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IL SISTEMA AMBIENTALE DELLA SARDEGNA

Deflusso minimo vitale

L’utilizzo dell’acqua ne comporta la sottrazione ad un determinato ambiente naturale connesso ai corpi idrici superficiali o sotterranei e può indurre alterazioni nei corpi idrici stessi e nell’ambiente circostante. In genere questo tipo di impatti è controllato attraverso vincoli imposti per legge in merito a limitazioni all’uso della risorsa, sia direttamente (ad esempio per le falde), sia indirettamente attraverso, ad esempio, l’individuazione del deflusso minimo vitale nei corsi d’acqua.

La definizione del bilancio idrico non può prescindere dalla determinazione del deflusso minimo vitale (DMV) inteso come la portata minima necessaria in ogni tratto omogeneo di corso d’acqua per garantire la salvaguardia delle caratteristiche del corpo idrico e delle acque, nonché per mantenere le biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali.

Il rilascio del deflusso minimo vitale (DMV) è stato introdotto dalla L. 183/89, ripreso dal D. Lgs. 75/93, dalla L. 36/94 ed infine dal D.Lgs. 152/99, che rimanda a linee guida contenute nel Decreto del Ministero dell'Ambiente del 28/7/2004 emanato ai sensi dell'Art. 22, comma 4 dello stesso D.Lgs. 152/99. Inoltre, gli Art. 22 (comma 5, 6 e 6 bis) e 23 dello stesso D.Lgs. 152/99 forniscono gli strumenti legislativi per la concessione delle nuove utilizzazioni e per la modifica di quelle in atto al fine di disporre il rilascio del deflusso minimo vitale.
Per una corretta quantificazione del DMV si deve individuare innanzitutto un "corpo idrico di riferimento" mediante l'individuazione di un ecotipo montano ed uno di pianura, sia per i corsi d'acqua che per i laghi.

La quantificazione del DMV, definita nel Piano di Tutela delle Acque della Regione Sardegna, preserva il 10% del deflusso naturale dei corsi d’acqua per il mantenimento delle condizioni ambientali del corso d’acqua a valle delle opere di presa. Sono altresì garantite le priorità degli usi umani, riducendo del 50% l’entità del DMV nei sistemi idrici con forti squilibri tra i fabbisogni già esistenti e le risorse disponibili, ed anche del 100% per quegli invasi che non riescono a soddisfare utenze potabili che non dispongono di risorse alternative.