Regione Autonoma della Sardegna [SITO ARCHIVIO]
Vai alla nuova versione
Vai al contenuto della pagina

Logo Regione Sardegna


L'Università della Sardegna contro la moltiplicazione dei corsi

Nuoro, lunedì 11 febbraio 2008, Teatro Eliseo
"Intanto chiedo scusa per essere arrivato in ritardo, ma è arrivato stamattina a Cagliari il Ministro Di Pietro ed era mio dovere accoglierlo e accompagnarlo all'inaugurazione di un tratto della 131.
Sono venuto subito qui, non certamente per chiudere i vostri lavori, ma per partecipare, per quello che ho potuto. Per dare e per segnalare, comunque, che io stesso, insieme a tutta la Giunta regionale, siamo attenti a questo problema. Siamo attenti, naturalmente, al problema delle selezioni dell'Università, in Sardegna. Siamo attenti al problema dell'istruzione e dell'Università, qui a Nuoro. Per cui trovo ingiusto chi afferma che ci siamo distratti, che semplicemente stiamo nascondendo i soldi, o che vogliamo chiudere senza pensare, o che non abbiamo un progetto, o che semplicemente siamo quasi una controparte di questo territorio.

Io non mi sento una controparte di questo territorio. In questo momento sono il Presidente della Sardegna e voglio rappresentare la Sardegna piena, e voglio rappresentare pienamente anche questo territorio, che sento totalmente mio, né più e né meno degli altri territori.
Quindi non ci sarà una battaglia da fare, non ci sarà una lotta da fare, per una rivendicazione territoriale da fare. Faremmo una rivendicazione verso voi stessi, sarebbe una rivendicazione inutile, verso chi? Io non sono una vostra controparte. L'amministrazione regionale non è la vostra controparte. L'amministrazione regionale cerca semplicemente di fare una sintesi della nostra regione, di voi stessi, di voi stessi appena uscite da Nuoro, fate la 131 e non siete più nella provincia di Nuoro.

Quindi, non c'è nessuna lotta da fare, non c'è nessuna rivendicazione da portare avanti. C'è forse da fare un ragionamento, tutti assieme, su come vediamo la Sardegna, su come vediamo Nuoro, questo territorio dentro la Sardegna, e che cosa possiamo fare per migliorarlo
Avete detto che è stata un'assemblea particolarmente appassionata, come raramente accade. Immagino che sia accaduto certamente per il tema, quello dell'istruzione, dell'Università, è importante, ma perché tutti voi, anche per quanto ho sentito, riconoscete questo tema come centrale, in un tema più vasto che poi è quello dello sviluppo e del lavoro, della vita in questa società. Con l'Università quindi, per quale sviluppo, per quale possibilità di lavorare o di vivere bene, in questo territorio che non volete lasciare. Questo è il tema: quale scuola? Quale istruzione? Quale Università? Per quale sviluppo? E quali scuole, quali Università per lo sviluppo? Poiché scuola e Università sono assolutamente - credo anche dopo questa riunione, lo avete riconosciuto - centrali, fondamentali per qualsiasi politica di sviluppo, l'elemento cardine di qualsiasi politica di sviluppo.

Uno studente, mi pare, che mi ha preceduto ricordava come qui da noi solo 8 persone su 100 occupati hanno una laurea. Sotto la media nazionale, che è intorno a 11-12, sotto la media europea, che è intorno a 25, per l'Europa 25. Certamente sotto il livello di paesi con i quali ci confrontiamo, che hanno 35 laureati ogni 100 occupati. Beh, questo fatto credo l'abbiamo sottolineato per tempo, l'abbiamo sottolineato nel programma del governo, lo teniamo a mente ogni giorno. L'abbiamo sottolineato nel Piano regionale di sviluppo, e proprio partendo da questo fatto immaginiamo e abbiamo costruito, immaginiamo uno sviluppo tutto basato sulla crescita del livello di conoscenza, perché è da lì, non ci possono essere scorciatoie. Ci può essere una strada migliore, una ferrovia migliore, un aeroporto migliore, un ufficio pubblico migliore, tutto migliore, ma se non sapremo costruire un livello di conoscenza maggiore sarà impossibile, sempre più difficile confrontarci con gli altri paesi e quindi difendere il nostro posto di lavoro, per chi ce l'ha, migliorarlo, per chi ce l'ha, e conquistarne di nuovi, sarà impossibile.

Ecco perché è importante questa assemblea: perché lo sviluppo, quindi il lavoro, lo riconosciamo tutti, ormai, parte essenzialmente da questo. Lo riconosce anche la politica regionale in questo momento, tant'è che basta scaricare due tabelle dal sito della Regione e appare subito quanto questa Regione spendeva nel recente passato, nelle politiche dell'istruzione e dell'Università, e quanto spende oggi: una cifra quasi triplicata, poi dopo vediamo se la studiamo bene, perché magari stiamo facendo tutto male, e quindi dobbiamo invece spiegarci come spenderli meglio, quel che è certo però è che siamo passati da circa 50 a circa 150 milioni di euro, attorno a questi temi.

Così come qualcuno ha ricordato l'articolo 34 della Costituzione, che dice: tutti, anche le persone meno abbienti, devono essere messi nelle condizioni di poter soddisfare la propria sete, la propria volontà di conoscenza, purché meritevoli, anche se non hanno i mezzi necessari. Il diritto allo studio.
Magari stiamo sbagliando tutto, ed è importante anche questa assemblea per capire se stiamo sbagliando tutto, certo è che i finanziamenti per il diritto allo studio, dal 2004 a oggi, al 2008, sono quintuplicati. Cioè, non cresciuti un pochino, non cresciuti del 30%, per riferirmi ancora a chi mi ha preceduto, che diceva: ma non contano le percentuali, conta il valore assoluto. Eh appunto: quintuplicati, cinque volte tanto. Vuol dire che, mi pare, solo un dato: le borse di studio, che sono una delle cose che si fanno, da quattro milioni a circa 10 milioni. Per la prima volta nel 2008, dopo decenni, sperimentiamo, torniamo a utilizzare lo strumento degli assegni di studio. I finanziamenti all'Ersu per gli altri servizi, compresi l'affitto, le case, le mense, sono passati da circa tre milioni e mezzo a circa dieci milioni. Alcuni numeri che mi vengono in mente, ma voi siete più bravi di me, scaricate i file da Internet e ve li vedete con esattezza tutti quanti.

E allora, fin qui mi pare che stiamo andando bene. Riconosciamo la necessità della scuola, dell'istruzione, dell'Università, la riconosciamo come elemento fondamentale di qualsiasi politica di sviluppo. Per creare nuovi e migliori posti di lavoro è necessario spendere di più, e mi pare che la Regione sia esattamente in quella strada.
Spendere di più, una cosa che abbiamo cercato di fare, in questi anni, è, chiedo scusa, io vi parlo schiettamente, intanto capirla un pochino questa Università: perché come me, immagino tanti altri genitori, hanno frequentato l'Università in altri tempi e hanno fatto anche qualche difficoltà oggi a capirla l'Università. Un'Università dove, credo, fino a non troppi anni fa c'erano circa 35 Magnifici Rettori.

Poco fa il professor Luciano ci ricordava che ne sono stati fatti altri 30 di Magnifici Rettori, nelle scuole private, dove si danno diplomi di laurea riconoscendo il lavoro fatto. Non andando a studiare, superando gli esami, ma di fatto: tutti dottori, come una volta si diceva 'tutti cavalieri'.
Questa Università risulta sempre più difficile da capire, o anche a me risultava, e in Sardegna poi particolarmente difficile. Concorsi di studio duplicati, concorsi di studio che avevano un nome quasi uguale, per cui si diceva: 'Ma questi cosa fanno?' Perché c'è anche questo corso di studio che ha un nome quasi identico? E perché c'è ancora quest'altro?'.

Una Università debole, piuttosto debole, certamente se si confronta con le migliori Università nazionali e con l'Università internazionale, con cui alla fine ormai ci dobbiamo confrontare, perché noi siamo in Italia ma siamo in Europa. E quindi una Università debole, tra Cagliari e Sassari, in competizione tra di loro: qualche volta a chi faceva prima a istituire altri corsi di laurea, senza capire se c'erano effettivamente le necessità, per cui un'Università ne apriva uno e l'altra subito dopo ne apriva un altro con un nome quasi uguale. Oppure, per quarant'anni non abbiamo avuto Architettura in Sardegna, poi la apre uno e l'anno dopo la apre un altro, facendo che cosa? Due capolavori? Non credo. Facendo due debolezze, anziché mettendosi attorno a uno stesso tavolo e decidendo assieme: 'Bene, come la facciamo questa Facoltà di Architettura? Come li spendiamo bene questi soldi, in maniera che chi la frequenta poi abbia la convinzione di utilizzare al meglio il proprio tempo e poi abbia la certezza di ottenere un insegnamento degno di quel nome, acquisisca competenze che potranno essere spese sul mercato?'.

Cosa abbiamo fatto? Cos'altro abbiamo trovato? Non l'Università di Nuoro, che comunque ha una storia, l'avete ripercorsa voi in commissione medici e così via, abbiamo trovato l'Università di Ozieri, abbiamo trovato l'Università di Tempio, abbiamo trovato l'Università di Iglesias, l'Università di Pimentel, l'Università di Segariu, perché tra un po' sarebbero arrivati anche i sindaci di quei paesi a chiederci l'Università. E allora, forse era bene, magari diventare anche un pochino impopolari, magari dire di no a qualcuno, ma provare a fare un ragionamento: abbiamo bisogno, in Sardegna, di sette, otto sedi decentrate? Una sede decentrata solamente per fare il corso di laurea in erboristeria? Io credo di no, io credo fortemente di no e quindi, a costo di essere poco simpatico, dico che non va bene. Poi, chi mi sostituirà porterà una posizione diversa e andrà così, io ho il dovere di portare la mia posizione e di portarla anche a voi, stamattina.

Io credo che non ci sia bisogno di questa pletora di Università decentrate, credo anzi che debba essere fatto uno sforzo, l'abbiamo ripetuto anche recentemente ai rettori, per mettere assieme le Università della Sardegna. Non per frantumarla ulteriormente, ma per metterla assieme.
Io sarei felice se esistesse l'Università della Sardegna. Non quella di Sassari o quella di Cagliari, l'Università della Sardegna. E se nel frattempo, anziché competere tra loro anche con l'istituzione di nuovi corsi, anche in materie tecniche come architettura ad esempio, Cagliari, Alghero ecc., iniziassero fin da subito a istituire il politecnico della Sardegna, dando anche l'idea che crediamo molto nelle competenze tecnico scientifiche, che riconosciamo la necessità, anche in Sardegna, di accrescere enormemente la quantità di studenti di competenze in questi settori, che poi sono i settori che hanno più immediata ricollocazione nel mercato del lavoro, sono i settori che maggiormente servono per le imprese e per farne nascere di nuove. Non che gli altri non servano, ma questi servono tanto.

Il politecnico della Sardegna, l'Università della Sardegna, non è che non si può fare, certamente non si può fare subito, però almeno iniziamo a dire: facciamo in modo che il manifesto dell'offerta formativa, che si presenta all'inizio dell'anno accademico, sia pensato unitariamente per tutta la regione, in maniera che ci accorgiamo se ci sono dei piani inutili tra Cagliari e Sassari, se c'è un corso di laurea che ha otto alunni da una parte e magari dall'altra ne ha cinquanta, e possiamo dire: 'Beh, senti, spostiamo quegli otto alunni e facciamo un corso per cinquantotto, e magari investiamo di più, e magari tutti e cinquantotto gli alunni, o studenti, si troveranno meglio'.

Quindi, unificare l'offerta, capire che cosa serve e unificare l'offerta, rappresentarla integralmente ai giovani. Poi credo che la cosa che si sta cercando di fare, che stiamo facendo finalmente, è quella di ricordare, soprattutto quando anche si spendono soldi regionali, che l'Università non deve essere separata dalla società e dall'economia della Sardegna e forse anche l'offerta formativa universitaria deve essere più coerente rispetto alle esigenze delle imprese che ci sono, delle imprese che vorremmo, della ricerca che si fa in Sardegna, di un modello di sviluppo che stiamo cercando di perseguire in Sardegna. Tutto questo non mi pare che accada, e tutto questo mi appare invece preziosissimo, fondamentale che accada. Avere quindi un'offerta complessiva, che non ci siano complicazioni e sprechi, e un'offerta che sia coerente con quello che serve.

Ora, io faccio sempre questo esempio, e lo faccio anche oggi. Non ci serve che si iscrivano milleduecento studenti in un anno a Psicologia. Non ci servono, perché magari saranno tutti enormemente appassionati ma è certo che non troveranno lavoro, perché nemmeno se diventiamo tutti matti avremo bisogno di milleduecento psicologi all'anno.
Quindi avere il coraggio, la forza, la determinazione non solo di coordinarla, ma di riconsiderare l'offerta universitaria, e riconsiderarla in particolar modo in Sardegna, che, più che in altre regioni d'Italia e come spesso accade soprattutto nelle regioni del sud, ha sviluppato molto, soprattutto, un'idea di cultura umanistica e non anche di cultura tecnica e scientifica, mentre la cultura tecnica e scientifica è estremamente importante per il mondo delle imprese, ed è sempre più importante anche per le imprese di oggi.
E allora, è evidente che le Università della Sardegna sono in ritardo, in particolar modo verso quel tipo di insegnamenti, verso quel tipo di formazione, verso quel tipo di ricerca.

Ancora. Quindi, migliorare l'Università, poi decidiamo dove farla, intanto migliorare l'Università: fare in modo che ci sia più competenza tecnico-scientifica, fare in modo che si collabori maggiormente, fare in modo che si evitino doppioni e sprechi e ci sia un'offerta complessiva.
Come fare ancora per migliorare l'Università? Beh, le Università innanzitutto sono i suoi professori, quindi per migliorare l'Università occorre avere professori e avere professori migliori. L'Università vuol dire anche 'università', appunto, 'universitas', un luogo che si apre, che si confronta, e quindi tornare a fare in modo che le Università della Sardegna, come si è fatto nel passato, siano frequentate anche da professori stranieri, siano frequentate anche da altre competenze, da altre esperienze. Fare in modo che anche il corpo docente cresca, che se si chiude, beh allora non è più un'Università, è un liceo. E' nel liceo appunto che siamo abituati a vedere i professori della zona: nell'Università ci aspettiamo di più.

Aprire e migliorare la qualità delle docenze e fare in modo che ci sia un rinnovo anche delle docenze, che ci sia apertura anche nelle docenze, anche nelle docenze universitarie. Si sa per certo che gli iscritti più importanti, di tutti quelli che poi hanno vinto un Nobel in vita loro, l'hanno fatto tra i 25 e i 35 anni, per cui ci possono essere anche professori giovani, non bisogna necessariamente essere particolarmente anziani per poter aspirare ad avere una docenza, ad avere un ruolo, a vincere un concorso, ecco.
Quando questa Regione dice che vuole investire 6 milioni nei visiting professor, non è che lo faccia per avere un'idea balzana, lo fa per dare un segnale forte anche agli atenei, anche agli accademici. Un segnale in cui gli chiede: 'Apritevi, portate merci nuove, linfe nuove, competenze nuove. Magari qualche euro lo spenderemo anche male, però facciamo una cosa importante, prendiamo qualcuno che sia capace anche di aiutarci, di trascinarci'.

Abbiamo cercato anche di copiare un'esperienza di una Università, della Spagna, che comunque, non troppi anni fa era una importante Università periferica. Ha fatto una politica importante, di incentivazione a professori che venivano da fuori e in questo momento ha quattro premi Nobel dentro il suo corpo docente, ed è frequentata non solo dagli spagnoli, ma anche da ragazzi che decidono di andarla a frequentare, perché sanno che c'è una qualità importante nella docenza.

L'Università sono i docenti. L'Università sono i servizi, le infrastrutture, i laboratori di ricerca e così via. Basta andare a vedere nei dati di questi ultimi quattro anni per vedere se, qual è la convenzione che abbiamo cercato di firmare, giusto in questi giorni, con l'Università di Sassari. Se questa Regione sta decidendo se investire o no in aule scolastiche, in campus universitari, in infrastrutture buone per l'Università, per far sì che l'Università non sia semplicemente messa in un edificio pubblico dimenticato, come viene, ma che l'Università sia l'edificio più bello della città, perché la città capisca che l'Università è l'aspetto più importante della città.
E quindi investiamo, stiamo investendo in maniera importante, nella costruzione degli edifici, nella costruzione dei laboratori, nelle apparecchiature per i laboratori. Basta vedere i numeri, poi vediamo se stiamo spendendo bene e nei posti giusti, ma lì arriviamo alla fine.

L'Università è il diritto allo studio, le borse di studio, gli assegni di studio, le case dello studente. A Cagliari, in questo momento, si sta passando da una situazione in cui ci sono 850 posti letto nelle case dello studente, in case dello studente anche recuperate così, alla bella e meglio. Solo una era stata costruita come casa dello studente, le altre sono palazzi che non riuscivano a vendere e che qualcuno ha comprato.
In questo momento a Cagliari si sta passando da 850 posti letto a un migliore edificio che prevede 1.000 posti letto aggiuntivi. Quindi, ancora una volta, in valore assoluto mi pare un dato importante.
In questo momento l'Ersu di Sassari sta passando da circa 350-400 posti letto a 1.000 posti letto. Adesso arriviamo a Nuoro. Scusatemi, fatemi terminare il ragionamento, che poi magari non coincide col vostro, però l'unica utilità che potete avere da me è che io esprima il mio parere.

A Cagliari si sta passando, da 850 se ne stanno aggiungendo 1.000. A Sassari se ne stanno aggiungendo 500-600. E' ovvio che quei posti letto non servono né ai Cagliaritani né ai Sassaresi, servono agli studenti fuori sede, per fare in modo che chiunque voglia frequentare l'Università la possa frequentare bene, degnamente, e la possa frequentare senza costare troppo alle proprie famiglie. Non solo vorremmo che non costi troppo alle proprie famiglie, ma da quest'anno, nel 2008, in questa regione si sta facendo una cosa abbastanza straordinaria. Stiamo dicendo che chi è bravo non deve costare niente alla propria famiglia, anzi, gli dobbiamo dare qualche soldo fin da subito, perché tutti investiamo su di lui, così come prevede l'articolo 34 della Costituzione, che voi avete richiamato stamattina.

Tutti investiamo su di lui. Ti stiamo dicendo: 'Ti diamo un assegno non di qualche euro, ti diamo un assegno di 5-6.000 euro all'anno, affinché tu a 19 anni sia già indipendente e possa dedicarti totalmente allo studio, e laurearti in fretta, e laurearti nel più breve tempo possibile e bene'.
L'Università è tutto questo, dal mio punto di vista e dal punto di vista, credo, di molti di voi. Allora, se è fondamentale migliorarla, se è fondamentale migliorarla e rendere possibile che tutti la frequentino in Sardegna, è giusto che sia diffusa nel territorio? Io ho già detto come la penso. Proviamo a pensare per Nuoro, e proviamo a pensare che si possa avere un'idea diversa per Nuoro, rispetto a Ozieri, rispetto a Iglesias, rispetto a Tempio, rispetto a Lanusei, rispetto a tutti questi, o a Olbia, dove hanno fatto l'Università nell'aeroporto, che è sembrata anche un'idea brillante.
Possiamo avere un'idea diversa per Nuoro? E' ovvio che Nuoro è comunque in Sardegna - in un luogo dove vivono 1 milione e 640 mila abitanti - dove io spero, penso, che tra non troppo tempo avremo il doppio degli studenti universitari, perché quello è l'obbligo che abbiamo, perché altrimenti la Sardegna non crescerà, anzi, si impoverirà, ma è comunque una regione di 1 milione e 640 mila abitanti, dove voi, i giovani di oggi, i giovani di domani, si dovranno confrontare con i giovani inglesi, tedeschi, rumeni, dell'Estonia, della Lettonia, cechi, praghesi. E si confronteranno soprattutto sulla base della scuola che hanno frequentato, e dell'Università che hanno frequentato, e allora, se li vogliamo forti, un modo di pensare potrebbe essere: 'Rendiamo fortissime queste sedi tradizionali di Cagliari e di Sassari, rendiamole irriconoscibili rispetto a oggi, bellissime'.

Non fate come gli studenti che non permettono di parlare. Io termino di parlare, poi vale solamente per quello che è: un'opinione.
Rendiamo bellissime le Università di Cagliari e di Sassari e le sue sedi tradizionali, rendiamole piene di aule, di laboratori, di capacità di ricerca, di professori; di assegni di studio per i ricercatori, di possibilità di entrare, per i giovani che decidono di stare all'Università; e facciamo in modo che non ci sia un solo genitore, in Sardegna, che possa dire 'mio figlio è bravo, lo vorrei mandare a scuola ma non ho i soldi', perché lo Stato, la Regione, si è impegnata a prendere ogni figlio, di ogni famiglia di questa regione, e assicurare tutto quello che è necessario, tutto quello che serve perché possa continuare a studiare, fintanto che ne ha voglia.

Questa è una possibilità. Questa è la possibilità che io ho cercato di esprimere ai sindaci, ai presidenti delle Regioni, ai presidenti della Provincia, e l'obiezione più importante, più fondata che loro danno, e sto per concludere, è questa: gli studenti nuoresi quando hanno voluto hanno sempre viaggiato, però la paura nostra è che i nostri giovani, i più volenterosi tra loro, anche i più bravi tra loro, una volta che se ne vanno poi non tornino più e si impoverisca ulteriormente il territorio, quindi abbiamo paura, anzi, di incentivare questo processo di andar fuori, di frequentare altre Università, di conoscere anche luoghi diversi, di confrontarsi fin da ragazzi con un posto un pochino più lontano rispetto al cortile di casa, abbiamo paura perché poi questi giovani non tornano.

Vi chiedo ancora due minuti. Io la capisco questa paura, ed è anche vero che questo può accadere, però anche questi giovani, questi talenti, io li guarderei come quei talenti che non dobbiamo tenere chiusi nel palmo di una mano, stretti perché abbiamo paura di perderli. Li dobbiamo mettere in gioco, spendere, non aver paura di perderli. Metterli in gioco, spenderli, farli crescere, e probabilmente quei talenti cresceranno e ritorneranno. Se li teniamo chiusi perché abbiamo paura che se ne vadano quei talenti saranno sicuramente persi.

Io credo che molti di questi giovani possano essere incoraggiati, invece, a confrontarsi fin da subito con realtà diverse. Possono essere incoraggiati e aiutati a farlo, e debbono essere anche incoraggiati per rientrare.
Cosa ci vorrà perché essi rientrino? Dovranno incontrare un gioco non truccato. Se uno diventa bravo, diventa un bravo architetto, e sa che solo perché è bravo, ma senza conoscere nessuno, potrà partecipare ai bandi e vincere i concorsi, potrà fare il suo lavoro, potrà trovare soddisfazione per le sue competenze e nelle sue richieste di lavoro, in base alle proprie competenze. Beh, forse rientreranno più volentieri. Fanno fatica qualche volta a rientrare, perché pensano che ci sia un gioco truccato qui da noi. Oppure, magari fanno fatica a rientrare perché pensano che qui da noi per ottenere qualcosa ci vuole un sacco di tempo, mentre magari trovano dei luoghi dove la pubblica amministrazione funziona meglio, ed è capace di dare risposte in tempi certi.

Oppure, fanno fatica a rientrare, perché magari vedono che c'è una società stagnante, che c'è una società che non va avanti, che non si muove, che non affronta la vita con tanto coraggio, ma sta a noi creare i presupposti, le regole del gioco, la capacità della pubblica amministrazione, gli investimenti necessari e tutto il resto, affinché questi giovani possano andare, ma anche tornare immediatamente, anzi, non si sentano mai separati da questa terra. Ma il gioco di non farli andar via, per trattenerli, perché poi ho paura che sia un talento che si perde, beh, questo un po' mi fa paura, non mi convince.
Detto tutto questo, detto che abbiamo aumentato di molto gli investimenti e ancora li possiamo aumentare, non è la fine, il problema non è di trovare altri due o tre milioni, è facilissimo trovarli, e soprattutto è facilissimo trovarli per la scuola e per l'Università, il problema è cosa decidiamo di fare.

Vogliamo decidere di scommettere su Nuoro? Se dobbiamo decidere di scommettere su Nuoro, di fare una scommessa, intanto bisogna avere anche il coraggio di guardare la realtà. Qualcuno diceva: un'Università aperta ai privati, aperta al mondo delle imprese, aperta ai privati. Io non voglio dispiacere a nessuno, ma vi voglio dire che dopo tanto parlare sul monte Ortobene e del monte Ortobene, qualche mese fa la Regione offriva quasi gratis il doppio albergo Esit sul monte Ortobene. Non c'è stato un solo imprenditore che abbia fatto domanda per averlo e lo davamo quasi gratis, ed ora voglio dire che lo diamo gratis a chi lo ristruttura in un'impresa. Questo è il tipo di società che abbiamo.

Per la scuola della forestale, abbiamo già individuato il terreno. Non il terreno, l'ufficio, che è esattamente affianco all'ufficio attuale del corpo forestale, dove attualmente ci sono ancora degli edifici dell'Usl.
Quindi, vorrei dirvi questo: l'Università da sola non basta, non si può sostituire a una società. L'Università da sola non basta se non cresce anche la società, che poi è una pubblica amministrazione tutta, ma che è quella delle imprese, e arrivano dei segnali non buoni.

Allora, vogliamo fare una scommessa, di presente, di Università qui a Nuoro? Pur continuando a scommettere nei talenti che decidono di andare, e che invitiamo caldissimamente a rientrare. Vogliamo fare una scommessa, per quelli che vogliono restare a Nuoro, non perché costi di meno o perché a Nuoro se lo possono permettere e a Milano no, perché noi vogliamo che se lo possano permettere anche a Milano, chi vuole andare, e gli diamo i soldi perché se lo possano permettere anche a Londra, chi è di Oniferi e vuole andare a Londra. Guardate che questo è esattamente quello che c'è scritto nella finanziaria di quest'anno, con gli assegni di studio.

Per tutti gli studenti di Nuoro, che hanno voglia e hanno avuto merito, e hanno il diritto quindi, c'è l'assegno di studio pronto, per chi volesse cimentarsi con quel tipo di percorso, ma per quelli che vogliono stare qui che scommessa vogliamo fare? Certamente non un'altra Università che si occupi di tutto, certamente non un'altra Università che sia un doppione di Cagliari e Sassari, sarebbe inimmaginabile, sarebbe velleitario.

Allora, vogliamo scegliere, peraltro come avevamo già detto nell'intesa con il Comune di Nuoro e con la Provincia di Nuoro, vogliamo individuare due aree, e la proposta della Regione c'è stata, c'è sempre stata ed è ancora questa: individuiamo l'area dell'ambiente, quindi delle scienze ambientali e forestali, coerente con questo territorio; coerente col fatto che facciamo qui la scuola del Corpo forestale; coerente con una visione del territorio. Vogliamo scegliere un'altra area, che ha una qualche tradizione qui, che è quella del governo della pubblica amministrazione, del governo e dello sviluppo locale? Certamente. Dentro un disegno complessivo con l'ateneo di Cagliari e di Sassari, dentro un'offerta complessiva affinché non ci siano, se una cosa va bene, subito una duplicazione a Cagliari o una duplicazione a Sassari, che impoverisce l'offerta qui e che di fatto la porta a chiudere. Però, le ultime parole, se questo è - e lo diceva anche Peppino Pirisi prima - noi dobbiamo essere coerenti. Se riteniamo che le scienze ambientali e forestali possano avere un luogo di eccellenza regionale, qui a Nuoro, e che anzi si preveda Nuoro come luogo dell'insegnamento, per tutta la regione, lo facciamo, perché pensiamo che le scienze ambientali e forestali possano essere il motore dello sviluppo di questo territorio, ma se le scienze ambientali e forestali possono essere il motore dello sviluppo di questo territorio, beh, allora smettiamola di andare in piazza se qualcuno pronuncia la parola parco, perché parco significa semplicemente dare gambe e braccia a quello che vorremmo che i nostri e i vostri ragazzi imparino in questa Università nuorese.

Se ci vogliamo occupare di governo della pubblica amministrazione e di sviluppo locale, e io trovo che sia giusto e possibile, perché lo sviluppo locale sarà la fabbrica di questi territori, laddove ci siamo detti che non ci sarà un'altra Montedison che viene a investire a Ottana. Non ci sarà nessuno che metterà qui un altro impianto chimico, che assumerà 1000 persone, 500 persone, ma ci sarà la fabbrica, uno per uno, cinque più cinque, dieci a dieci, dello sviluppo locale, dell'agricoltura, dell'ambiente, della cultura, del formaggio, dei salumi, dell'artigianato, tutto assieme è lo sviluppo locale di un territorio. La fabbrica, un po' diffusa e non vista nel territorio, beh, se a quello ci crediamo allora ci dobbiamo credere tutti assieme, ci dobbiamo credere tutti i sindaci assieme, e significa organizzarlo questo sviluppo locale del territorio. Organizzarlo, attraverso le riunioni dei comuni, le comunità montane, che siano omogenee allo sviluppo locale del territorio, e non a volte mettersi di mezzo fra territori, seguendo chissà quali storie, ma tutto tranne la coerenza con lo sviluppo locale e con la possibilità di sviluppo locale.

Insomma, trovo sbagliato e ingiusto chi, precedendomi, ha detto: 'Stiamo cancellando l'Università di Nuoro, non ce ne frega nulla degli studenti, non ce ne frega nulla dell'Università e della scuola'. Mi pare esattamente il contrario: questa Regione è interessata innanzitutto agli studenti, perché ha la consapevolezza, come ce l'avete voi, che, o cresceremo il livello di competenze o la regione, o questa regione, avrà non 'più lavoratori', ma 'meno occupati'; non 'più garantiti', ma 'meno garantiti'; non con un salario più alto ma con un salario più basso.

Quindi scommettiamo tutto su di voi. Se volete andare fuori vi diamo un assegno di studio, se volete star qui abbiamo la responsabilità di fare in modo che stiate qui per quello che serve, e che ci stiate bene, e che questo bene sia la possibilità di fare un'Università, non di tutto, ma di poche cose e di grande qualità, e questo lo faremo".