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Ricerca eco-fisiologica nella foresta demaniale di Is Cannoneris (Pula)
Is Cannoneris - bosco in prossimità di S'arch'e su lampu
Ultimo aggiornamento: 04/06/2010

Un'attività integrata nell'ambito del progetto RISELVITALIA, finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole e Forestali.
Il riferimento a RISELVITALIA è rivolto in particolare ai sottoprogetti 3.2 - Selvicoltura, funzionalità e gestione sostenibile dei cedui nell’area mediterranea ed appenninica e 3.2.1 - Efficienza funzionale e interventi selvicolturali in boschi cedui mediterranei.
L’area oggetto di studio è localizzata nella F.D. di Is Cannoneris, Pula-CA (39°03’ N, 8°50’ E) alla quota di 900 m s.l.m. con clima sub-umido e moderata deficienza idrica estiva.
La ricerca, ancora in corso, è inserita nel più vasto progetto nazionale che vede coinvolto l’Istituto Sperimentale di Selvicoltura di Arezzo, è coordinato dal Dr. Gianfranco Fabbio e vede coinvolti i tecnici del Servizio Territoriale di Cagliari dell’Ente Foreste della Sardegna, e da un tirocinio Post- Laurea in convenzione con la Facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia di Viterbo.

Obiettivi
La domanda di ricerca nasce dalla considerazione che negli ultimi decenni il progressivo abbandono colturale di una parte della superficie governata a ceduo ha di fatto prodotto alternative alla tradizionale forma di governo. D’altra parte nuove tendenze colturali si prefiggono di provare lo sviluppo positivo del soprassuolo ceduo oltre l’età della consueta utilizzazione con l’obiettivo di acquisire stabilità e funzionalità e di raggiungere età normali per fustaie da seme della stessa specie.

In una prima fase della ricerca l’obiettivo principale è stato quello di verificare l’impatto degli interventi selvicolturali di conversione del ceduo, sui principali indicatori di processi fisiologici determinanti la capacità di acclimatazione degli alberi ai fattori ambientali e il loro accrescimento. Non di secondaria importanza è l’integrazione dell’analisi ecofisiologica con quella dendro-auxometrica ed ecologica condotta nelle stesse aree da altre Unità Operative (CRA-ISS), che potrà consentire una lettura più articolata e su comuni basi quantitative, dell’influenza degli interventi di avviamento sul sistema ceduo.
In tale contesto si è scelta di studiare un ceduo invecchiato di 54 anni, dominato da Quercus ilex L. e Arbutus unedo L., con sporadica presenza nel piano inferiore di Phillyrea latifolia L. e Juniperus oxicedrus L.
Qui sono state istituite e rese permanenti, nel 1994 dall’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo (CRAISSA), nove aree sperimentali quadrate ( ciascuna di 40 x 40 m), con l’intento di realizzare un protocollo sperimentale basato su uno schema di campionamento del tipo a blocchi randomizzati con tre ripetizioni.

In tali aree sperimentali sono state messe a confronto tre tesi di trattamento selvicolturale:
1)lasciare il ceduo in evoluzione naturale senza applicare alcun trattamento selvicolturale,
tesi controllo (C);
2) applicare un diradamento per l’avviamento ad alto fusto secondo un’intensità, medio-forte (A); 3) applicare un diradamento per l’avviamento ad alto fusto d’intensità forte (B).

Il diradamento per l’avviamento all’alto fusto, è stato, di tipo misto (dal basso e selettivo), ha asportato dal 50% (grado A) al 60% (grado B) dell’area basimetrica, privilegiando il leccio rispetto alle altre specie componenti e costituendo soprassuoli tendenzialmente monoplani per l’eliminazione del piano sottoposto (Amorini et al. 1996).

Un ulteriore lavoro di campionamento è stato effettuato durante il 2002 dal Dipartimento di Scienze dell’Ambiente Forestale e delle sue Risorse (DISAFRI) dell’Università degli Studi della Tuscia, di Viterbo al fine di dimostrare l’efficacia del metodo di discriminazione isotopica nel definire la risposta a interventi selvicolturali di conversione ad alto fusto. Inoltre ha evidenziato che, nei boschi mediterranei, gli effetti dei trattamenti si protraggono per più anni, suggerendo una ripetizione cadenzata dei diradamenti in modo da favorire l’uso delle risorse ambientali da parte del bosco.
Durante il lavoro sono state analizzate tre specie caratteristiche delle foreste sclerofille sempreverdi quali il leccio, la fillirea e il corbezzolo.
Scegliendo alberi appartenenti al piano dominante, sono stati prelevati campioni fogliari dalla parte superiore della chioma (foglie di luce) per la determinazione in laboratorio del rapporto tra clorofille a e b, per l’analisi del rapporto isotopico 13C/12C e del contenuto di azoto e carbonio.
Inoltre, per la determinazione del rapporto isotopico deuterio/idrogeno (D/H), sono stati prelevati campioni xilematici dei rami, e campioni di acqua di falda successivamente analizzati in laboratorio.

Nella fase attuale l’obiettivo è quello di quantificare il contenuto di carbonio e azoto, presente nei diversi comparti dell’ecosistema (pianta, lettiera, suolo), attraverso metodologie di dettaglio sito-specifiche. I risultati delle ricerche sono oggetto di pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali, gli aspetti tecnico-selvicolturali saranno oggetto di pubblicazioni nazionali e di incontri pubblici sul tema.

Pubblicazioni correlate all’argomento
Amorini E, Bruschini S, Cutini A, Fabbio G, Manetti MC(1996).
Studi su struttura e processi ecologici in popolamenti di leccio della Sardegna meridionale. Comunicazioni
di ricerca dell’ISAFA 96/1: 35-48.
DI MATTEO G, DE ANGELIS P, SCARASCIA MUGNOZZA G, (2003). An application of d13C and dD analysis to evaluate the ecophysiological impacts of silvicultural treatments, in two Mediterranean forests. Presentazione orale al Workshop “Stable isotopic signals of the terrestrial biosphere: Linking ecosystem C fluxes to isotopic signals of plant component”, Orvieto, 18-21 November 2003.
ATZORI P (2004). Interventi selvicolturali di avviamento all'alto fusto di cedui mediterranei: analisi strutturali ed osservazioni ecofisiologiche. Tesi di laurea, Università degli Studi della Tuscia, Facoltà di Agraria.
DI MATTEO G (2005). Applicazione di tecniche isotopiche per valutare l’impatto eco-fisiologico di interventi selvicolturali di conversione, in ecosistemi forestali mediterranei. Tesi di Dottorato di Ricerca in “Ecologia Forestale” XVII ciclo – Università degli Studi della Tuscia, Viterbo.
DI MATTEO G, DE ANGELIS P, SCARASCIA MUGNOZZA G (2005). Applicazione di tecniche isotopiche per valutare l’impatto ecofisiologico di interventi selvicolturali di conversione all’alto fusto in cedui di specie mediterranee. Forest@, 2(4): 367-377.
DI MATTEO G, DE ANGELIS P, SCARASCIA MUGNOZZA G, (2006). Variazioni eco-fisiologiche in tre cedui mediterranei disposti lungo un gradiente altimetrico. Sottomesso.


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