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Incontro con la Legacoop

Cagliari, venerdì 25 luglio 2008, Hotel Holiday Inn
Presidente Soru:
"E' stata una buona cosa che siamo in pochi, perché se fossimo stati in tanti probabilmente avremmo esposto più settori e sarebbe stata lunga. Quindi alla fine, abbiamo parlato, mi pare, di 5 aree, no? Abbiamo iniziato dal settore delle costruzioni, la pesca, i beni culturali, l'agro-alimentare, forse ne ho dimenticato qualcuno, il credito, il credito per primo.

Intanto io partecipo volentieri a questo incontro, così come mi è capitato di fare incontri simili con altre organizzazioni. Con la Cna, col mondo delle imprese, col mondo delle piccole imprese dell'Api sarda. Non l'ho fatto solo recentemente: l'ho fatto diverse volte in questi quattro anni. Tutte le volte che sono stato invitato sono andato. Tutte le volte che la Confindustria sarda mi ha invitato sono andato, tutte le volte che qualcuno ha chiesto di confrontarsi, così, in maniera non strettamente puntuale, ma in una maniera anche un pochino più ampia con l'amministrazione regionale, l'ho sempre affrontato con estremo piacere e anche con molta utilità, si è trattato sempre di scambi fruttuosi.

Qualcuno dice, mi pare il Presidente Carta diceva: 'Non per concertare'. Certo, non abbiamo molto da concertare, non è questo lo scopo. Certamente, scambiarci informazioni, scambiarci delle conoscenze, vedere se ciascuno di noi può imparare dall'altro, se ci sono dei suggerimenti che possono essere utili e ognuno di noi adattarsi, o meglio, andare avanti, però con una quantità di informazioni in più e tenendo conto anche delle posizioni e dei saperi dell'altro. In questo senso sono utili questi incontri e certamente ne abbiamo fatto pochi e potremo farne di più.

Il compito della Regione, mi è capitato di dirlo centomila altre volte, non è quello di creare posti di lavoro, o meglio, diciamo che in Sardegna si può vivere bene, ma il problema ancora più importante che abbiamo è che c'è ancora tanta gente che non ha un lavoro, troppa gente che non ha un lavoro. C'è tanta gente che cerca un lavoro e non lo trova, c'è anche qualcuno, bisogna iniziarselo a dire, che un lavoro non lo vuol trovare: però abbiamo la responsabilità di dare un lavoro a tutti quelli che lo cercano e non lo trovano.

Questo non è il compito della Regione: fare i posti di lavoro, aprire nuove imprese, fare nuovi posti di lavoro. Oltre un certo limite la Regione non può andare, anzi, in qualche modo la responsabilità della Regione è quella di dare il servizio migliore possibile, costando il meno possibile, come diceva anche il presidente corso, e quindi facendolo anche nel modo più efficiente possibile, e quindi risparmiando anche nel costo del lavoro. Quindi non aumentandolo a dismisura, in maniera assistenziale, ma avendo occupati, nel settore della pubblica amministrazione, per quel tanto che servono e non di più, in maniera da costare di meno ai cittadini, per potere spendere meglio i loro soldi.

La Regione deve creare i presupposti. Deve innanzi tutto fare bene il suo mestiere e il suo mestiere è quello di dare i servizi pubblici essenziali. Deve innanzi tutto costare il meno possibile nel suo funzionamento, avere un bilancio in ordine, e credo che questo abbiamo cercato di farlo in questi anni. Sicuramente la Regione oggi costa di meno, per il suo funzionamento, di quanto non costasse quattro anni fa, e vuol dire che ha liberato risorse per fare altre cose. Certamente è più efficiente rispetto a quattro anni fa. Quattro anni fa nei dodici assessorati regionali, più la Presidenza, c'era una pianta organica di 3.700 persone, oggi abbiamo una pianta organica di 1.000 persone in meno. Le persone sono andate in pensione e non le abbiamo sostituite.

Ci sono circa 1.000 persone in meno, ci sono 70 dirigenti in meno, ci sono 50 milioni di euro di costi in meno, e direi un aumento di produttività di quasi il 30%, perché facciamo le stesse cose con circa il 30% di persone in meno. Vuol dire che quelle risorse, non è che prima spendevamo in maniera non efficiente, oggi le possiamo spendere in modo migliore, più proficuo per tutti. La Regione oggi spende di meno per mille cose, credo abbia anticipato gli auspici di molti governi nazionali. Spende di meno nella custodia, nella vigilanza, nei costi di trasporto, nella carta, nelle manutenzioni, nella luce. Spende di meno in consulenze, nel costo del lavoro, in tutte le sue spese di funzionamento.

Ha un bilancio in ordine, poi l'Unione Sarda, o in qualche giornale, o nella polemica di qualcuno, si cerca di spostare il punto di vista. Il fatto vero è che nel 2004 la Regione aveva una perdita, un deficit di bilancio di un miliardo e tre, nel 2008, come nel 2007, chiude il bilancio in equilibrio e paga 300 milioni di euro di rate di mutuo, che sono state fatte negli anni precedenti. Ha invertito il percorso. Poi noi abbiamo detto anche una cosa in più, abbiamo voluto essere massimamente rigorosi e abbiamo detto: i disavanzi del passato cerchiamo di coprirli non prendendo ulteriori mutui, ma risparmiando nel futuro. La Corte Costituzionale dice che questo non è giusto, da un punto di vista meramente formale. Dice che per i disavanzi del passato dobbiamo autorizzare altri mutui e non impegnarci a risparmiare una parte delle entrate future che abbiamo guadagnato, ma è un'altra storia. Certamente il bilancio di oggi è un bilancio che non fa debiti e che anzi, copre i debiti, ripaga i debiti del passato, ed è un bilancio dove le spese infruttuose, le spese correnti, sono state ridotte di molto. Forse ancora si potrà fare e abbiamo spostato le spese più negli investimenti che nelle spese correnti, tant'è che nel 2004 il bilancio della Regione era già tutto occupato, tutto speso, circa il 100% nelle spese cosiddette obbligatorie, oggi solamente il 66% del bilancio della Regione è speso in spese obbligatorie, per il 34%, circa un terzo, possiamo decidere cosa fare. Possiamo finanziare politiche, possiamo finanziare le cooperative o finanziare le imprese, finanziare gli ospedali o finanziare una nuova strada. Ci sono risorse che si sono liberate perché abbiamo liberato le spese correnti, così come, più che nel passato siamo stati attenti non solo a spendere di meno, non siamo stati attenti solamente alla spesa, come nelle vostre aziende siamo stati attenti anche ai ricavi.

Abbiamo fatto una battaglia importante, vi ricorderete, che fa sì che comunque, rispetto al 2004, le entrate fiscali della nostra regione già oggi siano cresciute di quasi il 50%, e nel 2009 saranno ancora un po' di più, nel 2010, entrando a regime, le entrate fiscali della vostra regione saranno cresciute di circa un miliardo e mezzo di euro all'anno. Un miliardo e mezzo di euro sono una cifra enorme, sono quasi tre anni di Por, solo che quelle sono risorse straordinarie europee, con un sacco di vincoli e con un sacco di ringraziamenti. Queste sono risorse ordinarie della regione, che ogni anno ci spettano e ogni anno arrivano e fanno parte del bilancio della regione.

Noi innanzi tutto dovevamo fare questo: incassare di più, spendere di meno e spendere meglio, essere più efficienti, semplificare la pubblica amministrazione, e credo che l'abbiamo fatto, tra Enti, come è stato ricordato oggi, Consorzi industriali, Consorzi di bonifica, Enti di tutti i tipi. Oggi magari non funziona tutto meglio, però è certamente più chiaro dove stanno le responsabilità, come deve funzionare. E' certamente più trasparente agli occhi dei cittadini.

Compito della pubblica amministrazione è anche rendere conto, informare di quello che si fa. Certamente oggi il livello di trasparenza della vostra Regione è diverso rispetto a quello di quattro anni fa. Quando io sono diventato Presidente della Regione la prima cosa che mi ha detto il direttore generale, dopo la prima riunione di Giunta, è che le delibere le avrei firmate dopo due settimane, tre settimane, perché rimanevano in lavorazione. Dopo che la Giunta si concludeva le delibere erano in lavorazione, prima che venissero consegnate a qualcuno dovevano essere corrette, risistemate, eccetera. Qualcuno le aveva. Se eri amico di qualcuno o se abitavi vicino a qualcuno te le davano, l'informazione circolava in maniera non normale. Oggi l'informazione è nelle mani di tutti gli amministratori sardi, di tutte le imprese, di tutte le organizzazioni, poche ore dopo la Giunta. Sono tutte le informazioni delle delibere, dei bandi, degli studi, di tutto quello che la Regione conosce, è a disposizione di tutti i cittadini sardi, non è una cosa da poco. Sono 60.000 persone che ogni giorno entrano nei siti della Regione, si informano e in base a quello portano avanti il loro lavoro.

Il dovere della pubblica amministrazione era rimettere in ordine la sanità, rimettere in ordine i bilanci. Ieri guardavo al telegiornale, il commissario Marrazzo: 'commissario' perché la sanità del Lazio è commissariata, poi hanno nominato commissario lui stesso, per cui è una cosa un po' strana. Però il Lazio, tutte le regioni del sud Italia: la Liguria, l'Abruzzo. La Regione Sardegna non è commissariata. Avrebbe potuto essere commissariata, ma la Regione Sardegna da quest'anno ha raggiunto l'equilibrio di bilancio e l'ha fatto, anche lì, andando a frugare nei bilanci, è bastata una piccola posta: spendevamo il 17% in farmaci, il 17% per cento della spesa sanitaria, oggi spendiamo il 13%. Ci siamo adeguati alla media nazionale, prima eravamo totalmente fuori dalla media nazionale. Quattro punti di differenza, che non hanno tolto i farmaci ai sardi, che non hanno messo i ticket ai sardi, di cui i pazienti sardi non si sono accorti, però se ne è accorto il bilancio della Regione, perché quattro punti valgono 100 milioni di euro all'anno. Cento milioni di euro all'anno, il risparmio di un anno nei farmaci, che oggi stiamo ottenendo, vale da solo il costo del nuovo ospedale di Alghero, o il costo di un nuovo ospedale di 250 letti a San Gavino Monreale.

Magari i giornali non sempre ne hanno dato atto, però piano piano queste cose sono arrivate. Il compito della Regione è quello di fare regole, della pubblica amministrazione era quello di dare regole, ed è grazie alle regole che si sono potute fare le cose. Le regole sulla sanità, dopo 25 anni, le regole sul bilancio della Regione, le regole di settore: sul turismo, sulle riforme degli enti agricoli e così via. Le regole sul piano paesaggistico, dove eravamo fuori da ogni regola con i piani precedenti, e poteva capitare che in una città si arrivasse al ventesimo piano di risanamento urbanistico, si crescesse da 20.000 abitanti a 70.000, con venti piani di risanamento urbanistico e mai un PUC approvato. Senza regole, per cui c'è chi è più bravo a star vicino ai politici che se la cava, c'è chi è meno bravo e se la cava di meno e c'è chi vive frustrazioni totali e magari in cinque anni per un piano di lottizzazione che non viene mai approvato.

Il compito della Regione era di dare regole. Il compito della Regione era di risolvere problemi storici della nostra regione, quello delle reti energetiche: il gas, l'energia elettrica. Se ne sono accorti anche a Roma. Magari non ce ne siamo accorti noi nei nostri mezzi di comunicazione, ma oggi in Sardegna l'Enel assicura, grazie anche a una convenzione, a una battaglia che abbiamo fatto, quantità di distacco, di disservizio nella rete elettrica, quantità di disservizio e totale di minuti, di ore di disservizio nella rete elettrica, in Sardegna, che sono circa la metà dei 120 minuti del 2004. Oggi siamo poco sopra i 50 minuti di disservizio, che è un aspetto importante per molte imprese, che si lamentavano, così come è un aspetto importante anche per le nostre comunità, per le nostre famiglie.

Terna, garantisce degli investimenti che riguardano ridondanze,che riguardano chiusure di anelli, per garantire un servizio migliore. Gas, energia elettrica, le reti digitali, che vedranno entro la fine di quest'anno questa Regione, la prima in Italia, ad assicurare l'Adsl o la banda larga in ogni paese, finanche nel più piccolo paese della Sardegna.

Le reti di trasporto pubblico locale. Il trasporto pubblico sta diventando, è una cosa importante. Nelle regioni a Statuto ordinario la prima voce di spesa è la sanità, la seconda voce di spesa è il trasporto pubblico locale. Sono un fatto importante per le regioni, tranne che per la nostra regione. Avete conosciuto, negli ultimi decenni, delle politiche del trasporto pubblico locale. L'Arst, negli anni precedenti, era famosa per gli scandali, non per i progetti e per il suo sviluppo.

Con la benzina a un euro e mezzo al litro il trasporto pubblico locale diventa un fatto importante, molta gente sta rinunciando a spostarsi, fa meno chilometri, frequenta meno gli amici, frequenta meno i parenti, va di meno al mare, si risparmia una commissione a Cagliari. Il trasporto pubblico locale è un fatto importante. La Regione si è data una regola, che non esisteva, si è data la legge. Dentro questa legge, ha avviato la riforma, la privatizzazione dell'Arst, che prima non c'era e oggi c'è. Ha acquisito nuove responsabilità: ferrovie meridionali sarde e ferrovie della Sardegna. Investe in pullman. Prima c'erano pullman di 15 anni, c'erano pullman dove correvamo il rischio di stare dietro qualche volta e di essere asfissiati, anche in macchina, no? I pullman euro zero, di 15 anni.
Oggi, entro la fine di quest'anno, ci sono quasi 400 pullman nuovi, euro 5, che abbattono le emissioni in atmosfera di oltre il 95%.

Il trasporto pubblico locale è diventato un aspetto importante della politica regionale, con la nuova Arst, con gli investimenti nelle ferrovie. Ci volevano quattro ore, cinque ore, per arrivare in treno da Cagliari a Sassari o da Olbia a Cagliari. Il treno aveva smesso di essere un mezzo di spostamento in Sardegna. L'ultima volta che si era investito nelle ferrovie era quando ci hanno fatto l'elettrificazione, che non è servita a nulla, o quando si erano portati in Sardegna dei treni, che non sono serviti a nulla e sono rimasti parcheggiati, forse per un decennio, nella stazione di Cagliari, e son stati portati via.

E' stato grazie alla politica del trasporto pubblico locale che la Sardegna è tornata a investire in treni, e non avendo investito lo Stato ha investito la Regione. Ha investito prima con il minuetto e adesso investe con l'alta velocità alla sarda, l'ha chiamata il Sole 24 ore nella prima pagina. In questo momento c'è un bando in corso, che si chiude a settembre, per l'acquisto di 6, forse fino a 10 treni. Probabilmente saranno costruiti, per oltre la metà, a Villacidro, se vincerà l'associazione temporanea di impresa, a cui partecipa anche la Keller, con una importante impresa spagnola.

Il trasporto pubblico è diventato una cosa importante. Oggi la Sardegna si può dire che in gran parte ha smesso di essere un'isola. La Sardegna ha solamente il vantaggio, il privilegio, la grande fortuna di essere un'isola, che vuol dire 2.000 km di costa, che vuol dire riconoscibilità, che vuol dire identità, che vuol dire grande valore ambientale. Però la Sardegna, quando si tratta di prendere l'aereo, ha smesso di essere un'isola. Che differenza c'è oggi tra Cagliari, Olbia, Alghero e Reggio Calabria? O Bari, o Ancona, o Perugia? Ci sono più aerei diretti per le capitali europee, più che in ogni altra città d'Italia, escluse le grandissime città, e non solo, oggi andare da Reggio Calabria a Milano in aereo costa quanto? Il triplo che andare da Cagliari a Milano in aereo. Andare da Verona a Catania in aereo, per un veronese, non per un sardo ma per un veronese, costa più del doppio che andare da Verona a Cagliari, perché la continuità territoriale copre i residenti ma copre, fissa anche il prezzo massimo per i non residenti e rende più attrattiva la Sardegna rispetto ad altre regioni.

Insomma, in aereo abbiamo smesso di essere un'isola. Per quanto riguarda internet, le reti digitali, abbiamo smesso di essere un'isola, anzi, forse l'isola sarà avanti a tutte le altre regioni d'Italia, è avanti a tutte le altre regioni d'Italia. Per quanto riguarda le reti energetiche, oggi la nostra isola ha la stessa qualità del continente e finalmente, tra pochi anni arriverà il gas, e smette di essere l'isola d'Italia, l'unica senza questa importante fonte energetica.

Ci rimane un problema sulla Tirrenia, ci rimane un problema sulla continuità territoriale merci, per la quale stiamo facendo una battaglia, non ancora conclusa, dove però, nel provvedimento approvato ieri alla Camera ci sono i primi passi. Ora, è facoltà della nostra Regione prenderci Saremar, che collega La Maddalena e Carloforte. Prendercela, gestircela, dare un servizio migliore, far spendere allo Stato di meno. Costa dieci milioni di euro quel servizio. Un servizio inefficiente, costosissimo, e che non ha mai coperto, per esempio, l'sola dell'Asinara. Così come c'è la possibilità, nell'articolo 19 del provvedimento di ieri, perché ci abbiamo lavorato, che comunque se a una regione viene in mente di costituire una società regionale, né più e né meno di come ce l'ha l'Arst, per istituire un traghetto tra Cagliari e Piombino e far portare le merci a un prezzo ridotto e dare un servizio ai passeggeri della Sardegna. Lo può fare e gli può dare la concessione in affidamento diretto. Per cui c'è una possibilità nuova per la Sardegna, di uscire da quest'ultimo pezzo di isolamento.

Insomma, per non tediarvi, si è parlato di ricerca, alla ricerca vorrei aggiungere la scuola. In questi anni per la prima volta questa Regione ha investito nelle autonomie scolastiche, cioè, ha smesso di pensare che la scuola sia un obbligo dello Stato. Sarà pure un obbligo dello Stato certamente, ma è anche una nostra responsabilità, e se la scuola non funziona in Sardegna i primi a dolercene siamo noi, e se non ci sarà una scuola migliore e dei giovani più istruiti, nel futuro, certamente non ci sarà una Sardegna migliore in futuro, ed è per questo che abbiamo risparmiato in tante cose, ma quest'anno abbiamo speso 40 milioni di euro, finanziando le scuole medie, le scuole elementari, le scuole superiori, le autonomie scolastiche, per fare le scuole nel pomeriggio, per fare dei laboratori di approfondimento, per migliorare la qualità dell'istruzione e per migliorare anche le materie, per aumentare, per dare l'offerta formativa
aggiuntiva.

Insomma, noi abbiamo cercato di fare il nostro mestiere, che è quello appunto di costare poco, dare i servizi, essere semplici, trasparenti, dare le regole.
Un altro settore in cui l'abbiamo fatto, non male, credo che sia le regole dell'ambiente. Non abbiamo fatto solo il piano paesaggistico, abbiamo fatto il piano di assetto idrogeologico, e veniamo da una regione in cui la prima alluvione butta giù pezzi di paesi, perché si è costruito in maniera dissennata.
Villagrande Strisaili è un esempio, ma non c'è solo Villagrande: Galtellì, gli altri.

Piano di assetto idrogeologico, il piano di forestale, per fare in modo che piantiamo gli alberi, ma li piantiamo anche un po' con criterio, stando attenti alle specie, stando attenti alle varietà, eccetera.
Abbiamo fatto il piano regionale dei rifiuti, abbiamo fatto il piano energetico. Se oggi parliamo meglio di energia e di energia rinnovabile è perché c'è un piano energetico, che è stato adottato dalla Giunta regionale. Il piano dei rifiuti è una parte importante io credo, di cui tutti noi ci siamo resi conto. La vostra regione, i vostri comuni, ma credo che molto abbiamo fatto per stimolarli in questo senso, è passata, in quattro anni, da una raccolta differenziata che raccoglieva meno del 5% a una raccolta differenziata che alla fine di quest'anno raccoglie il 40% del totale dei rifiuti solidi urbani, e non c'è nessuna regione che ha raggiunto un traguardo di questo genere così in fretta. Il 40% è poco meno, o più o meno, sono i livelli del Veneto, sono i livelli del Friuli, solo che loro avevano iniziato dieci anni fa, quindici anni fa.

Insomma, c'è una regione che secondo me noi non stiamo raccontando abbastanza. I giornali non la raccontano, i media non la raccontano, e c'è una regione che sta andando avanti e che si sta presentando in maniera diversa, e che si presenta a testa alta, e che quando va alle riunioni, a Roma, non deve andare col piattino in mano, non deve elemosinare, non deve chiedere scusa, non si presenta impaurita. Mi devi dare la Tirrenia? Ce la prendiamo.
Non abbiamo paura se ci danno la responsabilità della Tirrenia, perché pensiamo di poter fare meglio. Non abbiamo paura se ci danno la responsabilità delle Ferrovie della Sardegna, perché pensiamo di poter fare meglio.
Non abbiamo paura se ci danno la responsabilità per i beni culturali, che è il mio cruccio maggiore, perché oggi non abbiamo nemmeno la possibilità di decidere dove mettere un bronzetto. Non abbiamo la possibilità di decidere nemmeno dove spostare un quadro, perché è una responsabilità che non abbiamo. Ed è una responsabilità che lo Stato non esercita bene, ed è una responsabilità che potrebbe esercitare molto meglio.

Insomma, la Regione è avanti ma i posti di lavoro li fanno le imprese, per arrivare all'argomento di stasera. I posti di lavoro li fanno le imprese, e nel sistema delle imprese le cooperative sarde devono avere, hanno già un ruolo importante, ma devono avere un ruolo ancora più importante, ancora più forte, più solido, più propulsivo, perché, come sapete, la Sardegna non ha un sistema delle imprese forte, ha un sistema di imprese sottocapitalizzato. Lo spirito d'impresa non è il nostro forte regionale. L'iniziativa imprenditoriale, il coraggio imprenditoriale, la volontà d'impresa, non è il nostro forte. Ci mancano le imprese in Sardegna e chi ha i soldi non li mette nell'impresa, preferisce metterli in banca, oppure qualche volta tiene l'impresa povera e tiene la famiglia ricca. Non c'è questo e purtroppo anche i più bravi, a volte i più brillanti, quelli magari che a volte hanno studiato tanto, che si sono laureati in maniera brillante, quasi mai si sono confrontati con l'impresa.

Magari hanno cercato di diventare avvocato o hanno cercato di diventare dirigente della pubblica amministrazione, dirigenti della Regione. Hanno cercato altre strade, quasi mai hanno cercato in prima battuta la strada dell'impresa. Non sono stati consigliati dai genitori in tal senso. Nelle nostre famiglie, nella mia famiglia, anche mio padre, mia madre, ai figli che cosa gli consigliavano? Di trovarsi un posto fisso, non di fare l'imprenditore. Pure mio padre e mia madre che erano imprenditori, piccoli imprenditori, piccolissimi imprenditori, cosa si aspettavano per i figli? Un posto alla Regione, o che diventassero presidi, o che diventassero professori, ma non che diventassero imprenditori più grandi di loro, o più importanti di loro.

I nostri genitori, che hanno mandato i figli a scuola li hanno mandati proprio come senso di riscatto sociale. In alcune famiglie del centro della Sardegna proprio, lavoravano tutti per mandarne uno a scuola, ma era per farlo al massimo avvocato, oppure un funzionario della pubblica amministrazione, perché quello era il senso del riscatto sociale, non avere un imprenditore, non per trasformare il figlio del pastore in un imprenditore agricolo. Lo mandavano a scuola per toglierlo dall'ovile, per non fargli più vedere la campagna, per 'inurbarlo', e per questo le campagne si sono impoverite.

Il figlio dell'artigiano o del falegname, che è diventato ingegnere, è stato consigliato dal padre di scappare dalla bottega artigiana, piuttosto che rimanere li e diventare un artigiano più grosso e magari un piccolo imprenditore, un imprenditore degli infissi, tant'è che oggi noi non abbiamo più falegnami, ne abbiamo pochissimi e gli infissi li compriamo già fatti, dal continente.
Le porte ci arrivano già fatte, le finestre ci arrivano già fatte, perché c'è mancato quel salto del figlio del falegname, che rimanesse li, che portasse la competenza dell'ingegnere nella falegnameria.

Insomma, il sistema delle imprese è mancato e oggi bisogna lavorare proprio in questo senso. Dire ai giovani: studiate, lavorate, diventate dei tecnici, ingegneri, umanisti, perché c'è anche l'industria dei beni culturali, però poi rischiate, provateci, fallite una volta, provateci la seconda volta, mettetevi assieme, e se questa è la strada, in questo senso il sistema delle cooperative ha una responsabilità enorme. Mettere assieme i giovani, non solo di gestire quelle esistenti ma di farne nascere nuove, di farle nascere magari, non solo su settori marginali ma anche su settori importanti, su settori di grande innovazione, su settori che sfruttano la ricerca, e coinvolgendo fin da subito competenze anche importanti, competenze anche diverse dal passato.

E allora, io ormai ho poco tempo a disposizione insomma, nel senso che ho un anno, però in questi quattro anni mi sono occupato delle cose di cui abbiamo parlato fino a adesso. Ho cercato anche di stimolare il sistema delle imprese, l'aggregazione nel mondo della cooperazione. L'avevo capito anch'io, fin dai primi giorni, non è un caso che voi ce l'abbiate chiesto, voi avevate un processo, ma noi vi siamo venuti dietro col massimo dell'incoraggiamento in tutte le forme di aggregazione: da quella dei consorzi fidi a quella del settore lattiero-caseario, laddove è possibile, laddove è sempre stato possibile, ma utilizziamo i prossimi mesi per fare quello che non siamo ancora riusciti a fare. Io sono a disposizione con voi, col sistema delle imprese, dell'Api Sarda, della Confindustria, del Cna.

Voi avete questa responsabilità maggiore. Laddove non ci sono le famiglie, laddove non c'è capitale di rischio, laddove c'è sottocapitalizzazione, avete proprio quella responsabilità di aggregare e di fare da starter, da punto di avvio di nuova impresa. E allora, ripercorrendo i settori, così come li avete presentati anche oggi, nel settore dell'industria, l'ha detto molto bene il presidente dell'Ope, occorre trasformarla un pochino in un'industria e siamo indietro in Sardegna in questo. Sono poche, l'abbiamo visto anche adesso con la famosa storia del G8, dove comunque le imprese sarde partecipano in atti, in atti che si può far crescere, altri appalti ci saranno, speriamo che li vincano in prima battuta, ma qualcuno si è aggregato di corsa nelle ultime settimane. Ma l'aggregazione, la creazione di poli forti, solidi, di imprese che vivono questo come un'industria, l'ha detto in maniera sorprendente per me, io me le sono annotate queste cose, di un'edilizia che pretende di guadagnare la metà della casa che vende, di un'edilizia che non è industria ma speculazione immobiliare, che è consumo del territorio molto spesso, con poca attenzione.

E allora, a un sistema delle cooperative che si muove in questo senso la Regione gli sarà dietro. La Regione gli sarà dietro, avanti e con voi, nella maniera più assoluta. 'Posadas', infatti, l'avete immaginato voi. Forse, in parte l'abbiamo anche immaginato noi, la chiamavamo 'Domus amigas', per questo qualcuno è venuto a dire: 'Abbiamo fatto il filo di Arianna'. Fantastico, è esattamente quello che stavamo cercando, finalmente c'è qualcuno che lo vuol fare. Oggi c'è un bando, che premia per 15 milioni la realizzazione del…. mi piace chiamarlo il più grande albergo della Sardegna o il più grande villaggio turistico della Sardegna, solo che anziché essere in riva al mare o in un solo posto, è in 50 paesi della Sardegna. Però deve diventare il più bello, il più grande albergo, il più interessante albergo della Sardegna. Poi è stato utilizzato questo nome, Posadas, perché è già stato utilizzato in Spagna Posadas, e così via.

Quello è l'embrione di un progetto importantissimo, perché non solo alberghi piccoli, medi, gestiti direttamente, ma magari piccoli alberghi già esistenti in franchising, quindi la possibilità di mettere in rete anche tante cose, iniziative piccole, o anche di piccole cooperative locali, che già esistono e possono essere messe in rete. La Regione sostiene quel progetto con 15 milioni, ma noi siamo pronti a metterne altri 15 sopra, siamo pronti a mettere tutto quello che serve per renderlo il più ricco possibile, così come oggi in realtà non ci sono 15 milioni lì sopra, ce ne sono tanti di più. Ad esempio, a Orune, la Regione ha già investito forse, quanto? Un milione e mezzo? Per ristrutturare casa Mura, un edificio enorme, che da Orune vede il mare, perché è in alto, arroccato. Un edificio enorme, bellissimo, affianco al Municipio, nei luoghi di Grazia Deledda, nella fontana di Canne al vento, a 20 metri. Quell'edificio è già pronto, solo che non sanno cosa farne, come aprirlo. E allora, se uno lo prende in concessione, non ha solamente quei 15 milioni, ha anche già un edificio totalmente ristrutturato, e di edifici ristrutturati che hanno bisogno di qualcuno che li gestisca è piena la Sardegna purtroppo.

Prima di venire qui io, perché non sapevo l'orario… no, perché ho avuto tempo anche, per parlare di Montevecchio coi tecnici della Regione, perché i prossimi giorni, spero lunedì, uscirà il bando che vende l'albergo Sartori, che guarda Piscinas, che vende il villaggio Righi, sopra Montevecchio, e li vendiamo a prezzi da… beh, il villaggio Righi, che è nella strada che arriva da Arbus all'ingresso di Montevecchio, e guarda tutta la piana del Campidano, lo vendiamo tipo a 50 euro al metro cubo, che io spero veramente che qualcuno se lo prenda, perché non costa nulla, costa 250.000 euro mi pare. Ci sono le vecchie costruzioni, anche belle. Lo diamo in maniera che possa costare anche poco per i cittadini di Arbus, che poi se lo vogliono comprare, o per i cittadini di Guspini, o per qualcuno che lo voglia anche utilizzare, eventualmente, come seconda casa, ma io spero soprattutto come prima casa.
L'albergo Sartori lo diamo per due soldi. Le case degli inglesi, le chiamavano zeli, sono due casette su una terrazza, le diamo per due soldi. Quindi, c'è tanto da costruire e da ricostruire in Sardegna, ci sono sette-otto cespiti a Montevecchio, che stiamo dando. Così come, in questo momento, c'è la gara per costruire, pagando un affitto di 25.000 euro all'anno, mi pare di meno però, a Pranu Sartu, a Buggerru, sul mare, per costruire tipo 15.000 metri cubi. Diamo una concessione per 70 anni.

Abbiamo preso una pagina del Sole 24 ore per pubblicizzarle queste cose, perché io ho paura che le imprese sarde alla fine non si confronteranno con questi bandi. La laveria di Buggerru, sul porto di Buggerru, Pranu Sartu, sopra Buggerru, un porto a Calasetta, a Sant'Antioco, l'area Sarma, un porto turistico, con rimessaggio, alberghi e balle varie, a Sant'Antioco, e la ex zona Palma scavi, dove si può fare un campo da golf, un albergo da 60.000 metri cubi, un centro congressi, e lo diamo per pochissimo. Quindi, la Sardegna ha bisogno veramente di imprese e ha bisogno dell'industria dell'edilizia, che si attrezzi per queste sfide, perché abbiamo i cassetti pieni di cose di questo genere, che possono essere messe in circolazione.

Sulla pesca voglio dire solamente questo: abbiamo investito 5 milioni di euro, come contributo iniziale, per l'aggregazione di consorzi fidi. In questo momento ci sono 5 milioni di euro, che aspettano cooperative coraggiose. Cinque milioni di euro, che sono lì, per le cooperative della pesca che si aggregheranno.
Il progetto è di una semplicità sconcertante. Si tratta di farlo e noi siamo a disposizione. Io devo dire, mi sono adirato quando è stata data la proroga di 6 mesi. E' stata data dagli uffici, in qualche modo a mia insaputa, perché non l'avrei data neanche di un mese, e infatti, dico la verità, io la vorrei revocare quella proroga, perché non voglio arrivare fino a Natale su questo problema. Infatti non appena approviamo le linee guida, che abbiamo pronte in Giunta, quella proroga scade automaticamente. Quindi prontissimi, in qualunque momento, ad aprire un tavolo e a lavorare due giorni di seguito, fino a che non troviamo la conclusione, e la conclusione non può essere altro che una concessione, un compendio, una concessione, una cooperativa. Un compendio, una concessione, una cooperativa".

Intervento dalla sala:
"L'accordo è già trovato su questo".

Presidente Soru:
"Bene, quindi dobbiamo solamente scriverlo e firmarlo".

Intervento dalla sala:
"Il progetto?".

Presidente Soru:
"Sto per dire questo. Poi le cooperative si mettono assieme e diventano soci della S.p.a. che gestisce tutto l'oristanese. Certamente, perché noi non lasciamo sola la cooperativa di Santa Giusta, per gestirsi per conto suo, o la cooperativa di Marceddì per gestirsi per conto suo, dove ognuno fa tutto quello che gli pare e piace, ognuno fa tutto, come si diceva, oppure, qualcuno ha detto: abbiamo bisogno di… i doppioni, qualcuno li ha citati quando parlavamo di agroalimentare. Li avete citati come doppioni, bravi, non abbiamo bisogno di doppioni. Non abbiamo bisogno di Marceddì e Corru s'itri, che fanno le stesse cose, nella stessa maniera, uno a pochi km dall'altro. Abbiamo bisogno che si mettano assieme. Lei ha detto che dobbiamo lavorare per aggregarli e le assicuro che lavoreremo per aggregarli, e se non si aggregano io non darò le concessioni. Se non si aggregano io non darò le concessioni, farò un bando nazionale, proprio perché lei mi ha sfidato ad aggregarli. Parteciperanno i pescatori di… e ci sono 5 milioni di euro per queste cooperative che devono fare un passo avanti, che la Regione mette a disposizione. Li mettiamo a disposizione, glielo posso anche dire subito, più o meno, l'idea che ci siamo fatti. Io credo che a questa S.p.a., all'inizio, possa e debba partecipare anche la Sfirs, per garantire proprio un aspetto imprenditoriale, e ci mette due milioni e mezzo di euro di capitale, ce li mette lì. Gli altri due milioni e mezzo di capitale li dà alle cooperative, perché portino il loro capitale, e avremo una cosa da 5 milioni, avremo una cosa da 5 milioni che ha anche attrezzature da gestire, ha da gestire attrezzature ancora non utilizzate a Cabras, ha da gestire attrezzature non sufficientemente utilizzate nei compendi, e poi avrà da gestire questi magnifici stagni.

Io ho fatto delle riunioni con le Università sarde e con i centri di ricerca vi parlavo. Finalmente Agris si occuperà anche dei centri di ricerca e allevamento ittico, nel settore dell'itticoltura. In Sardegna abbiamo padronanza di tutte le tecnologie necessarie, per seminare, riprodurre le arselle. Lo hanno già fatto, è stato già fatto e non lo sa fare ancora nessuno di riprodurre le arselle di Marceddì, le arselle nere, e non le arselle filippine. Abbiamo le tecnologie per farlo e lo sappiamo fare.
E' stato addirittura selezionato il muggine da bottarga, a Pula. E' stato selezionato. Lo abbiamo individuato, selezionato, e lo sappiamo riprodurre. Abbiamo fatto un progetto interessante, c'è la possibilità di riprodurre ricci, c'è la possibilità di riprodurre altre cose. Ci sono tecnologie importanti, che giacciono nei cassetti delle Università e non stiamo utilizzando.

Quindi, io questa roba prima di andar via la voglio fare, perché l'avevo promesso in campagna elettorale. Sono felice che siano scadute le concessioni, è un momento che dobbiamo prendere al volo, perché non capiterà più, non vi capiterà di avere un altro Presidente che aveva il padre di Terralba e lo zio pescatore, e che quel mondo lì l'ha vissuto, che è andato a pescare con pescatori veri, a Marceddì. Non vi capiterà più, e quindi forse è il momento di farlo, ed è il momento che quelle marginalità vadano superate.

Due cose, sui beni culturali. Poi, devo dire, del suo discorso non mi è piaciuto abbastanza quando parlava delle indennità, e sul mare abbiamo parlato solo di indennità, e di indennizzi, e di indennità. Indennità e indennizzi, mi dispiace un pochino che la pesca sia questo e che non possa essere qualcos'altro. Io credo che debba essere qualcos'altro e anche sul mare ci sono delle cose che dobbiamo fare. Certamente i distretti, abbiamo imparato, ci siamo confrontati, non lo so chi ha imparato, certamente io ho imparato da voi, non ne sapevo nulla, però so che abbiamo fatto la legge e che ora può essere attuata.
So però che possiamo lavorare a mare, sui ricci; che stiamo lavorando a mare, bene, sulle aragoste; che stiamo lavorando bene, a mare, su altre cose, sul corallo per esempio, e che anche lì abbiamo battaglie da fare. Per fare in modo che la metà degli abitanti di Sant'Elia non siano pescatori abusivi e ci sia un modo per regolarizzare i pescatori abusivi, e ci sia la possibilità di dare licenze di pesca a chi il pescatore lo vuol fare. Cioè, è più facile fare il carabiniere che il pescatore oggi in Sardegna, per assurdo.
C'è qualcosa che non va in tutto questo, ed è un discorso che io ho iniziato a portare a livello nazionale, perché se vogliamo anche diffondere la cultura della legalità, come fai a diffondere la cultura della legalità in un quartiere dove le persone per vent'anni fanno i pescatori abusivi? E hanno fatto una vita intera fuori dalla legalità? E siamo noi a costringerli alla legalità, perché non abbiamo la possibilità nemmeno di dargli una licenza di pesca a mare.
Quindi, ci sono delle cose che dobbiamo fare, anche sulla pesca a mare, che possono essere fatte, e anche dei casi di buon successo.

Sui beni culturali, ho apprezzato molto quell'intervento. Lo capisco che i beni culturali non sono solamente un dovere civico, un dovere civile, un obbligo morale, un arricchimento dello spirito e così via. Ma i beni culturali oggi, sono anche una delle industrie più importanti del mondo. L'industria dei beni culturali, si dice in Germania, ha una quantità di addetti superiore all'industria automobilistica. Circa quattro volte tanto, quattro o cinque volte tanto.
In Germania, che pure ha l'Audi, la Bmw, la Mercedes, la Wolksvagen, ha tutto quello che ha, ci sono più occupati attorno all'industria dei beni culturali, della creatività, dell'arte, di tutto quello che attiene alla cultura (cinema, letteratura), di quanto non ce ne sia attorno all'industria dell'automobile.

E allora, in Sardegna noi, certo possiamo puntare poco a creare un'industria dell'automobile, ma abbiamo il dovere di puntare a creare un industria dei beni culturali, e se industria deve essere non può basarsi, certamente si può basare su quel grande capitale che abbiamo, di nuraghi, di chiese, di resti, di quadri, di storia, di letteratura, di musica, di capitale umano (oggi abbiamo scrittori, registi, musicisti). Certo, si può basare su tutto questo, ma deve iniziare a organizzarsi come un'industria dei beni culturali, non può essere basata su 80 cooperative isolate, che ognuna singolarmente gestisce i siti più importanti della nostra regione, e non si parlano tra di loro, non collaborano tra di loro, sono precari, perché sono appunto, in maniera illegale quasi, da un rinnovo, da un anno all'altro.

Il fatto è che questi siti, questi operatori dei beni culturali o quegli investimenti, che la Regione ha fatto nei beni culturali, li ha fatti più come, o molto come opera di assistenza, che come investimento nell'industria dei beni culturali. Laddove in certi siti archeologici ci sono solamente persone che hanno la terza media, perché hanno lavorato agli scavi, e poi alle persone che hanno lavorato agli scavi gli è stato dato l'appalto di gestire i servizi del sito, di anno in anno, è chiaro che quei siti sono gestiti in maniera non adatta. Se uno va a chiedere una visita, se va a chiedere non la trova.

Io ho citato, purtroppo, un esempio terribile. Faccio anche nome e cognome, non mi interessa. Capisco il problema, è anche colpa nostra che non gli abbiamo dato una prospettiva migliore, ma senza una prospettiva migliore nel sito di Santa Cristina, che pure è sulla 131, è uno dei siti più importanti, un monumento fantastico, se uno si ferma e chiede di poter fare una visita, alle 11,30-11,45, non è più possibile, perché gli operatori culturali, che noi stiamo pagando, che la Regione paga al 90% per gestire quel sito, sono impegnati in cucina o in sala ristorante, e a volte sono impegnati in cucina o nella sala ristorante, che ha finito per occupare tutto il centro servizi, nemmeno per dar da mangiare a un turista, ma per servire a un matrimonio, a un banchetto.
I centri servizi dei beni culturali sono, a volte, trasformati in sale per banchetti.

Che cosa ha a che fare con l'industria dei beni culturali? Ora, è solo parzialmente colpa loro, è anche colpa nostra che non gli abbiamo dato una prospettiva diversa. La prospettiva diversa, se vogliamo creare un'industria, a mio parere, sarebbe quella di avere poche società. Io ne avrei fatto una sola, ne farei eventualmente tre: nord, centro e sud. Se proprio dobbiamo farne otto, una per provincia, facciamone pure otto, ma oltre non andiamo. Otto società, che abbiano dentro un direttore generale, un po' di archeologi, un po' di promotori dei beni culturali, venditori, persone che sappiano inventarsi il lavoro. Otto, uno per ogni provincia, e questa società unica, per ogni provincia, sia capace di gestire tutte le cose per le quali la Regione già oggi paga, perché ritiene importante che quel sito sia gestito.

Ma non solo. Se ci sarà una sola società in una provincia, nel momento in cui emerge che c'è un altro sito, che è meritorio di tutela e di investimenti regionali perché possa essere aperto, beh, sarà facile spendere qualche soldo in più e allargare il perimetro delle cose che quella cooperativa deve fare. Insomma, comprare qualche cosa di più dalla stessa società.
Ora, questa società può essere una qualunque, in certe regioni per esempio 'Electa' ha vinto questi bandi: una casa editrice. In Sardegna noi facciamo politica dei beni culturali, ma devo anche fare un po' la politica del sostegno della nostra regione, io spero che non vinca 'Electa', ma che vincano società che si costituiscono in Sardegna, magari un'unica cooperativa provinciale, o magari una cooperativa che fa una società anche con una casa editrice, o con qualcuno che abbia altre competenze, oppure una cooperativa che al proprio interno pensa di avere tutte le competenze necessarie.
La Regione che cosa deve fare? Avere un unico punto di contatto con queste otto società e sia capace di fare con loro dei contratti, degli oneri di servizio pubblico. Degli oneri di servizio che garantiscano che tutti usino lo stesso marchio, che tutti usino materiali uguali, che tutti abbiano lo stesso sito Internet, che abbiano il biglietto unico, gli orari di apertura, che offrano una quantità minima di servizi: la caffetteria, il book shop, ma anche la visita guidata; che magari questa cooperativa dei beni culturali gestisce anche, può essere, una convenzione con chi fa ospitalità, con Posadas, oppure, in un certo paese magari gestiscano loro stessi l'ospitalità o i servizi aggiuntivi, o le visite guidate, o le jeep che vanno in campagna.

Insomma, una società che diventi un'impresa e non una debolezza, che non ce la fa. Questo vale per i siti dei beni culturali, e in parte vale anche per i siti che gestiscono gli archivi e le biblioteche. Credo che siano 60-70 le biblioteche di pubblica lettura. Qualcuno mi aiuta sul numero?"

Intervento dalla sala:
"250".

Presidente Soru:
"E le cooperative quante sono?"

Intervento dalla sala:
"Saranno una ventina, una ventina circa".

Presidente Soru:
"E gli altri cosa sono?".

Intervento dalla sala:
"Problemi completamente diversi da quelli dei beni culturali".

Presidente Soru:
"Sì, infatti. Dicevo che è meno drammatico, ma le ho chiesto prima se lei era della Satta, perché la biblioteca Satta agisce già come una rete. In parte, non ancora provinciale, ma certamente è entrata in altri paesi. Però, anche lì, la Sardegna è ampia e la nostra responsabilità non è solamente fare il bando e assegnare quel servizio lì, la nostra responsabilità è fare in modo che ci siano, per esempio, biblioteche di pubblica lettura in ogni paese della Sardegna: che siano aperte, che siano gestite bene; che ci siano i depositi comuni, laddove possibile; che ci sia il prestito libri nel sistema provinciale; che si costituiscano quindi sistemi provinciali, e anche lì, se si riesce ad avere un'unica cooperativa che si prende carico di un sistema provinciale, noi stiamo meglio e la cooperativa diventa un'industria.

Questo è quello che vorremmo fare, questa era la proposta purtroppo della Giunta regionale nella scorsa legge finanziaria, e non ci siamo riusciti, siamo stati sconfitti. Io dico spesso che è forse una delle sconfitte peggiori che abbiamo avuto fino ad adesso, e che mi sta anche più a cuore, perché l'industria dei beni culturali deve essere una cosa importante nella nostra regione, e il modo con cui noi stiamo trattando i nostri beni culturali non è un modo civile, non è un modo adeguato al giorno d'oggi. Noi ci riproviamo adesso, a settembre, con la nuova legge finanziaria, magari cercando di essere più convincenti, cercando di portarci maggiormente dietro tutti quanti.

Abbiamo fatto degli sbagli. Abbiamo fatto uno sbaglio con la legge 14, con una restituzione di competenze alle Province che ha aggiunto una complicazione in più, però io vorrei portare a termine quel progetto, fare in modo che ci siano 8 sistemi dei beni culturali, che ci siano 8 sistemi bibliotecari e che ci siano finalmente i bandi, e naturalmente mi auguro che quei bandi non li vinca una società dell'Umbria, ma li vinca e che dentro quei bandi ci sia la possibilità di dare lavoro anche a chi ci sta lavorando oggi.

Mi pare che abbiamo terminato. Abbiamo parlato anche di agroalimentare, in qualche modo ne abbiamo parlato parlando della pesca. Anche qui, che cosa dobbiamo fare ancora di più per promuovere l'aggregazione? Cosa dobbiamo, puntare la pistola alle cooperative? Cosa dobbiamo fare? Più che dare maggiori risorse, come abbiamo fatto per i consorzi fidi. Più di mettere risorse in finanziaria, per quelle cooperative in crisi che si vogliono aggregare, come abbiamo fatto l'anno scorso, aggregare sia nel comparto oleario, sia nel comparto ovicaprino, cercando di risolvere la crisi di qualcuno e contestualmente favorendo l'aggregazione? Più di aver fatto il lavoro che abbiamo cercato di fare nelle Op? Più di utilizzare tutta la capacità di persuasione che abbiamo? Di più non possiamo fare, poi tocca a voi invece, alle organizzazioni: convincere, persuadere, spiegare, perché non c'è altra strada e se quella strada non la percorriamo in fretta scivoliamo giù. Non è che stiamo fermi, scivoliamo giù.

Io termino qui con una proposta: abbiamo un incontro da calendarizzare immediatamente, ad oras, sulla pesca. Possiamo vederci per parlare di imprese in costruzione e di che cosa ancora si può fare. Perché questi bandi non stanno riscuotendo, ad esempio, il vostro interesse? C'è qualcosa che possiamo fare per sostenervi? Per fare delle altre cose? Lo facciamo assolutamente volentieri.

Stranamente non abbiamo parlato dell'artigianato artistico. In questo momento a La Maddalena ci sono in costruzione due alberghi importanti. Noi abbiamo chiamato Marras, perché provi a disegnare l'arredamento delle stanze, provi in qualche modo a fare in modo che quelle stanze, quegli alberghi, abbiano un forte carattere, una forte connotazione sarda. Oggi chi volesse poi comprare tappeti, copriletti, tende, tutto quello che ci sta, dentro una stanza d'albergo, dentro una casa, deve girare per conto suo a Samugheo, a Mogoro, a Isili, deve andare dove vuole, e non è più il tempo che lo faccia l'Isola quella roba lì, è finito quel tempo, non può essere, perché abbiamo visto come lo faceva. Ma credo che sia il momento che qualcuno, che ci sia un'unica cooperativa, che sia per esempio il grossista di tutte queste cose. La cooperativa delle cooperative, o il consorzio, dove tutti gli alberghi della Sardegna o tutti quanti possano andare a comprare. Qualcuno che sia capace di mettere assieme la produzione, non lo può fare la Regione.

E quindi, siccome non lo sta facendo nessuna impresa, e siccome c'è questa polverizzazione, e siccome il risultato di questa polverizzazione è che uno vada a comprare poi le imitazioni del prodotto sardo, forse si può lavorare assieme alle organizzazioni. Cosa possiamo fare per sostenerla la nascita di un consorzio di questo genere? O di una cooperativa che lo aggreghi, che aggreghi però Samugheo con Mogoro, e che non vivano questa rivalità, o con Sinnai o con tutti gli altri.

Noi abbiamo fatto il bando per Posadas, vi rubo gli ultimi secondi, ma in questo momento è già uscito un bando, dove noi diamo parecchi soldi a un imprenditore che voglia prendersi i punti vendita ex Isola, di Cagliari, di Porto Cervo, ma anche altri due a Roma e Milano. Gli diamo i soldi, di fatto, per pagare l'affitto per diversi anni, gli diamo il 50% del costo di arredamento.
C'è una cooperativa che possa nascere e gestire questi punti vendita dei prodotti della Sardegna? Abbiamo fatto questo bando, piccolo, ma ne abbiamo uno pronto con le risorse necessarie per fare in modo che appena aperti questi quattro negozi se ne possano aprire dieci, in diverse capitali europee, a New York e Tokyo.

Chi sarà? C'è qualche giovane che può essere organizzato in cooperative? O in una cooperativa? Ci sono i figli degli artigiani, che possano essere messi assieme e che possano loro candidarsi a fare una cosa di questo genere? La Regione investe e scommette con loro.
Insomma, occorre che probabilmente anche il sistema delle cooperative pensi a qualche area nuova di intervento, compresa quella del trasporto pubblico locale per esempio.

Va bene, io vi ringrazio per questa attenzione, vi ringrazio soprattutto per le cose che avete detto. E' stato assolutamente prezioso per me ascoltarvi e naturalmente siamo a disposizione per parlare di pesca, e li vorrei partecipare anch'io. Davvero, vorrei partecipare anch'io, perché ci tengo e più siamo e più lavoriamo. Ci vediamo prestissimo, vorrei partecipare anch'io, perché è una cosa che mi sta enormemente a cuore. Lei mi chiami, non si stanchi di chiamarmi, mi chiami, mi scocci, non mi scoccia se mi chiama e se mi responsabilizza in questo. Grazie, arrivederci".