La Fortezza Castellaccio, struttura medievale semidiroccata, domina la piana e tutto lo stretto di Fornelli. Si parte dal molo in direzione del carcere di Fornelli e, superato il dosso della strada di cemento, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni per il castello e gli indicatori di sentiero. Il Castellaccio si presenta come un forte a doppia tenaglia, con diverse torri angolari. La pianta è costituita da una parte meridionale quadrangolare in cui, a fianco di uno sperone, si apre la porta. La parte nord, invece, si adatta alla conformazione rocciosa del picco, sviluppandosi in maniera poligonale. Osservando la struttura si evince che il sistema seguito per la costruzione è molto simile a quello delle torri costiere isolane. Le mura esterne, alte in media circa 11 metri, raggiungono in certi lati anche i 13-14 metri. Dall’ingresso si accede a un piazzale con alcuni edifici diroccati, tra cui uno rettangolare di grandi dimensioni, che forse un tempo serviva da alloggio per i torrieri. La costruzione del Castellaccio risale all’età medioevale per opera, forse, dei marchesi Malaspina, ma secondo alcuni si tratta piuttosto dei signori di Osilo e di Bosa mentre, secondo altri, fu fondato dai Doria di Genova. Altri ancora ritengono che esso venne edificato dal famoso corsaro Barbarossa nel XVI secolo [Khayr al-Dīn Barbarossa, detto in ambiente cristiano italico Ariadeno Barbarossa, conosciuto anche come Haradin, Kaireddin e Cair Heddin, (Mitilene, 1466 circa – Istanbul, 1546)], noto per essere stato un pirata e ammiraglio turco, Bey di Algeri e di Tlemcen, nonché ammiraglio della flotta ottomana. Figlio di Jacob, un albanese fatto prigioniero e convertitosi all’islam, e dell’andalusa Catalina, vedova d’un prete greco. Fu battezzato con il nome di Khizr ed ebbe due fratelli: Elias e Arouj. Esercitò fin dalla gioventù la pirateria nell’arcipelago greco, finché le galee dei Cavalieri di Rodi posero fine alla sua attività al largo dell’isola di Creta, in un combattimento in cui cadde ucciso il fratello Elias ed il fratello ʿArūj venne fatto prigioniero (1518).
Attualmente viene utilizzato come punto di vedetta antincendio e sorveglianza del Parco. È bene essere sempre accompagnati da guide autorizzate durante la visita (Silvano Vinceti, Parco Nazionale dell’Asinara, 2008).