto a quello che abbiamo visto fino ad oggi.

A chi interessa il progetto integrato carbone - miniera? Io spero e penso che interessi all'Alcoa, le imprese locali. Noi cerchiamo di fare la nostra parte poi immagino che le imprese facciano la loro parte, noi non vogliamo sostituirci a loro, nelle loro riunioni nelle loro cose, certo ho sentito cose interessanti da parte, per esempio, di Eurallumina e cioè che sarebbe interessantissimo fare cogenerazione con 185 MW nel momento in cui arriva il gas. Io non so se il gas arriverà fra un anno o due o tre anni o più ma è certo che oramai contiamo i mesi per farlo, certo è che due settimane fa si facevano i sondaggi nel golfo di Palmas, certo è che arriverà il gas in Sardegna e passerà nel Sulcis, e certo è che ci sarà il gas a disposizione di Eurallumina per farsi il vapore e quindi c'è una risposta nuova che prima non avevamo.
Ho visto tra le imprese interessate non solo Alcoa, Portovesme, la Syndial, c'era la Ila che mi pare che da ottobre ad oggi abbia ripreso la produzione, forse l'abbiamo messa in sicurezza, quindi non è tutto inchiostro sulla carta, è anche lavoro…

Ancora sull'energia: qualcuno ha detto che stiamo facendo bene; non lo so se stiamo facendo bene, io so che stiamo facendo quello che è possibile, capisco anch'io che sarebbe bello avere il 100% di energia rinnovabile, tutto pulito. Se non avessimo la miniera Carbosulcis probabilmente avremmo puntato a questo, ma siccome ce l'abbiamo, siccome capiamo l'emergenza energetica, siccome sappiamo che c'è gente che ci lavora, che c'è tecnologia dietro da sviluppare, la difendiamo.
Il Piano energetico regionale dice delle cose, peraltro un Piano energetico che non parte da zero, ma parte da molti condizionamenti come per esempio il CIP6 della Saras. Se non ci fosse… e sono circa 500 MW che vengono dai residui della raffinazione, e per assurdo noi abbiamo il CIP-6 per i residui della raffinazione del petrolio che arriva da chissà dove e non abbiamo il CIP-6 per il carbone di casa nostra. Certo è un assurdo che la comunità nazionale – tutti i cittadini - paga il CIP-6 per i residui della raffinazione del petrolio e non ce l'abbiamo per il nostro carbone con tecnologie più pulite di quelle o altrettanto pulite. E allora la posizione della Regione è molto chiara: il CIP-6 per il nostro carbone è più importante di quell'altro CIP-6.
Comunque con la situazione data, con tutti questi vincoli, noi ci siamo impegnati a richiedere il CIP-6 per il carbone, ma se mettete 500MW Saras, 500 della nuova centrale, altre 350/380 per Sulcis 3, quasi 1000 Mw a Fiumesanto, non è che si possa fare tanto energia rinnovabile, e comunque abbiamo cercato di fare il massimo possibile sottraendola alla speculazione edilizia (la chiamerei così), la speculazione del mestiere più facile del mondo dove chiunque sa fare business mettendo pale eoliche: non deve trovarsi i clienti perché glieli ha trovati lo Stato, non deve discutere il prezzo perché lo ha già discusso lo Stato e non deve governare persone perché un parco eolico da 100 MW va con 5 o 10 persone.
Quindi è molto facile, e se è troppo facile vogliamo che quell'impresa non sia in mano alla speculazione edilizia, ma sia innanzitutto al servizio degli accordi per l'industria energivora e sia soprattutto una opportunità per chi fa industria vera in Sardegna. Se avessimo potuto fare questo ragionamento 3 o 4 anni fa prima che si mettesse una sola pala eolica, magari lo avremmo fatto per l'Alcoa, e oggi avremmo l'alluminio in modo pulito, l'alluminio privo di CO2, l'alluminio che costava di meno, l'alluminio che non sporca l'ambiente (ma non sporca l'ambiente nemmeno oggi). Ho fatto i conti mentre si parlava: ci vorrebbero almeno 1000 Mw di eolico per i suoi generatori. Alla fine noi in Sardegna ne stiamo mettendo 6/700 Mw. Li avremmo potuti dedicare a questo, avremmo messo in sicurezza l'industria energivora che porta tecnologia, che porta lavoro ecc..

Comunque sull'energia rinnovabile noi contiamo di raggiungere non il 20 ma il 25% nel 2020 e contiamo di non essere solo consumatori: che me ne faccio di uno che ci riempie la Sardegna di pale eoliche se non c'è nemmeno un minimo di ricerca, di tecnologia di industria sarda? Se non si fa un traliccio, un aerogeneratore, se non c'è neanche un ingegnere che ci lavora, che ce facciamo? Diventiamo consumatori di tutto compreso di questo, così come è molto bello investire nel fotovoltaico, ma ci interessa di essere ancora una volta consumatori di fotovoltaico? Ancora un po' e importiamo anche l'artigiano che ci mette il pannello sopra il tetto. O siamo interessati a farli i pannelli? O se siamo bravi, non solo i pannelli ma anche le celle, e se siamo bravissimi anche a fare le fettine di silicio che peraltro l'industria italiana ha fatto prima di molti altri e poi si è fatta fregare dagli altri e soprattutto dalla Germania, dove ci sono più persone che lavorano intorno alle tecnologie verdi che nell'industria dell'auto. Da anni per il fotovoltaico ha quasi tutto il mercato mondiale.

Allora questa Regione su questa partita due intese le ha chiuse con due imprese che aprono una a Villacidro e l'altra a Ottana e almeno i pannelli fotovoltaici li facciamo in Sardegna. In questo momento stiamo investendo sulla ricerca sul fotovoltaico sperando e pregando tutti i santi affinché magari se si fa il polo nazionale per la produzione di silicio oppure il fotovoltaico da film sottile si faccia in Sardegna. Siamo ben posizionati con il centro di ricerca.

Ancora sull'eolico, la regione sta parlando con due imprese multinazionali importanti, perchè in Italia non si produce un aerogeneratore, si produce qualche cosa in Puglia con tecnologia olandese. Oggi il loro prezzo continua a schizzare in alto perché c'è la richiesta nel mondo, non c'è più una tecnologia italiana nonostante ci sia stata nel passato. Noi stiamo lavorando perché qualcuno faccia fabbrica di eolico in Sardegna, produca aerogeneratori, partendo dai piccoli e piano piano acquisisca tecnologia e faccia i più grandi. Quindi siamo per l'energia rinnovabile ma siamo per il rinnovabile che si porti dietro l'industria. Di qualcuno che va in giro chiedendo 10 ettari per mettere pannelli fotovoltaici questa regione non se ne fa niente e poi l'occupazione che danno sono le guardie giurate perché sono obbligati, altrimenti non servirebbero neanche quelle.

Energia e ambiente. Ancora una volta: ma è possibile che noi per il Sulcis non facciamo mai nulla? Che non sia visibile quello che si fa per il Sulcis? A parte quello che abbiamo discusso per l'energia, a parte che il gas arriverà, a parte che Carbosulcis ha il budget approvato e ci sono le risorse nella prossima finanziaria e c'è un programma delle cose da fare… A parte tutto questo Igea è una società che costa al bilancio regionale. Siamo interessati a capire cosa costa e cosa fa, quante bonifiche ha fatto negli anni scorsi, quante bonifiche ha fatto fino ad adesso, quante bonifiche farà nel 2008. In che modo nel 2008 avrà contribuito a migliorare il nostro ambiente da 20 anni abbandonato. Ancora due anni fa non esisteva una caratterizzazione di niente. Dov'era la caratterizzazione di Campo Pisano, della valle di Iglesias, di San Giovanni, Monteponi, Waelz? Oggi le stiamo rincorrendo queste caratterizzazioni, una parte sono fatte, una parte sono presso il Ministero dell'Ambiente, che per la verità tarda a darcele, le altre le stiamo facendo. Non grazie a Renato Soru ma grazie anche a Renato Soru e a tutti quelli che ci lavorano".