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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Schemi idrici multisettoriale

A seguito dell’applicazione della Legge Regionale n. 19/2006, in Sardegna è stato introdotto il concetto di “sistema idrico multisettoriale”, intendendo con esso “l’insieme delle opere di approvvigionamento idrico e adduzione che, singolarmente o perché parti di un sistema complesso, siano suscettibili di alimentare, direttamente o indirettamente, più aree territoriali o più categorie differenti di utenti, contribuendo ad una perequazione delle quantità e dei costi di approvvigionamento”.

La legge identifica gli Enti coinvolti nella gestione del sistema idrico multisettoriale, Regione Sardegna, Autorità di Bacino, Comitato Istituzionale, Direzione Generale dell’Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna, Ente Acque della Sardegna (ENAS), definendone le competenze specifiche. La stessa Legge stabilisce inoltre che la gestione unitaria del sistema idrico multisettoriale regionale è affidata all’Ente Acque della Sardegna (ENAS, già ERIS – già EAF Ente Autonoma Flumendosa), ente strumentale della Regione Sardegna, ed il sistema di fornitura dell’acqua all’ingrosso ai settori civile, irriguo, industriale ed idroelettrico, coincide quindi con le infrastrutture gestite dal suddetto ente.

Il sistema di approvvigionamento idrico della Sardegna è costituito da:
- un insieme interconnesso di serbatoi artificiali e traverse di derivazione (nodi risorsa);
- un insieme di centri di domanda: civili, agricole, industriali, idroelettriche ed ambientali;
- un insieme di linee di collegamento tra i nodi risorsa e di linee di collegamento tra nodi risorsa e centri di domanda.

I nodi risorsa principali sono 58, di cui 24 traverse e 34 serbatoi di regolazione, con capacità complessiva attuale di circa 1,9 miliardi di m³. I centri di domanda servono una popolazione di 1,6 milioni di abitanti, circa 180.000 ha attrezzati per l’irrigazione e 11 zone industriali. Tale sistema, basato sull’utilizzazione delle risorse superficiali, rende disponibili circa il 75% delle risorse idriche oggi utilizzate in Sardegna. In misura minore vengono utilizzate acque sotterranee e non convenzionali. Sono proprio queste ultime, rappresentate principalmente dalle acque reflue recuperate, che possono contribuire in maniera significativa alla riduzione dei prelievi di acque superficiali.

A tal fine la Giunta Regionale della Sardegna, su proposta dell’Assessore della Difesa dell’Ambiente, ha approvato con Delibera n. 75/15 del 30.12.2008 la direttiva sul riutilizzo delle acque reflue depurate, pubblicata sul supplemento straordinario del Buras n. 6 del 19.02.2009.

Secondo quanto previsto dall’art. 30 comma 3 della Legge Regionale n. 19/2006 l’Assessorato Regionale ai Lavori Pubblici, coadiuvato dall’Ente Acque della Sardegna, ha proceduto alla ricognizione e identificazione delle opere facenti parte del Sistema Idrico Multisettoriale Regionale sulla base dei requisiti di cui all’art. 3 della citata legge. Il territorio regionale è stato ripartito in sette zone idrografiche denominate “Sistemi”; nella Figura 8-1 viene
illustrato il territorio regionale suddiviso in sistemi idraulici:
- Sistema 1 – SULCIS, 1.646 km2;
- Sistema 2 – TIRSO, 5.372 km2;
- Sistema 3 – NORD OCCIDENTALE, 5.402 km2;
- Sistema 4 – LISCIA, 2.253 km2;
- Sistema 5 – POSADA-CEDRINO, 2.423 km2;
- Sistema 6 – SUD ORIENTALE, 1.035 km2;
- Sistema 7 – FLUMENDOSA-CAMPIDANO-CIXERRI, 5.960 km2.
- Sistema 8 - Diga sul Rio Mogoro a Santa Vittoria e Diga sul Temo a Monte Crispu per la laminazione delle piene.

Il sistema idrico multisettoriale di cui si è dotata la Regione garantisce l'assunzione di decisioni partecipate e trasparenti, mediante l’attivazione politiche di contenimento dei prezzi dell'acqua per i diversi usi, tali da garantire l'uso sostenibile della risorsa. La riforma garantisce inoltre che i sensibili costi di investimento per la salvaguardia, riassetto funzionale ed il potenziamento del sistema idrico primario (dighe e grandi opere di trasporto) sono e resteranno a carico dell'Amministrazione regionale e, quindi, della collettività nel suo complesso e non dei singoli utenti.